venerdì 22 novembre 2019

L'interruzione di gravidanza.

Credo sia bene fare chiarezza su un argomento importante e delicato. Mi rendo conto che tante persone, per informazione o per bisogno personale, cercando su internet qualcosa su questo argomento, trovano di tutto, spesso informazioni sbagliate e a volte anche informazioni sbagliate "volontariamente", per ideologia.
Ho notato anche una scarsissima conoscenza sul tema da parte di molte persone, quindi è sempre utile un bel ripasso perché conoscere è il modo migliore per avere delle opinioni corrette.

Premessa: questo non è un post per discutere degli aspetti etici, personali, morali o religiosi ma esclusivamente tecnico, tutti sono pregati di tenerlo presente, anche per questo sarà scarno di "opinioni" o "considerazioni", elencherà semplicemente le cose, così che ognuno avrà un manuale per sapere cosa succede ma anche un elenco di informazioni per capire meglio, senza condizionamenti.

L'aborto volontario è l'interruzione della gravidanza prima del suo termine naturale con mezzi esterni (quando è "aborto spontaneo" questo avviene senza interventi esterni, spontaneamente, appunto).
Per motivi personali (psicologici, sociali o fisici), in Italia, la donna può richiedere l'interruzione della gravidanza fino alla 13ma settimana circa (90 giorni dall'ultima mestruazione), è tutto regolato dalle leggi vigenti.
In particolare, da noi, la legge che regola e chiarisce la possibilità di interruzione di gravidanza è la 194/78.

In caso di problema che metta a rischio la salute materna, questo limite è esteso e, finché il feto non ha possibilità di vita autonoma, è possibile scegliere di abortire.

Nella maggioranza dei paesi moderni l'aborto è regolato in modo simile. In alcuni paesi (anche europei, come la Francia, la Spagna o il Regno unito), l'aborto si può effettuare fino alla fine della gravidanza se questa mette a repentaglio la vita o la salute della madre (anche una grave malformazione fetale mette a repentaglio la salute psicologica materna). Se una donna ha una gravidanza il cui proseguimento mette a grave rischio la sua salute, può quindi chiedere (e ottenere) di abortire fino alla fine della gravidanza. In alcuni stati (soprattutto i più poveri) sono ancora tanti (ma anche da noi se ne vedono alcuni, rari) gli aborti illegali (fatti a casa, da improvvisati, con mezzi di fortuna) che, oltre ad essere un reato, sono rischiosissimi e realmente un azzardo.

Alcuni passaggi possono risultare impressionanti per i più sensibili che hanno sempre la possibilità di non leggere il post.
I commenti che andassero fuori tema o che commentassero altri aspetti che non siano quelli tecnici trattati da questo post, saranno eliminati senza preavviso.

In Italia, l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG, "aborto volontario") si può eseguire quando una donna potrebbe correre rischi fisici o psicologici proseguendola. Sarà la donna a scegliere se interrompere o meno la gestazione. Questo fino al 90mo giorno di gravidanza (terzo mese, circa 12 settimane). Quando però è dimostrata e certificata una grave malattia del feto e questa può creare problemi di salute alla gestante (anche solo dal punto di vista psicologico) è permesso interrompere la gravidanza oltre questo termine (fino a quando il feto non ha capacità di vita autonoma, quindi più o meno a 22 settimane), si chiama in gergo "aborto terapeutico" e può avvenire in teoria fino alla fine della gestazione (per esempio per una malformazione talmente grave da non permettere mai vita autonoma al nascituro) ma in pratica, visto che le tecniche diagnostiche oggi permettono diagnosi molto precoci, questo non avviene quasi mai. Questo avviene anche nelle altre nazioni dotate di leggi moderne sull'aborto. Si può interrompere una gravidanza per motivi medici fino alla fine della gestazione se il feto non avrebbe capacità di vita autonoma dopo la nascita per la sua patologia ma questa è un'evenienza fondamentalmente nulla. In alcune nazioni avviene più frequentemente.

L'interruzione di gravidanza si può ottenere con diverse tecniche, quasi sempre la tecnica usata dipende dalla settimana di gestazione in cui si ricorre all'intervento.
La tecnica più utilizzata è la cosiddetta: "isterosuzione" accompagnata dalla "revisione della cavità uterina".


IVG, come si fa?

Isterosuzione

Si pratica in genere fino alla 12ma settimana. Si inserisce una cannula dentro l'utero che "risucchia" il contenuto (si chiama "materiale ovulare", cioè embrione, annessi embrionali come placenta, liquido amniotico, sacco amniotico). Spesso questa tecnica è completata con la "revisione della cavità uterina". Si pratica in anestesia generale.

Revisione cavità uterina (RCU)

Con uno strumento apposito (curette, una sorta di piccolo cucchiaio) si "grattano" le pareti dell'utero per eliminare il suo contenuto. Spesso questa procedura segue la prima, l'isterosuzione, come completamento. Si pratica in anestesia generale. Questo intervento è detto popolarmente "raschiamento". In alcuni casi (dipende dalle scelte del reparto in cui avviene l'intervento) al posto dello strumento a cucchiaio si usano delle pinze che estraggono il materiale ovulare, procedura leggermente meno sicura della precedente.


Questa tecnica ha rare complicanze, la più frequente è la perforazione uterina (con lo strumento si "intacca", fino a perforarla, la parete dell'utero, che è molto sottile, succede nell'1% circa dei casi e quasi sempre risolvibile spontaneamente).

Interruzione di gravidanza con terapia orale

Si utilizza una compressa di una sostanza (prostaglandine) che causa contrazioni dell'utero che causano l'espulsione del prodotto del concepimento. In alcuni casi, quando l'espulsione non è completa, si deve procedere a isterosuzione e/o revisione della cavità uterina. Alcuni preferiscono fare questa procedura in ospedale, visto che possono esserci perdite di sangue e dolori. In altri casi si può andare a casa e poi tornare per un controllo. Questa procedura è indicata nelle settimane di gravidanza iniziali. Ha aspetti positivi e meno e necessita di un buon colloquio con la donna per spiegarne le caratteristiche (visto che spesso si gestisce parte della procedura a casa).

Induzione del parto abortivo

Quando la gravidanza è più avanzata (dalla 14ma settimana in poi) ed eseguire le procedure precedenti può essere difficile o rischioso, si preferisce indurre un normale parto con delle sostanze che stimolano le contrazioni uterine. La presenza di contrazioni causa l'espulsione (il parto) del feto abortito che è quasi sempre privo di vita vista anche la sua forte prematurità. Se il feto nascesse vivo bisognerebbe prestare ogni assistenza possibile per mantenerlo in vita.

In alcuni stati si usano alcune procedure per causare la morte del feto prima dell'espulsione quando, la stimolazione del parto, vista l'epoca avanzata della gravidanza, causerebbe la nascita di un feto vivo e vitale.
In alcuni casi si usa una puntura intracardiaca di una soluzione tossica (sotto guida dell'ecografo, prima di iniziare il procedimento) che causa arresto cardiaco del feto (e poi si procederà al parto). In rari casi (succedeva soprattutto negli Stati Uniti, la tecnica è stata poi proibita per legge) si procedeva all'"aborto a nascita parziale", si stimolavano le contrazioni e, solo al momento della nascita, si causava la morte del feto con varie tecniche (tralascio i particolari perché cruenti). Questa procedura (ormai scomparsa) era usata quando era importante mantenere integro il feto per esami dopo la nascita o quando i genitori chiedevano la sua integrità per vederlo o farne foto per ricordo (negli Stati Uniti è molto diffusa e popolare l'abitudine di ritrarre, filmare, fotografare un feto morto).

Questa possibilità è rimbalzata nei mesi scorsi nelle cronache perché secondo qualcuno la tecnica sarebbe stata "riabilitata" nello stato di Washington, si tratta di una bufala. C'è da sapere che in quasi tutti gli stati USA questa modalità di aborto è, come detto, proibita.

Se il feto nascesse vivo dopo la procedura di aborto è obbligatorio per legge tentare tutte le manovre di rianimazione necessarie alla sopravvivenza. Non è permesso (in Italia ma anche in tutte le nazioni che hanno una legge moderna) causare la morte del neonato dopo il parto, è un reato.


Come si procede.

L'interruzione di gravidanza in Italia si fa recandosi presso un medico (ginecologo) di un ospedale pubblico che, accertatosi della gravidanza, deve compilare un documento sottoscritto dalla donna che richiede l'intervento.
Seguiranno sette giorni detti di "riflessione" nei quali la donna è invitata a ponderare la sua scelta. Se confermata si procederà a ricovero (solo in strutture pubbliche o convenzionate con il servizio sanitario nazionale) e l'intervento. Se c'è un'urgenza particolare (importante pericolo di vita, per esempio) è permesso evitare i sette giorni di pausa. In genere è previsto un solo giorno di ricovero (day hospital) e si può riprendere dopo poche ore la propria normale attività.
Eseguire un'interruzione di gravidanza non causa conseguenze fisiche particolari essendo un intervento di chirurgia minore, se però si eseguono diversi interventi sull'utero (per esempio diversi "raschiamenti") questo può invece causare complicanze anche serie. Ovviamente, come per qualsiasi intervento chirurgico, esistono dei rischi legati all'intervento stesso, all'anestesia o alla degenza. Le conseguenze psicologiche, non per forza presenti, a volte meritano un attento monitoraggio e, se necessario, un sostegno da parte di esperti.
In Italia, a differenza di altri paesi, l'unica figura che può eseguire un aborto è il medico specialista in ginecologia che ha comunque diritto all'obiezione di coscienza (rifiuto di eseguire l'intervento). Si deve sottolineare però che un medico obiettore non viene a meno dai suoi doveri professionali ed è obbligato ad assistere la persona prima e dopo l'intervento, sia per normali attività, come le informazioni e i documenti del ricovero, che per urgenze e l'assistenza durante il ricovero, chi si sottraesse a queste procedure si sottrae ai suoi doveri professionali.

Il numero di interruzioni di gravidanza nel nostro paese si è ridotto notevolmente, in maniera drastica  (nel 1982 sono state 284.000, nel 2000 furono 135.133, nel 2016 84.926) e questo è probabilmente dovuto all'uso più diffuso di contraccettivi, all'informazione, alla possibilità di acquisto di pillola contraccettiva post coitale (pillola del giorno dopo) e a fattori socio economici. La stima (ovviamente non esistono dati precisi) delle interruzioni che avveniva prima della legge sull'interruzione legale di gravidanza, parlano di 350.000 interruzioni ogni anno. Per dare qualche altro numero: delle donne che hanno fatto ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza il 74,3% non lo aveva mai fatto prima. Le donne che hanno fatto ricorso all'IVG per più di quattro volte sono lo 0,9%, per più di tre l'1,3%.
Per legge è possibile acquistare la "pillola del giorno dopo" in farmacia con ricetta se si è minorenni e senza bisogno di ricetta dalla maggiore età. Una donna minorenne può farsi prescrivere questa pillola anche dal suo ginecologo privato o in ospedale, dal pronto soccorso.

Per chi pensasse di avere una gravidanza indesiderata esiste anche la possibilità di non riconoscere il neonato subito dopo la nascita (e quindi affidarlo per l'adozione) e di partorire in maniera anonima rinunciando al figlio.

Alla prossima.

Articolo modificato dopo la stesura iniziale.