lunedì 10 dicembre 2012

Storia della medicina: Hahnemann, dal caffè alla psora.

Samuel Hahnemann nacque in Sassonia nel 1755, colto ed ambizioso studiò medicina nonostante non facesse parte della classe ricca del suo paese e per questo fu costretto a frequenti spostamenti da una città all'altra per mantenersi agli studi e trovare un'università che non costasse troppo. Si iscrisse alla massoneria e cominciò ad interessarsi di chimica traducendo testi scientifici e sfruttando la sua conoscenza di diverse lingue. La scarsità di mezzi della medicina di quell'epoca (praticamente agli inizi) lo indusse ad abbandonare l'attività di medico per intraprendere quella di chimico e traduttore e fu proprio in occasione di un suo lavoro che approfondì le conoscenze relative alla malaria, una malattia diffusissima all'epoca e dovuta soprattutto agli ambienti malsani e poco igienici nei quali viveva la gran parte della popolazione europea. La malaria aveva un solo rimedio "riconosciuto", il chinino, estratto dalla corteccia dell'albero di china. Oggi sappiamo che questa sostanza, un alcaloide, distrugge letteralmente il protozoo che causa la malaria (che si chiama Plasmodio) perchè direttamente tossico (e lo è anche per l'uomo).
In quegli anni la sua azione era sconosciuta e le teorie relative al suo meccanismo d'azione si sprecavano. Chi sosteneva che la sua efficacia fosse dovuta ad un'azione "tonificante" e chi per mezzo di una sorta di disintossicazione. Un altro medico sosteneva che era l'azione astringente sullo stomaco ad essere fatale per il parassita. Hahnemann leggendo questa teoria non si mostrò convinto: erano tante le sostanze "astringenti" (compresi molti agrumi) che non miglioravano i sintomi della malattia. L'efficacia del chinino quindi doveva risiedere in un altro meccanismo.

Provò allora a sperimentare egli stesso la sostanza, ne assunse quantitativi crescenti fino a quando non fu preso da una febbre molto alta accompagnata da brividi, causata dall'azione tossica della sostanza. Fu un'illuminazione: febbre e brividi erano due tra i sintomi principali della malaria. La conclusione fu immediata: per curare una malattia bisogna utilizzare qualcosa che ne riproduce i sintomi. Nacque l'omeopatia.

Il simile cura il simile: prima legge dell'omeopatia.

E' chiaro che si tratta di un'intuizione elementare, grezza, ma a quei tempi i mezzi degli scienziati e le "sperimentazioni" erano molto limitati e così ci si accontentava dell'intuito di poche persone.
Hahnemann si rese presto conto che le dosi di chinino che gli avevano procurato la febbre simile alla malaria erano troppo elevate, tossiche e rischiavano di uccidere piuttosto che di guarire. Passò quindi ad una seconda fase (senza aver dimostrato la prima che ormai riteneva corretta). Per eliminare gli effetti negativi delle sostanze da prescrivere bastava diluirle il più possibile per renderle inoffensive; davanti all'obiezione di alcuni suoi colleghi che gli fecero notare l'assenza della sostanza di origine nei suoi preparati Hahnemann sosteneva che battere per cento volte su un tappeto di crine di cavallo (qualcuno poi sostituì il tappeto con una Bibbia) i flaconi con la medicina, attivava il principio attivo rendendolo efficace (naque così la "succussione", lo scuotimento dei preparati omeopatici praticato ancora oggi). Fu però evidente che l'eccessiva diluizione di queste sostanze, se non poteva essere rischiosa per il malato, risultava anche del tutto inefficace.



Per curare le malattie quindi il rimedio del "simile" deve essere diluito diverse volte ed agitato decine di volte: seconda legge dell'omeopatia.

Ma la medicina in quegli anni era tutt'altro che efficace: agli albori senza antibiotici, disinfettanti, strumentario e microscopi era molto più rassicurante assumere un composto senza alcun effetto che sottoporsi alle torture previste dalla medicina dell'ottocento, dal salasso (prelievo di abbondante sangue mediante piccole lame o sanguisughe) all'amputazione dell'arto malato (per una "semplice", oggi, infezione), dal fuoco vivo per cauterizzare le ferite aperte all'assenza dell'anestesia, essere malato in quegli anni significava soffrire senza appello e morire nella quasi totalità dei casi. Nel 1803 il medico tedesco pubblicò un trattato nel quale considerava il caffè quale causa della maggioranza delle malattie (le ulcere, la costipazione, l'insonnia, le malattie polmonari, gli ascessi, le carie e tante altre), teoria che gradualmente abbandonò.

Hahnemann conobbe così una certa notorietà, i suoi rimedi erano "dolci", senza effetti collaterali, indolori ed i pazienti se gravi morivano lo stesso e se non gravi...guarivano. Di fronte aveva centinaia di malati che, sottoponendosi ai rimedi della medicina dell'epoca, compresi veleni come l'arsenico o i vapori di mercurio, non miglioravano i loro disturbi.
Uno dei punti di forza di questa "nuova medicina" era la cura con la quale doveva essere analizzato il malato: bisognava ascoltarne la voce, osservarne il viso, l'epressione, toccargli la pelle e sentirne la temperatura, un sollievo per i malati del 1800 che quasi sempre dopo essere stati contagiati da una malattia venivano messi in quarantena, isolati ed abbandonati dalla stessa famiglia.
Poca concorrenza quindi, Hahnemann rappresentava ciò che la medicina di quel tempo non offriva, per capire il livello "scientifico" dell'epoca basti pensare che vi erano scuole di pensiero che credevano alla "generazione spontanea" (ovvero la vita che nasce dal nulla, idea che fu smentita da un noto esperimento sulle mosche che nascevano "spontaneamente" dalla carne).

Nel 1810 il medico tedesco pubblicò l'Organon, il libro sacro degli omeopati seguito pochi anni dopo dalla "Materia medica", librone nel quale il tedesco descriveva i sintomi legati al corrispondente rimedio omeopatico, per classificarli propinava agli allievi della sua scuola omeopatica il rimedio e questi gli riferivano cosa provavano subito dopo. Un metodo (oggi chiamato "proving") come si può comprendere, assolutamente soggettivo, incontrollabile e senza alcun significato medico, ognuno riferiva il sintomo accusato senza alcun controllo nè plausibilità. Le polemiche negli ambienti medici non mancavano ma l'oggettiva mancanza di successo nella maggioranza delle malattie da parte dei medici dell'epoca consentirono ad Hahnemann di conservare una nutrita schiera di ammiratori che andavano aumentando con il tempo. A lui si rivolgevano anche i benestanti e rappresentanti della nobiltà fino a quando alcuni incidenti (la morte di vari pazienti ed infine quella di un eroe di guerra molto noto) lo indussero a cambiare nuovamente città per fuggire da chi lo criticava aspramente.
Fu nel 1820 che il medico tedesco annunciò di aver scoperto la causa di tutte le malattie che secondo lui erano da imputare ai cosiddetti "miasmi", quattro entità invisibili (sifilide, tubercolosi, sicosi e psora) che si spandevano nell'atmosfera causando tutte le malattie, in quel momento abbandonò l'idea del caffè quale causa di tutti i mali anche se ne continuò a studiare le proprietà.  L'idea di partenza dello scienziato tedesco non si discostava dalle superstizioni dell'epoca: per "espellere" il male bisognava "buttarlo fuori". Per questo motivo le varie sostanze per curare erano scelte in base a ciò che provocavano sul corpo: una febbre, una reazione cutanea o la tosse, erano solo sintomi del male che "veniva in superficie". In realtà questi erano gli effetti tossici delle varie sostanze provate da Hahnemann che potevano essere evitati in un solo modo: diluendole talmente tanto che non esistessero più.
Nasce così l'omeopatia.
Criticata aspramente dai medici dell'epoca, furono anche alcuni suoi allievi a diventare acerrimi nemici del "maestro", ognuno apportava variazioni all'idea originale così da "inventare" una nuova cura, ma questi erano presto additati come "traditori" o "visionari" da Hahnemann ed allontanati dalla sua cerchia. L'ortodossia del medico tedesco era nota e rigidissima, per lui erano eretici anche coloro che sbagliavano a scrivere il nome della sua pratica, esiste uno scambio epistolare sulla correttezza del termine "homopatia" invece di "homeopatia". Dall'altra parte, quella della medicina, le critiche furono a volte ferocissime, c'è chi lo definì un truffatore, il diavolo in persona, chi creò addirittura l'"anti-organon", un testo che demoliva passo per passo le teorie del medico tedesco, la risposta di Hahnemann era sempre decisa e chiara: "non posso essere confutato facilmente" ed alle critiche alla sua persona: "gli rido in faccia, in breve tempo saranno tutti dimenticati".

Hahnemann proseguiva quindi per la sua strada anche se, a dire il vero, il successo dell'omeopatia non fu enorme, restò sempre una pratica per pochi, qualcuno la interpretava come una filosofia di vita ed altri la ridicolizzavano, così erano spesso le vicende storiche a dettare i "tempi" nel successo di questa "nuova medicina". Un'epidemia che mieteva vittime la relegava come "stregoneria" e la cura con successo di malati con malattie gravi per l'epoca (ma che oggi sappiamo possono guarire spontaneamente) la rendevano miracolosa. Il definitivo tramonto di questa nuova idea di cura iniziò con le scoperte scientifiche. I batteri, i virus, i disinfettanti, progressivamente le "intuizioni" di Hahnemann cominciarono a diventare obsolete e chiaramente sbagliate e con l'avvento della medicina moderna si chiuse definitivamente il sipario su quella che fu inizialmente dipinta come una rivoluzione storica. Ma qualcuno avvertì: "vigilate sulla lapide dell'omeopatia o presto il suo cadavere potrebbe riapparire", fu il medico ufficiale del re di Hannover.

Il medico tedesco era ormai anziano e viveva di fama, di lui si parlava nei salotti e tra gli intellettuali e l'omeopatia diventava quasi una filosofia con molti tratti in comune con il vitalismo, corrente di pensiero molto diffusa in quegli anni e che voleva la vita come un insieme di energie e flussi vitali che contribuivano allo sviluppo degli esseri viventi. Non deve stupire, ciò che oggi ci sembra sciocco ed ingenuo era quello che avevano a disposizione i nostri avi, praticamente nulla, pochissime conoscenze, la medicina per prima...ed è proprio curioso come l'uomo che sfruttò la mancanza di medicine per sviluppare una teoria fallimentare morì proprio a causa di quella mancanza e senza utilizzare la medicina che aveva inventato. Una broncopolmonite lo fulminò quando quasi novantenne era ormai vittima di una giovane moglie ed improvvisati allievi che gli facevano girare la città in carrozza vestito sontuosamente per le visite a domicilio come un fenomeno da mostrare in pubblico. Si spense nella sua casa francese nel 1843.

Del suo sogno ottocentesco ed alchimista di curare le malattie con il nulla restano alcune aziende sparse per il mondo che per ovvi motivi commerciali tentano di riportare in auge un'idea preistorica e superata di "medicina". Sono proprio i motivi commerciali che mantengono viva l'omeopatia ai giorni nostri. Analizzandola con metodo scientifico o con semplice rigore logico non vi dovrebbe essere spazio per una pratica che sostiene di curare le malattie con il nulla ma spesso gli interessi economici prevalgono su quelli della ragione.
A livello scientifico la figura di Hahnemann è ricordata come quella di un pioniere della medicina in un'epoca nella quale curare una persona era quasi una magia sovrannaturale, un personaggio per libri di storia quindi e non per niente i libri di medicina, oggi, non parlano più di lui.

Alla prossima.

24 commenti:

  1. “per "espellere" il male bisognava "buttarlo fuori" “
    ! una febbre, una reazione cutanea o la tosse, erano solo sintomi del male che "veniva in superficie" “
    Ma allora non è solo il padre dell'omeopatia: quando il paziente inizia a peggiorare per la terapia farlocca, ecco che il guru sentenzia che quella reazione testimonia la bontà del rimedio, perchè il corpo comincia a “disintossicarsi”.

    Di un caso del genere ne hai parlato anche tu qui sul blog; se non ricordo male si trattava di una ragazza diabetica finita nelle mani di una pazza.

    Insomma Hahnemann è un vero precursore della fuffa alternativa in campo medico!

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  2. una febbre, una reazione cutanea o la tosse, erano solo sintomi del male che "veniva in superficie

    Era una convinzione che derivava dall'assenza di conoscenza dei meccanismi della malattia. Infatti, come hai detto, è uno dei cavalli di battaglia di chi si propone di curare la salute degli altri senza sapere niente di medicina. L'ignoranza uccide.

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  3. Molte volte mi chiedo se chi utilizza l'omeopatia queste cose le sappia...

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  4. Il mio contributo:-)

    > bastava diluirle il più possibile per renderle inoffensive, davanti all'obiezione di alcuni suoi colleghi che gli fecero notare l'assenza

    Dopo "inoffensive" sarebbe meglio un punto e virgola.

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  5. Mi incuriosiscono i processi mentali che portano un Magnetti, un Bellavite, ma anche altri medici che hanno calcato per anni il terreno della scienza moderna e del metodo scientifico a virare verso il miracolistico, il paranormale medico (ovviamente presupponendo in tutti la buona fede)

    Credo dipenda da una forma mentis, da una predisposizione in nuce che preesiste al percorso formativo. Diversamente certe “idee creative” non me le spiego.

    Mi sembrerebbe esagerata (anche se in alcuni casi appropriata) l'alternativa suggerita da quella battuta che lessi da qualche parte sul web: se uno stupido entra all'università, avremo un laureato stupido.

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  6. Credo dipenda da una forma mentis

    Sì, ci ho pensato spesso anche io.
    Non mi sono dato una risposta, presupponendo la buona fede credo anche io che sia una forma mentis ma questo non spiega la mancanza di onestà intellettuale di moltissimi omeopati che restano fermi nelle loro posizioni nonostante tutto.
    Cioè, non dico che domani non si possano scoprire nuovi fenomeni fisici o chimici ma finché questi non esistono qualsiasi scienziato degno di questo nome non dovrebbe parlare di scienza o medicina ma al massimo di ipotesi (o si tratterebbe di fede, dogmi). Purtroppo sono rarissimi gli omeopati che ammettono l'inconsistenza delle teorie omeopatiche e questo non mi fa pensare bene a proposito della loro correttezza.

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  7. Articolo molto interessante e da storico non posso che ammirare questi tuoi excursus nel passato. Un dubbio che mi assale, però. Nel definire il principio che il simile cura il simile Hahnemann ha seguito, in modo errato per carità, una osservazione empirica. Non mi è chiaro però su che base ha posto il principio della succussione. Già il passaggio alla diluizione perde di senso logico, nel senso che se un prodotto che mi provoca sintomi simili alla malattia me li cura allora non è detto che se lo diluisco al punto da non provocarmi i sintomi me la curi uguale. Quindi lui parte da una osservazione empirica ma, perlomeno per quello che ho letto qua, poi prosegue con considerazioni del tutto arbitrarie. So che cercare della "logica" nel fondatore dell'omeopatia è un pò un onanismo psicologico, ma ho le mie piccole fissazioni.

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  8. >Hahnemann ha seguito, in modo errato per carità, una osservazione empirica.

    Mah, a me non sembra proprio, l'osservazione del fenomeno febbrile dovuto all'assunzione del chinino può essere interpretato per quello che è in realtà, ovvero la tossicità del composto a dosaggi elevati. Quella di Hahnemann in realtà è una osservazione del tutto soggettiva.

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  9. Quindi lui parte da una osservazione empirica ma, perlomeno per quello che ho letto qua, poi prosegue con considerazioni del tutto arbitrarie.

    Praticamente tutta la teoria omeopatica è arbitraria. La febbre da chinino non è un fatto osservato casualmente ma un effetto oggettivo trasformato soggettivamente. Un po' come un Simoncini "scopre" con sorpresa che i tumori sono spesso bianchi e quindi la causa è qualcosa di bianco (la candida). Non è empirismo è ignoranza (per Hahnemann giustificata dai tempi).
    La diluizione poi doveva risolvere la tossicità delle varie sostanze "curative", la succussione doveva risolvere l'assenza della sostanza (se non c'è nulla come agisce? Si attiva scuotendo il flacone).
    Anche il proving (oggi si chiama così la scelta di ogni rimedio per una determinata patologia) è una soluzione arbitraria. Se il caffè omeopatico provoca starnuti, quello sarà il rimedio per gli starnuti. Il problema è che il caffè può fare starnutire me ma a te potrebbe far tossire e ad un altro potrebbe causare prurito.

    Il problema principale della teoria omeopatica quindi è che il suo inventore teorizzò tutto in base ad un'esperienza personale, sviluppando il resto della teoria arbitrariamente. Come dire, una teoria campata del tutto in aria.
    Ma può succedere di scoprire casualmente un meccanismo sconosciuto, solo che le scoperte successive e le prove che sono arrivate con il tempo hanno smentito nuovamente quelle ipotesi.
    A questo punto sull'omeopatia dovrebbe calare un velo.
    Ma questo non succede. Testarda apertura mentale eccessiva o interesse?
    A me la risposta sembra chiara.

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  10. La successione nasce perché i bottiglioni di rimedi venivano trasportati coi cavalli nelle carrozze, e si pensava che le scosse che subivano durante il trasporto energizzasse i rimedi.
    La mia fonte è il libro di Ernst "aghi pozioni e massaggi".

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  11. @Salvo e Grezzo:
    Non metto in dubbio che la sua conclusione sullo stato febbrile fosse arbitraria. Il punto è che parte giustificando qualcosa con un osservazione e poi "puff" va a caxxo. Lo trovavo curioso.

    @Mrexclusive: ecco, questa è un'ipotesi interessante. ;)

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  12. Io però non me la sento di condannare uomini di quei tempi in cui, ricordiamo, il metodo scientifico non era patrimonio di tutti. Col senno del poi è facile giudicare ma ai tempi una simile idea poteva starci. Del resto era meno peggio del mesmerismo. Quello che è grave e che oggi si creda spesso acriticamente a queste cose.

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  13. Solo un appunto.
    C'è qualcosa che non va nelle date:
    nato nel 1775, morto nel 1843 (68 anni). Ma definito "ottantenne" nell'articolo.

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  14. Ma definito "ottantenne" nell'articolo.

    Erano 80 anni diluiti.
    Nono, ho sbagliato, la data di nascita corretta è 1755 (secondo molte fonti), morì quindi a 88 anni. Ho corretto.

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  15. Erano 80 anni diluiti

    Sarebbe stato paradigmatico per lui. ;-)

    Volevo chiedere solo un appunto. Da quello che ho capito, l'omeopatia ha avuto un discreto successo durante la vita di Hahnemann, con un declino verso la fine della sua vita stante nuove scoperte e l'uscita dalle pratiche mediche. Poi "risorge" come idea commerciale. Ora mi chiedo:
    1) Quando?
    2) E' rimasta "silente" per decenni per poi essere "riscoperta"?
    3) Oppure una piccola quantità di "seguaci" l'ha mantenuta in vita?
    4) C'è stata una compagnia che specificatamente ha riportato in auge una pratica archiviata da tempo?
    5) In pratica, fra la morte di Hahnemann e Boiron, cosa ha fatto l'omeopatia?

    P.S. Sarebbe quasi un altro articolo. Mi può dare anche del pedante, se vuole. Sarà colpa del mio animo da storico che esce allo scoperto.

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  16. 1) Quando?

    Più o meno negli anni '50. L'omeopatia si ripropone come "medicina dolce" alternativa a quella "ufficiale" che in quegli anni iniziava ad esplodere e registrare successi eclatanti con gli antibiotici ed altre "diavolerie" che sembravano funzionare maledettamente. Come qualsiasi novità anche i progressi della medicina per qualcuno erano opera del diavolo e solo rivolgendosi ad una pratica "naturale" si potevano evitare le malefiche conseguenze della "medicina chimica". La contrapposizione tra omeopatia e medicina standard non fu un caso (non per niente uno dei fondatori della Boiron era un pubblicitario) ma il successo era ancora molto limitato (anche territorialmente, solo la Francia utilizzava in una certa quantità l'omeopatia).

    2) E' rimasta "silente" per decenni per poi essere "riscoperta"?

    No, non è mai "scomparsa" del tutto. Ha vissuto alti e bassi, si è riciclata, riproposta. Negli anni '60-70 era la medicina per i "naturisti", i figli dei fiori, le persone "a contatto con la natura" ma restava il fatto che non riusciva a curare nessuna malattia "vera".
    Quando ha capito che non potendo competere con i risultati della medicina non restava altro che proporsi come "complemento" della medicina si è "ritrasformata" e così vive fino ad oggi.

    4) C'è stata una compagnia che specificatamente ha riportato in auge una pratica archiviata da tempo?

    Nel senso di azienda?
    Sicuramente la Boiron ha saputo cogliere al volo le potenzialità commerciali dell'omeopatia. In Francia c'è un discreto seguito (per ovvi motivi, è la sede dell'azienda) ma in tutte le altre nazioni i "seguaci" sono davvero pochissimi (nonostante i proclami pubblicitari comprensibili delle industrie), in Italia il mercato omeopatico è lo 0,1% di quello totale, non esistono farmacie solo omeopatiche ed i medici che praticano solo omeopatia si contano sulla punta delle dita.
    Si tratta sempre quindi di un mercato di nicchia che non può espandersi più di tanto (ed è in calo).

    5) In pratica, fra la morte di Hahnemann e Boiron, cosa ha fatto l'omeopatia?

    Ha provato ad inserirsi nel mondo scientifico (in parte riuscendoci) e con abili stratagemmi commerciali si è insinuata nella percezione popolare come una "normale" forma di medicina "dolce e naturale". La stessa confusione che regna in questo campo (basta chiedere in giro cos'è l'omeopatia e pochissimi risponderanno in maniera corretta) è un mezzo di diffusione.
    Per quanto mi riguarda l'industria omeopatia è come l'industria dolciaria, non è che abbia rivoluzionato la medicina o la scienza ma soddisfa una richiesta, modesta ma esistente.

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  17. @dani
    "Io però non me la sento di condannare uomini di quei tempi in cui, ricordiamo, il metodo scientifico non era patrimonio di tutti."

    uomini di quei tempi no, l'uomo in questione però sì. perchè se a quei tempi il metodo scientifico non era patrimonio di tutti, lo era però degli studiosi in campo scientifico. tra cui figurano medici e chimici. e hahnemann era entrimbi, o quanto meno aveva studiato approfonditamente entrambe le discipline.

    è vero che all'epoca i medici in gran parte erano più "filosofi" che scienziati, e così gli alchimisti. ma lui non era un alchimista, era un chimico. cose fosse il metodo scientifico si presume lo sapesse bene.

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  18. @Stefano:
    Mi incuriosiscono i processi mentali che portano [...] a virare verso il miracolistico, il paranormale medico (ovviamente presupponendo in tutti la buona fede)

    Credo dipenda da una forma mentis, da una predisposizione in nuce che preesiste al percorso formativo.
    [...]
    se uno stupido entra all'università, avremo un laureato stupido.


    Io mi sono fatto l'idea che in molti casi (parlando di chi è in buona fede) esista una combinazione dei due fattori.

    Lavorando in ambito universitario, ho visto laurearsi in un campo scientifico (anche se non medico) persone con gravi lacune.
    Per dirti, uno studente che si presenta a un esame col Power Balance (e l'ho visto!) io l'avrei bocciato dopo avergli chiesto perché lo portava e se sapeva come funzionava.
    Daccordo, non era l'argomento dell'esame, ma se ti fai infinocchiare dal Power Balance secondo me non sei in grado di lavorare in campo scientifico (purtroppo io non ho il potere di bocciatura).

    E ne ho viste di persone laurearsi seppure con gravi problemi di estremismo religioso pregressi.

    Ora mescola le due cose (stupidità e background culturale propenso a credere in miracoli/newage/oroscopi/fate), infilale in un sistema che ti permette di passare un esame scientifico anche se notoriamente credi nel Creazionismo o nel Power Balance o negli Elfi (dato che non sono argomenti pertinenti alla materia d'esame), e otterrai una laurea data a un imbecille.

    Io aggiungerei che alcune forme mentis, soprattutto quelle caratterizzate da problemi di estremismo religioso (e ti potrei citare aneddoti spassosi al riguardo), portano anche all'agire in malafede, al cherry-picking più o meno involontario di alcuni risultati, per esempio, perché il "credente", in senso talebano, tenderà sempre a difendere i suoi dogmi, religiosi o soprannaturali o pseudoscientifici.
    Come credere al potere della succussione o alla memoria dell'acqua, se hai frequentato gli ambienti sbagliati per anni.

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  19. ***
    uomini di quei tempi no, l'uomo in questione però sì. perchè se a quei tempi il metodo scientifico non era patrimonio di tutti, lo era però degli studiosi in campo scientifico. tra cui figurano medici e chimici.
    ***

    esatto, basti pensare alla figura dell'abate Lazzaro Spallanzani.

    Spallanzani ha avviato lo studio della moderna fisiologia umana (specialmente sulla funzionalità dello stomaco e sull'importanza dell'acido cloridrico quale "attivatore" della digestione), ha dimostrato la teoria di Harvey sulla circolazione sanguigna sul preparato di rana osservando il passaggio dei globuli rossi dalle arteriole alle venule (Harvey l'aveva solo ipotizzata con una serie di osservazioni scientifiche e di costrutti "filosofici", ma non l'ha mai potuta dimostrare), ha scoperto, dimostrato e osservato tante altre cose: amico di Galvani e come si usava al tempo nemico di qualcun altro (Volta), era arrivato a "filosofeggiare" -nel senso etimologico del termine- sulla "corrente elettrica che muove i corpi", le prime idee sul potenziale d'azione...
    Solo per restare in ambito ginecologico, Spallanzani (osservando la fecondazione negli anfibi dove il maschio depone una spermatofora e la femmina provvede da se a inserirla nella via genitale) prova a fare altrettanto con la sua barboncina: nel 1780 esegue la prima fecondazione artificiale ottenendo tre cagnolini "perfettamente identici ai geitori e sani", solo 50 anni dopo erano già milioni i capi di bestiame nati da fecondazione assistita nell'uso zootecnico.

    Muore nel 1799 lasciando incompiute molte osservazioni e un'eredità scientifica e metodologica tutt'ora attuali.

    Tutto questo per dire che no: un uomo di scienza morto a quasi metà del 1800 poteva essere sopraffatto da ciò che non conosceva, ma non da errori di metodologia e di "etica" scientifica, le cui basi erano già gettate da anni (centinaia d'anni).

    Per spezzare una freccia a favore dei "filosofi": Spallanzani era un vero Filosofo, essendo lui laureato in Filosofia Naturale all'università di Padova, corso che per più di 300 anni era propedeutico all'iscrizione agli Studi della Schola Medica.

    Nel 1806 veniva spento il corso e istituita, su di esso, la Facoltà di Scienze Naturali.

    Tutta questa parentesi storica per riconfermare che un uomo di scienza del sette-ottocento, aveva tutte le basi logiche per avviare osservazioni che altri hanno saputo fare:

    da una parte uno sosteneva che il simile cura simile, dall'altra parte uno (Ramazzini) alla fine del 1600 osservava che alcune malattie erano vincolate a determinati lavori (infatti è il fondatore della medicina del lavoro) (e ancor prima Sua Maestà Anatomica -sic- Morgagni con l'uso del microscopio dimostrava che le patologie non erano "magie", ma avevano una base anatomica patologica...);

    da una parte uno (lo stesso) sosteneva che un farmaco più è diluito e più è potente, dall'altra parte un altro studiava la fisiologia dello stomaco e fecondava i mammiferi,

    ancora il solito potenziava l'acqua scuotendone la sua "energia", da un'altra parte si gettavano le basi per studiare la "corrente elettrica nervosa"...

    Questi altri, simile idee non le hanno avute: osservavano, provavano, verificavano.

    Facevano Scienza.

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  20. Credo di essere stato mal compreso. Ai tempi ovviamente c'erano tante persone che sapevano bene cosa era il metodo scientifico e lo applicavano bene.
    Mi piace anche pensare a Lavoisier, ad esempio, o a Benjamin Franklin. O per affinità scientifica a William Smith e James Hutton.
    Però ad esempio non dobbiamo dimenticare quanta resistenza queste persone trovavano. Tutti coloro che con scoperte pionieristiche disvelavano realtà che contrastavano con il sentire comune, i credi religiosi o pseudoreligiosi, avevano una forte resistenza. E c'erano davvero pochi strumenti per le persone comuni per distinguere la cavolata da una nuova scoperta.
    Io ripeto, se posta in QUEL contesto storico questa storia sarebbe semplicemente una idea sbagliata un po' paradossale che diede un poco di lustro a un personaggio ma poi subito finita; mi pare assai peggio la storia del mesmerismo, ma forse è solo una mia idea. E' ovvio che un chimico dei tempi AVREBBE dovuto capire che era una tavanata, ma del resto anche ai tempi c'erano i più bravi e capaci e i meno bravi.
    Quello che è sconvolgente è che questo "meme" sia sopravvissuto. Questo meme in effetti credo abbia un indubbio aspetto seduttivo. Il meme "omeopatia" si diffonde e prospera ancora oggi nei confronti di persone di cultura scientifica, contro ogni logica. Bisogna seriamente chiedersi perchè, e il motivo non può essere ristretto alla cultura antiscientifica e alla pubblicità della Boiron. C'è una seduttività nel messaggio che porta molto particolare, che è necessario comprendere se davvero lo si vuole disinnescare.

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  21. Grazie Mario, questo è un blog necessario! continua così!

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