sabato 20 marzo 2010

Storia della medicina: l'ostetricia


Attenzione: questo articolo può contenere immagini, termini o temi non indicati per persone facilmente impressionabili o particolarmente sensibili. Nonostante si tratti di argomenti medici e di fatti storici legati alla medicina è consigliabile la lettura solo a persone consapevoli che alcuni temi di medicina possono risultare cruenti ed impressionanti per chi non ha esperienza medica.


Come nascono i bambini?
Lo sappiamo tutti, è vero (sotto i cavoli, naturalmente) ma se conosciamo in linee generali i meccanismi che portano alla formazione di un embrione e poi di un feto che nasce ed inizia il suo cammino di essere umano in questo pianeta, probabilmente non conosciamo bene come veniva affrontata la nascita nelle diverse epoche e culture.

Vado velocemente a spiegare come si nasce oggi.

Il parto fisiologico avviene a termine della gravidanza (attorno alle 40 settimane di gestazione) quando un insieme di reazioni fisiologiche scatenano il travaglio di parto.
Il travaglio consiste in una serie di contrazioni dell'utero (che è l'organo che contiene il feto per tutta la durata della gestazione) che gradualmente, modificando la parte finale dell'utero, il collo, favoriscono il parto. Il collo dell'utero si dilata. Al centro del collo dell'utero c'è un canale (il canale cervicale che termina con l'orificio uterino esterno) che passa da pochi millimetri di diametro a 10 centimetri circa. Questo consente al feto di "scendere" verso l'esterno, le contrazioni si fanno sempre più intense, regolari, ravvicinate fino all'espulsione del feto.
Avviene la nascita del feto, ora neonato.

Quando esiste un ostacolo alla nascita spontanea (conosciuto o meno o che sopraggiunge al momento del travaglio) o un dubbio sulla sicurezza di quel parto si può ricorrere al taglio cesareo.
Tramite un'incisione sull'addome e poi sull'utero il feto viene estratto "dall'alto" evitandogli così lo stress da parto o risolvendo una situazione di emergenza.
Il taglio cesareo è un'operazione chirurgica vera e propria con tutti i rischi collegati. Unica differenza con il parto spontaneo è che ci permette di estrarre velocemente e sotto controllo un feto in pericolo o di salvare una partoriente nella stessa situazione.

Questo in linea di massima (...molto massima...) quello che succede oggi riguardo al parto.
Spero possiate comprendere che ho ridotto al minimo le spiegazioni e le considerazioni in quanto non è l'analisi del parto l'argomento di questo articolo ma un paragone tra l'ostetricia di oggi e quella di qualche decennio fa. L'estrema semplificazione del parto quindi ha solo uno scopo schematico.

Il parto è naturalmente un evento assolutamente fisiologico e naturale. Non necessita di "aiuto medico".
Questo accettando il fatto che come tutti gli eventi naturali ha insito un pericolo (anche statistico) di incidente.

Esistono infatti tanti problemi prevedibili o meno che possono mettere a repentaglio la salute del nascituro, della partoriente e che possono essere anche un rischio per la vita stessa dei due soggetti.
Alcuni di questi problemi sono risolvibili (oggi) proprio ricorrendo al taglio cesareo o a particolari manovre, altri sono talmente repentini ed improvvisi che anche un intervento immediato ha poche possibilità di risolverli.
Nella maggioranza dei casi comunque un intervento tempestivo, se non totalmente risolutivo, riduce i danni notevolmente.
Mi capita spesso di effettuare un intervento in urgenza e riflettere che mamma e figlio appena usciti dalla sala operatoria meno di un secolo fa non ce l'avrebbero fatta.

Intanto i meccanismi del parto non erano conosciuti come lo sono oggi: erano ignoti persino i  meccanismi ormonali, quelli meccanici ed anche alcuni concetti di anatomia si sono sviluppati successivamente. Antibiotici ed anestetici erano un miraggio, l'igiene inesistente, tutto era in mano alle "levatrici" le moderne ostetriche dotate fondamentalmente di grandissima esperienza ma senza nessuna formazione alle spalle e di qualche raro medico che lavorava in ospedale o si recava direttamente a casa di chi doveva partorire.
L'ostetricia del 1800 non era particolarmente differente da quella che si praticava nell'antica Roma o nella Grecia della stessa epoca.
I nostri progenitori latini, quando una donna aveva difficoltà durante il travaglio la legavano ad un palo e la scuotevano dall'alto verso il basso, per favorire (solo teoricamente) la "discesa" del bambino Era il parto per succussione (si chiama succussione ippocratica), tentativo estremo ed inumano che ha visto la sua origine anche prima dell'epoca degli imperatori romani.

Come si può immaginare erano tantissime le cause di morte del feto o della partoriente: non esistevano nè gli strumenti nè le conoscenze adatte per affrontare i problemi, nemmeno quelli più banali, che sorgevano in gravidanza o durante il parto.
Prima del 1600 non esisteva nessun modo di estrarre il feto vivo se vi era un qualsiasi ostacolo alla sua fuoriuscita.  Questo fa capire la situazione dell'epoca.
Ma dopo quella data il progresso fu abbastanza veloce anche grazie ad alcuni pionieri che studiarono i meccanismi del parto ed idearono strumenti e manovre alcune valide ancora oggi.
La moderna ostetricia nacque proprio attorno al 1600 ed uno dei padri (c'è chi lo definisce IL padre) fu  François Mauriceau, barbiere chirurgo parigino che per primo scrisse dei testi, pubblicò delle tavole anatomiche e spiegò per la prima volta i meccanismi del parto, sembra una cosa da nulla ma fu Mauriceau il primo a trasformare la posizione del parto. Fino ad allora la donna partoriva seduta in uno sgabello e sostenuta alle spalle da un'altra donna. Mauriceau dispose che la donna dovesse partorire in un letto per favorirne il rilassamento e per aiutare i suoi sforzi. Quell'intuizione è arrivata fino ad oggi.
Eravamo agli albori.
La storia che l'intervento chirurgico di estrazione fetale dall'addome si chiami cesareo perchè effettuato per la prima volta per far nascere l'imperatore romano Giulio Cesare è una leggenda. Il termine cesareo vuol dire incisione, taglio dell'addome.
Il taglio cesareo si effettuava addirittura quasi sempre sulla gestante ormai senza vita per tentare di salvare (e non succedeva quasi mai di farcela) il bambino.

Da notare il "bisturi".
Risulta che il primo taglio cesareo della storia sia avvenuto nel 1508 ad opera del francese François Rousset.
Ancora oggi la Francia è considerata la patria dell'ostetricia.
Ed andiamo ad anni più vicini ad oggi.

I nostri nonni come partorivano?

Considerando che gli ostetrici della passata generazione (parlo di quelli che lavoravano negli ospedali negli anni 60) non erano nemmeno capaci di effettuare un taglio cesareo che in quel caso effettuava un chirurgo possiamo comprendere quanti e quali passi avanti siano stati fatti.
Sembrerà strano ma la "valigia" del medico ostetrico di 50 anni fa era simile ad un kit per macellaio.
Sono un collezionista di vecchi strumenti e libri ostetrici e quello che si evince fa capire l'enorme progresso compiuto (se non fosse evidente) anche da questa branca della medicina.
Preparatevi quindi ad un piccolo film "splatter".

Attenzione: non sono andato a cercare gli strumenti più atroci o gli esempi più impressionanti, quello che vedrete era quello che si usava quotidianamente nelle sale parto o nelle tavole da cucina dove partorivano le nostre nonne le quali vivevano tutto ciò come assolutamente normale.
Nulla di spettacolare dunque se non la cura nel "non nuocere" che la medicina cerca di raggiungere seguendo le scoperte della scienza.

Partiamo da uno strumento diffusissimo fino a qualche anno fa. In Italia è ormai praticamente in disuso anche se qualche ostetrico più anziano lo utilizza ancora ma sempre più di rado. All'estero, specie in Inghilterra ed in Francia è ancora utilizzato normalmente ma tende a scomparire. E' il famigerato forcipe.
Il suo utilizzo si chiama "applicazione".
La quasi totalità degli ostetrici delle nuove generazioni non ne ha mai visto uno (io farei parte della "nuova generazione" ma grazie al mio periodo di specializzazione in Francia ne ho applicati tantissimi). Per molti è un oggetto da museo.
Una sorta di "pinza" di acciaio dal peso variabile (anche la forma è differente a seconda del tipo, quello italiano per esempio è diverso da quello anglosassone per dimensioni, peso e forma ma il principio è lo stesso).
Il forcipe si usa(va) per facilitare l'estrazione della testa del feto quando qualsiasi ostacolo ne impediva la fuoriuscita.
Si afferra con le due branche della pinza la testa del nascituro ai lati, a livello parietale (sulle tempie per intenderci) e si tira energicamente verso l'esterno.
In molti casi il forcipe è risolutivo e molti adulti di oggi sono tra noi grazie a questo aggeggio ma il suo peso, la forza necessaria allo scopo e soprattutto la delicatezza delle strutture del feto (ossa, cartilagini, pelle...) causavano spesso lesioni più o meno gravi. Da lacerazioni della cute, del cuoio capelluto a vere e proprie ferite profonde. I lividi sono praticamente la normalità ma sono conosciuti anche casi drammatici con gravissimi danni cerebrali al feto.
Il forcipe richiede un buon allenamento ed è stato abbandonato proprio per la difficoltà di applicazione unita al rischio di lesioni che oggi è bene evitare.


 L'uso dell'anestesia era in generale raro. Negli ospedali degli anni del dopoguerra l'anestesia era somministrata dalle suore (rare volte da medici) che avevano il ruolo che oggi è dell'infermiere professionale. Il taglio cesareo era un intervento chirurgico che come detto prima i ginecologi non sapevano fare. Quando necessario si chiamava il chirurgo che spesso, soprattutto nei piccoli paesi, arrivava troppo tardi. Inoltre un taglio cesareo era ad altissimo rischio anestesiologico e di infezione.
Un evento tragico diventava quindi ancora più drammatico. Come nel caso della morte fetale. Quando un feto non arriva a vedere la luce e muore prima della fine della gravidanza è necessario il suo parto.
Oggi la terapia dipende dalla settimana di gestazione: quando si tratta di aborto (fino a 15 settimane massimo) si esegue il cosiddetto "raschiamento" (una sorta di "pulizia dell'utero" che ha lo scopo di eliminare ogni residuo della gravidanza ed annullare i rischi di una permanenza in utero del feto e degli annessi fetali, placenta, membrane e liquido). Il termine tecnico per definire il "raschiamento" è "revisione della cavità uterina". Fino agli anni 60 il raschiamento si effettuava senza nessuna anestesia.
Spesso il medico si recava a casa della donna ed effettuava l'intervento con l'aiuto delle altre donne della famiglia che tenevano ferma la povera "operata" che si dimenava per il dolore.
Quando la gravidanza è troppo avanzata non è sufficiente il solo raschiamento e si deve effettuare un parto vero e proprio.
Il feto, purtroppo senza vita, viene partorito dopo un travaglio indotto da farmaci. In casi estremi si effettua un cesareo (per esempio in caso di gravissimo coinvolgimento psicologico).
Alla fine, fisicamente, torna tutto a posto.
Quando non esistevano i farmaci che stimolavano il travaglio ed il cesareo era un intervento rischiosissimo le cose erano davvero orribili.
Le elenco come memoria di un tempo ormai passato ma che chissà quanti dei nostri avi hanno vissuto.
Il feto doveva essere praticamente estratto con la forza, non vi erano altri modi, alternativa il rischio di morte per la gravida.
Un feto ammettiamo a 30 settimane (la gestazione dura circa 40 settimane, circa 9 mesi) viene estratto abbastanza agevolmente ma ha una sua parte più voluminosa che crea un grosso ostacolo a questa estrazione.
E' la testa.

Estrarre la testa fetale era il vero problema di quegli anni e lo si risolveva in maniera cruentissima. Spero di non urtare nessuno e non scenderò nei particolari più macabri ma quello che descriverò è semplicemente quello che esisteva:
Il craniotomo
Fine 1800. Era uno strumento di acciaio dotato di una punta che bucava la testa del feto per estrarne il contenuto e quindi renderla meno voluminosa e facilmente estraibile. Non più in uso.

Due craniotomi sopra ed un "perforatore di Vicarelli" sotto.

 Assieme ai craniotomi a punta esistevano anche quelli con manovella che facilitavano l'operazione. Ecco dei particolari delle punte:







  




Il cranioclasto

Metà del 1800. Altra pinza molto robusta e pesante che aveva lo scopo di "distruggere" per schiacciamento la testa fetale e quindi renderla facilmente estraibile. Ne esistevano modelli differenti per peso, lunghezza e meccanismo ma tutti avevano due branche di acciaio che si stringevano a vite o manualmente sulla testa fetale. Non più utilizzato. Questo un modello del 1820, il cranioclasto di Baudeloque:


Altri modelli di epoca successiva:

 





In caso di bisogno per far fuoriuscire parti fetali venivano utilizzati degli uncini, questi due modelli:


In casi estremi, quando la testa diventava un vero ostacolo e bisognava agire in fretta si ricorreva alla decapitazione. Questo uno strumento che si utilizzava per lo scopo:


Nonostante tutto questo possa sembrare di una crudeltà estrema la maggioranza degli interventi effettuati con questi strumenti avevano uno scopo "compassionevole": si evitava quasi sempre la morte della partoriente. Non dimentichiamo che la morte per parto era frequentissima e spesso inevitabile e talvolta un intervento doloroso e sanguinario come quelli che sto descrivendo salvava quasi miracolosamente delle donne che invece, nella norma, morivano. Le donne più anziane ricordano come parlare di "morte per parto" di una donna o di un neonato era un evento assolutamente normale tanto da raccontarlo come qualcosa di inevitabile.
Guardiamo quindi tutto con gli occhi dei nostri progenitori di un secolo fa.
Si immagini ad esempio che in quell'epoca l'aborto (che naturalmente non esisteva come pratica permessa ma era proibito) nella maggioranza dei casi non era praticato da medici ma dalle cosiddette "mammane" (le ostetriche improvvisate dei tempi) che con decotti di erbe provocavano contrazioni dell'utero ma anche molte contemporanee morti da avvelenamento. In molti casi l'aborto era praticato dalla stessa donna in gravidanza ed il mezzo più comune era il "ferro da calza" lo strumento che si usa per alcuni lavori domestici di ricamo, in pratica un uncino di ferro.
Questo strumento era inserito nella cavità uterina ed assieme all'aborto quasi sempre praticato con successo si provocavano gravissime lacerazioni all'utero o ai genitali che non di rado erano letali. Mi capita di sentire questi racconti anche da donne anziane che ricovero in ospedale e che mi raccontano la loro vita, come eventi di assoluta normalità. Queste pratiche in Italia erano comuni fino al dopoguerra!

Lo strumento forse più pesante da immaginare è il cosiddetto basiotribo. Una pinza pesante circa 8 kg. che presentava tre punte. Quella centrale doveva entrare nel cranio fetale (parliamo sempre di feti deceduti, attenzione), quelle laterali afferravano la testa e con la forza si faceva trazione verso l'esterno.
Quando la dilatazione uterina non procedeva nei tempi previsti ed il travaglio si prolungava oltre ogni previsione o nei casi di morte fetale senza dilatazione del collo uterino, nel 1800 si utilizzarono i cosiddetti "dilatatori": tre bracci metallici venivano inseriti nel collo dell'utero e manualmente dilatavano fino a 10 centimetri lo stesso in modo da pfavorire il parto. Lo strumento cadde presto in disuso per le frequenti e gravi lacerazioni con conseguenti emorragie provocate. Qui due modelli della fine del 1800 (il secondo è di fabbricazione italiana), lunghezza circa 35 centimetri ciascuno:

Questi sono solo alcuni dei più noti ed utilizzati strumenti chirurgici ostetrici. del periodo 1800-1900.

Non devono stupire, nonostante le crudezza che evocano, non c'era altro, la donna partoriva naturalmente o moriva e quindi questi strumenti venivano utilizzati spesso come ultima risorsa. Passato lo stupore quindi deve essere ammirato il valore storico di questi pezzi e di queste storie. La maggioranza degli strumenti erano vere e proprie invenzioni geniali, frutto di osservazioni, esperimenti e studi. L'anatomia umana, che oggi ci sembra scontata e senza segreti, in quell'epoca era agli albori. Ogni strumento poi serviva a risolvere casi che sarebbero stati destinati a finire tragicamente e per questo era considerato un privilegio ed anche il loro uso era tramandato gelosamente.
Non per niente la stragrande maggioranza delle donne partoriva a casa tra le donne di famiglia, senza igiene e con strumenti di fortuna. In quel caso gli incidenti erano all'ordine del giorno.
E se i lettini da parto di oggi sembrano scomodi, vediamo un lettino da parto del 1879:
Per i più curiosi una carrellata di strumentazione e documentazione ostetrica (anche con dei link ad altri siti) è possibile trovarla qui.
Spero che un articolo del genere più che orrore abbia stimolato la curiosità e fatto riflettere sui passi avanti che abbiamo fatto in pochissimi anni.
Se così fosse il prossimo argomento tratterà dei primi passi della medicina in generale con altri curiosi strumenti e storie da brivido.

Alla prossima.

33 commenti:

  1. A guardare la medicina e la chirurgia di qualche secolo fa sembra sempre un mezzo miracolo che l'umanita` sia riuscita a venirne fuori.
    Grazie per le belle immagini storiche.

    RispondiElimina
  2. Dilatatori uterini molto simili a quelli mostrati sono stati ritrovati anche a Pompei, quindi dai tempi dei romani non c'erano stati troppi cambiamenti.
    Le nostre "nonne" romane comunque partorivano di solto sedute (come rappresentato ad esempio in una formella che decorava una tomba di levatrice di Ostia Antica).
    Per il resto: SANTO PARTO CONTEMPORANEO!!!

    RispondiElimina
  3. Scordavo: non è facile stabilire un rapporto esatto di parti letali all'epoca delle nostre bisnonne, ma probabilmente era tra il 10 ed il 20%.

    RispondiElimina
  4. Che cosa sarebbe orribile?

    RispondiElimina
  5. Scordavo: non è facile stabilire un rapporto esatto di parti letali all'epoca delle nostre bisnonne, ma probabilmente era tra il 10 ed il 20%.

    Ci sono dati che parlano di picchi del 40% nel 1800 (incredibile...) ma la media in generale tra il 1800 ed il 1900 era attorno al 2-3% (che è sempre altissima eh?).
    Oggi siamo intorno allo 0,01% nei paesi sviluppati e poco meno dell'1% nei paesi più poveri (Africa sub-sahariana).

    Per dare numeri pratici, OGNI 100.000 parti abbiamo circa:

    - 1400 morti in Angola
    - 110 morti in Brasile
    - 11 morti negli USA
    - 3 morti in Italia

    Nota consolante: l'unico paese che ha meno donne decedute per parto dell'Italia in tutto il mondo è l'Irlanda.

    RispondiElimina
  6. Bhé, nel 1800 iniziarono a diffondersi nelle grandi città gli ospedali. Per quanto possa essere controintuitivo, questo fatto aumentò la mortalità. Non esistendo il concetto di asepsi ed antisepsi, molte donne morivano di febbre puerperale veicolata dai medici che non si lavavano le mani tra un parto e l'altro (e magari tra un'autopsia e un'altra). La storia di Semmelweiss è di esempio: gli fu risposto che non era necessario che i medici si lavassero le mani, poiché erano gentiluomini ed i gentiluomini hanno sempre le mani pulite.
    Mettiamoci anche le comuni infezioni nosocomiali e i risultati sono coerenti.

    RispondiElimina
  7. La storia di Semmelweiss è di esempio: gli fu risposto che non era necessario che i medici si lavassero le mani, poiché erano gentiluomini ed i gentiluomini hanno sempre le mani pulite.

    La sua ipotesi fu considerata praticamente blasfema: ipotizzare che un medico fosse "impuro" per l'epoca era un vero delitto...

    RispondiElimina
  8. La sua ipotesi fu considerata praticamente blasfema: ipotizzare che un medico fosse "impuro" per l'epoca era un vero delitto...

    Bèh insomma, ancora oggi i medici godono di un credito, di un prestigio e di un'aura di onnipotenza ed intoccabilità spesso ingiustificata, e forse questo non viene considerato per un limite quale invece è.

    RispondiElimina
  9. ancora oggi i medici godono di un credito, di un prestigio e di un'aura di onnipotenza ed intoccabilità spesso ingiustificata

    Sì ma quella dei tempi di Semmelweiss era un'impurità fisica, il medico era un essere superiore de facto.
    Oggi non è che ci si faccia tanti problemi a sparare a zero sui medici (come su tutte le categorie, quindi non vi è nessuna considerazione "superiore").
    Che poi sia una categoria che gode di prestigio e credito forse si, ma onnipotenza ed intoccabilità credo che sia ormai acqua passata...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Purtroppo é molto probabile che se lei fosse stato un medico a quell'epoca avrebbe bollato Semmelweiss come truffatore e ciarlatano. Non c'era nessuna valitá scientifica per quello che diceva.

      Elimina
    2. E chi lo sa. Io vivo nel 2019, ormai i truffatori sono abbastanza riconoscibili, ai tempi no, la scienza era agli albori.

      Elimina
  10. Sono d'accordo con quanto dici.
    Tuttavia non è di molti anni fa un vecchio manuale di ostetricia per ostetriche in cui si diceva che l'ostetrica "... doveva riconoscere nel medico una persona a lei superiore per cultura e stato sociale...", e qui non si parla di soprannaturalità.
    E' un manuale del 1940, lo ammetto (ce l'ho nella libreria in quanto è un ricordo di una zia abruzzese ex ostetrica condotta).
    Che adesso non sia più così è vero in gran parte, ma sull'intoccabilità dei medici ho ancora seri dubbi.
    Diciamo che prima nemmeno si azzardavano a denunciarli o ad attaccarli (non mi riferisco ai deficienti come i ciarlatani alla Vanoli o ai loro sciocchi proseliti), adesso i medici vengono sì denunciati, ma quasi sempre se la cavano a buon mercato, anche quando è palese la loro colpa o incompetenza.

    RispondiElimina
  11. Ehm, meno male che avevo già mangiato e digerito...

    Ma a parte le battute, mi è venuto un brivido e pensare a quello che oggi è un evento molto sereno sia per la madre che per il bambino.

    RispondiElimina
  12. Mamma mia WeWee, sembrano strumenti di tortura, sono contento di essere nato nella seconda meta' del XX secolo !!!

    RispondiElimina
  13. C'e' da dire di Semmelweis che aveva intuito cio' che 40 dopo avrebbe scoperto Pasteur.
    C'e' da dire che la presunzione e arroganza di una certa classe medica ha provocato tante morti che avrebbero potuto essere evitate.
    Purtroppo, senza generalizzare, questa arroganza e' viva tuttoggi in alcuni medici.
    Questo lo so, sia per una mia esperienza personale, sia per esperienze fatte da miei amici e conoscenti.

    RispondiElimina
  14. diciamo che Semmelweiss avrebbe avuto strada più facile se si fosse conosciuta l'esistenza dei microorganismi, e anche un po' di cultura statistica.
    "passare" alla medicina basata sulle prove è servito anche a questo :)


    comunque, da brividi. gli strumenti per i feti morti dovevo essere dilanianti non solo fisicamente, ma anche psicologicamente. Già la perdita del nascituro non è leggera, vederlo anche mutilato così, doveva essere straziante..

    RispondiElimina
  15. La storia della medicina è costellata di pratiche che adesso ci appaiono orrende ed assurde, ma fa parte del cammino di ogni disciplina solo che questa, esplicandosi sugli esseri umani, fa molta più impressione di altre.
    Fino agli anni '30 si pensava che la depressione e la schizofrenia fossero causate da un'infezione intestinale e la "cura" consisteva in un'emicolectomia o addirittura nella colectomia.
    Per non parlare della lobotomia, tecnica per la quale Moniz vinse addirittura il Nobel nel 1949 (ora moltissimi ne chiedono la revoca) e utilizzata fino ai primi anni '70.

    RispondiElimina
  16. brrr...ve li ricordate gli strumenti chirurgici per operare donne mutanti inventati dai gemelli Mantle, ginecologi, nel film di Cronenberg "Inseparabili" ?

    RispondiElimina
  17. scusate l'off topic, ma queste due notizie mi hanno sconcertato, urge fare qualcosa

    http://www.corriere.it/salute/10_marzo_22/primo-ospedale-integrato-medicina-complementare-toscana_83e60c2e-35c7-11df-bb49-00144f02aabe.shtml

    http://www.corriere.it/salute/reumatologia/10_marzo_22/osetopatia-primo-centro-ricerche-italiano_0255714e-35aa-11df-bb49-00144f02aabe.shtml

    RispondiElimina
  18. urge fare qualcosa

    "Urgerebbe" non votare più chi butta i soldi dei cittadini in questo modo.
    Mi aspetto anche che uno di quei politici che hanno avallato questa sconcezza si rivolgano all'agopuntura ed al Reiki al primo malanno.

    RispondiElimina
  19. E invece mi sa proprio di no.
    Esattamente come fanno i saccenti e furoboidi "alternativi", anche questi geniali innovatori al primo problema serio che non sia un foruncolo o una tosse, faranno le corse per andare in ospedale...

    RispondiElimina
  20. Ciao WeWee. Tempo fa ho visto su YouTube una conferenza tenuta da una ginecologa e un'ostetrica che, tra le altre cose, criticavano la posizione del parto supina, dicendo che la posizione più naturale è quella carponi.
    Vorrei sapere che ne pensi.
    Sono una serie di 9 video, ma l'argomento comincia a metà di questo spezzone:
    http://www.youtube.com/watch?v=ZI10wqHnbfM
    e continua nel successivo
    http://www.youtube.com/watch?v=jtTwMFvD06k

    RispondiElimina
  21. criticavano la posizione del parto supina, dicendo che la posizione più naturale è quella carponi.

    In realtà la posizione più naturale è quella...che preferisce la donna. C'è chi non sopporta stare a carponi e chi preferisce stare fino alla fine in piedi.

    La posizione supina è quella più comoda...per chi assiste il parto (l'ostetrica o il medico) ma non per la donna. Si è consolidata negli anni e quindi spesso è utilizzata di routine. L'unica condizione che la rende "obbligatoria" si crea quando ci sono problemi nel parto e quindi è richiesta un'assistenza più cauta con possibile ricorso a strumenti come la ventosa.
    Nei "miei parti" la donna è libera di assumere le posizioni che preferisce, non ha nessun obbligo particolare e solo se ho dubbi nella regolarità del travaglio o del parto la invito a stare supina.
    Nella maggioranza dei casi inoltre permetto che si partorisca a letto e non nel "lettino da parto".
    Dal mio punto di vista il parto deve essere un evento meno medicalizzato possibile ma con la capacità di capire SE e QUANDO "bisogna" medicalizzarlo. Anche l'estremismo naturalista fa tanti danni, non dimentichiamolo...

    RispondiElimina
  22. Vorrei chiedere una cosa che temo di non avere ben compreso dall'articolo: come facevano i medici dell'epoca a capire che il feto non era più in vita, e quindi eseguire gli aborti? (con gli strumenti piuttosto agghiaccianti descritti nell'articolo, che presuppongono appunto di agire su un corpicino senza vita...).

    Grazie
    Francesca

    RispondiElimina
  23. Con lo stetoscopio una "trombetta" di legno che permetteva di percepire il battito fetale.
    E' in disuso ma esiste in tutti i reparti di ostetricia attuali.

    RispondiElimina
  24. Salve a tutti,
    mi sto apprestando a scrivere un racconto su una profuga della prima guerra mondiale che si trasferisce a Bologna intorno al 1917. La storia comincia proprio con un parto al quale si sottopone questa profuga. Sapreste per caso dirmi dove partorivano i profughi di guerra, se c'erano delle strutture adibite e naturalmente quali strumenti e in quali modalità si procedeva all'attività ostetricia. Grazie mille a chi mi vorrà aiutare.

    Gianluigi

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sapreste per caso dirmi dove partorivano i profughi di guerra, se c'erano delle strutture adibite

      Partorivano in ospedale, ai tempi (inizio 1900), andare in ospedale era per i poveri, i ricchi si curavano a casa con medici e servi personali.

      quali strumenti e in quali modalità si procedeva all'attività ostetricia.

      Non c'erano antibiotici, si usava il forcipe, il cesareo era "l'ultima risorsa" (e serviva a salvare un bambino se una donna era spacciata). Più o meno quello che ho descritto in questo articolo.
      Saluti.

      Elimina
    2. A Bologna, fino, mi pare, al 1999 la maternità era in pieno centro, in Via D'Azeglio, nel complesso di San Procolo; era nata come "casa dei bastardini" dove andavano a partorire le ragazze madri e dove c'era la "ruota" per lasciare i bambini non voluti nel 1300, trasformata poi in vero "ospedale delle nascite" con l'unità d'Italia legato all'ospedale Maggiore (che allora era in via Riva Reno non dov'è ora) da allora buona parte dei cittadini bolognesi sono nati lì; allora, però, c'era già anche il reparto di ostetricia e ginecologia del S. Orsola, per cui hai modo di scegliere. Documentazione storica su come si lavorasse all'epoca in D'Azeglio, non so dove puoi trovarne di preciso, a causa anche dei trasferimenti, forse qualcosa nello sterminato archivio dell'Archiginnasio. Sul S.Orsola, essendo clinica universitaria è molto probabile che tu possa trovare documenti utili direttamente in una delle biblioteche del complesso...non so, in entrambi i casi, come tu possa muoverti per le autorizzazioni e gli accessi.
      Buona fortuna!

      Elimina
    3. grazie mille ad entrambi.

      Gianluigi

      Elimina
  25. Leggevo in una storia della famiglia che nei secoli passati la probabilita' di morte per parto era dell' 1-2%. Gia' questo farebbe inorridire, ma dobbiamo aggiungerci che le donne partorivano cinque o anche dieci volte nella vita, per cui per una donna la probabilita' di morire in quel modo si avvicinava a uno spaventoso 10%.

    RispondiElimina
  26. Ciao Salvo, interessantissimo anche questo articolo. Grazie
    C'è un punto che non ho afferrato però:
    "Il feto, purtroppo senza vita, viene partorito dopo un travaglio indotto da farmaci. In casi estremi si effettua un cesareo (per esempio in caso di gravissimo coinvolgimento psicologico)"
    Scusa ma quando non vi sarebbe un gravissimo coinvolgimento psicologico nel dover partorire un feto morto?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. quando non vi sarebbe un gravissimo coinvolgimento psicologico nel dover partorire un feto morto?

      La percezione dei fatti e il coinvolgimento sono molto soggettivi. Tra i due "metodi", sicuramente è più utile e sicuro il parto spontaneo indotto (del feto morto), quando questo diventa un vero pericolo per la vita fisica o psicologica della donna si preferisce il cesareo (molto raramente). C'è sempre un gravissimo coinvolgimento psicologico ma a volte è insormontabile.

      Elimina

I tuoi commenti sono benvenuti, ricorda però che discutere significa evitare le polemiche, usare toni civili ed educati, rispettare gli altri commentatori ed il proprietario del blog. Ti invito, prima di commentare, a leggere le regole del blog (qui) in modo da partecipare in maniera costruttiva ed utile. Ricorda inoltre che è proibito inserire link o indicare siti che non hanno base scientifica o consigliare cure mediche. Chi non rispetta queste semplici regole non potrà commentare.
I commenti che non rispettano le regole potranno essere cancellati, anche senza preavviso. Gli utenti che violassero ripetutamente le regole potranno essere esclusi definitivamente dal blog.

Grazie per la comprensione e...buona lettura!