venerdì 24 dicembre 2010

Miracolo di Natale ed anche di qualche mese prima

Quando una normale giornata di lavoro diventa qualcosa che ricorderai tutta la vita.
In questa occasione voglio parlarvi di un fatto assolutamente incredibile, quelli che si chiamano "miracoli" e che lasciano stupefatto chi ne viene a conoscenza.
L'evento è particolare, tanto ed ancor di più perchè mi riguarda personalmente. Quando lo ricordo o ne parlo, ancora oggi mi vengono i brividi, tra noi medici si usa dire "ho perso 10 anni della mia vita in 10 minuti", forse è vero, perchè è talmente tanto lo stress che quando tutto è finito sembri uscito fuori da sotto un treno in corsa. Il tempo si dilata, i minuti diventano ore e tutto ciò che accade attorno a te non lo ricordi nemmeno.
Il momento per raccontarlo è proprio questo, riesco a farlo un po' più freddamente rispetto a pochi mesi fa e si collega ad una notizia giornalistica di un avvenimento simile accaduto negli Stati Uniti, proprio nel periodo di Natale dello scorso anno.
Quello che è successo a me ed a chi era con me avvenne pochi mesi prima di Natale ed in Italia.
Nel caso americano una donna si accingeva a partorire e mentre tutto procedeva normalmente fu colpita da un arresto cardiaco. L'intervento medico immediato risolse tutto, davvero miracolosamente vista la gravità e la rarità e l'assoluta imprevedibilità del caso.
Ne parlarono anche i giornali e quando lessi la notizia riprovai i brividi di quella notte, avevo vissuto esattamente la stessa cosa.

Probabilmente i miei colleghi ginecologi rimarranno allibiti, non mi invidieranno per l'esperienza vissuta e nemmeno io auguro loro di viverla.

Una notte di turno in un reparto di ostetricia non ha regole fisse: può passare assolutamente tranquilla senza alzarsi un attimo dalla sedia, può trascorrere in "ordinaria amministrazione" con un paio di parti (sempre lavoro è, ma abbastanza tranquillo), può essere pesante, con donne che partoriscono, altre che hanno problemi, urgenze più o meno gravi. Poi c'è sempre il pericolo del dramma e quando questo succede, chissà perchè, avviene sempre all'improvviso, in turni tranquilli, senza avvisaglie, quando meno te lo aspetti (...e qualcuno dice...sempre di notte).
Racconterò le cose come mi vengono, di getto, così forse riuscirò a rendere (fino ad un certo punto) l'angoscia provata in quei momenti.

Quella notte infatti successe qualcosa di assolutamente incredibile.

Montavo per il turno di notte ed era presente in reparto una donna prossima al parto. Aveva già subìto un taglio cesareo quattro anni prima e sebbene questa condizione (il precedente taglio cesareo) aumenti molto lievemente i rischi in un eventuale successivo parto spontaneo, le cose procedevano normalmente.
Il travaglio si svolgeva un po' lentamente ma questo può essere normale. La paziente era continuamente sorvegliata dall'ostetrica di turno che saltuariamente mi aggiornava sulla situazione, il bambino stava bene e tutto continuava come è normale.
Attorno alle due di notte l'ostetrica mi chiama. La donna è arrivata a "dilatazione completa" cioè è pronta per partorire ma nonostante "spinga" (le "spinte" della madre aiutano, anzi sono fondamentali per il parto, facendo discendere il feto fino alla sua nascita) il feto non progredisce rapidamente rendendo tutto più lento.
Devo prendere una decisione.
In questi casi, arrivati al momento del parto, se nonostante le contrazioni dell'utero e le spinte materne il bimbo non nasce si può decidere di effettuare un taglio cesareo. Il feto non nasce per vie "naturali" e lo si estrae dall'addome, con un intervento chirurgico.
Fortunatamente il benessere fetale era pieno, non vi era alcuna sofferenza e questo mi permetteva di prendere il tempo necessario per vedere se c'era possibilità di evitare l'intervento.
Chiedo allora all'ostetrica di portare la signora in sala parto: avremmo potuto agire meglio, gestire meglio anche le spinte ed al limite "aiutare" il feto in qualche modo.
In effetti in sala parto nonostante la donna non collaborasse particolarmente (era stanca e scoraggiata) la testa fetale scende bene fino ad essere visibile anche dall'esterno (evito termini medici per spiegarmi meglio).
Il marito era presente in sala parto e sosteneva la moglie.

Non posso fare altro che incoraggiare la signora, invitarla a sforzarsi di più e provare ancora per un po', il feto stava benissimo e questo mi tranquillizzava.
Dopo pochi secondi l'imprevisto più incredibile che ho incontrato nella mia carriera.

Durante una spinta la signora inarca la schiena (era sdraiata), lancia un urlo strozzato e si accascia sul lettino.
La guardo ed ha gli occhi chiusi, penso subito ad un momento di stanchezza anche ad una crisi nervosa (in sala parto si vede anche questo) la chiamo...non mi risponde, le sollevo le palpebre e mi rendo conto che ha perso conoscenza, per un attimo rifletto e subito chiedo di chiamare l'anestesista di turno mentre cerco di rendermi conto di cosa possa essere successo (perdere i sensi in sala parto non è un avvenimento "abituale").
A quel punto per sicurezza chiedo a tutto il personale presente di attivarsi per preparare un taglio cesareo d'urgenza.
Mentre chiamo il mio collega reperibile per avvertirlo dell'urgenza l'ostetrica urla qualcosa "non c'è più battito! Non ha battito!"...non so cosa mi sia passato per la testa in quel momento, corro verso la signora e cerco di avvertire il suo battito cardiaco.
Era in arresto.
La donna senza alcun motivo apparente (in quel momento) aveva avuto un arresto cardiaco.
Il dramma nel dramma era che il suo bambino non era ancora nato...
Chiedo all'ostetrica di cercare il battito cardiaco del feto, c'era ma aveva una frequenza bassissima, segno evidente di sofferenza: senza una circolazione materna il bambino aveva pochi minuti di vita.
Urlo di preparare tutto che avremmo operato la signora, di chiamare tutti, chiunque, in sala parto il caos, tutti correvano a destra e sinistra, ognuno con un compito preciso. Richiamo il mio collega farfugliandogli qualcosa ed urlandogli di correre...


Di quei momenti ricordo qualche secondo e mi rivedo allibito a pensare cosa fare: salvare la mamma o il bambino? Come non perdere tempo? In quei momenti non agisci pensando a quello che fai ma per istinto, che è certamente guidato dall'esperienza e da quello che sai, ma può essere anche pericoloso: decisioni veloci dovrebbero prevedere una pausa di riflessione ma come fai a "riflettere" quando sai di avere pochi secondi, letteralmente, per salvare due vite, contemporaneamente?
Da quello che racconto sembrano passate decine di minuti, invece tutto si è verificato in pochi secondi. I miei ricordi hanno dei buchi, alcuni momenti non li ricordo bene e sarà poi l'ostetrica a ricordarmi cosa dicevo e facevo.
Mi butto sulla signora che era ancora stesa sul lettino e comincio un massaggio cardiaco. Uno, due tentativi e controllo il suo battito, niente...ancora un tentativo, cerco di mantenere attiva la circolazione, per la donna e per il bambino che ancora deve nascere e nel frattempo arriva l'anestesista rianimatore.
Il mio collega arriva senza nemmeno sospettare l'accaduto. Quando chiami un anestesista in sala parto in genere si tratta di "routine" o "urgenze" relativamente meno importanti, quelle serie le tratti in sala operatoria, non dove si partorisce.
L'anestesista mi trova sopra il letto da parto mentre effettuo il massaggio cardiaco anche lui si rende conto che sta accadendo qualcosa di assolutamente assurdo, noto nel suo sguardo un disorientamento nel vedere il collega ostetrico mentre massaggia la paziente, mi chiede "ma cos'è successo!?" io ricordo di avergli risposto "non lo so...è in arresto, non lo so...".

Subito dopo un sussulto, mentre lui prepara il necessario per la rianimazione il cuore riprende a battere, lentamente ma riprende, poi più velocemente. L'anestesista "vèntila" la signora, cioè la fa respirare forzatamente con uno strumento particolare (si chiama "pallone ambu") io, accertatomi che in sala parto lasciavo la signora nelle mani del collega, penso all'intervento di urgenza. In quel momento non ero nemmeno sicuro che il nascituro fosse ancora vivo, a dire la verità ci speravo ma non ci credevo.
L'ostetrica (dopo settimane dal fatto) mi ha raccontato che mentre effettuavo il massaggio cardiaco ero pallido ed alla fine di ogni massaggio muovevo la testa in un "no" che non faceva ben sperare.

Corro in sala operatoria, nel frattempo tutto era pronto. Poco prima di entrare in sala il povero marito che era più sconvolto di me mi chiede "...dottore mia moglie..., mia moglie è viva?", io risposi "non lo so...non lo so..." e se ci penso stringo i denti per l'assurda situazione. Non lo sapevo davvero, non sapevo nemmeno se il mio intervento fosse riuscito a salvare la donna ed il bambino o solo uno dei due...non lo sapevo, non sapevo nemmeno cosa sarebbe successo nei minuti successivi.

Entro in sala operatoria, infermieri ed ostetrica (una delle più giovani del reparto, in quell'occasione è stata eccezionale) corrono con la barella e portano la signora in sala mentre l'anestesista continua con la ventilazione forzata.
Mi hanno raccontato che tutte le donne ricoverate in reparto erano fuori dalle stanze perchè avevano capito dal caos che qualcosa fosse andata storta, io non ricordo di aver notato qualcuno, ero assolutamente preso dall'evento.
La sala operatoria era quasi pronta, ognuno aveva fatto quello che doveva fare, perfettamente, nulla era andato storto (si fa per dire...), mi prendo cinque secondi (5) per provare a riassumere quello che stava succedendo, chiedo nel frattempo di chiamare il primario e preparare tutto per una trasfusione di sangue.
La signora è pronta sul lettino operatorio, il battito cardiaco è regolare, l'ostetrica cerca il battito fetale: c'è.
Il bambino è ancora vivo ma sta soffrendo. Il feto è molto più resistente di noi adulti alle "ipossie", cioè alla mancanza di ossigeno ma certo lì c'è da far prestissimo.
Tutto è pronto, evito di perdere troppo tempo nella pulizia delle mani, è l'ultima cosa alla quale penso, chiedo il permesso all'anestesista (nel frattempo anche l'equipe anestesiologica era stata completata dal primario di anestesia) che mi dà l'ok ed inizio.
Solo a quel punto, dopo aver raggiunto l'utero pochi secondi dopo, mi rendo conto di quello che è successo.
Rottura d'utero.
La rottura dell'utero è una complicanza rarissima ma molto pericolosa che può risultare anche letale. E' una delle urgenze più gravi in ostetricia. E' definita come complicanza devastante per la sua gravità.
Probabilmente durante una spinta, la cicatrice del vecchio cesareo fatto dalla paziente qualche anno prima si è rotta, aperta, la signora ha provato per questo un forte dolore (è definito "a pugnale" per le sue caratteristiche) che ha provocato un riflesso (si chiama "stimolo vagale") che ha provocato un arresto cardiaco.
Un insieme di eventi incredibili, rarissimi, imprevedibili ed assolutamente gravi.
In realtà guardando la lesione sembrava probabile che l'utero fosse già "aperto" da tempo sul punto del precedente taglio cesareo, in questo caso si chiama "deiscenza", non è cioè una rottura "casuale" ma è proprio sulla cicatrice del precedente cesareo. Non era una "rottura" recente, tanto che i margini della lesione erano praticamente cicatrizzati. Presumo che la signora abbia trascorso buona parte della sua gravidanza con quel problema senza nemmeno accorgersene.
L'arresto cardiaco in gravidanza è un'evenienza molto rara, stimata con una frequenza di un caso ogni 30.000 gravidanze. L'arresto in fase espulsiva del parto è un evento più unico che raro, ne sono descritti solo pochi casi al mondo. L'estrazione di un feto in corso di arresto cardiaco materno, deve avvenire (con taglio cesareo) entro 4 minuti dall'arresto o si rischiano danni cerebrali gravissimi fino alla morte se non si riesce entro 6 minuti a far nascere il bambino.
Dall'incisione della cute all'estrazione del bambino sono passati 31 secondi. Non ho potuto nemmeno migliorare me stesso, il mio record di estrazione in cesareo è di 23 secondi ma in questo caso ho perso qualche secondo nei miei continui sguardi all'anestesista che mi aggiornava sulla situazione della donna.

Conservo ancora la copia del foglio del registro operatorio di quella notte...e chi se la dimentica.


Il bambino, estratto, comincia a piangere.
La pediatra lo visita mentre noi ginecologi proseguiamo nell'intervento. Chiedo ai pediatri velocemente come vanno le cose, uno di loro alza il pollice verso l'alto come per dire "tutto ok"...
Un utero rotto (praticamente "spaccato in due") ha poche possibilità di essere salvato, così siamo costretti a procedere ad un'isterectomia, cioè all'asportazione dell'utero che se lasciato in sede avrebbe potuto provocare gravi emorragie.
Arriva anche il primario che partecipa all'intervento, io mi stacco.
Mi siedo e metto la testa tra le mani più dalla stanchezza che dalla disperazione.

L'intervento finisce.
La paziente alla fine viene ricoverata in rianimazione in prognosi riservata, un'anemia importante richiede una trasfusione di sangue e la perdo di vista. So che sta meglio e nei giorni successivi migliora, fino alla sua dimissione in buone condizioni. Anche il bambino è in buona salute.

Dopo un mese incontro la signora per la visita di controllo. Non ha più il suo utero ma è viva, in ottime condizioni. Suo figlio è vivo e vegeto, sta bene e cresce benissimo.
La prima volta che la incontro la abbraccio, molto emozionato e lei forse lo è più di me anche se non sembra rendersi conto di cosa sia successo quella notte. Glielo chiedo anche: "ma si è resa conto di cosa è successo?". Mi risponde di e niente altro, forse non vuole ricordare, non approfondisco.
Il marito ringrazia continuamente ma anche lui non va oltre, non chiede e non ne parla.

Io ne parlo ogni tanto con i miei colleghi che ricordano l'episodio, con le ostetriche per fare un esempio di ciò che vuol dire "sapere cosa fare", ne parlo anche con l'ostetrica presente quella notte, ci ridiamo anche su ricordando il mio viso pallido ed io dicendole che lei aveva il cappellino chirurgico tutto storto da quanto fosse sconvolta.
Ci sono anche i colleghi che non ci credono, "dai, stai scherzando" rendendo ancora più surreale quanto accaduto e quelli che fanno i "superiori", quelli che ti dicono "sì ma tu potevi...tu dovevi..." senza rendersi conto che al mio posto avrebbero avuto bisogno di tanti santi in paradiso, quanti ne abbiamo avuti io e la signora, perchè in questi casi, fatti di secondi e decisioni in un attimo, deve aiutarti anche la fortuna ed il caso che tu speri sia dalla tua parte. Io l'ostetrica che era con me quella notte, la guardo con ammirazione ed orgoglio perchè è una ragazza di 24 anni che ha fatto qualcosa di eccezionale, molto più grande di lei.

La mattina era già inoltrata, ero abbastanza distrutto ed andai a casa buttandomi a letto.
Dal giorno dopo tutto è tornato normale, come se nulla fosse successo.
E' stato forse l'episodio più drammatico che ho vissuto professionalmente.

Questa storia la porterò per sempre con me ma so anche che storie come queste accadono ogni giorno negli ospedali di tutto il mondo. I medici tanto criticati perchè...perchè? Non lo so nemmeno io...fanno un lavoro duro, carico di responsabilità, passibile anche di errori, certamente, e questo è dovuto al loro essere uomini, fallibili ma responsabili anche di risultati eccezionali, miracolosi, atti a volte eroici. Questo non fa notizia ma basterebbe ascoltare qualcuna di queste esperienze che noi medici portiamo dentro di noi.
Per due vite salvate quella notte nessuno di noi ha preso complimenti, premi, aumenti di stipendio o pacche sulle spalle, è ordinaria amministrazione, la vita che ho scelto.
Nei giornali non leggerete mai queste storie che accadono quotidianamente, leggerete solo quello che fa scandalo, audience.
Chiedete ad un anestesista quante volte ha fatto riprendere il cuore di una persona fino a quel momento in perfetta salute che improvvisamente viene lasciato "a piedi" dal suo organo battente...
Ha letteralmente compiuto un miracolo, lo ha rianimato, eppure probabilmente quel paziente non lo saprà mai.
Accade tutti i giorni.

Chi insulta la classe medica per principio dovrebbe pensare per un attimo che la grande massa dei medici è rappresentata da lavoratori onesti e preparati, da gente che passa notti insonni e prende in carico situazioni incredibili, che cura, rasserena, parla e solleva che è spesso sovraccaricata di lavoro e stress. I freddi burocrati immaginati da qualcuno sono fantasmi creati ad arte per screditare un'intera classe di persone per bene e non lo dico per me ma per tutti quelli che questa professione l'hanno amata prima di me trascurando famiglia, svaghi e passatempi.
Le storie di "big pharma" e dei complotti se esistono riguardano qualche disonesto e non certo le migliaia di professionisti che sorvegliano la salute di tutti noi e se proprio esistesse un complotto le prime vittime sarebbero proprio i medici che curerebbero convinti di dare il meglio.

Io mi auguro di non dover più pagare il mio prezzo con il dovere in questo modo perchè è stata dura e poteva finire in tutt'altro modo e sicuramente non me la sarei perdonata.
Raramente si esaminano i problemi di coscienza di un medico, le sue ansie, le preoccupazioni e gli stress, non si parla mai degli atti quotidiani di vero e proprio eroismo e colgo l'occasione per ricordare le migliaia di medici che hanno passato la vita a risolvere le sofferenze ed a sopportare il dolore, gente che ha avuto nelle mani la vita del prossimo e l'ha trattata con rispetto e coscienza. Molti di loro se ne sono andati senza nemmeno un grazie da parte di chi hanno salvato ma probabilmente nemmeno si aspettavano un ringraziamento perchè quello che hanno fatto era l'essenza stessa del duro mestiere che li aspettava.

Auguro a quella donna ed a quel bimbo una vita serena.
A tutti voi buone, rilassanti e luminose feste e ne approfitto per ringraziare tutti degli auguri inviati via mail.

Alla prossima.

domenica 19 dicembre 2010

Effimeri

Questo post non parla di medicine alternative o di truffe, racconta di qualcosa che da piccolo mi colpì profondamente. Che c'entra col blog vi chiedete? C'entra, nel blog scrivo quello che mi va e sono in vena di riflessioni (non so quanto intime o provocate dai troppi turni di notte).
Da piccolo ero appassionato di tutto ciò che vedevo, nel senso più stretto. Non sono mai stato un campione in matematica o in fisica, per ironia della sorte (alla luce di quello che scrivo in questo blog), mi attiravano le cose che accendevano la mia curiosità o che liberavano la fantasia, non quelle che richiedevano troppo razionalismo (e questo poi ho notato che è comune a molti scettici e razionalisti, forse una disillusione maturata con l'età).
Divoravo documentari ed enciclopedie, guardavo soprattutto le figure e da quelle capivo tutto. Non amavo lunghe divagazioni su teoremi e problemi pieni di calcoli, preferivo partire da una figura, un'immagine e da quella afferravo tutto il senso delle cose.
Non per niente se ero un discreto studente di materie come matematica, fisica o storia, ero un campione in geografia astronomica, biologia e scienze naturali.
 E per lo stesso motivo ero attirato dai misteri: gli alieni, lo Yeti, la telepatia, erano argomenti che facevano scoccare la scintilla dell'irresistibilmente attraente, io dovevo capire se quegli esseri o quei misteri fossero leggende o verità e non immaginate nemmeno la delusione quando scoprìi che il mostro di Lochness era una burla preparata ad arte. Sono cresciuto a pane e "Il mondo di Quark" (capirete quindi l'onore provato ad incontrare Piero Angela e dirgli "grazie").

Spesso non avevo bisogno di studiare più di tanto, sapevo già, per quanto avevo letto sugli animali, sull'astronomia e sulla medicina. I libri che i miei compagni di scuola sfogliavano svogliatamente per fare i compiti io già li conoscevo a memoria perchè letti e riletti interamente in pochi giorni.
Anche all'università molte materie le "trovavo già pronte" perchè per favorire il sonno la sera, non leggevo romanzi o avventure ma il libro di anatomia, quello di fisiologia o quello di clinica medica. Mi piaceva scoprire come funzionano le cose, i meccanismi. Ero molto curioso e non mi annoiavo affatto. I miei regali preferiti, soprattutto nei primi anni di università erano i libri di medicina.
Un giorno tra una pagina sui mammiferi e l'altra sugli squali, mi imbatto su uno strano insetto.

L'Effimera.

E' un insetto che inizia la sua vita come larva acquatica.  Appartiene all'ordine degli efemenotteri e vive per anni in acqua.
Poi diventa adulta.

Ha due ali, un piccolo corpo e due lunghe appendici alla fine del tronco. Gli individui adulti sono lunghi poco più di un centimetro. La storia dell'effimera mi fece riflettere tantissimo.

Questo insetto appena adulto esce fuori dall'acqua e cerca subito un altro individuo per accoppiarsi. Compie un volo nuziale in mezzo ad altri suoi simili, trova la sua compagna, si accoppia e muore. La sua vita dura poche ore, una o due, raramente arriva ad un giorno di vita.
Tanto flebile la sua permanenza sulla terra che non ha nemmeno una bocca per nutrirsi, non gli servirebbe.
Da bambino questa storia mi colpì profondamente, pensai e ripensai alla sua strana vita tante volte e sono rimasto colpito dal fatto che anche mio figlio, quando gliene ho parlato ne sia rimasto tanto affascinato da raccontarla a tutti i suoi compagnetti di classe (ha 6 anni) che però si voltano indifferenti tra un Gormita e Ben Ten (chi ha bambini piccoli accanto sa di cosa parlo). Anche io in fondo la sto raccontando ai miei compagni di blog e spero che almeno loro, visto il target dei lettori, non siano impegnati con un Gormita.

Spicca il volo, si accoppia e muore.

Che vita poteva essere quella di un essere vivente che "diventa grande", fa un giro e poi termina la sua esistenza?
Non ha altre possibilità, non può allungare di qualche giorno o almeno qualche ora la sua vita, muore, senza altra possibilità.
Non può sorvolare i prati che vede nè può provare a gustare del cibo. Non vedrà mai i suoi figli nè potrà concedersi un affetto o una lotta per l'accoppiamento. Non ha nemmeno il tempo di provare la paura per un predatore, di correre o fermarsi, di scegliere se andare a destra o sinistra, si alza in volo, si accoppia e muore, non esiste più.

Qual è la sua funzione? Probabilmente quella di componente della catena alimentare: cibo per pesci. Esiste per questo.
Dal suo punto di vista la vita non esiste, è un'illusione, non ha nemmeno la possibilità di avere quelli che noi chiamiamo "ricordi", non può essere nostalgica, vista la brevità del suo passaggio terrestre. Non vive in fondo, fa un volo e muore, basta.

Ecco.

Se provassimo per un giorno a sentirci delle Effimere, probabilmente non ci importerebbe del nostro collega che rompe le scatole e forse guarderemmo con occhi diversi chi abbiamo vicino.
Forse non malediremmo quell'idiota che ci taglia la strada nè la nostra testa esploderebbe per l'ennesima tassa da pagare che abbiamo trovato tra la posta, anzi, non avremmo tasse da pagare nè patenti da prendere, in poche ore di vita l'unica cosa che puoi fare è goderti ogni millesimo di secondo della tua esistenza.

Se solo pensassimo da Effimera così che tra qualche ora, nemmeno il tempo di esserci svegliati, la nostra vita si esaurirebbe, forse ci rivolgeremmo diversamente al nostro compagno/a, gli occhi di nostro figlio ci sembrerebbero più belli del solito e la voce di nostro padre, di nostra madre, amica, vicino...tutte le voci ci sembrerebbero più belle, musicali. Probabilmente non ci importerebbe altro se non goderci ogni piccolo secondo, ogni attimo.
Potremmo addirittura non lamentarci se stiamo male, se soffriamo: in fondo se è così è perchè siamo vivi.
Forse non avremmo nemmeno il tempo di rimpiangere il passato o rimuginare per il futuro, quale passato e quale futuro? Non esisterebbero.
Penseremmo solo al presente.
A quell'attimo che ci sta sfuggendo.
E sarebbe vivere peggio? Forse meno, ma peggio?
Sarebbe così terribile?

Sarebbe solo effimero, come sono alla fine, inevitabilmente, tutte le vite di questo pianeta.
Questa non è una considerazione triste e spero che nessuno trovi questo post "noir" c'è da essere allegri, noi solo in un anno viviamo più di 365 Effimere, a 40 anni abbiamo vissuto più di 14600 Effimere che se le mettessimo in fila formerebbero una coda di centinaia di metri, chiamala tristezza...cosa dovrebbero dire questi poveri insetti allora...
Proviamo quindi ogni tanto a pensare all'Effimera e poi a noi che ci perdiamo in tante sciocchezze.  Quando ci lamentiamo pensiamo che in quei minuti di sospiri già qualche Effimera è precipitata al suolo senza vita e godiamoci ogni piccola vita di Effimera che se ne va, sono tante ma non infinite.
Abbiamo anche più tempo di lei per farlo...


Alla prossima.

mercoledì 15 dicembre 2010

Quello che i ciarlatani non dicono… (I parte)

L'atteggiamento di certe persone mi ricorda quando da bambino, avrò avuto otto anni, mi regalarono una scatola di esperimenti chimici, una sorta di "piccolo chimico". Tra tutti i "giochi", quello che colpì per primo la mia curiosità, sempre alla ricerca di qualcosa di stupefacente e magico, fu un blocchetto di strisce di carta colorata. Sul blocchetto c'era scritto CARTINE TORNASOLE. La fretta, l'entusiasmo e la voglia di provare mi portarono a prendere una di quelle strisce colorate e lanciarla nel vuoto dal balcone, era una giornata nuvolosa ed ero sicuro che lanciare le cartine tornasole avrebbe fatto tornare il sereno, "torna sole"... c'era scritto così, mica avevo letto le istruzioni... non era colpa mia.
Quando non funzionò dopo aver lanciato una decina di strisce chiesi a mio padre: mi disse semplicemente di leggere il libretto di istruzioni, "prima di usare un oggetto devi sapere a cosa serve" mi suggerì.
Beh, la delusione nello scoprire che quelle strisce non avrebbero fatto tornare il sole ma servivano "solo" a misurare il pH di una sostanza fu cocente ma da quel giorno per non provare una solenne amarezza, prima di usare qualcosa evito di agire di fretta, devo capire come si usa.

Così quando il ciarlatano (che spesso si definisce "naturopata", suona meglio) di turno ci spiega la medicina ma dal SUO punto di vista, ci appare tutto più chiaro, tutto sembra funzionare a prima vista le cose sembrano quadrare.
Ma il ciarlatano quasi sempre non ha studiato quello che dice di conoscere, le sue teorie sono basate su nozioni già errate in partenza e non ha nessuna esperienza sul campo: parla senza titolo insomma.
In altri casi il ciarlatano è in malafede: sa di mentire e lo fa perché è il suo lavoro.
Poco importa quindi se il suo punto di vista è sbagliato (e non solo perché lo dicono i "sacri testi" ma anche perché nella realtà non vi è evidenza del suo ragionamento): il meccanismo che può scattare nella mente di chi ascolta (ed è impreparato) è lineare.
Mi rendo conto che non è facile il compito di illustrare la realtà, spezzare i sogni di chi crede nei miracoli e disilludere chi vola troppo con la fantasia ma in fondo non ho il compito di "portare sulla buona strada" qualcuno, quanto quello di informare, ne abbiamo pure discusso qualche giorno fa.

Ho detto più volte e ripeto che ho appreso tantissimo da quando ho messo on line questo blog.
Mi ha obbligato ad approfondire, a studiare di più, a non lasciarmi prendere dalla pigrizia intellettuale di accontentarmi di notizie confezionate, nozioni pronte da metabolizzare ed anche gli studi, l'università, i libri in fondo forniscono nozioni "pronte", la differenza la fa la verifica, la prova dei fatti. La voglia di conoscere mi ha spinto a documentarmi meglio su aspetti del mio mestiere che consideravo "chiusi" dal punto di vista dell'apprendimento.

Quando leggiamo una testimonianza di guarigione da parte di un ciarlatano spesso i fatti sembrano essere credibili. A prima vista sembra tutto plausibile. Ma si parla di affermazioni enormi: guarire da una malattia.
Prima di crederci informiamoci.

Leggere, cercare, studiare, approfondire, non fermarsi mai all'apparenza.
È vitale per sopravvivere intellettualmente, culturalmente e professionalmente.

Di vittorie sulla malattia ne vedo tante ogni giorno e tutte ringraziano il giorno in cui hanno incontrato i medici e si sono salvate dai ciarlatani. Le sconfitte? Purtroppo fanno parte della partita della vita.
Leggerete centinaia di storie di gente che descrive le tragedie più immani legate alla medicina e troverete raramente quelle della gente che ce l'ha fatta. È chiaro che quando subiamo un lutto il mondo ci crolla addosso e vediamo solo nero ma non possiamo espandere il nostro caso a tutta l'umanità, nello stesso modo in cui non possiamo sperare che tutta l'umanità sia felice quando uno solo di noi lo è.

Ogni caso di morte per malattia sarà ipertrofizzato per renderlo più drammatico possibile mentre ogni caso di vittoria diventerà routine. Come fare quindi a conoscere la verità? Come capire se noi esseri umani stiamo meglio o siamo vittime del nostro progresso? Oltre a guardarsi in giro, è fondamentale informarsi da fonti attendibili e non fermarsi alle apparenze.
L'espansione di teorie complottiste e di idee da ciarlatano ha tra le cause proprio questo, la scarsa voglia di informarsi seriamente, l'accontentarsi ed il ritenere sufficiente una pagina internet per ritenersi esperti di una materia. La cultura del motore di ricerca fa sempre più vittime proprio tra chi spegne il cervello e non solo in campo medico. È un'abitudine sempre più diffusa quella di fidarsi ad occhi chiusi di qualsiasi informazione senza controllarne la fonte o l'affidabilità. Lo fanno i responsabili dell'informazione, gli insegnanti, spesso anche i medici. Cercare su Google la risposta ad una domanda è comodo ma molto pericoloso. Lo hanno studiato anche in un'università di Chicago: i giovani cercano informazioni su un motore di ricerca e si fidano di quello che trovano senza approfondire la notizia.

Mi è capitato diverse volte di ricevere segnalazioni su pagine, studi, affermazioni apparentemente allarmanti o che rappresentavano per esempio la prova di un complotto medico, di una truffa enorme.
Appena letti i documenti segnalati, ammetto anche di essere rimasto spiazzato da tante affermazioni, spesso con citazioni scientifiche, riferimenti a letteratura, bibliografia e tutta una serie di elementi che davano credibilità a chi l'aveva pubblicata.
Ma non potevo fermarmi all'apparenza. Costa tempo, fatica ed a volte è davvero dura spulciare pagine di documenti in inglese, cercare i lavori scientifici, fare confronti, è pesante, soprattutto quando torni a casa con un'unica aspirazione: sdraiarti sul divano.
Ma certe cose si fanno anche per passione e si sa, la passione non ha limiti ed il divano spesso resta solo ad aspettare.
Così mi metto a cercare, leggere, tradurre e capita sempre una coincidenza: una parola sbagliata, un termine tradotto male, uno studio travisato... alla fine l'allarme o la terribile verità si dimostrano una bufala.
Provateci anche voi se potete, alla fine la soddisfazione di aver capito come stanno davvero le cose non è poca.
Potrei fare decine di esempi. Li vivo ogni giorno con chi mi scrive di aver scoperto la cura finale per tutte le malattie. La prima cosa che faccio è chiedere documenti. Quasi tutti scompaiono, qualcuno resiste ma poi si spegne con il tempo quando le mie richieste si fanno incalzanti.

Il presidente di un'importante associazione di omeopati dice: "Finalmente l'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha ufficializzato l'omeopatia riconoscendola come valido strumento di cura, promuovendone l'uso e raccomandandone la diffusione". Lo stesso concetto lo ha pubblicizzato la GUNA grossa industria di prodotti omeopatici.
Come giudicare ad esempio questo documento (un PDF) dell'AMNCO (Associazione per le medicine non convenzionali in odontoiatria, gruppo "pesante" all'interno delle associazioni di medicina alternativa)?
In questo caso viene annunciato a gran voce che:

L'OMS riconosce l’Omeopatia e ne raccomanda l’integrazione
La notizia è di quelle storiche: l'Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato un primo documento ufficiale sull'omeopatia, determinando l'ingresso della stessa all'interno del gruppo delle medicine tradizionali che l'OMS tutela e promuove, raccomandandone l'integrazione nell'ambito delle cure primarie.

Se l'OMS promuovesse davvero l'omeopatia sarebbe un momento storico, un cambiamento epocale e questo lo dice un medico presidente di una grossa associazione di omeopati, non è possibile che una persona in quella posizione diffonda notizie false. E c'è pure un riferimento... proprio sul sito dell'OMS.

A questo punto ho due scelte: prendere per buona la notizia dell'omeopata e restare convinto che l'OMS ha finalmente promosso l'omeopatia tra le medicine efficaci o andare fino in fondo perché la notizia mi puzza di bufala.
Io sono andato a guardare senza fermarmi a ciò che leggevo in giro ed ho scoperto che quel documento dice tutto fuorché una parola a favore dell'efficacia dell'omeopatia. È un libro tecnico che puntualizza i criteri di fabbricazione, etichettatura, commercializzazione dei prodotti omeopatici. È basato tutto sulla sicurezza dei rimedi omeopatici, non sull'efficacia ed è scritto pure nel titolo del documento...

Lo sottolinea pure la stessa OMS, quando all'inizio del documento dice (pag.1, cap.1, introduzione):

The document, however, does not address issues of efficacy or clinical utilization.

[trad: Il documento, tuttavia, non affronta le questioni di efficacia o di utilizzo clinico.]

Il documento non spende nemmeno una pagina a favore dell'omeopatia, non spinge in nessun modo ad utilizzare rimedi omeopatici e mi dispiace per chi fa intendere questo tra le righe: non è vero e basta. Quel volume chiede alle industrie omeopatiche di produrre e commercializzare prodotti sicuri, etichettati, preparati con le regole moderne. È né più né meno che un manuale di corretta fabbricazione e commercializzazione, lo stesso che si prepara per gli alimenti, i giocattoli o l'acqua minerale.

Questo gli omeopati non ve lo dicono e chi non ha approfondito ed ha creduto ciecamente alle affermazioni dell'associazione degli omeopati è stato tratto in inganno.
Ma di esempi ce ne sono tanti. Vera e propria manipolazione in effetti.

C'è una lunga lista di "negazionisti" dell'AIDS che sono morti... di AIDS e continua a succedere.
La cosa più impressionante è che il movimento negazionista americano, attivo anche sul web negli anni 90, è stato praticamente decimato dai decessi. Quasi tutti coloro che negavano l'esistenza della malattia e rifiutavano le cure sono morti... di AIDS. Terribile.

Sui social network si diffondono allarmi incontrollati che spesso vengono diffusi per ignoranza, proprio perché certi proclami catastrofici e complottisti hanno terreno fertile in quelli meno preparati, in menti deboli e non critiche. La colpa non è tutta di chi diffonde queste follie ma in genere di chi le crea per primo: gli pseudoscienziati, naturopati, alternativi, chiamiamoli come preferiamo. L'allarme si diffonde perché quello che scrivono è "plausibile", sembra documentato, approfondito, studiato ed invece sono un mucchio di sciocchezze manipolate ad arte per imbrogliare il prossimo.

Tullio Simoncini (il guaritore che dice che i tumori sono causati dalla candida e si curano con il bicarbonato) sostiene di aver fatto la sua scoperta perché ha notato che tutti i tumori sono bianchi. Basterà mostrare 10 immagini di tumori "bianchi" per sottoscrivere la sua affermazione.
L'ascoltatore impreparato noterà che tutto fila. Il condizionamento mentale gli fa concludere:
la candida è bianca + i tumori sono bianchi = la candida è il tumore

Il guaritore non vi farà mai vedere un tumore giallo né a noi verrà subito in mente che il melanoma è scurissimo per definizione e non vi spiegherà nemmeno i meccanismi (conosciuti) che rendono "chiari" alcuni tumori. Questo gli serve per giustificare il suo teorema.
Che poi non vi siano dimostrazioni a suo favore e che nemmeno lui abbia mai cercato la candida nei tumori poco importa: ha detto una cosa "sensata" e tanto basta a credergli. Eppure invece di creare un sillogismo assolutamente falso per dimostrare di avere ragione sarebbe molto più semplice prendere 100 tumori e trovare la candida in buona parte di essi. Non lo farà mai perché sa che non la troverebbe. Un ciarlatano, potrebbe immaginare che qualcuno, senza alcun interesse se non la ricerca della verità, venga a rompere le uova nel paniere andando a studiare per filo e per segno i referti ed i documenti che lui fornisce per mostrare incredibili ed inverosimili guarigioni?
No, figurati se qualcuno si mette a spulciare tra i documenti su internet.
Ma l'intoppo arriva... ed i documenti vengono spulciati, mostrando una tale quantità di manipolazione e malafede da far impallidire chiunque. Affari a rotoli...
Soluzione? Far sparire quei referti.
Così Simoncini, piano piano... sta ripulendo tutti i suoi siti dai fatti (i siti italiani sono off line, quello inglese è tornato on line senza più alcun referto), lasciando solo le parole... chissà se questo trucchetto infantile sveglierà qualcun altro dal sonno della ragione tanto da capire di essere stato preso in giro fino ad oggi.

Quando Hamer (per lui i tumori sono causati da un trauma, un conflitto) dice che i "conflitti" che causano i tumori sono visualizzabili come degli anelli (che lui chiama "focolai") tramite una TAC, mostrerà una lastra con questi anelli. Chi ascolta pensa:
un conflitto si visualizza come anelli concentrici + nelle TAC ci sono anelli concentrici = il conflitto causa il tumore.

Non vi dirà che quegli anelli sono un errore della macchina ben conosciuto (si chiama ring artifact), tanto da essere descritti in letteratura e nei manuali d'uso dei macchinari. Eppure per dimostrare come vera la sua teoria basterebbe prendere 100 casi di tumore, eseguire una tac e mostrare che in buona parte di queste esistono gli anelli del "conflitto". Non lo fa e non lo farà mai perché sa che verrebbe irrimediabilmente smentito.

Potremmo andare avanti per settimane con gli esempi.

Si tratta di banali trucchi, semplici illusioni che però applicate nel campo della salute, proposti ad ammalati e famiglie disperate possono creare vittime su vittime.
Se Hulda Clark dice che con i suoi succhi di pompelmo ed i clisteri di caffè (già...) lei cura i tumori e tutte le malattie e la prova è la disintossicazione del fegato, un ammalato potrebbe crederci.
Se poi la Clark fa vedere le "tossine" che vengono espulse dalla disintossicazione:


Qualcuno potrebbe dire "però, in effetti ho espulso qualcosa".
Se poi sei alla ricerca della cura per il tuo problema la possibilità che la mente non faccia nessuna operazione di critica è molto più alta.
Quanti invece capiscono che quelle "tossine" non sono altro che i semi ed i residui fibrosi dei succhi di pompelmo che la Clark faceva ingurgitare a litri?
La spiegazione più semplice e scontata è quella che non viene presa nemmeno in considerazione ed al posto suo si pensa alla possibilità più difficile ed improbabile (rasoio di occam?).

Lo stesso meccanismo avviene quando il guaritore (o chi lo sostiene) cerca i punti deboli della medicina per insinuare il dubbio in chi ascolta.
Demolire in malafede le fondamenta degli "infedeli" è il primo metodo (scorretto) di chi vuole avere ragione a tutti i costi.
L'alternativo vi dirà (è un documento .pdf) che la chemioterapia (attenzione, la scelta della chemioterapia non è casuale) non cura il cancro, non ci è mai riuscita tanto che esistono pure ricerche che lo confermano, come quella che dimostra che la chemioterapia è efficace solo nel 2% dei casi (questa percentuale varia spesso da una fonte all'altra ma è sempre bassissima): pochissimo!
Se serve vi citeranno lo studio che dimostrerebbe questo crimine contro l'umanità.
Quanti di quelli che sentono questa affermazione vanno a cercare lo studio, lo leggono e ne traggono conclusioni? Praticamente nessuno.
E se uno studio certifica che la chemioterapia guarice nel 2% dei casi c'è poco da dire: siamo nelle mani di nessuno... il termine chemioterapia è sinonimo di "cura del cancro" ed è quindi immediata l'estensione del concetto: la cura del cancro funziona solo nel 2% dei casi, lo dicono anche le ricerche.

A questo punto le statistiche che parlano di guarigioni in aumento, di più dell'80% di donne guarite dal cancro mammario, del 50% di guarigioni in tumori "difficili" come quello gastrico o del 90% di guarigioni dalla leucemia sono tutte false, manipolate.

Ma l'alternativo non è in buonafede, non vi dirà ad esempio che quello studio (che non è uno studio medico ma economico) non parla della cura del cancro ma del contributo della sola chemioterapia nella cura del cancro. Una terapia anticancro non è quasi mai a base di sola chemioterapia: chirurgia e radioterapia sono fondamentali (ma anche le cure antiormonali, immunostimolanti, antiangiogeniche o quelle che sfruttano forme di energia come il calore), decisive e secondo il tipo di tumore, la sede, la grandezza e svariati altri fattori la chemio ha scopi diversi (infatti anche il momento di applicazione prima o dopo l'intervento chirurgico sono differenti). Per ironia della sorte poi, proprio le neoplasie che si curano solo (o principalmente) con la chemioterapia sono quelle con le percentuali più alte di guarigione (come le leucemie, che raggiungono anche il 90% di possibilità di sopravvivenza oltre i 5 anni).

Non solo. In quello studio l'efficacia della (sola) chemioterapia è differente per ogni tipo di tumore, com'è giusto che sia e come credo sia noto. In totale, considerati insieme i tumori che NON rispondono alla chemio e quelli che lo fanno, si ha un 2% di efficacia, bassissimo. Economicamente quindi non converrebbe investire sulla chemio per tutti i tumori. Sono stati esclusi inoltre molti tipi di neoplasie (come quelle pediatriche) e non sono stati valutati i tumori per gravità. Questo perché lo scopo dello studio non era una valutazione di efficacia ma di tipo economico.
È una media matematica e giusto per farne un'analisi (non certo medica), passiamo dunque da un 0,7% per il cancro allo stomaco ad un 41% per quello al testicolo (sempre trattati con la sola chemioterapia!), dal 35% del linfoma all'1,5% del cancro mammario. Ci sono anche alcuni 0% (melanoma, prostata, mieloma) e si tratta infatti di tumori che praticamente non rispondono alla chemioterapia (anche se qualche risposta la abbiamo con gli ultimi farmaci utilizzati). Da questo affermare che la chemioterapia è efficace solo nel 2% dei casi vuol dire essere semplicemente in malafede.

Non è infatti vero, come si lascia intendere, che dopo 5 anni solo il 2% dei pazienti curati solo con chemio è ancora vivo ma che, del 60% di sopravvissuti a 5 anni, solo 1 su 30 ha avuto benefici attribuibili esclusivamente alla chemio (gli altri, o non sono stati curati con la chemio, o sono stati curati da chemio piu' altri trattamenti, eventualità molto più frequente delle altre). Sarebbe come affermare che oggi dai tumori si guarisce nel 60% dei casi. Vero, ma da quale tumore? Da quello mammario (sopravvivenza a 5 anni superiore all'80% dei casi) o da quello al pancreas (sopravvivenza bassissima a 5 anni)? Lo dice lo stesso studio all'inizio: la percentuale di guarigione dai tumori (in Australia) è maggiore del 60%. Questa percentuale ha valore indicativo ma non essendo differenziata per tipo di tumore non dice nulla di preciso e non fornisce che indicazioni statistiche, non di efficacia delle cure. Chi afferma quindi che la chemioterapia è efficace nel 2% dei casi dovrebbe affermare anche che dal cancro si guarisce nel 60% dei casi. Sbagliate tutte e due le affermazioni.

Vedete come cambiano le cose?
Di questo "trucchetto" ne ho già parlato con l'aiuto di un amico, in un vecchio articolo, qui e ne parla un sito inglese qui. Le stesse osservazioni e la puntualizzazione sul solo scopo conoscitivo ed economico della ricerca è apparsa come risposta all'autore dello studio anche in letteratura scientifica.

...e la rete di internet diffonde queste sciocchezze.

Il dato sconsolante è che spesso il terrorismo medico e scientifico proviene anche da testate giornalistiche, persino da alcune che fino a qualche anno fa erano considerate attentibili e prestigiose.
In rete basta un termine omesso o una traduzione discutibile per spargere notizie false e preoccupanti.
Leggendo un articolo che racconta di effetti collaterali dei vaccini, tutti sono portati a pensare ad una tragedia preoccupante: 40 bambini morti dopo la vaccinazione trivalente per il morbillo e circa 2100 casi di effetti collaterali. Possibile? Eppure l'articolo dice proprio così. È stato pubblicato in un blog e poi riportato in un forum che tratta di teorie complottiste e fa spesso terrorismo sui vaccini e da questi si è diffuso a macchia d'olio. Quaranta bambini si vaccinano e muoiono?

Persino nei commenti di questo blog appare il link a quell'articolo, corredato da termini come "bugie della medicina" e "bugie che fanno morti".
Ma davvero sono morti 40 bambini dopo la vaccinazione per il morbillo?
Sì. È vero.
Unico particolare: in quell'articolo sono state tagliate (naturalmente si sarà trattato di un errore... sia mai che si pensi alla malafede...) alcune frasi, quelle che apparivano nell'articolo originale del Sunday Times (che io ho letto, è a pagamento, ne esiste una copia qui) che precisavano il contesto di quelle morti (e degli effetti collaterali). Sono il risultato di 7 anni di vaccinazioni e 90.000.000 (novanta milioni) di dosi.
In pratica un rischio di morte più basso dello 0,00004%, come dire che è molto ma molto più pericoloso e letale passeggiare per strada, viaggiare in aereo o fare un bagno al mare, nonostante nessuna di queste tre attività si faccia per curarsi o sia un gesto di responsabilità nei confronti dei propri figli e della società.
Come chi dice che l'autismo è causato dai vaccini.
Se esistessero degli indizi, delle prove o in questo caso sarebbe meglio, se esistessero almeno dei collegamenti plausibili potremmo sospettarlo. Il problema è che di fronte alla certezza sbandierata da terroristi sanitari (sempre su internet, non ci sarebbe bisogno di sottolinearlo) non esiste una sola prova del collegamento tra le due cose (ne ho parlato approfonditamente) e nemmeno i sostenitori di questa assurda teoria riescono a fornire qualcosa più di illazioni che aumentano le paure, i sensi di colpa, il rischio di sviluppare malattie prevenibili dai vaccini (rischio che più volte è diventato realtà).
Se poi si va a cercare bene, tutti i terroristi della salute propongono sempre e costantemente il "rimedio" giusto per salvare il mondo da queste terribili minacce. Interesse personale, è sempre quello che muove gli animi dei falsi "salvatori dell'umanità".

Ma possiamo stare tranquilli: anche se qualcuno facesse notare questo particolare a chi ha commesso "l'errore" di far saltare la frase chiarificatrice, aspettarsi una rettifica o una smentita è inutile.

Di altri trucchi logici o di "scorrettezze" della ciarlataneria ne parleremo nei prossimi articoli della serie, si tratta di un argomento interessantissimo perché oltre a poter dare l'occasione di fare chiarezza, studia i meccanismi psicologici di plagio e molto più materiali di truffa ai quali ricorrono i guaritori e gli alternativi di tutti i tipi. Oggi si parla di strategie di comunicazione o viral marketing, una volta si trattava di fregature.
L'argomento è talmente interessante che ne parlerò in una serie di convegni ai quali parteciperò nei prossimi mesi e dei quali vi darò presto notizia.


Alla prossima.

venerdì 10 dicembre 2010

Omeopatia: pubblicità regresso

Una volta i quotidiani avevano un'aura di attendibilità, mezzi di diffusione per la cultura, sicuramente ma anche fonti sicure perchè chi scriveva sulle pagine di un giornale verificava le notizie fornite e non diffondeva bufale. Oggi sembra non sia più così.
Una testata come "Il Giornale" si è già resa protagonista più volte di notizie ridicole e di rivelazioni che appaiono più come un racconto tra massaie curiose che un resoconto di un fatto di cronaca.
Alcuni lettori mi hanno segnalato una serie di articoli che la suddetta testata ha pubblicato in uno speciale dedicato nientepopodimenoche all'omeopatia.
In realtà "Il Giornale" non è stato l'unico quotidiano ad occuparsi di omeopatia, anche La Repubblica ha dedicato qualche pagina a questa pratica, non un'analisti scientifica o un dibattito, anch'essa si è spinta alla pubblicità evidente. La Repubblica offre anche terapie pronte per l'uso, per le sinusiti, il raffreddore e per le faringiti dove sia presente febbre ed agitazione, consiglia granuli omeopatici di tutti i tipi.
Ora, un quotidiano che vada contro la legge facendo pubblicità ai prodotti omeopatici può anche starci vista l'abitudine di scavalcare le regole che ormai nemmeno indigna, ma consigliare rimedi omeopatici in casi di febbre e sintomi più gravi è da incoscienti. L'importante è sottolineare in una pagina del "decalogo" del bravo omeopata che "bisogna fare molta attenzione al fai da te!" e l'anima è salva.
Tra i consigli, è da sottolineare quello relativo alla bronchite acuta, infezione abitualmente non grave ma che in alcuni casi può diventare preoccupante e persino letale.
Qui chi ha scritto l'articolo si lancia nel consiglio serio: "se il medico esclude la necessità di un antibiotico si può intervenire con i farmaci verdi". Beh, certo, se in una bronchite non vi è infezione batterica c'è poco da fare, passa da sola e non c'è bisogno di alcuna medicina, gli omeopati hanno scoperto...l'acqua.
Ma torniamo al Giornale che al contrario di Repubblica ha vestito da "report" scientifico le sue pagine pubblicitarie.
Un quotidiano (nella versione on line) che dedica uno speciale ad una delle pratiche più dibattute di questo secolo avrà sicuramente trattato l'argomento con i dovuti riferimenti, con un approfondimento dei pro e dei contro e con un contraddittorio tra chi sostiene che l'omeopatia sia una pratica medica e chi invece pensa sia solo un modo di convincere la gente che per guarire da sola deve pagare. Non è andata così.
Per esprimere un parere sugli articoli apparsi sul giornale ho letto tutto quello che è stato pubblicato in questo "speciale". Fa già impressione come in alto sulla pagina ed a fianco all'articolo campeggi la pubblicità di una nota azienda italiana di prodotti omeopatici, ma va bene, scorretto, ma i giornali vivono anche di pubblicità.
Cosa dicono gli articoli?
Partiamo male, l'intervistatore parla di "segnali elettromagnetici riconducibili al “vissuto” biologico della persona" riferendosi alla ricerca di Montagnier della quale ho già discusso qui. Stiamo parlando di medicina o di oroscopi? Vedremo.

Il primo articolo parla della prossima ondata di influenza, come fare a prevenirla e come possiamo difenderci dal tipico malanno stagionale. Leggo quindi cose come:
Domanda: Accanto al vaccino esistono altre soluzioni per la profilassi antinfluenzale?
Risposta: Da oltre 13 anni un’efficace risposta nella prevenzione antinfluenzale è fornita da un medicinale omeopatico, della [nome azienda omeopatica], a base di selezionati componenti immunostimolanti
Umh, aspetta ma per legge in Italia è proibito fare pubblicità ai prodotti omeopatici, il Giornale la sta facendo, è un modo per combattere Big Pharma con Big Homeo o è solo pubblicità occulta e nemmeno tanto occulta?
Domanda: [...] a quali altri farmaci si può fare ricorso per ottenere un effetto booster immunologico?
Risposta: Un’ottimale copertura in tutte queste situazioni di rischio è assicurata da un medicinale omeopatico, della [di nuovo nome azienda omeopatica], che rappresenta un perfetto MIX di CITOCHINE
Di nuovo? Ma questo è uno spot, non è informazione. Se un quotidiano avesse ripetuto due volte il nome di un'azienda farmaceutica lo avrebbero accusato di essere al soldo della lobby...
Spero non serva ribadire che non esiste prodotto omeopatico che "protegga" dall'influenza. Non fatevi infinocchiare, fatelo in nome del cervello che portiamo dentro la scatola cranica.
Ma la risposta finale all'intervista è interessante. Si chiede l'intervistatore quando sia opportuno iniziare la profilassi omeopatica per prevenire l'influenza e la risposta è:
Prima possibile. L’ideale è iniziare già a settembre. Infatti sin dall’assunzione delle prime dosi dei medicinali omeopatici è possibile osservare un consistente aumento della risposta immunitaria, ma è alla fine dell’intero ciclo terapeutico (6 settimane) che si raggiunge la massima copertura.
Sei settimane. Capito? Un bel ciclo di più di un mese e mezzo e si è coperti al massimo dall'influenza.
Tutto naturalmente non dimostrato, non scientifico e fuorilegge. Complimenti.

Ma proseguiamo con il secondo articolo, un reportage sul professore Luc Montagnier che viene intervistato e ci fornisce risposte che raggiungono gli apici della prestidigitazione, l'apoteosi della parapsicologia. Si parla del favoloso studio di Montagnier, il Giornale si riferisce a quello.

Chiede l'intervistatore a Montagnier quali potranno essere le applicazioni pratiche della sua (udite udite) scoperta (!):
Vediamo in questa ricerca l’inizio di un “disegno”, cioè il trovare questi segnali che vengono da nano-strutture dell’acqua ugualmente nel plasma di persone che soffrono di malattie croniche, in particolare quelle dell’Hiv e di patologie legate all’Alzeimer, Parkinson, Poliartrite reumatoide, e anche in patologie psichiatriche come l’autismo. In futuro ci saranno certamente delle applicazioni pratiche.
Capito? La radiolina che captava segnali elettromagnetici è una scoperta e potrà servire a capire meglio malattie come il Parkinson o l'autismo. Ma Montagnier si spinge oltre, percorre il terreno della fede che per lui, scienziato, dovrebbe suonare un po' strano:
In questo momento molte persone sostengono che non sia possibile avere efficacia se non sono presenti certe quantità di molecole, ma io invece credo di si. Tutto questo accade perché l’acqua può mantenere le informazioni delle molecole biologiche, e penso che in effetti sia quello che da molti anni è stato trovato un po’ empiricamente dall’omeopatia.

Io credo di sì? Un po' empiricamente?
Ma di cosa sta discutendo Montagnier? Prima parla di diagnosi e cura di malattie gravi e poi parla di "credo" ed "empirico"? Stupisce la sicurezza con la quale il Nobel francese faccia certe affermazioni che nè lui nè nessun uomo (omeopata o meno) sia riuscito a dimostrare o almeno a far sospettare, in sostanza lo scienziato francese sta facendo rivelazioni sconvolgenti perchè non è così noto che l'acqua possa mantenere "informazioni delle molecole biologiche" e nemmeno che sia possibile fare diagnosi di malattia tramite le radiazioni elettromagnetiche emesse da frammenti di DNA.
Ma alla fine queste sconvolgenti rivelazioni di Montagnier, cosa ci fanno capire?
Penso quindi che l’acqua abbia un ruolo fondamentale nell’origine della vita: il mio messaggio è che essa deve essere studiata sempre più.
Ah, l'acqua è fondamentale nell'origine della vita.
Ammazza, Prof. Montagnier...e tutte queste grandi rivelazioni per dirci una cosa che sappiamo già da secoli?
Ma proseguiamo con l'ultimo articolo, una sorta di riassunto. Nei primi due in fondo non si dice nulla di nuovo, è semplicemente un ingarbugliato spot pubblicitario che chi non conosce bene la filosofia omeopatica potrebbe trasformare in una sorta di "accettazione" scientifica dei rimedi diluiti ma non leggiamo grandi novità o progetti innovativi, parole, come sempre. Vediamo allora come conclude lo speciale del Giornale:
Luc Montagnier ha scoperto che le malattie croniche, come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV-AIDS, influenza A ed epatite C, “informano” l’acqua del nostro corpo della loro presenza emettendo particolari segnali elettromagnetici che possono essere letti e decifrati.
Se chi ha scritto l'articolo mi spiega come avrebbe fatto Montagnier a "scoprire" quello che...avrebbe scoperto gliene sarei grato visto che una scoperta del genere gli frutterebbe sicuramente un nuovo premio Nobel. A me non risulta ma potrei sbagliarmi.
L'articolo del Giornale si chiude così, con un fiume di frasi inutili, senza alcun significato scientifico e raccontando di "nuove scoperte" scientifiche che per la scienza sono sconosciute. Se chi conosce le teorie omeopatiche può farsi una risata leggendo le terribili dichiarazioni di Montagnier e le affermazioni del Giornale (esperimenti spacciati per scoperte e termini pseudoscientifici spacciati per scienza), chi non ha dimestichezza con l'omeopatia può ricevere il messaggio che "allora qualcosa di vero c'è" oppure che tra qualche anno potremmo guarire certe malattie con i granuli omeopatici perchè qualcosa è cambiato nella considerazione della scienza nei confronti della memoria dell'acqua. Potrebbe succedere proprio questo: accreditare una pratica assolutamente non scientifica. Anzi, probabilmente è proprio quello che voleva l'azienda omeopatica quando ha commissionato gli articoli in questione (pubblicità a tutto campo a parte, lo speciale è "in collaborazione" con questa azienda).
In realtà ho come l'impressione che ultimamente l'omeopatia sia passata "al contrattacco", non ha altre armi se non la pubblicità selvaggia e senza regole. Come un bambino capriccioso che non sa ottenere la caramella con altri mezzi se non con le urla, comincia a battere i piedi, così gli omeopati sono passati direttamente alla fase del bue: a testa bassa e senza guardare in faccia nessuno si danno ragione da soli. Patetico.
E pericoloso, il bue può far male quando attacca ma se corre sempre a testa bassa rischia di schiantarsi con tutte le corna contro un muro di cemento.

Chiudo anche io come ha chiuso il Giornale nell'articolo, riassumendo la spiegazione del meccanismo dei prodotti omeopatici:
Si tratta di medicinali che basano il proprio meccanismo d’azione sull’acqua “informata” dal segnale elettromagnetico prodotto da sostanze in essa presenti a bassissime concentrazioni ed “attivata” tramite peculiari tecnologie chimico-fisiche.
Acqua informata?
Segnale elettromagnetico prodotto da sostanze?
Acqua "attivata"?
Ah, ma allora qui siamo nel campo del paranormale: corro a chiamare il CICAP!

Alla prossima.

Aggiornamento: qualche lettore mi ha segnalato un problema nei link agli articoli de "Il Giornale": cercando di aprirli l'indirizzo non è raggiungibile e nella barra degli indirizzi appare la dicitura "fuffa", è un problema che ho anche io e non so a cosa possa essere dovuto. Anche se il termine "fuffa" è attinente all'argomento in effetti così è impossibile leggere gli articoli originali. Le pagine sono comunque disponibili (è l'indice dello "speciale") qui (anche in basso, alla fine della pagina, nella sezione "altre notizie").
Grazie.
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Note di servizio:

1) ho quasi completato il dossier dedicato al caso Di Bella. Se qualcuno avesse documentazione importante (soprattutto casi di guarigione dovuta esclusivamente al metodo Di Bella) mi contatti al più presto, grazie.

2) Per chi mi scrive: nonostante riceva tanti messaggi (e nonostante il poco tempo che ho a disposizione) cerco sempre di rispondere a tutti, chiedo però un po' di comprensione. Non inviate messaggi che richiedono risposte molto lunghe ed articolate. Ricevo messaggi che contengono un elenco infinito di domande (anche su argomenti che ho già trattato e che contengono le risposte che si desiderano), altri che chiedono pareri diagnostici, dosaggi di farmaci, lettura di referti. Non posso farlo, nè come medico nè come blogger. Non riesco quasi mai a rispondere immediatamente, abbiate quindi la pazienza di aspettare qualche giorno.
Aiutatemi poi ad aiutarvi: spesso dopo aver scritto una risposta impegnativa, la invio e la vedo ritornare perchè la casella mail del mittente è piena (non è un caso sporadico), abbiate almeno la cura di controllare ogni tanto la vostra posta.
In ogni caso posso assicurarvi che leggo tutto, può capitare che qualche messaggio si perda nei meandri della mia casella di posta, nel caso si tratti di qualcosa di importante per la quale non ricevete alcuna risposta riscrivetemi pure. Può capitare però di non rispondere a messaggi che di risposte non ne richiedono, evito di aggiungere altro a considerazioni che già mi vedono d'accordo.
Un ringraziamento generale infine a chi mi scrive per complimenti, incoraggiamenti e suggerimenti. Sono tutti molto graditi.
Grazie della comprensione.

lunedì 6 dicembre 2010

La truffa dell'alternativo: illusione da combattere o speranza da assecondare?

Questo articolo nasce da una riflessione sorta in seguito ad alcuni messaggi mail che mi sono arrivati in questi anni di blog. Non so se si tratti di una riflessione amara o solo della constatazione di un lato umano che avevo considerato poco importante.
Se ho iniziato quasi per caso a scrivere di medicine alternative e truffe mediche, con il tempo ho sentito una responsabilità più forte in ogni parola spesa sul blog. Mettere in guardia la gente dalle truffe sanitarie, spiegare la realtà in un mondo di illusioni, scoprire trucchetti ed imbrogli che rischiano di diventare una trappola per chi soffre mi ha molto gratificato nell'idea che qualcuno (anche una sola persona) avrebbe aperto gli occhi evitando di cadere nel baratro della ciarlataneria. Anche chi mi incoraggia a continuare ha la stessa motivazione: vuole capire.
L'ho fatto, ci ho provato almeno e sono fiero di averlo fatto. Nei messaggi che ricevo scopro che grazie al mio sforzo o ad una mia analisi qualcuno ha evitato di affidarsi a truffatori, non ha ceduto alle lusinghe dei ciarlatani, si è fidato della scienza. Qualcun altro ha capito di aver sbagliato fidandosi dell'istinto o semplicemente credendo alle parole (ipocrite) di falsi profeti della medicina. Altri, pur se ormai in ritardo per evitare la truffa, si sono resi conto di essere stati presi in giro ed hanno riservato parole feroci a chi li ha ingannati e manifestavano la speranza che altri non cadessero nello stesso loro errore. In tanti mi hanno detto di aver cambiato opinione dopo una mia spiegazione su una questione medica.
Bene quindi, la fatica è giustificata quando porta qualche risultato.

Ma non è una considerazione che posso utilizzare pienamente, non ne sono del tutto convinto.
Ho ricevuto dei messaggi di gente che mi chiedeva ulteriori spiegazioni su un guaritore (uno di quelli che ho criticato più ferocemente) dicendosi convinto della sua malafede ma mentre discutevamo (cerco sempre di rispondere a tutti anche a costo di sacrifici visto che il tempo non mi consente di essere sempre a disposizione su internet, mai su argomenti personali comunque) mi rivela che in quei giorni il ciarlatano era al capezzale del proprio parente malato di tumore per propinare i suoi medicamenti miracolosi, pagati tanti quattrini naturalmente.
Pensare che io stavo offrendo la mia disponibilità nel nome di un chiarimento mentre il ciarlatano era dall'altra parte che contava soldi percepiti con l'inganno mi ha colpito.
Quella persona che con me scambiava mail da un lato chiedeva informazioni sul ciarlatano tempestandomi di messaggi che parlavano di scienza, ragione, sofferenza, dall'altra pagava un ciarlatano che succhiava il sangue del suo parente ormai in fin di vita.
Ma che senso ha? Qual'era il mio ruolo in quel momento? Se a me non credi (e forse non credi nemmeno alla tua capacità di raziocinio) perchè mi scrivi?
La figlia di un malato di tumore mi scrive arrabbiata perchè critico uno dei guaritori più in voga su internet. Secondo lei suo padre, gravemente malato di tumore, è stato guarito e sta bene per merito di questo guaritore.
Le rispondo che non posso che essere felice e che lei farebbe bene a diffondere i dati medici di suo padre, anche in forma anonima: se esiste una cura efficace contro il cancro, perchè tenerla nascosta? Pubblichiamo tutto, parliamone!
Lei mi promette di inviarmi la documentazione che è quasi pronta, la sta sistemando, sta facendo le fotocopie...poi scompare. Non la sento per due mesi. Le riscrivo per chiedere come sta suo padre e ricordarle che aspetto notizie. Il papà sta bene, "nonostante io non ci creda", la documentazione è quasi pronta, il tempo di ordinare tutti i dati e sarà a mia disposizione, così vedrò di cosa è stato capace quel guaritore.
Passa un altro mese.
La ragazza mi scrive che dopo aver provato con l'Aloe, le vitamine e le mandorle ora sta andando a Cuba per procurare il veleno di scorpione (articolo in preparazione, se ne sta parlando molto).
Le chiedo che senso avesse quel viaggio: se il papà sta bene come dice perchè utilizzare mille metodi alternativi e spendere un patrimonio?
Papà non sta bene dice lei, il tumore è ancora lì.
Ma non era guarito?
No, non lo era, la sua era solo una speranza. La documentazione non l'ha mai inviata, il padre a quanto pare è in fin di vita ma lei è felice di aver fatto ricorso alle cure del guaritore, non avrà guarito suo padre ma non lo ha fatto soffrire.

Le ho fatto, incredulo, i miei migliori auguri.
In quei mesi quindi, in fondo il guaritore rappresentava la speranza, l'illusione, io la realtà, quella dura e cruda, quella terribile. Tra i due personaggi ero io il "cattivo" ed il guaritore il "buono".
Per me sono constatazioni sconvolgenti visto che il mio lavoro l'ho scelto anche perchè si presuppone di interpretare la parte del buono, non di quello brutto e cattivo.

In un altro caso una ragazza mi scrive criticando il mio operato che secondo lei significa "chiusura mentale" e critica ingiustificata nei confronti delle medicine alternative e dei guaritori quando, sempre secondo lei, esistono cure alternative che salvano di continuo persone in tutto il mondo.
Visto che personalmente non ho mai visto una sola persona guarire grazie ad una cura non scientifica le ho fatto presente che sarei stato curioso di conoscere un caso eclatante, anche per cultura personale e lei si è detta disposta a fornirmi i documenti di una persona a lei molto cara che si era affidata a cure ciarlatanesche per guarire dal tumore che l'aveva colpita.
Accetto la proposta.
Lei mi riscrive invitandomi a leggere quei documenti con mente aperta, senza pregiudizi perchè affidarmi quelle carte era un gesto di enorme fiducia. Naturalmente (come sempre) ho chiarito che il mio pensiero è per forza di cose "aperto" e senza pregiudizi: se una persona guarisce...guarisce, senza se e senza ma. Se una guarigione è dovuta alla sostanza A non si può fingere sia dovuta a B, le carte parlano chiaro e per questo sono fondamentali, in un certo senso sono anche una garanzia per chi chiede di capire meglio una cosa del genere, basarsi su fatti non è paragonabile al basarsi su "voci".
Poi la ragazza elenca tutta una serie di riconoscimenti nei confronti di questo guaritore, tutta la famiglia gli è grata, è un sant'uomo, è da far diventare un idolo dell'umanità per quello che fa ed ha fatto. Potrei essere d'accordo, ma se non conosco i fatti come faccio a giudicare?

Ricevo i documenti.
Il povero parente della ragazza era affetto da un tumore avanzato ed inoperabile. La struttura medica che lo aveva seguito lo dimette consigliando chemioterapia palliativa a domicilio e terapia antidolorifica. Fu qui che i parenti si rivolsero al guaritore che naturalmente promise guarigione in poco tempo e senza grossi sacrifici economici. Voleva solo 500 euro per la visita ed altri mille euro per la prima "dose di terapia".
Poi serviva un anestesista per inserire un catetere assieme al radiologo e tutto questo si doveva fare in una sala operatoria di una clinica privata che naturalmente aveva un prezzo. Poi serviva anche il materiale operatorio, l'equipe, il prezzo della stanza. In più se la famiglia desiderava che il guaritore seguisse personalmente tutto l'iter servivano altri soldi per il suo pernottamento, il viaggio, il vitto...insomma, alla fine, la cura economica e disponibile, costò poco più di 12.000 euro.
Ma la ragazza mi scriveva che sono stati tutti ben spesi.
Dalla documentazione inviatami non era possibile fare grandi analisi: il paziente era come detto in fase terminale, fu effettuato l'intervento per eseguire la cura alternativa e fu riportato a casa.
Dopo una settimana il decesso.

Scrivo alla ragazza che me lo aveva annunciato e chiedo quale sarebbe stato il successo della cura, il parente era purtroppo morto (per la malattia, chiaramente) e tutto quel trambusto, quei soldi, quelle promesse, non erano stati inutili? L'aver dato oltretutto fiducia ad un truffatore, non è come insultare la memoria di un caro parente? Oltre alla malattia bisogna sopportare anche il peso della disonestà altrui?
No risponde lei, il parente è morto perchè c'era poco da fare ma il guaritore è stato gentilissimo, disponibilissimo e la persona è deceduta senza soffrire.
Ecco perchè si trattava di un genio della medicina perseguitato senza motivo. Non perchè avesse avuto chissà quale risultato ma perchè aveva venduto una illusione.
Non aveva guarito nessuno aveva solo regalato (anzi, venduto a 12.000 euro) promesse senza poterle mantenere.

La stessa cosa è successa ad un uomo scozzese: dichiarato inoperabile dai medici si affida ad un guaritore e per sostenere le spese necessarie inizia una raccolta fondi, viene coinvolto tutto il suo paese e la sua famiglia. Inizia la cura del guaritore e dopo poche settimane muore. Oggi la moglie si definisce "grata" al guaritore per tutto quello che ha fatto.
Altro messaggio tipico che ricevo è quello simile al caso del ragazzo affetto da una "strana" malattia.
Questa persona accortasi della comparsa di strane macchie sulla sua pelle che ricoprivano quasi tutto il suo corpo e di una febbre saltuaria si rivolge al medico. In ospedale la diagnosi è di porpora trombocitopenica di Werlhof (anche a lui ho chiesto qualche documentazione del caso).
Gli vengono prescritti degli esami del sangue, una terapia a base di cortisone e poi dei controlli molto stretti.
Il ragazzo, spaventato dalla novità si rivolge ad una guaritrice del suo paese, nota per effettuare "guarigioni sorprendenti".
Questa lo sottopone a sedute di pranoterapia, gli somministra dei beveroni di (presunte) erbe curative e si fa pagare 500 euro a "seduta" ma cosa più importante gli fa sospendere tutti i farmaci.
Il ragazzo dopo poco più di due mesi e 5 sedute di pranoterapia guarisce. Macchie scomparse, febbre anche e perfetta salute agli esami del sangue.

Mi scrive per segnalarmi questa guaritrice che fa miracoli e per sottopormi il suo caso.
Gli spiego che quella malattia può avere vari decorsi e varie forme e proprio quelle più lievi (quale sembrava essere la sua dai documenti che ho letto) ha un altissimo tasso di guarigione spontanea (fino al 75-80% dei casi). Sono più importanti i controlli insomma che la terapia.

Gli dico dunque che pur non potendo giungere a conclusioni certe è molto probabile che la sua malattia sia andata via da sola, visto che è dimostrato che ciò possa accadere in un'alta percentuale di casi e che la guaritrice con molta probabilità non c'entra nulla.
Niente, dopo avermi indirizzato una serie di improperi che battono sempre sulla "mentalità chiusa" e sul fatto che sarei soggiogato dalle case farmaceutiche, abbandona ogni discussione. Chiude però con un ragionamento interessante: se non riconosco la sua guarigione miracolosa a questo punto è evidente che tutte le mie analisi di finti casi di guarigione sono false, errate e chiudono volutamente in senso negativo, per questo se prima mi considerava affidabile ora non più.
Non fa una piega...
Ecco.
Davanti a messaggi come questo mi chiedo: ma io sono un assassino di sogni? Spezzo le illusioni?
In questi mesi di blog ho ricevuto tanti documenti di "pazienti guariti" che in realtà non erano guariti per nulla o nei casi più gravi non avevano nessuna malattia o addirittura erano stati guariti dalla medicina ma il ciarlatano aveva fatto impaurire i parenti dichiarando che c'era ancora un "residuo" o un forte rischio di ripresa del male.

Se poi vogliamo dirla tutta: ma davvero servono grandi spiegazioni scientifiche o lunghe dissertazioni per capire che un Simoncini, un Hamer o un pranoterapeuta sono solo degli imbonitori?

È forse un bisogno umano crederci fino alla fine nonostante l'evidenza? E' più degno colui che ti illude o chi ti sbatte in faccia la cruda realtà?
Sarebbe bene lasciare ognuno libero di scegliere senza spingerlo a guardare in faccia i fatti così come sono?
Perchè il guaritore è descritto come un "benefattore" nonostante abbia fallito la sua missione, si sia fatto pagare e abbia illuso il prossimo e chi mette in guardia dalle truffe è un arido "colluso" che difende la lobby farmaceutica mondiale?
È forse un'esigenza di chi soffre accanto all'ammalato sentirsi sollevato per "aver fatto qualcosa" anche se ciò che si fa è chiaramente una fregatura?
È un meccanismo psicologico, sicuramente, ma questo mi obbliga ad un esame di coscienza che mai avrei creduto possibile.
Le parole sono meglio dei risultati?
La comunicazione via internet è il più potente mezzo pubblicitario?
Il guaritore ti promette quello che la medicina non può promettere. Il ciarlatano ti garantisce un risultato che la medicina non può garantire e rappresenta ciò che più vorremmo, quello che desideriamo nei momenti più bui.
Il bambino che ha paura dell'uomo nero non vuole sentire lunghe discussioni sull'improbabilità che un essere vestito di nero entri nella sua stanza di notte si rassicura solo se gli si dice che non esiste.

Anni di studi ed evidenze quotidiane, sono facilmente evitati con un sito internet ben costruito?
Queste domande sono diventate veri e propri dubbi sulla mia attività di "sbufalatore" medico quando ho notato che nella mia casella mail cominciavano ad arrivare messaggi da parte di "guaritori " che si proponevano.


Sì, succede proprio questo. Mi scrivono guaritori di tutti i tipi, non dei matti che si vantano di aver scoperto chissà cosa ma proprio ciarlatani di quelli "seri", anche medici, con la cura definitiva per tutte le malattie e non scrivono per criticarmi o per discutere la loro "teoria", lo fanno per proporsi, farsi conoscere.
Ho avuto l'impressione che queste persone cercassero semplicemente pubblicità. Gratis, comoda e veloce. Succede per esempio che mi mandano il link al loro sito scrivendomi di guardare le "testimonianze" (che sono le solite: "sono guarito dal cancro grazie alla cura X") e discuterle sul mio blog. Stop.
È chiaro che avrei poco da discutere e non potrei fare altro che criticarle.
Anche se avessi scritto un articolo nettamente contrario su di loro quindi, anche studiando profondamente le loro teorie perdendo ore ed ore a cercare letteratura, a riflettere, confrontare e decidere, anche se avessi "stroncato" pesantemente le loro idee, avrebbero ricavato una visibilità superiore a quella del perfetto sconosciuto che ha "scoperto l'acqua calda". Probabilmente queste persone sanno che alla fine parlandone, criticamente o meno, sarebbero stati tanto conosciuti che trovare un ingenuo pronto a credere alle loro proposte sarebbe stato un gioco. Si chiama marketing.
Se scovo su internet un anonimo "naturopata" con evidenti segni di disagio psicologico e ne critico le affermazioni, per 100 persone che lo eviteranno cinquecento andranno a leggere le sue fandonie e qualcuno potrebbe pure farsi plagiare. Allora sarei stato io a dare dignità di "menzione" ad un individuo che non meriterebbe nemmeno uno sguardo.
Mi sono chiesto quindi se in fondo io stesso non sia un mezzo pubblicitario per questi ciarlatani. Se un Simoncini o un Hamer di fronte a due "clienti" persi per merito delle mie analisi, non ne abbiano trovati 100 per colpa mia...è un dubbio atroce.
Cosa è meglio fare quindi? Non parlarne, evitare di fare nomi? Parlarne freddamente e poi ognuno è libero di affidarsi a chi vuole?
E poi: spezzare le illusioni di chi mi chiede cosa ne penso della cura X o del trattamento Y quando sono "cure" chiaramente inutili e spesso dannose, è giusto? E' un bene?
Devo continuare ad agire freddamente senza risparmiare le critiche ai ciarlatani o devo solo informare senza nessun coinvolgimento emotivo?
Poi penso che non sono in missione di salvezza del pianeta e che il mio dovere è informare. Sarà poi cura di ognuno scegliere la propria via e credere a qualsiasi cosa si preferisca. Non devo (nè posso) salvare persone in pericolo come uno sceriffo del web o trasformarmi in super eroe, il mio dovere (che si sposa con la mia passione) è fornire dei dati chiari e comprensibili delle considerazioni che hanno il vantaggio di provenire dal mio essere un medico.
Che poi qualcuno preferisca fidarsi di un ciarlatano piuttosto che di un medico o dei dati che riporta non è affare mio e non avrei nemmeno il peso morale di non aver avvertito...o sì?
Non ho la certezza che la mia conclusione sia quella corretta.

Non lo so, io ci penso e credo di non riuscire a trovare una risposta definitiva. Voi ne avete?

Alla prossima.