mercoledì 10 giugno 2020

I calzini fucsia di Burioni.

In questi giorni la cronaca parla spesso del prof. Burioni. Lo conoscete, giusto?
Bene, secondo vari articoli di giornale Burioni farebbe cose strane, non è spiegato chiaramente ma si capisce che c’è qualcosa che non va.
Conflitti di interesse ma nessuno spiega bene di che tipo, cose stranissime come il fatto di dare il suo parere su argomenti dei quali è competente, scandali assurdi come quello di farsi pagare per il suo lavoro, insomma succede quello che gli inglesi chiamano “character assassination”, ovvero se vuoi fare fuori una persona (non fisicamente, ci mancherebbe, come personaggio, per scopi politici, personali, invidie), demoliscilo, massacralo. Pubblicamente.
Anche se non c’è motivo, fallo fuori per l’opinione pubblica. Fare un servizio nel quale un virologo è accusato (con ovvia musica drammatica in sottofondo) di aver partecipato a convegni sui vaccini e sarebbe per questo a favore delle vaccinazioni, é una stupidaggine immensa, spiegabile o con l’ignoranza o con la malafede. Io appoggio la vaccinazione contro l’HPV (il Papillomavirus) e sono stato a vari congressi sull’HPV. Mistero? Complotto? Guadagno? O semplicemente si tratta di ciò di cui mi occupo? Dovrei andare ai congressi sulle distorsioni della caviglia?

Ricordate qualche anno fa quel telegiornale nel quale seguirono e filmarono di nascosto un magistrato per poi rivelare che portava degli orrendi calzini color turchese? Ecco, una cosa del genere.

Intendiamoci, io non ho motivo per difendere Burioni, anzi, chi mi segue, sa benissimo che avrei tanti motivi (il nostro scontro é stato pubblico) per assecondare l’assalto alla diligenza ma credo che in mezzo a tanti difetti ho un pregio a cui tengo tantissimo perché ereditato dai miei genitori: sono una persona onesta. E da persona onesta resto senza parole per quello che (certi) giornali e (certe) trasmissioni televisive stanno cercando di fare.

La strana capigliatura di Roberto Burioni. Che sicuramente ci nasconde qualcosa.

Quando ti metti contro qualcuno gli rompi le scatole. Spesso, peggio ancora, gli rompi i guadagni. Il fatto che lui si sia messo contro gli antivax, gli omeopati e i ciarlatani ha rotto le scatole e i guadagni a tante persone. Sono soldi.
Gli antivax raccolgono soldi, fanno gruppo. Soldi.
Gli omeopati anche, hanno ditte, aziende, interessi. Soldi.
Pure i ciarlatani, vendono pozioni, cure, miracoli, guadagnano da queste cose. Soldi.
Arriva uno che poteva stare bello tranquillo dietro la cattedra e si fa i fatti degli altri? Massacriamolo. Diciamo in giro che fa cose proibite, anche se proibite non sono. Diciamo che quello che fa, permesso e legale, é brutto e cattivo. Parliamo dei suoi calzini gialli, rossi o fucsia. Fucsia meglio.

Tanto la gente si ferma al titolo e si creerà quell’immagine negativa, antipatica che così lo toglierà di mezzo. Lo dico non solo perché è evidente ma anche perché in tutte quelle cose delle quali accusano violentemente Burioni non ce n’è una (dico una) che mi sembri uno scandalo e chi fa queste cose dovrebbe vergognarsi.
Queste cose le ho provate, ci hanno provato anche con me. Prima insultano, minacciano, provano a farti paura e quando non riescono sguinzagliano i media.
Con me ci avevano provato ai tempi di Stamina e anche in altre occasioni
Avevano quasi tutta l’opinione pubblica a favore, figuriamoci, i bambini che soffrono e tu parli male di una presunta cura definitiva?
Solo un pazzo poteva attaccarli. Poi hanno mollato quando l’opinione pubblica si è spostata al lato opposto, contro i ciarlatani e così anche i media si sono messi di chi attaccava la falsa cura, poi bollata come truffa.
Allora un consiglio.
Quando leggete che una persona è brutta e cattiva, chiedete perché, informatevi bene, quella persona potrebbe anche essere bella e buona ma pericolosa per i veri cattivi.
Demolire qualcuno può fare piacere se quella persona vi fa antipatia, se non la sopportate ma è ingiusto, sbagliato, scorretto, pericoloso. Immaginate se qualcuno lo facesse con voi. É un gesto violento e grave, bullismo.
E spesso sono proprio i bulli a farlo.

Con chi è migliore di loro.

Alla prossima.

mercoledì 3 giugno 2020

L'opinionista è un antivaccinista che ce l'ha fatta.

Qualche giorno fa, il prof. Alberto Zangrillo (primario di anestesia all'ospedale San Raffaele di Milano) ha stupito un po' tutti dichiarando, con una certa veemenza, che la malattia causata dal virus Sars-Cov-2 non esiste più. Il virus sarebbe "clinicamente inesistente".

Molti non sono stati d'accordo con questa dichiarazione. Almeno per i toni. Dare un messaggio del genere può suscitare un senso di falsa tranquillità, una liberazione da settimane di stress e preoccupazioni e poi non si basa sui fatti che sono ben diversi.
Intendiamoci, io sottolineo da sempre che stress e preoccupazioni dovevano essere limitati al minimo, "attenti ma tranquilli" dicevo. Perché il panico fa male, la malattia da Coronavirus è grave in certi casi ma non in senso assoluto e poi gradualmente la situazione sta migliorando ma, devo dire, non è per niente "clinicamente inesistente" e questo va aggiunto alle altre (tante) informazioni confusionarie e fuorvianti che sono state date in pasto ai media da esperti o presunti tali. Certo che la situazione è sotto controllo, i casi diminuiscono gradualmente e quelli che ci sono probabilmente sono molto meno gravi e preoccupanti, ci sono regioni con zero casi, benissimo ma dire che la "malattia è clinicamente inesistente" è pericoloso, oltre che falso.

Per "clinicamente" si intende qualcosa che è discussa e analizzata dal punto di vista medico. Una malattia "clinicamente" inesistente è quella che ormai non ha più sintomi o almeno non ha i sintomi più importanti (o gravi) o evidenti.
Se una malattia ha ancora dei sintomi è clinicamente presente, è, insomma, "rilevabile".

Non so se è chiaro questo concetto.
Dire quindi "Covid è clinicamente inesistente" non è corretto e, in effetti, può trasmettere una falsa informazione. Certo che tanti lo sanno e infatti si sono opposti alle opinioni di Zangrillo. Se sia stata solo un'uscita infelice o un cattivo modo di comunicare questo non posso saperlo e quindi non lo commento.
Ma c'è qualcosa che pochi hanno notato.

Ci siamo dimenticati dei bei vecchi tempi passati quando si discuteva di malattie infettive e vaccini. Quando dei poveri antivaccinisti uscivano fuori teorie ridicole e tentavano di evitare le vaccinazioni, facevano manifestazioni contro l'obbligo, si battevano perché "il morbillo lo abbiamo avuto tutti". Cretinate, ovvio.
E via con l'obbligo di vaccinazione, giusto.
E silenzio, chi discute l'obbligo è un antivaccinista.

La comunità scientifica ha reagito subito e compatta: chi dice queste cose è uno stupido ignorante e va messo a tacere. Sono d'accordo, non si scherza con la salute e fare i complottisti davanti alle sofferenze e alle malattie è pericoloso, soprattutto se ci si basa sul nulla. L'antivaccinista inventa dati, definizioni, studi, si basa su opinioni personali per farne una regola generale, non vale niente, scientificamente, perché non è supportato da dati, prove, fatti. L'antivaccinista è un opinionista, né più né meno.
Ma di opinionisti, in queste settimane di epidemia, ne abbiamo avuti tanti, persino tra gli esperti, persino tra le persone più preparate e la confusione conseguente è stata inevitabile.
Allora se tra medici e scienziati ognuno ha il diritto di essere opinionista, perché non c'è il diritto di essere antivaccinista?


Perché è bene ripassare alcuni numeri.
Nel mese di aprile 2019 abbiamo avuto il numero maggiore di casi di morbillo in Italia, 311.

311.

Pericoloso, anche un caso è potenzialmente pericoloso, sono malattie infettive eh?
Però abbiamo il vaccino e quindi ci possiamo proteggere, giusto il richiamo alla prudenza. Perché rischiare e azzardare con una malattia che, in genere benigna, può però essere molto rischiosa?

Oggi, con una malattia senza vaccino e che ha dimostrato di mettere in crisi ospedali e intere nazioni, sembra che rischiare e azzardare sia giusto, macché prudenza. Uno può dire che si parla di "malattia inesistente" ed è una semplice opinione come un'altra, può dire che si allarma la popolazione inutilmente, buttiamola lì.
Perché è bene essere antivax secondo la propria convenienza.
Come avreste trattato uno che avesse detto (davanti a 311 casi in un mese) che il morbillo fosse "clinicamente inesistente"?

Sapete quanti casi di rosolia sono stati registrati dal 2013? 259.

E per 259 casi in sei anni abbiamo un vaccino obbligatorio. Giusto.
Come trattereste uno che dice che il vaccino antirosolia è inutile?
E come state trattando uno che (davanti a, dati di oggi, 321 casi in più rispetto a ieri di Covid-19) dice che il Covid-19 è clinicamente inesistente?
Massì, in fondo ha ragione, ormai sono pochi casi.

Perché per 113 casi di poliomielite nel mondo (nel mondo, in un anno) ci vacciniamo tutti e guai a non farlo mentre per 321 casi in Italia di Covid-19 in un giorno si parla di malattia inesistente? Cosa dovrebbe capire la gente, cosa dovrebbero pensare i genitori?

Ecco, quando c'era l'epidemia di morbillo e la comunità scientifica spingeva per il giusto obbligo di vaccini, idiota chi osava dire che i casi erano pochi e che si allarmava inutilmente la gente, era solo un pazzo ignorante, giusto? Un antivaccinista, solo un opinionista, senza peso scientifico.
La differenza tra opinionista e scienziato che comunica è la misura delle parole. Il limitare le proprie opinioni e enfatizzare i dati scientifici, il basarsi sui fatti e non sulle idee campate in aria. Lo scienziato (serio) che comunica non parla quasi mai in senso assoluto, ce lo insegnano persino le basi della ricerca ("questi dati hanno bisogno di conferme", "sembra che...", "ulteriori studi devono confermare..."). Uno scienziato serio sottolinea quando parla di opinioni e quando di fatti. Sono errori gravissimi.

Ricordatelo quindi quando qualcuno dirà all'opinionista antivax di passaggio che bisogna vaccinarsi perché ci sono malattie infettive potenzialmente pericolose per il singolo e la comunità e che anche pochi casi sono un rischio.
Però attenzione perché poi l'antivax tirerà fuori la storia della malattia infettiva clinicamente inesistente che ha lo stesso numero di casi (e nessuna cura né vaccino) della malattia infettiva per la quale c'è obbligo ad assumere medicine e avrà pure ragione.

Alla prossima.

domenica 24 maggio 2020

Ti conosco, mascherina.

La mascherina che portiamo per coprire bocca e naso non è pericolosa.

Questo è un fatto. Un dato, è medicina. Punto.

Ma c'è chi dice che la mascherina sia dannosa con fantasiose varianti e versioni.
Respiriamo la nostra stessa anidride carbonica (CO2), andiamo in ipossia (diminuzione dell'ossigeno nel sangue), rischiamo di svenire, l'acidosi (diminuzione del pH del nostro sangue), malattie e persino la morte e il cancro.

No, non è vero.
Ovviamente mi riferisco alle normali mascherine (sia chirurgiche che "superiori" come le FFP2).

Tranne mascherine a tenuta stagna, tranne persone con malattie gravi, portare la mascherina non cambierà nulla, in pratica, in chi la porta. 
Bisogna chiarirlo perché negli ultimi giorni, inspiegabilmente come tante di quelle cose che succedono in internet, mamme informate, fiorelline68, ciarlatani e pseudomedici, hanno sparso questa sciocchezza. Non è vero.
Chiarito che non è vero, aggiungo che questa non è un'opinione o una teoria. Non è vero perché non può succedere, fisiologia respiratoria, basi di medicina. Non è però facile spiegarlo, perché la fisiologia della respirazione è molto complessa, un insieme di fisica, chimica, biochimica e fisiologia (e un po' di idraulica).
Però ci provo. Una scusa per spiegare, con lo spunto della bufala, un po' di medicina.
Una nota interessante è che quando ho detto la stessa cosa (senza approfondire) in alcuni social, sono stato letteralmente assalito da orde di esaltati. Ma non corretto o messo in discussione, così, random, insulti come se piovesse (mi è stato dato del "venduto" e del "criminale"). Ma non perché ho rivelato di tifare per l'Atletico Portolano ma perché ho detto che le mascherine non sono pericolose.
Ho anche cercato di capire i motivi che causano questa reazione inconsulta di alcune persone: sono dei troll, sono provocatori, sono appartenenti a movimenti politici, sono esaltati. Non lo so, non l'ho ancora capito. Incredibile però come la gente creda alle sciocchezze che qualche incompetente sparge nel web.
Pazienza. Torniamo al tema principale.
L'idea più spontanea riguardo le mascherine che indossiamo è ovvia: il fatto che le mascherine le portiamo quasi "incollate" a naso e bocca ci farebbe respirare nuovamente l'anidride carbonica che emettiamo quando espiriamo.
Sappiamo tutti che inspirando (quindi "prendendo aria") prendiamo ossigeno dall'ambiente mentre espirando (quindi "buttando aria") emettiamo un po' di ossigeno e tanta anidride carbonica. La emettiamo per "disintossicarci", un prodotto di scarto.
Ci siamo?

Bene. Il ragionamento quindi è: se abbiamo la mascherina prendiamo l'ossigeno dall'ambiente, espiriamo emettendo ossigeno e anidride carbonica e poi, inspirando di nuovo riprendiamo anche l'anidride carbonica, quindi riprendiamo un prodotto tossico che avremmo dovuto espellere e questo ci farebbe male, malissimo.
Ci siamo anche qui?

Benissimo. Tutto questo non succede. Per alcuni semplici motivi.
Il primo, il più immediato.
Le mascherine non sono a tenuta stagna. Filtrano, non impediscono totalmente l'ingresso e l'uscita dell'aria che respiriamo. Sono filtri più o meno stretti e protettivi. Ogni atto inspiratorio prendiamo dall'ambiente l'aria che è composta da varie sostanze.
Non conviene dilungarsi quindi non scenderò nei particolari e non perderò tempo, l'importante è capirci.
Nell'aria ambiente c'è anche ossigeno (e tante altre sostanze), quindi ai nostri polmoni arrivano tutte le sostanze che compongono l'aria e i nostri polmoni assorbono quella che interessa, l'ossigeno.
Poi "espiriamo", a quel punto i nostri polmoni emetteranno ossigeno (poco) e anidride carbonica (molta, che è il prodotto di "scarto"). Le mascherine, che non sono appunto a tenuta stagna, lasceranno passare quasi tutta l'aria espirata. Probabilmente un po' (pochissima) resterà intrappolata (non riesce a passare dalla mascherina all'esterno) e quindi resta dentro, vicino alla bocca e al naso. Ora sono importanti i numeri, proviamoci.
Ogni atto inspiratorio e espiratorio, a riposo, inspiriamo ed espiriamo circa mezzo litro di aria (500 ml). L'aria che resta intrappolata dentro la mascherina sarà poca (visto il "volume" che possono contenere le mascherine), più o meno 10 ml (che non sarà solo CO2) che diminuisce progressivamente perché la mascherina la lascia "sfuggire".
La successiva inspirazione mescolerà quell'aria di nuovo e così di nuovo inspireremo ossigeno e probabilmente un po' (pochissima) di anidride carbonica rimasta intrappolata.

Questo significa che non è vero che respiriamo la nostra anidride carbonica ma che, ogni volta, assieme all'aria ambiente, respiriamo un po' di anidride carbonica. Una quantità talmente bassa da non rappresentare un pericolo. 
Se ad ogni inspirazione immettiamo 500 ml di aria nei polmoni e nella mascherina sono trattenuti 10 ml di anidride carbonica (ma probabilmente sono di meno), nei polmoni entrerà per il 98% aria "nuova".
Questo è il primo motivo per il quale le mascherine non rappresentano un pericolo, riassumendo:

1) La quantità di anidride carbonica respirata è pochissima, in un totale di 500 ml, forse ne respiriamo circa 10 ml.

Ma c'è un altro motivo, più importante e complesso. Non dobbiamo pensare che tutta l'aria che inspiriamo finisca dritta nel sangue sotto forma di ossigeno. Questo è un concetto difficile da immaginare ma che si può capire se si conosce la fisiologia della respirazione umana.
L'aria ambiente (con ossigeno e altre sostanze) ci serve per ossigenare le nostre cellule tramite il sangue.
Dalla bocca (o dal naso) al sangue (quindi si passa dalla trachea, ai bronchi, ai bronchioli, agli alveoli) il cammino è lungo. Sarà solo alla fine che l'ossigeno passerà dall'aria al sangue (perché gli alveoli polmonari lo cederanno al sangue che scorre nei capillari vicini). Prima di quel momento, in tutto quel cammino, non ci sarà nessuno scambio di gas, nessuna cessione di ossigeno, tanto da chiamarsi "spazio morto". Pensate sia un cammino piccolo? No. Molti di noi hanno l'idea che l'aria, entrata dalla trachea, venga "assorbita" dai polmoni. No, dopo la trachea iniziano i bronchi che si dividono in 23 "rami" secondari, come divisioni, ognuno si divide in due, che si divide in due e che poi si divide in due fino alla fine , ai bronchioli che terminano con quelli che si chiamano "alveoli".



Fino alla 17ma generazione di bronchi non ci sarà nessun passaggio di aria dai bronchi al sangue ("spazio morto anatomico") ci sarà "aria ferma", che contiene anche anidride carbonica, perché sarà solo da quel momento in poi che l'aria cederà l'ossigeno al sangue, tramite gli alveoli.
Ogni volta che inspiriamo la prima aria che arriva agli alveoli contiene anidride carbonica. Questo spazio morto contiene circa 150 ml di aria (un bel po'), di questa circa il 5% è anidride carbonica (CO2). C'è poi un altro spazio morto (si chiama "spazio morto fisiologico") che è rappresentato dagli alveoli (quindi la parte che dovrebbe cedere ossigeno al sangue) che però non sono "toccati" da vasi sanguigni e quindi non cedono ossigeno. In pratica è come se nella mano avessimo 6 dita ma ne usassimo 5, perché 1 non ha muscoli o ossa. Nello spazio morto fisiologico è contenuta poca aria ambiente. Un totale di circa 160 ml possiamo considerarlo normale in tutto lo spazio morto.
Se confrontiamo l'anidride carbonica trattenuta dalla mascherina (dovremmo fare delle misurazioni ma ammettiamo, al massimo 10 ml?) con quella contenuta già in tutto il nostro albero respiratorio possiamo capire facilmente che quella della mascherina è praticamente nulla, non significativa, nel contesto dei 500 ml che inspiriamo ogni volta (come abbiamo visto nel primo motivo) e soprattutto è qualcosa che avviene normalmente sempre, visto che negli spazi morti c'è anche anidride carbonica. Possiamo vedere la mascherina come un ulteriore spazio morto di pochi centimetri (1-2?) che nel totale dei circa 28-30 centimetri degli spazi morti del nostro organismo non aggiungono nulla a quanto già succede normalmente.



Noi già respiriamo anidride carbonica (estraendo dall'aria che c'è negli alveoli solo l'ossigeno che ci serve) e quindi quella poca che respiriamo ugualmente per "colpa" della mascherina non influisce praticamente per niente con le funzioni dell'organismo, si tratta di una quantità così minima e insignificante che sicuramente non avrà conseguenze per la salute. Ecco perché possiamo indossare la mascherina anche tutto il giorno senza intossicarci.

Non a caso sono tante le persone che già di routine indossano mascherine per lunghi periodi di tempo e persino in condizioni di stress (pensiamo ai chirurghi, alle persone immunodepresse, a chi lavora a contatto con sostanze volatili o dannose) e non ci sono malattie professionali o di altro tipo ad esse legate.
Potremmo ipotizzare qualche danno per usi continui ma anche questo non sembra avere nessun riscontro. Hanno provato a misurarlo anche in un gruppo di infermieri durante due turni di lavoro (di 12 ore ciascuno) e hanno notato che tra il prima e dopo l'uso delle mascherine non si è avuta nessuna differenza nei livelli di ossigeno nel sangue e nella pressione arteriosa, né altri sintomi particolari. Riguardo i livelli di anidride carbonica, questi sono passati dal valore di 32.4 iniziale al valore 41.0 finale che comunque è lontano da quello che serve a definire l'ipercapnia (eccesso di anidride carbonica nel sangue). Forse qualche problema può esserci per uso continuo di maschere molto grandi, che quindi hanno uno "spazio morto" (pseudo, non è quello che si descrive in medicina) molto grande.
Secondo motivo per cui le mascherine non sono pericolose.

2) La quantità di anidride carbonica respirata perché trattenuta dalle mascherine contribuisce ad alimentare in minima parte quella che già fisiologicamente è trattenuta in tutto il sistema respiratorio normalmente e che si rimescola con l'aria nuova, senza conseguenze per l'organismo perché questo è un processo normale.

Non ci sono insomma variazioni fisiologiche, significative o misurabili. Lo notano anche vari studi. Aggiungiamo un altro particolare interessante. Qualcuno potrebbe dire: "ma ammesso non aumenti l'anidride carbonica, non potrebbe diminuire l'ossigeno e quindi un danno in ogni caso?".
No. L'ossigeno che arriva agli alveoli e poi scambiato, tranne prolungata permanenza in ambienti con scarso ossigeno, resta costante. In uno studio, per ottenere una lieve "ipossia" (diminuzione dei livelli di ossigeno nel sangue) si è dovuto somministrare un gas apposito alle persone studiate perché, nonostante avessero la mascherina e facessero esercizio moderato (bicicletta), la saturazione dell'ossigeno nel sangue restava normale. In un altro studio hanno notato che non solo la saturazione di ossigeno non diminuisce in persone sane ma neanche in chi ha gravi problemi respiratori.

Questo vale anche per chi fa sforzi fisici perché già fisiologicamente aumenta il volume di aria inspirato e quindi la quantità di ossigeno che va al sangue.
Indossare le normali mascherine che stiamo indossando quindi non uccide, non fa ammalare, non fa svenire, non provoca cancro o altre malattie. Chi lo dice non conosce la fisiologia umana o dice semplici bugie.

Credo quindi che si possa chiudere la discussione e spero che, particolari noiosi a parte, sia tutto un po' più chiaro.
Spesso sono riportate sensazioni particolari (soffocamento, mancanza d'aria, respiro affannoso) ma quasi tutte sono riconducibili, appunto, a sensazioni, cioè al fatto che si respira aria più calda che può dare la sensazione di minore "freschezza" del respiro cosa che, nelle persone sensibili, può scatenare sintomi che sono più psicologici che organici (simili a quando c'è molto caldo e pensiamo "si soffoca", nonostante non manchi certo l'ossigeno nell'aria).
Detto questo. A prescindere dall'utilità delle mascherine (non è di questo che ho parlato), il loro uso è assolutamente sicuro riguardo gli eventuali danni non legati alle malattie virali. Lasciate stare ciarlatani e mammine informate, non è obbligatorio conoscere la fisiologia della respirazione ma dovrebbe essere buon senso tacere quando non si conosce un argomento.

Alla prossima.

Nota: con ammirevole puntualità, sono arrivati i sostenitori dei polmoni alternativi che, trovando degli studi a caso che secondo loro dimostrerebbero i danni delle mascherine contestano l'articolo. Non pubblico i loro commenti perché non posso stare un giorno a spiegare di nuovo quello che ho già scritto (mi sembra in maniera semplice), disponibilissimo ma le cose sono scritte, rileggete se non le capite ma faccio solo presente che trovare studi (alcuni su riviste nepalesi, indiane o pakistane, per dire il livello) che mostrano che la mascherina chirurgica condizioni la saturazione di ossigeno in chi fa attività fisica o in malati terminali in insufficienza renale o che la mascherina indossata in ospedale può essere vettore di infezioni virali (ma va?) non è quella che si dice la "scoperta del secolo". Non per niente durante l'attività fisica la mascherina è sconsigliata come pure è norma cambiare mascherina dopo 12 ore (o turno se si lavora in ospedale). Capisco che parlare con il muro dia più soddisfazioni ma studiate, è veramente utile.

lunedì 11 maggio 2020

Il dilemma della lasagna

Articolo originariamente pubblicato sulla mia pagina Facebook il 28/07/2015, riadattato e aggiornato.

Ormai è quasi un'abitudine, periodicamente circola un nuovo allarme: non bere latte che fa male! Non mangiare caramelle che si muore! Non mangiare pizza che uccide!
Quante volte li avrete letti?
E l'immancabile appello a condividere, fare girare la terribile rivelazione.

In un attimo milioni di bambini cresciuti a pane e latte, a biberon e cioccolato, sembrano zombi, non morti e forse neanche vivi. Una volta il latte era l'alimento perfetto per bambini, convalescenti, denutriti, il latte "faceva" bene, da qualche anno no, non è più così. Schiere di "antilatte", persone informate e che hanno scoperto il segreto del malefico liquido bianco. Ma anche dello zucchero, della carne, del glutine o della farina. Esistono pagine che parlano del latte come di "veleno bianco" e altre che rispondono alla domanda: "il latte è tossico per l'uomo?".

Ma che è successo in questi anni?


Se il latte è questo veleno, se tutto ciò che mangiamo è mortale, com'è che siamo vivi e sempre più longevi?
Di cosa ci lamentiamo noi popoli occidentali che stiamo fin troppo bene rispetto al resto del mondo? Ci dovremmo lamentare dell'ignoranza, che fa più vittime della fame.
Perché come per qualsiasi cosa (anche per una potente sostanza tossica) è la dose che fa il veleno
Bere latte non fa male, fa male bere litri di latte al giorno.

Mangiare caramelle non fa male, fa male mangiare un chilo al giorno.
Mangiare pizza non fa male, fa male mangiarne tre al giorno.
Tutti i giorni.

Già, perché se, per esagerare e con un po' di fantasia, mangiassimo un chilo di caramelle al giorno per una settimana, saremmo degli sprovveduti, rischieremmo un aumento di peso eccessivo, problemi nutrizionali, problemi ai denti ed ormonali. Ma se questo lo facessimo per sopravvivere nel deserto, riprendendo a nutrirci regolarmente dopo la settimana di eccesso di zuccheri, nel nostro corpo non sarà cambiato praticamente nulla.
Molti mi chiedono: "ma allora bere latte fa male?". Risposta: NO.

Non fa male esattamente come non fa male un piatto di lasagne o una tavoletta di cioccolato. Ci sono persino degli studi che ce lo dicono, gli stessi studi che sono portati come "prova" della pericolosità del latte e che ci dicono che chi beve latte ha un rischio di frattura e di morte più elevato di chi ne bene poco o niente (meno di un bicchiere al giorno). Vero, ma il rischio è elevato per chi beve tre bicchieri e più (680 gr.) di latte al giorno.
Per quanto riguarda il rischio di osteoporosi o fratture (che nell'anziano sono un problema), il latte è solo marginalmente interessato, visto che l'elemento più importante (e decisivo, fin dall'infanzia) è l'esposizione al Sole, bere tanto o poco latte influenza pochissimo la struttura dell'osso e mai quanto esporsi o meno alla luce solare (bastano delle passeggiate all'aperto) e studi molto seri mostrano come il latte possa essere protettivo nei confronti di malattie come il cancro al colon.
Dire quindi che "il latte fa male" è una bugia senza alcuna base scientifica.
Certamente, come spesso accade, chi è portatore di un'ideologia la costruisce bene. Si fornisce di argomenti, scuse, addirittura studi scientifici ma non serve tanta scienza per capire che un po' di latte al giorno o alla settimana non fa né bene né male. Ci sono alcuni studi che mostrano come, contrariamente a ciò che è comunemente creduto, il latte favorisca (invece di prevenire) le fratture ossee.
Com'è possibile? Succede perché questi studi mostrano come le popolazioni che consumano più latte, in grandi quantità, sono più esposte a fratture ossee. Strano. Se non fosse che questi studi hanno troppi condizionamenti, troppe cose che fanno arrivare a conclusioni sbagliate. Ne dico una per tutte. Le popolazioni che consumano più latte sono anche quelle (per esempio nord Europee) che hanno meno esposizione alla luce solare, volontariamente (temperature basse quindi vita prevalentemente al chiuso) o per questioni ambientali (territori nei quali il Sole è raramente ben visibile). Sapendo che la luce solare è il primo fattore di salute per le ossa, fino a che punto possiamo dare al consumo di latte la "colpa" dell'aumento di fratture ossee?
Ecco, come si vede l'argomento non è facile da affrontare e forse con un po' di buon senso (e di ironia) si può riportare tutto alla sua dimensione.
Il latte (o lo zucchero o le farine...) non deve essere visto come un farmaco o un elemento indispensabile della dieta, è un alimento come tanti altri e come le lasagne.
È un alimento, fondamentale per i neonati ed i...lattanti, la sua utilità è nulla in età adulta. Esattamente com'è nulla l'utilità del cioccolato, della pizza o delle lasagne.
Se mangiamo pizza o lasagne non lo facciamo perché "fanno bene" ma perché ci piacciono ed anche il "piacere" è benessere, psichico e fisico e mangiarne ogni tanto ha anche un suo senso rispetto alla salute fisica e generale.

Voi cosa rispondereste alla domanda "le lasagne fanno bene o male?".
Cosa fare con il latte, quindi? Il latte ci piace?
Beviamolo, come se fosse (perché lo è) un piatto di pasta o un secondo. I latticini ci piacciono? Mangiamoli! Ma nei limiti (250 gr al giorno al massimo, circa), consideriamoli non "utili alla salute" ma buoni. Mangiarne poco è assolutamente permesso, mangiare troppo può essere dannoso per vari motivi e questo vale per tutto, non solo per il latte, perché qualsiasi alimento (e non solo) in eccesso può creare danni.
Qualcuno ha riflettuto sul fatto che il Sole, origine della vita, nutrimento della natura, piacere estivo, simbolo del benessere, in alte dosi può essere cancerogeno e mortale? Nessuno diffonde campagne contro l'uso del Sole? Sapete che fino agli anni '50 un metodo per abortire molto diffuso in Italia era il decotto di prezzemolo? Avete mai visto campagne contro l'uso del prezzemolo a tavola? No, come nessuno farà circolare mai la voce che le lasagne fanno male, eppure contengono molte più calorie, grassi e zuccheri di un bicchiere di latte, sapete perché? Anche in questo caso per un problema di cultura ed abitudine.

Le lasagne sono viste come "un piatto da cucina", il latte no.
Perché questa discriminazione verso uno dei nostri piatti nazionali più buoni e famosi? Perché nessuno se la prende con le lasagne?
Perché è un falso problema, nessun dilemma.
Dietro questi fondamentalismi, apparenti estremismi alimentari, spesso si nascondono o ideologie (animalismo, antivaccinismo, pratiche alternative, sette, religioni) o vere e proprie patologie psichiatriche (anoressia, ortoressia), che cercano di fare proseliti, cercano complici per le proprie convinzioni. Il concetto d'altronde è ovvio.

Non bisogna "non mangiare" ma mangiare bene, che si tratti di cioccolato, zucchero, latte o...lasagne.

Nessuno ce lo dice,
Anzi: nessuno ce lo dicie!!1!!

Per chi volesse approfondire...:

-Bressanini

Alla prossima.

mercoledì 15 aprile 2020

Virus

In questi giorni sentiamo continuamente parlare di virus.

Il Coronavirus, che tanto sta condizionando le nostre vite è proprio questo, un virus.
Ma sappiamo tutti cos'è un virus?
Non credo. Anche perché, discutendo con le persone, mi sono reso conto che tanti pensano sia qualcosa di simile a un batterio, un "microorganismo", un "piccolo essere", qualcosa di poco chiaro e che, chi non ha studiato l'argomento, probabilmente non conosce.

Partiamo dal presupposto che i virus sono esseri (non posso dire "viventi" e spiegherò dopo perché) particolari, strani, diversi da tutti gli altri che conosciamo. Sembrano quasi esseri alieni, completamente diversi da quelli ai quali siamo abituati, come i batteri o i funghi. Per capirci, sappiamo che per "essere vivente" noi intendiamo sia quelli piccolissimi (i batteri, per esempio) che quelli più grandi (gli uomini, i felini, i mammiferi) e che sappiamo che l'entità principale degli esseri viventi è la cellula, che è composta da una membrana, un nucleo e dal DNA, la struttura nella quale sono "scritte", nel materiale genetico, le informazioni che ci fanno vivere.
Bene, nel virus tutto questo è diverso, per capirlo dobbiamo dimenticare totalmente la "struttura" che immaginiamo per le cellule o gli esseri viventi e le loro caratteristiche sono talmente complesse che ancora non le conosciamo tutte, anche perché la loro scoperta è relativamente recente (all'inizio del 1900 circa).

Un virus è una struttura particolare formata da una capsula (si chiama "capside"). I virus sono piccolissimi, molto più piccoli dei batteri, misurano circa 100 nanometri (nm, un nanometro è un miliardesimo di metro), centinaia di volte più piccoli di un granello di polline, non basta quindi un normale microscopio per vederlo ma serve almeno un microscopio elettronico. Possono esserci pure altre formazioni nel virus, per esempio delle "punte" che servono a farlo "agganciare" alle cellule e che si trovano tutte attorno al capside. All'interno di questa capsula ci sarà l'acido nucleico proprio quel DNA (o RNA) che possiamo trovare in tutti gli esseri viventi. In parole molto povere è come se un virus fosse una scatola che contiene il materiale che forma i geni, ovvero quelle strutture che determinano tutta la nostra vita biologica. Esistono virus a DNA e a RNA, proprio secondo il tipo di acido nucleico contenuto. Il virus non contiene niente altro (sto semplificando, ovviamente). Non è un essere vivente che nasce, cresce, si riproduce e muore. Non si alimenta, non ha "vita" come la concepiamo comunemente, è un involucro che "agisce" solo quando trova una cellula da infettare e neanche "si muove", non ha capacità autonoma di spostarsi o decidere dove andare, è trasportato: dall'aria, dalle goccioline di saliva, dalle superfici in cui si posa, dagli eventi ambientali, resta insomma in una sorta di "pausa" fino a quando non incontra un'altra cellula da infettare.
Già, perché mentre gli esseri viventi si riproducono (in vari modi, dalla fecondazione alla divisione cellulare), il virus non lo sa fare. Non sa riprodursi da solo, deve entrare in una cellula, "modificarla" e usarla per creare tante copie di se stesso.

Quando riesce a fare questo il virus mantiene lo stesso scopo, non si trasforma, non diventa altro, cerca altre cellule, solo al loro interno si riproduce, esce fuori e cerca altre cellule. Niente altro.

La replicazione del virus: entra nella cellula, rilascia il contenuto che era all'interno del "capside", lo "moltiplica" all'interno del nucleo (in altri casi nel citoplasma), inizia a uscire riformando la sua capsula che contiene il nuovo genoma del nuovo virus, esce dalla cellula e ne cerca un'altra.

Un virus, ormai formato, esce dalla cellula che ha infettato (foto).

Rappresentazione schematica di un virus (disegno)

Foto di virus (Coronavirus)
Ecco cosa si intende per "infezione virale". I batteri "toccano" una zona del corpo, lì trovano l'ambiente adatto per vivere, cominciano a riprodursi (per esempio ogni batterio si divide in due, quei due in quattro e così via) e riproducendosi diventano pericolosi, sono un'infezione batterica, come la polmonite). L'infezione virale invece via via inizia a distruggere (quasi sempre, alcuni virus non lo fanno) le nostre cellule, le invade, le usa e poi le abbandona distrutte. Per questo le infezioni virali sono molto gravi, pericolose per definizione. Per questo malattie come il morbillo o la rosolia sono potenzialmente letali, dannose, perché non solo distruggono letteralmente le cellule dell'organismo ma i virus che le causano sono costantemente alla ricerca di altre cellule da infettare e distruggere (con il contagio di altri individui). E per questo la cura delle malattie virali è difficile quando non impossibile, per curarle devi "entrare" nella cellula, impedire che il virus la infetti, fermare in tempo la sua diffusione.
Nella malattie batteriche "basta" "uccidere" il batterio, in qualsiasi modo (per esempio con gli antibiotici o un disinfettante) con i virus no, devi stanarlo dentro le cellule o, se fuori, bloccare il meccanismo (per esempio bloccare le parti della sua capsula che vanno alla ricerca delle cellule da infettare). Non per niente l'unica vera medicina efficace nell'evitare le malattie virali è il vaccino che, creando un ambiente ostile e un organismo pieno di anticorpi pronti ad aggredire eventuali virus che ci infettassero, impedisce lo sviluppo della malattia. C'è un'altra caratteristica dei virus che li rende difficili da sconfiggere: mutano (ovvero "cambiano").
Una mutazione è un piccolissimo cambiamento della loro struttura. Nelle varie fasi di replicazione, nei vari passaggi da un individuo all'altro, nel tempo, un virus potrebbe avere una piccolissima modifica (in un gene ad esempio o una proteina che costituisce la sua "capsula") e questo, pur facendolo restare lo stesso virus lo rende diverso, è una mutazione di un virus conosciuto. Tutti i virus mutano e non possiamo sapere se quella mutazione li renderà più o meno "pericolosi" (quindi che possono causare malattie) per l'uomo.

Le particelle di virus si annidano nelle cellule che più prediligono (alcuni preferiscono le cellule della faringe, altri quelle intestinali, altri ancora quelle nervose e così via) e quindi possono essere emessi all'esterno del corpo con varie modalità (se sono nella faringe basta un colpo di tosse o uno starnuto, se nell'intestino un contatto fecale e così via). Una volta all'esterno del corpo il virus può sopravvivere diverso tempo: alcune ore, alcuni giorni e persino molti anni, in forma silente.
Il virus della poliomielite, per esempio, dopo un giorno non è più attivo e muore. Certo che la sopravvivenza dipende anche dalle condizioni ambientali di umidità, temperatura, dalla presenza di esseri viventi, da superfici e particelle in sospensione nell'atmosfera, per questo un virus non ha un tempo di sopravvivenza preciso ma variabile. Può essere distrutto da agenti disinfettanti abbastanza comuni (candeggina, alcol) ma può distruggersi anche perché troppo tempo nell'ambiente esterno.

Per queste loro "strane" caratteristiche i virus sono sicuramente molto affascinanti e il loro studio ricco di sorprese.

Sono tante le malattie causate dai virus. Tra le più note ricordiamo il morbillo, la rosolia, la poliomielite e, oggi, Covid-19 e la loro cura è molto difficile. Una rivoluzione nella lotta alle malattie virali è stata rappresentata dalla scoperta dei vaccini.

C'è un altro aspetto dei virus che trovo affascinante e quasi misterioso. Nei millenni, nei milioni di anni (non sappiamo quando siano comparsi sulla Terra i virus ma sappiamo che esistono da migliaia di anni) della loro esistenza, i virus hanno infettato miliardi di miliardi di miliardi di cellule (esseri umani, animali, piante, generazioni, intere etnie e popolazioni) e in queste infezioni, continue riproduzioni, passaggi da una cellula all'altra, hanno lasciano tanti residui. Il loro materiale genetico è così finito nel nostro (e in quello di tutte le altre specie viventi). Sappiamo che nel nostro DNA sono presenti frammenti piccolissimi ma conosciuti di materiale genetico virale, derivante direttamente da infezioni del passato che poi scomparse o meno, hanno lasciato traccia nelle nostre cellule. Queste, trasmesse da genitori a figli, sono arrivate fino ai giorni nostri.
Non è incredibile?
I virus sono talmente diversi e particolari, rispetto alle cellule viventi che conosciamo, che c'è molto dibattito sulla loro inclusione tra le specie viventi. C'è chi non le considera "esseri viventi", chi parla di "esseri ai margini della vita" ma d'altronde evolvono, hanno un ciclo di esistenza, non sono come un oggetto inanimato che esiste o meno e non ha un'evoluzione propria. Insomma, un vero mistero.

E davanti a queste incredibili caratteristiche c'è da dire una cosa, un'altra che trovo affascinante (ne ho parlato qui ma anche nei miei libri). Siamo riusciti a usare a nostro vantaggio le capacità dei virus di entrare nelle cellule e modificare il DNA. Non è facile entrare nelle cellule dell'organismo, dovremmo avere farmaci intelligenti, quasi "astronavi" guidate. Ma se riuscissimo a farlo potremmo pensare addirittura di curare le malattie genetiche. Questo è ancora più complicato perché non basterebbe entrare e "sistemare" una cellula ma tutte o la maggioranza delle cellule del nostro organismo.
Come fare?
Con quale mezzo entrare dentro e in tutte le cellule del nostro organismo?
Ecco, con i virus. Loro sanno come fare, è il loro scopo.

Virus Ebola
Siamo riusciti a farlo. Abbiamo reso dei virus inoffensivi (come quello dell'HIV, il virus che causa l'AIDS), gli abbiamo "impiantato" un gene che in una malattia è difettoso (per esempio in una malattia neurologica) e lo introduciamo nel corpo della persona affetta da questa malattia. Qui il virus entra nelle cellule (che hanno appunto un gene "anomalo", causa di quella malattia) e sostituiscono il gene anomalo con quello corretto messo dal biotecnologo. Questo succede in una cellula ma poi il virus si riproduce e quindi cerca le altre cellule anomale per correggerle, insomma infettando corregge tutte le anomalie genetiche di fatto guarendo la persona da una malattia inguaribile. Un vero e proprio miracolo della scienza.
Sono cose che oggi si fanno. Hanno ancora il limite della tecnica molto difficoltosa e dei costi altissimi ma non è più fantascienza.

Virus dell'influenza
Virus HIV (causa dell'AIDS)

Herpes virus

Non sappiamo quindi se i virus siano definibili come esseri "viventi", qui siamo più nella filosofia ma sicuramente della vita fanno parte, sono parte di noi, letteralmente.
E spero che con questa breve spiegazione sono riuscito a renderli più comprensibili.

Alla prossima.

Images credits: http://www.virology.net