lunedì 3 maggio 2021

MedBunkerz, il conflitto di interessi.

Non sono rapper ma... 
Quanta polemica in questi giorni per ciò che ha coinvolto il rapper italiano Fedez" e alcuni dirigenti della RAI, la televisione pubblica del nostro paese.
In parole povere Fedez aveva intenzione di criticare durante un concerto (manifestazione annuale molto nota) alcuni personaggi (politici) e sostenere l'approvazione di una legge che punisse i reati di discriminazione, in particolare quelli contro gli omosessuali e i disabili.
Qualcuno, prima del concerto, avrebbe letto il testo che il cantante aveva preparato, forte, di critica e lo ha invitato a evitare. "Certe cose non sono opportune", "bisogna adeguarsi al sistema". Insomma, certe cose non si dicono, non si devono dire. Che poi non è una novità, negli anni passati la televisione pubblica controllava persino come erano vestite le ballerine o che movimenti facessero i cantanti. Nei festival musicali non si dovevano usare testi discutibili, "ambigui" o contenenti parole considerate pesanti.
Altri tempi? Ma no, la censura è sempre esistita. Una volta era palese, ufficiale, oggi è più "soft". Certe cose non è proibito dirle ma è meglio evitare. Questo perché si rischierebbe (secondo i casi) di scontentare un personaggio (o una partito) politico, la chiesa, i credenti, i cittadini di un particolare paese. Insomma, meglio evitare perché poi sarebbero polemiche. Ok, può essere. Alcune cose a volte possono essere inopportune. Ci sono però eventi più gravi. Quando si limita la libertà di espressione (non è avvenuto nel caso di Fedez perché il rapper ha poi detto quello che voleva ma il tentativo di impedirlo c'è stato) perché sconveniente per motivi economici o politici. Per non scontentare il governo o il leader del paese. Insomma, anche ciò che non è censura ma "consiglio" (il famoso e attuale "politically correct" o "politicamente corretto), evita di dire una cosa perché non faresti piacere a chi deve essere riempito (per il suo potere o importanza) di complimenti, piaceri e riverenza.
Questo è un po' più grave. Cioè non è che non dici una cosa perché forse volgare o chiaramente offensivo per una persona o un gruppo di persone ma non lo fai perché offenderesti chi non vuoi offendere per interesse personale. Perché ti paga lo stipendio, perché ti ha messo dove sei, perché tuo amico o tua parte politica. Questo sì che è più grave.
Ci sarebbero però tante considerazioni da fare (dal diritto di critica a quello di satira, dai limiti degli stessi) che però esulano dagli argomenti di questo sito e quindi non tratterò. Torniamo sui binari quindi.
Esiste il "consiglio da amico" quando parli in pubblico? Nei giornali, in televisione, è vero che c'è chi ti può dire "evita questo" o "meglio non parlare di quest'altro"? 
Certo che c'è.
Chi si stupisce o fa l'ingenuo o lo è anche troppo.
C'è, da sempre e anche oggi.
È successo pure a me.

MedBunkerz

Anche a me in passato qualcuno disse in TV (RAI!) "non parliamo di omeopatia" e "non parliamo dell'inutilità degli integratori". Nel primo caso perché la conduttrice era una fervente seguace dell'omeopatia e, testualmente, "poi me la distrugge e io cosa prendo per l'ansia?", la seconda perché, a detta di un autore della trasmissione, era "meglio non toccare argomenti delicati".

Chissà quali erano le delicatezze di questi argomenti se non i produttori che pagano pubblicità e condizionano ciò che va in onda. Troppo inesperto del mezzo per fregarmene, la prima volta fui preso alla sprovvista ma la seconda ero un po' più navigato e dissi ciò che volevo.
Che era pure una sciocchezza "non serve prendere vitamine e integratori se si sta bene e ci si alimenta correttamente". Una cosa ovvia.

Alla fine erano tutti sconvolti, come se avessi rivelato chissà cosa. Due tecnici mi guardavano allibiti e uno disse "ci è andato giù pesante eh?". Io invece pensavo di esserci andato leggero. Avevo detto una banalità, una cosa evidente, eppure era meglio non dirla. Perché? Perché rischi di scontentare qualcuno, di non fare un favore, di fare un dispetto a chi ti permette di vivere. Questa cosa ha tanti nomi, uno di questi è "conflitto di interesse".

Il "conflitto di interessi" si realizza quando tu hai interesse in una cosa (per esempio in medicina produci un farmaco o nell'industria vendi un oggetto o in politica sei nel governo e così via) e nello stesso tempo devi decidere qualcosa per la collettività. Se quello che decidi per gli altri conviene anche a te sei in conflitto di interessi. Se io producessi vitamina C e fossi ministro della sanità dicessi "dovete consumare tutti vitamina C che fa bene!" potrei pure essere sincero ma starei facendo anche il MIO interesse (quella vitamina la vendo). Questo in medicina ma, come detto, succede in ogni campo. Se fossi assessore ai lavori pubblici e affidassi un appalto per la costruzione di un ponte alla ditta di proprietà di mio fratello, sarebbe corretto? E se dopo regolare concorso, normale procedura, la ditta vincente fosse proprio quella di mio fratello? Sarebbe da proibire? L'argomento ha tante sfaccettature e pure interesse giuridico. Una delle sue definizioni è "la situazione in cui un interesse secondario (finanziario o non finanziario) di una persona tende a interferire con l’interesse primario dell’azienda, verso cui la prima ha precisi doveri e responsabilità". E "l'azienda" può essere sanitaria, commerciale, anche il paese, la nazione è, alla fine, un'azienda.

Se chi mi paga lo stipendio è un industriale che produce vino e io da medico dicessi "il vino fa bene alla salute, bevetene a volontà" non è detto in automatico che io dica bugie ma, certo, la mia affermazione ha un peso ben preciso. Io avrei interesse diretto che la gente beva vino.
Il mio consiglio è quindi sincero o è dettato solo dalla volontà di fare un favore al mio "padrino" e in ogni caso renderlo felice? E se domani mi assumessero in una ditta che ha come concorrente diretto quella di mio padre io cosa farei, l'interesse della mia azienda o di quella di mio padre (questo sarebbe un "conflitto di interesse potenziale", una delle sue tante forme).

Ecco il conflitto di interessi (chissà quante volte ne avete sentito parlare) spiegato terra terra.

C'è da dire (molti questo lo ignorano) che il conflitto di interessi non è un reato (anche se in alcune professioni, già dal contratto di lavoro, è proibito averne o almeno bisogna dichiararlo) ma è sicuramente un aspetto delicato. Ci fa leggere le cose da un punto di vista più corretto e preciso. Sappiamo quale peso dare alle parole di una persona che ci dice qualcosa. Come abbiamo visto, il conflitto di interessi è spesso problematico, inevitabile (se sono il più grande esperto al mondo di virus è praticamente certo che, prima o poi, io abbia avuto qualche collaborazione con chi produce farmaci antivirali). Se mi chiedessero che farmaci consiglio contro i virus, che faccio? Pur sapendo che il più efficace è quello di un'azienda con la quale ho avuto rapporti, evito di dirlo perché poi sarei accusato di conflitto di interessi? Ma così non farei un danno anche al cittadino che non saprebbe la verità?
Ecco, un argomento vasto, complicato, interessante. Ma come risolvere o almeno limitare questo problema?

Sono un medico. Se il rappresentante della ACME, famosa industria farmaceutica, un giorno mi regalasse un viaggio, il mese dopo un computer e a fine anno mi facesse gli auguri recapitandomi una collezione di monete d'oro antiche io non sarei per forza un delinquente o un imbroglione.
Ma se al momento di prescrivere i farmaci per le mie pazienti prescrivessi esclusivamente o soprattutto quelli della ACME farmaceutici, il dubbio che le mie prescrizioni siano condizionate dai regali dell'azienda sarebbe più che lecito.
Ed ecco il primo passo che un po' alleggerisce il problema.
I conflitti di interesse si dichiarano. Averli non è proibito (può capitare, può essere pure inevitabile) nasconderli evidenzia malafede o voglia di non scoprire le proprie carte.
Non per niente oggi tutti gli studi scientifici più importanti, alla fine, vedono gli autori dichiarare i loro eventuali conflitti di interesse.
Se faccio una ricerca su una sostanza che cura le malattie virali e concludo che funziona tantissimo è fondamentale sapere se io ho interessi diretti o indiretti con chi quella sostanza la produce.
Se ho ricevuto fondi da chi la produce potrei (consciamente o inconsciamente) essere condizionato nella conduzione della ricerca e nei risultati finali. Lo stesso se conosco personalmente i produttori o se ho lavorato in quell'azienda o se una volta la stessa azienda ha pagato tutte le spese per partecipare a un congresso. Mi starebbe simpatica, come si può immaginare. E quando qualcuno è simpatico è molto più facile accontentarlo e trattarlo bene che criticarlo e danneggiarlo, giusto?
Se io dichiaro queste cose, chi legge potrà farsi un'idea. Non che per forza i risultati dello studio siano sbagliati o manipolati, non per forza che io sia stato usato per pubblicizzare una sostanza ma che io, con chi produce la sostanza, sono amico. Fine. È la dichiarazione di conflitto di interessi (COI declaration, in inglese). Un punto di partenza per evitare discussioni, sospetti e dubbi. Perché poi se il conflitto non si dichiara e si scopre, è ovvio, naturale, che nascano tanti dubbi sulla buonafede di chi non ha dichiarato i suoi interessi nel prendere certe decisioni.
Qualche anno fa una ginecologa inventò uno strumento ostetrico (non la faccio lunga, la storia è tutta qui), lo pubblicizzò, fu sentita diverse volte al Senato, diventò tanto fervente nell'incoraggiare all'uso di questo strumento che i nostri politici fecero un disegno di legge per renderlo obbligatorio (!) in tutti gli ospedali. Una spesa enorme, un cambio di abitudini, tecnologia e pratica medica incredibile, per uno strumento inventato da una ginecologa ma che, dal punto di vista scientifico, non aveva praticamente nulla di utile o innovativo. Con un piccolo problema. La ginecologa, senza averlo dichiarato (nemmeno a domanda, mia, diretta) era la moglie di chi quello strumento lo aveva brevettato.
Come si può capire quindi il conflitto di interessi può essere un problema serio (ne ho parlato anche nei miei libri), può condizionare le scelte di un medico, di un ospedale e persino di una nazione e quindi, direttamente, la salute di tutti noi. Sembra una cosa secondaria ma non lo è.

Spero di essermi spiegato bene, Se si vuole ci sono anche testi che approfondiscono l'argomento (che è molto interessante e affascinante).

Anche se non sono un rapper, anche io quindi ho subito le mie piccole censure. Niente di paragonabile a quello successo a Fedez ma anche MedBunkerz può dire la sua. Ah, ecco, il conflitto di interessi non c'entra tanto con la questione Fedez ma in qualche modo mi sono "attaccato" alla cronaca di questi giorni per parlare di qualcosa che non tutti conoscono.

Proprio per non avere questi problemi o averne di insignificanti evito in tutti i modi i conflitti di interesse (i miei amici informatori scientifici lo sanno). Con gentilezza e cordialità pago tutto quello che devo pagare (corsi, congressi, riunioni, viaggi) quando questi coinvolgono case farmaceutiche o chi produce farmaci o beni per la salute. Così, per sicurezza.

Alla prossima.