lunedì 28 gennaio 2019

Vaccini, vermi, esche e ami.

[articolo aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]

È di queste settimane la notizia che un'associazione antivax, il Corvelva, ha pubblicato in un giornale dei risultati di analisi su lotti di vaccino che avrebbero evidenziato non solo l'assenza di "antigene" (il "principio attivo" del vaccino, quello che causa la risposta immunitaria) ma anche la presenza di sostanze estranee, dannose, improbabili. Tutto realizzato in un laboratorio il cui nome è ancora mantenuto segreto, come nei migliori film di spionaggio.

Le reazioni sono state, per molti motivi, forti. Molti scienziati hanno protestato anche con il giornale che si è prestato a questa operazione. Non è così che si tratta un argomento scientifico e tanti hanno visto solo un tentativo ingiustificato e preoccupante di allarmare la popolazione.
Il direttore del giornale è rimasto fermo però nelle sue posizioni, ha anzi "insistito" intervistando altri noti esponenti del mondo antivax italiano che, neanche a dirsi, hanno sottolineato la verità di quei risultati.
L'evidenza che si tratti molto probabilmente di una bufala ben confezionata è forte, già a partire dai metodi di analisi, fino ai risultati stessi, agli errori palesi e ci sono molti aspetti della vicenda che sono almeno sospetti. Qualche notizia si può trovare qua o qui e se qualcuno volesse notizie più tecniche, anche qua (in inglese pure qua), approfondimenti interessanti qui e qui. Se qualcuno si chiedesse com'è possibile trovare "Viagra" nei vaccini, ecco una spiegazione.

In realtà quello che deve interessare non sono le affermazioni di gruppi contro i vaccini (ci sono sempre state) ma il messaggio, potenzialmente pericoloso, che può arrivare alla popolazione. Si ripete sempre che i vaccini sono tra i farmaci più controllati e sicuri del mondo ma se esce una notizia del genere questa "sicurezza" può essere messa in dubbio.
C'è gente (alcuni anche in buona fede) che chiede come mai, visti questi allarmanti risultati, non si facciano delle "contro analisi", chi si occupa di medicina, di scienza, di industria farmaceutica probabilmente sa di cosa si parla ma consideriamo le tante persone che non conoscono l'argomento. Perché, di fronte ad una persona che dice che nei vaccini ci sono i diserbanti, nessuno fa delle analisi di controllo?
Semplice, per chi non lo sapesse le analisi di controllo ci sono già: tante, ripetute, severe, ufficiali.
Senza considerare che non si può andare dietro ad ogni sparata che si legge su internet. Altrimenti perderemmo anni dietro a chi cura il cancro con il bicarbonato, risolve le paralisi con la vitamina C e chi vede gli alieni.
Ci sono dei limiti e Corvelva può prendere in giro solo chi questi argomenti non li conosce.
Io, invece di prendere in giro, provo a spiegare.

Forse è bene quindi ricordare i controlli che devono passare questi prodotti, le leggi, le norme, i passaggi che devono esserci prima della loro vendita.
Questo perché chi lancia allarmi o notizie scioccanti deve fare "scandalo", attirare l'attenzione e quindi, oltre a dare notizie allarmanti, tende a fare apparire tutto facile. Un po' come se dicessi di aver visto, con un binocolo, un alieno sulla superficie del Sole.
Facile a dirsi, più difficile a farsi e se un astronomo dicesse che con un binocolo non puoi scrutare la superficie del Sole, smentendomi, probabilmente sarebbe meglio dargli fiducia. Questa è una regola di buon senso.

Ma forse è ancora più convincente controllare i fatti.

Cosa abbiamo noi genitori e medici di fronte ai risultati incredibili, improvvisati e pieni di errori di una fantomatica analisi di un'associazione privata fatta in un laboratorio segreto?
Come possiamo sapere se quelle analisi hanno un fondo di verità?
Come è controllato un vaccino?

Le aziende che fabbricano vaccini devono attenersi alle cosiddette "buone pratiche di fabbricazione" (che hanno la sigla GMP), delle norme, attente e molto severe, che regolano come e con quali precauzioni e controlli devono essere preparate delle sostanze.
Un farmaco ad uso umano non può essere venduto se non ha seguito queste norme.

Dopo aver "inventato" un vaccino (quindi dopo gli studi, i test, le prove, le ricerche) questo deve essere messo in vendita e l'azienda fa richiesta alle autorità preposte (AIFA in Italia, EMA in Europa). Se le agenzie del farmaco approvano questa vendita perché giudicata utile e idonea per lo scopo dichiarato, ogni lotto (è importante, ogni lotto, quindi ogni singolo gruppo di prodotti messi in vendita o distribuiti) è controllato da parte di un laboratorio ufficiale che per farlo segue delle regole precise, con macchinari e test e procedure precise, ufficiali e condivise.
Questi laboratori sono sparsi in tutto il continente e sono elencati in una lista pubblica. Per l'Italia i laboratori si trovano fondamentalmente all'Istituto superiore di sanità e all'AIFA (Agenzia italiana del farmaco). Ognuno di essi si occupa specificatamente di un tipo di prodotto (vaccino, derivato da sangue, eccetera).
Le analisi alle quali è sottoposto ogni vaccino (ogni lotto, lo ripeto) sono incredibilmente complesse, attente, precise. Tanto complesse che anche elencarle è difficile. Il tutto è alla fine sottoscritto e firmato con nome e cognome da chi ha realizzato le analisi.
Ogni vaccino è prima controllato dal produttore (per ovvi motivi, un vaccino difettoso sarebbe un danno enorme per l'azienda produttrice) e poi dalle autorità, singolarmente per tipo (cioè il vaccino per la pertosse, ad esempio, è controllato diversamente e separatamente da quello per la rosolia), per il suo contenuto, per ogni componente singolo e totale, si analizza la qualità, la capacità di suscitare la risposta immunitaria, si controllano persino le singole fiale, vari campioni ripetutamente, la sterilità, il contenitore, la confezione. Questo controllo è talmente preciso che ne sono rimasto stupito perché non pensavo fosse così approfondito. E ci sono delle "linee guida" per farlo. Linee guida che hanno anche l'OMS e l'EMA (l'Agenzia europea del farmaco). Al controllo prima della commercializzazione segue quello dopo. Periodicamente esistono dei controlli a campione e dei controlli in seguito a segnalazioni (sospetto di contaminazione, sospetto di evento avverso non previsto/non conosciuto, segnalazione di irregolarità o dubbi nella preparazione ed altro) che si aggiungono alla normale farmacovigilanza (i controlli in generale sull'uso e le conseguenze dei farmaci).

Non è cioè che ogni laboratorio controlla il vaccino come vuole o come capita, lo controlla come è giusto farlo e come fanno tutti.
Se queste analisi passano il controllo il prodotto sarà messo in vendita e sarà controllato anche dopo la vendita, tramite la rete di "farmacovigilanza" (l'uso su milioni di persone permette un controllo più ampio e sicuro) i cui dati sono raccolti e analizzati sempre dalle agenzie nazionali.

Come si vede, quindi, il controllo sui vaccini c'è, è stretto, strettissimo, nazionale (quindi non solo legato alle aziende private), indipendente e continuo, prima e dopo l'uso, pubblico.

Al contrario, le analisi che saltuariamente spuntano dal nulla e che trovano di tutto nei vaccini, dal DNA umano, ai diserbanti, al Viagra (!), ai pezzi di muro (!) i pezzi d'intonaco, i vermivermi...(tutte cose elencate da personaggi che vogliono essere presi sul serio, non sto scherzando), sono cose dette da chi ha fatto queste analisi, sono realizzati da laboratori privati, spesso senza alcuna competenza né capacità di eseguirle.
Questo non significa che per forza un laboratorio privato o sconosciuto debba dare dati falsi o manipolati ma che, come appare probabile, anche dall'analisi di altri esperti, questi risultati siano pesantemente falsati da pregiudizio o da errori di metodo. Se esiste un controllo stretto, pubblico, ufficiale, è molto difficile che i risultati del privato, singolo, segreto, possa trovare cose diverse, improbabili, sfuggite al controllo pubblico.
Ma ammettiamo che, incredibilmente, questo sia avvenuto.

Trovare nei vaccini diserbanti e vermi, in prodotti già controllati dalle autorità, non è proprio, diciamo, normale. Cosa farebbe chiunque notasse una cosa del genere? Prima di urlarlo in pubblico dovrebbe esserne sicuro, è una notizia seria.
Chiederebbe conto alle aziende, chiederebbe lumi a chi controlla, pubblicherebbe tutto in una rivista scientifica. Nel caso degli esami misteriosi, oltre ad aver mantenuto segreto il nome dei laboratori che avrebbero eseguito questi esami, è successa una cosa a dir poco "strana". I risultati sono stati pubblicati in un quotidiano, un normalissimo quotidiano e nemmeno uno dei più quotati ma uno di tanti, anche poco diffuso.
Quando si pensa di aver ottenuto un risultato scientifico, chi lo pensa ha un obiettivo: dirlo al resto della comunità scientifica. Questo si fa pubblicando il risultato in una rivista scientifica (e più è "seria" e prestigiosa la rivista più il risultato avrà risalto).
Questo è già un modo per "parlare" scientificamente ma anche per dare attendibilità al proprio lavoro. La rivista, tramite i responsabili e altri esperti (si chiama "peer review", una revisione fatta da esperti sul tema), controlla lo studio, lo analizza, ne rivede tabelle, grafici, foto, disegni e segnala qualsiasi irregolarità. Se uno studio supera questo filtro significa che, almeno in generale, è attendibile (attenzione, esistono riviste scadenti che pubblicano qualsiasi cosa senza controllo e dietro pagamento). Se lo studio è fatto male, sbagliato, ha errori, non è accettato o addirittura è ritirato. La pubblicazione in una rivista seria è già una prima garanzia di serietà. Parte dei dati in questo caso sono stati inviati ad un sito di pubblicazioni scientifiche on line (open access, cioè dove chiunque può pubblicare e leggere ciò che è pubblicato) dove questa "peer review" è stata negata (quindi lo studio "bocciato") proprio per errori di metodo e di procedure.
Per questo le richieste dell'associazione di eventuali "contro analisi" o repliche ufficiali è senza fondamento. Quegli esami non esistono, sono notizie di giornale.

Perché quindi l'associazione ha pubblicato questi risultati in un giornale e non su una rivista scientifica? Mistero (o no?).
Siamo quindi davanti a un fatto strano.
Un'associazione privata scopre vermi nei vaccini grazie a un laboratorio segreto e lo dice tramite un giornale. A prescindere dal risultato quindi questa analisi è quanto di più lontano ci sia da un'analisi scientifica. Altrimenti io potrei dire di aver scoperto con il microscopio giocattolo topolini nell'antibiotico e pretendere che il mondo mi prenda sul serio. Non funziona così.
Punto.
Stiamo parlando inoltre non di un'istituzione o di un'associazione nota per la sua attendibilità scientifica, se domani accusassi il mio panettiere di mettere il cianuro nel pane che compro starebbe a me dimostrarlo contro ogni ragionevole dubbio, altrimenti il primo che si alza e accusa di cose gravi il prossimo potrebbe pretendere un controllo.
Stringendo ancora di più: stiamo parlando del nulla che ovviamente chi ha interesse ingigantisce e fa passare per grande scandalo.

In pratica una notizia di gossip, non di medicina o, se vogliamo, un perfetto esempio di "junk science", scienza spazzatura, qualcosa che si traveste da scienza, sembra scienza, ma è carta straccia. Usare l'intonaco, il DNA di scimmia o i vermi è solo un modo per suscitare diffidenza.

Però una riflessione sorge spontanea se i vermi fossero semplicemente esche attaccate a un amo?
E se "i pesci" in questo caso fossero tanti genitori impauriti e consumatori ansiosi?
Io credo che seguendo questo filone si scoprirebbero cose molto interessanti e lo dico anche in base all'esperienza che mi sono fatto in questi anni di caccia ai ciarlatani della salute.

Dietro l'antivaccinismo (quello professionale, non i genitori confusi da notizie false e allarmistiche) non c'è il desiderio di scoprire chissà quali complotti ai danni dei nostri bambini ma un normale, venale, umano, semplice, banale interesse economico da parte di molte persone. Avvocati, associazioni, periti, medici, ciarlatani, spesso anche media e giornalisti, vedono il tema vaccini, ognuno per una fetta, come una torta da spartirsi. E i pezzi di torta sono soldi.
Denaro.
Qualcuno dice (ma figuriamoci!) che gli antivaccinisti stiano tentando una strada nuova. Visto che per anni hanno battuto su una presunta "pericolosità" (il tristemente famoso e falso nesso tra vaccinazioni e autismo) dei vaccini, sempre smentita da qualsiasi dato, anche da essi fornito, ora stanno provando a diffondere paura, repulsione. Non per niente si stanno susseguendo le cause di richiesta indennizzo per danno da vaccino respinte dai giudici, un'inversione di marcia che sta preoccupando frotte di avvoltoi. Se non possiamo più dire che i vaccini causano l'autismo, cosa possiamo dire?

Dire che nei vaccini ci sono pezzi di muro e vermi, potrebbe essere una soluzione, chi vuoi che non provi un po' di schifo?

La cosa interessante (che mostra anche come i meccanismi della propaganda riescano a capovolgere le opinioni di chiunque) è che è risaputo come sia preferibile un controllo indipendente (su qualsiasi cosa, in questo caso parliamo di farmaci) rispetto ad uno "privato". Perché il privato potrebbe avere degli interessi (li ha, per definizione) rispetto al pubblico che dovrebbe avere solo interessi comuni. Sono per primi proprio gli antivaccinisti che chiedono di sottrarre (cosa difficilissima) il controllo dei vaccini ai privati.
In questo caso però è successo il contrario.
Si ascolta e si accetta a occhi chiusi un interesse privato (le associazioni e i laboratori) rispetto a quello pubblico (il controllo di AIFA e ISS e dei laboratori degli enti di controllo).
Non è interessante, come meccanismo?
In questo caso ci sono i "laboratori segreti" (privati) che hanno trovato il Viagra e i vermi, prima ci sono stati i "laboratori di nanopatologie" (privati) che hanno trovato pezzi di muro, di loro ci dovremmo fidare tanto da sprecare tempo, risorse, soldi e prestigio per vedere se nei vaccini ci fossero, perché lo dicono loro, vermi, diserbanti, intonaco e muri e non è tutto.
A proposito di questo, infatti, è assolutamente una coincidenza ma anche questa interessante, il fatto che uno degli sponsor di queste analisi fatte da laboratori privati è l'ordine dei biologi, il cui presidente, Vincenzo D'Anna, è anche il presidente dell'associazione che rappresenta i laboratori di analisi in Italia.
Ah! Chiudiamo con una nota comica. Una delle collaboratrici del Corvelva, ha sostenuto (e c'è chi ci crede pure) che alcuni degli errori di quell'analisi sarebbero opera di un correttore che ha sbagliato a correggere. Hanno fatto la scoperta del secolo e mi cadono sul correttore automatico.
Vi immaginate un medico che prescrive il farmaco sbagliato e poi si giustifica con "ha stato il correttore automatico?".

Non è tutto fantastico? E la signora che fa questa serissima affermazione, "consulente" del Corvelva, collabora con un'altra associazione, la Stelior in Svizzera, che dice di prevenire e diagnosticare le malattie con le analisi di questa associazione.

Non so se riuscite a seguire il filo.

Insomma, ognuno scelga di chi fidarsi. Ma occhio alle esche.
Alla prossima.

domenica 6 gennaio 2019

Stupido è chi lo stupido fa.

Avevo parlato tempo fa di una figura mitologica che ho conosciuto in questi anni di frequentazione del web.
Come sapete io sono diventato, assolutamente per caso, un medico che spiega la medicina (e la scienza quando possibile) alle persone interessate. In gergo questo si chiama "divulgatore" ma non mi sono mai sentito tale in quanto non è questo il mio mestiere. Bisogna pure seguire le tendenze o si rimane fermi e così oltre al blog, questo, che è un po' il punto di inizio, ho inaugurato quasi subito una pagina su Facebook, forse il più noto social network, che avrà tanti difetti ma anche tanti pregi.
Sulla pagina Facebook ogni settimana riesco a parlare di cose più rapide, spesso di semplici curiosità (in genere durante la settimana parlo di cose serie, nel week end di cose più "leggere"), magari riprendo qualche post del blog o commento l'attualità. Diciamo che è un mezzo più rapido, forse meno "serioso" ma più veloce.

Il difetto è che c'è una partecipazione massiva dei commentatori (sono iscritte più di 50.000 persone) e quindi l'attenzione deve essere massima, si rischia il caos, c'è sempre il disturbatore, quello che va fuori tema o direttamente aggredisce o insulta. Nel tempo ho imparato a conoscere un altro tipo di commentatore, il "critico in poltrona", quello che, spuntato dal nulla (quindi non una persona che conosco che si permette di darmi un consiglio o una critica costruttiva), senza avere mai interagito, inizia a criticare ferocemente quello che ho scritto. Ma non nel merito dell'argomento o su punti fondamentali, lo fa su piccolezze. Sulla forma, la grammatica, discute la lettera maiuscola, la virgola messa male, il termine non perfettamente corretto e lo fa con aggressività nemmeno avessi ucciso qualcuno.
Insomma sembra essere lì per disturbare.
Non aggiunge nulla alla conversazione e non ha nessun valore positivo non ha mai fatto niente, non scrive, non collabora nel tentativo di arginare la disinformazione ma se sbagli la virgola o scrivi "spaghettti" te lo fa notare subito con una rabbia mai vista prima. E guai a farglielo presente, si offende pure.
Di questo, come detto, ho parlato tempo fa.

L'esperienza, si sa, è un'ottima maestra e, con il tempo, accanto ad antivaccinisti esaltati, seguaci di medicine alternative completamente presi dal loro guru e cattivissimi guaritori e naturopati, oltre al critico in poltrona, ho scoperto l'ennesima figura mitologica. Il "comunicatore della scienza" in poltrona.
Già, perché il critico in poltrona è uno che fa un lavoro qualsiasi, spesso legato al mondo scientifico ma non per forza, il "comunicatore scientifico" è invece uno che si presenta proprio come persona che si occupa di scienza, di parlarne e magari di scriverne nei giornali. Quindi (in teoria) competente e professionale cosa che, si presume, lo rende credibile.

Ma vi racconto come sono finito nelle grinfie del comunicatore scientifico in oggetto.
Giorni fa mio figlio, preadolescente, mi raccontava di un suo amico che, tornando con lui a casa, si era bendato provando a camminare senza vedere niente. Quando ho chiesto i motivi di quel comportamento (pensavo ad una delle tante "pazzie" di quell'età) mio figlio mi dice "stava facendo il "bird box challenge". Io, da vecchiardo ormai passato di moda, sbarro gli occhi e gli chiedo di cosa si trattasse.
In parole povere un canale televisivo ha trasmesso un film nel quale i protagonisti vivono bendati (più o meno, è quello che mi ha raccontato) per non vedere dei pericolosi spiriti maligni che potrebbero ucciderli. Questa cosa ha colpito molti giovani che hanno iniziato una delle tante sfide (demenziali, ne esistono di assurde su You Tube) di gruppo, i "challenge": passare dei momenti o delle ore completamente bendati e fare tutto senza vedere.

Ho cercato allora questa cosa ed in effetti ci sono delle notizie.
Qualche giornale parla anche di incidenti e feriti (da bendati sarebbero caduti o finiti contro un palo) e il canale televisivo ha emesso un comunicato nel quale invitava gli spettatori a non fare quel gioco, poteva essere, in effetti, pericoloso. Qualcuno però parla di pubblicità ideata dal canale televisivo, in effetti non ci sono molte notizie serie ma su You Tube ci sono dei video nei quali addirittura qualcuno guida bendato o esce con gli occhi completamente coperti e c'è pure qualche incidente. Insomma, poco importa, questa era solo una curiosità.
Ma questa cosa mi è sembrata profondamente stupida. Un gioco è un gioco, va bene ma bendarsi e guidare o correre per strada non è solo un gioco è proprio una scemenza. Forse più di una banale ragazzata, è davvero pericoloso, non solo per se stessi.

Mentre controllavo questa storia mi cade l'occhio su una delle tante pagine Facebook che consulto per trarre storie da raccontare, avere spunti per i miei articoli e "controllare" le novità e le tendenze nel mondo della pseudoscienza.

Ero in una pagina di seguaci delle medicine olistiche e leggevo un post surreale. Una mamma diceva di aver dato alla figlia piccola delle noci macerate in aceto per curare una verruca sul volto e si lamentava che la verruca non fosse passata ma attorno ad essa era comparsa un'area molto arrossata, ruvida e poco piacevole.
Leggendo queste parole pensai a quella madre che stava sottoponendo la figlia ad una inutile tortura, anche potenzialmente pericolosa (non certo per la vita ma almeno per la pelle della bambina). La cosa che però mi colpì di più furono i commenti. Ognuno diceva la sua, c'era la ragazzina che consigliava un ago arroventato come aveva fatto lei, una che si firmava "naturopata" consigliava toccate di candeggina, la signora che diceva fosse meglio una lametta disinfettata. Insomma ognuno dava un consiglio stupido, che ai miei occhi era anche assolutamente fuori luogo, inefficace e potenzialmente pericoloso. La madre ringraziava e mi è sembrato optasse per la candeggina sul volto della figlia.

I consigli che ho letto erano proprio così, apparivano stupidi, basati sul nulla, su superstizioni, ipotesi, su azioni immaginarie. Non c'era una base nemmeno "popolare" in quei consigli, erano idee a caso, sulla pelle, letteralmente, di una bambina.
Collegare questo episodio con la notizia del "bird box", i ragazzi che si bendano per sfida, mi ha ispirato un post per la mia pagina di Facebook. Una riflessione su come i social network abbiano "sdoganato" la stupidità, il consiglio dato alla leggera, posti dove chiunque, qualsiasi mestiere faccia, qualsiasi esperienza abbia, si sente in dovere di dare consigli, su tutto, anche su cose delicate o sulla salute. Un pensiero spontaneo che mi è sorto collegando i consigli sulla verruca della bambina e i ragazzi bendati che si schiantano sul palo.

Quando ho l'ispirazione, per non perderla, cerco di scrivere subito (ecco perché a volte qualche errore scappa), di getto.
Ed ecco cosa ho scritto:
La società civile si basa su un concetto semplice e vincente. Ognuno contribuisce al benessere di tutti facendo ciò che sa fare meglio. Il fornaio fa il pane, il medico cura, l’ingegnere progetta case e il muratore le costruisce. Per questo sono nate le città, le comunità e la società civile moderna. Ultimamente però l’appiattimento dei livelli sociali e la voglia di rivincita di chi si sente sfruttato hanno creato uno strano fenomeno.
Medici che fanno gli stregoni, casalinghe che parlano di vaccini, ragionieri che dicono come curarsi. Ognuno si reinventa una competenza che non ha, nessuno vuole sentirsi meno capace dell’altro, tutti sanno tutto. E non va bene.
Non conviene a nessuno, è rischioso, va contro ogni logica, va contro l’interesse del singolo e della società.
Ma fondamentalmente è molto stupido.
Non ci sono prove scientifiche a riguardo ma i segnali di un progressivo aumento della stupidità nelle persone sono sempre più evidenti.
L’ultima evidenza è di queste settimane.
In un film televisivo che si svolge nel futuro i protagonisti devono vivere con gli occhi bendati per evitare di guardare degli spiriti maligni pericolosi.
Fanno tutto a occhi bendati. Film di successo.
Tanto successo che negli USA in tanti sono finiti in ospedale perché hanno iniziato a fare le cose di ogni giorno bendati. Si bendano apposta per sfida, per gioco. E si fanno male. Qualcuno è caduto, altri hanno battuto la testa, si sono feriti. C’è chi ha fatto il video mentre guida bendato e chi passeggia bendato. Il sintomo più preoccupante a questo punto non è tanto la stupidità, qualche segnale di epidemia era già presente ma una nuova tendenza: lo stupido fa cose stupide e non vede l’ora di farlo vedere a tutti.
Che è un ulteriore segno di stupidità. Per questo motivo, se proprio non si riesce a tacere quando non si conosce un argomento, almeno non lo fate sapere in giro, non parlatene nei social, parlatene allo specchio con voi stessi, fate finti convegni a casa vostra. Se pensate di conoscere un argomento meglio di un esperto state probabilmente sbagliando e rischiate di passare per stupidi.
Usate la furbizia.
Registrate degli applausi, vestitevi da Cicerone ma smettetela di parlare di argomenti che non conoscete. Che sia medicina, economia o biologia, basta.
Lasciate che ognuno faccia il proprio lavoro.
Buon week end!

Ecco. Questa la mia riflessione.
Potrei riassumerla in pochissime parole: "ad ognuno il suo mestiere".
Che è una cosa ovvia, conosciuta, semplice buon senso, persino popolare e protagonista di detti regionali. Cosa avrei detto di sconvolgente o rivoluzionario? Non ho certo scritto il post del secolo, è un modo per discutere di qualcosa.
Commenti vari, piacevoli, interessanti ma, dopo l'inevitabile serie di commenti inutili (per esempio, chi mi corregge dicendo che i palazzi li progetta l'architetto e non l'ingegnere o quando inizialmente avevo scritto che non si trattava di un film ma di una serie televisiva, correggendomi dopo 6 (sei) commenti che lo sottolineavano) arriva il commento del "comunicatore della scienza in poltrona":
Salvo Di Grazia, ha preso un dottorato in sociologia nel frattempo? Perché a sentire lei sembrerebbe le analisi sociologiche debbano farle gli esperti in materia, e lei non mi risulta lo sia. Dove sbaglio?

Il commentatore è, a quanto risulta dal suo profilo, un "giornalista freelance" (collabora con testate on line) ed ha formazione scientifica ma si presenta anche come "comunicatore della scienza", in pratica più o meno quello che faccio io ma lui lo fa per lavoro.

Questo commento mi ha sorpreso. Per quale motivo il mio post, una semplice opinione personale, sarebbe un trattato di sociologia che richiederebbe chissà quali competenze? E cosa avrei detto di così straordinario da suscitare la reazione arrabbiata di uno che la scienza la spiega per mestiere? Allora ho fatto presente al signore che forse non aveva capito il post. Una semplice riflessione, un'ovvia opinione, tutto qua, ingiustificato il suo livore.
Ma non avevo ancora visto niente, perché il comunicatore della scienza in poltrona, nella sua pagina personale, aveva scritto:
questo post di Salvo di Grazia è "Una porcheria superficiale e classista. Bollare come stupidità ciò che non si capisce è sintomo anch'esso di stupidità, incapacità di comprendere il mondo e di fare analisi complesse. Poi vabe', l'introduzione è disgustosa [...]



A quel punto davvero non ci potevo credere. Tutto questo livore e rabbia, "disgustoso", "porcheria", per un post dove sottolineavo che era bene che ognuno si occupasse delle cose che sa (che concetto disgustoso) mi ha lasciato allibito. Questa persona ha tratto conclusioni personali da un post che parla di altro, ne ha fatto il simbolo di un'analisi serissima e severa della società (addirittura avrei scritto che "i poveri dovrebbero rimanere poveri", voi leggete una cosa del genere nelle mie parole?).
Nella sua pagina, a parte qualche ingenuo che gli chiede giustamente "ma cosa avrebbe detto di strano Salvo Di Grazia?", altri lanciano accuse, insulti, chi insulta mia madre, chi dice che non ho capito mai niente, di "guerra". Persone che snocciolano letteratura, filosofia, analizzano parola per parola il mio post, facendone un manifesto ideologico, parlano di "fenomeno psicosociale spontaneo".  Incredibile.
Sono due le cose. O io rappresenterei una colonna decisiva per i destini del mondo o queste persone hanno una mente contorta e complicata e stanno viaggiando meglio di quando si assume LSD a digiuno.
L'accusa più comune è comunque che le mie parole sarebbero "classiste" (!).
Il delirio. Un delirio di oltre 200 commenti.

Ecco. ditemi la differenza tra le signore che davano consigli assurdi alla mamma preoccupata, i ragazzi che guidano bendati e il "comunicatore della scienza" infuriato.

Io non so se questa persona fosse in un momento di stress o di nervosismo personale ma nel suo modo di agire ho visto molta frustrazione, rabbia e confusione per i quali non ho capito più di tanto i motivi.
Ovviamente l'ho escluso dalla pagina dopo l'ennesimo insulto, pazienza e gentilezza sì ma non posso tenere tra gli amici uno che mi insulta.

Il comunicatore della scienza, che fa anche il giornalista, definisce "porcheria disgustosa" lo scritto di un'altra persona interpretandolo personalmente e volgarmente e traendone conclusioni completamente diverse da quelle reali, offensive anche per la mia persona. Però, se escludo la malafede di chi attacca, la colpa non può essere che mia.
Se qualcuno non capisce quello che scrivo ho scritto male. Forse dovevo scriverlo più chiaramente, forse con parole più semplici. Non è questo il problema, la colpa è completamente mia.
Il problema è la rabbia e l'aggressività di questa persona nei miei confronti.
Aggiungo, forse può servire, che qualcuno ha ipotizzato che, visto il suo livore, io avessi fatto qualcosa a questo signore. Non lo so, praticamente non lo conosco, non credo di aver mai interagito con lui né di avere mai avuto discussioni.
Altri hanno ipotizzato un concentrarsi sul termine "stupido" come fosse un insulto ingiustificato,  cosa che avrebbe causato questa reazione. Non lo vedo così. Guidare bendati è oggettivamente stupido, così come dare consigli sulla salute da parte di chi non ha competenza. È stupido consigliare come si costruisce una casa se non lo sai fare. La stupidità non è necessariamente un problema perché è un dato di fatto e in ogni caso chi non è mai stato "stupido"? ("che ha, o denota, scarsissima intelligenza, lentezza e fatica nell'apprendere, ottusità di mente" ma anche "sciocco, ingenuo"). C'è chi ha parlato di voglia di apparire (è sospetto in effetti lo stesso comportamento avuto con un altro medico, il prof. Burioni) provocando chi ha un po' di notorietà per avere spazio.
Ma probabilmente la spiegazione è molto più semplice e banale, come sempre: è un rompiscatole. Un normale, semplice, ordinario rompiscatole. Ho scoperto che ha avuto da ridire (con lo stesso tono e ditino alzato) persino su Piero Angela.


Non so se il mio post fosse quindi disgustoso o una porcheria, può essere, non sono uno scrittore per mestiere e l'importante che non siano porcherie le mie suture o le mie terapie ma questo comportamento mi ha colpito. Poi ho pensato che, come spesso accade, ognuno legge le cose come vuole, reagisce come vuole e ne fa quello che vuole, questo potrebbe essere semplicemente uno stupido caso di normalissimo commentatore esaltato come tanti, Facebook ne è pieno.
Da ignorare quindi, si va avanti.
Però il caso è interessante, per questo ne ho parlato, questo dimostra che gli attacchi o le critiche più inutili e pretenziose, non arrivano necessariamente dal signore un po' strano che si cura con l'aglio o con la mamma che è convinta che i vaccini siano il male, arrivano anche da chi si presenta come professionista, esperto del mestiere e ufficialmente persona equilibrata.
Mi era già successo in passato quando abituato a gente strana che mi insultava e aggrediva perché demolivo il loro guru o il loro complotto preferito, un giorno questo succede con un avvocato. Uno serio, uno che aveva studi a Roma, Londra, New York, che scriveva alla direzione di un giornale dicendo che io fossi "notoriamente" pagato dalle case farmaceutiche per demolire una o l'altra cura alternativa.
Una cosa che mi sconvolse perché per me l'aggressione fine a se stessa, banale, il "chi ti paga", era un comportamento da cappellino di alluminio in testa, da gente un po' particolare.
Non è così.
L'abnormità della reazione del "comunicatore scientifico" dimostra che le persone non sono sempre "pazienti", sempre "educate" o sempre "sagge", ogni tanto sbottano con chiunque ed è un pericolo, per loro, per la loro vittima, per tutti.
Allora resto ancora più convinto di quello che ho scritto nel post "porcheria": quando non si ha nulla da dire non è meglio tacere?

Alla prossima.

[post aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]