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domenica 20 dicembre 2009

Merry Christmas… or not?

Ma è possibile che nei giorni di Natale e capodanno si assista ad un incremento della mortalità?

Pare proprio di sì. Sia la mortalità per malattie cardiache che per altri motivi, ha un picco attorno ai giorni citati.
Lo ha mostrato uno studio che non riesce però a capirne bene i motivi anche se ipotizza come causa il ritardo (nei periodi di vacanza si tende a rimandare i controlli e le visite) di diagnosi e l'inizio tardivo di eventuali terapie.

Non è un argomento sconosciuto. Esiste infatti il cosiddetto "Happy New Year heart attack" ("L'attacco cardiaco del buon anno nuovo"). Qualcuno evidenzia pure come l'aumento del consumo di bevande alcoliche (che proprio in quel periodo ha anch'esso un picco) sia causa di problemi cardiaci (soprattutto aritmie). Che anche i suicidi abbiano un picco nel periodo natalizio non credo sia una novità ed i motivi, in questo caso, sono facilmente immaginabili. Ruolo fondamentale giocano spesso la solitudine ed i problemi depressivi. Una review (è un PDF) che analizza vari studi sull'argomento però non giunge a conclusioni univoche. Non è detto che questo picco esista e che sia dovuto esclusivamente a fattori "psicologici". Potrebbe accadere ad esempio che l'arrivo dei soccorsi in caso di suicidio o tentativo di suicidio, in periodo natalizio potrebbe essere meno pronto e tempestivo.

Non voglio quindi essere un messaggero di pensieri tristi e non voglio parlare di malattia in un periodo che spero sia per tutti di rilassamento e di bilanci positivi.
Questo blog è spesso luogo di tragedie e brutte storie ed almeno in questi giorni mi sembra giusto dedicare qualche minuto a dei pensieri positivi e più leggeri.
Quanti di noi per esempio hanno mai pensato ai traumi che può procurare un personaggio come Babbo Natale nei bambini?
I nuovi arrivati imparano a distinguere le figure amichevoli che gli stanno attorno e così conoscono il mondo, riconoscono i propri simili e crescono sereni.
I primi lineamenti che un neonato impara a riconoscere sono quelli della mamma. In genere due occhi, un sorriso, una figura calda, serena e dalla voce suadente e cantilenante. Così un bimbo passa i primi mesi della propria vita.

Poi all'improvviso, in una fredda serata di dicembre, la stessa figura che lo ha tanto coccolato ed addormentato, lo cede alle braccia di un "mostro". Un uomo grasso, con la barba bianca che gli ricopre il volto e con la voce profonda e cavernosa, lo abbraccia togliendolo dal calore materno.
Ed i bimbi reagiscono così:










Voi avevate (o avete) paura di Babbo Natale?

E dei clown?

Io da bambino odiavo il momento dei clown al circo... ma non per la loro presenza, ma perché usavano spesso far esplodere petardi che mi facevano saltare sulla sedia...

Tornando a Babbo Natale, c'è da dire che si tratta del mistero più misterioso che esista. Milioni di persone dicono di averlo incontrato ed esistono pure foto e filmati con la sua imponente sagoma che si staglia sul bianco della neve. Moltissimi individui dicono di ricordarlo quando da piccoli ricevevano dalle sue mani doni e dolci. Ma allora Santa Claus esiste o no?
Se lo hanno visto in tantissimi, in carne ed ossa, hanno pure scambiato alcune parole con lui. Se esistono prove fotografiche e video e se esistono segni tangibili del suo passaggio, perché questo personaggio non viene preso sul serio?
Babbo Natale viaggia per tutto il mondo portando doni ai bambini in brevissimo tempo. Quale macchinario o quale tecnologia gli permette di effettuare un viaggio così lungo in un periodo di tempo tanto ridotto?
Si è parlato di curvatura spazio-temporale, di viaggio a velocità superiori a quella della luce e di particolari capacità della sua slitta trainata da renne, ma il mistero resta fitto, anche se non del tutto.
I detrattori della sua esistenza dicono che si tratta di un'invenzione delle multinazionali americane delle bevande che lo hanno creato per farci spendere soldi e per ingrassare la popolazione mondiale rendendola schiava delle medicine e delle palestre. Questi gruppi di alternativi portano delle prove (banali) a sostegno delle loro teorie.
Dicono ad esempio che il Santa Claus che la notte di Natale porta i doni ai bambini abbia la barba finta.
In pratica, in base alle loro conclusioni, dovremmo credere ad un enorme complotto di bambini, adulti, venditori di barbe finte e di giocattoli.

Si attaccano ad un particolare insignificante (quello della barba) per invalidare tutta la teoria (che è scomoda, per chi con il Natale ci vive).

Ammetto che a volte analizzando le testimonianze ci sono delle incongruenze, delle distorsioni, come il fatto che ad ogni apparizione Babbo Natale abbia una faccia differente, a volte una voce o il colore degli occhi diverso da quello che aveva quello dell'anno prima, ma sono piccolezze, particolari che non tolgono nulla alla veridicità della storia.

Qualcuno ha anche ipotizzato che esistessero migliaia di Babbi Natale nel mondo che truccati con barba e vestito rosso guadagnassero soldi facendo le foto con i bambini nei centri commerciali.
Bugia: esisteranno pure i falsi Babbi Natali ma di certo non sono capaci di volare o di lasciare regali ai bambini di tutto il mondo in una sola notte. Che poi chi si vestirebbe in quel modo ridicolo davanti a tutti?
Implausibile.

Immaginate se un giorno tutti i bambini potessero ricevere i regali gratis e comodamente a casa loro da Babbo Natale in persona? La lobby dei giocattolai fallirebbe (e sappiamo quanti miliardi girino nella vendita dei giocattoli) come quella dei venditori di vestiti da Babbo Natale e quella degli impacchettatori di regali.
Un giro miliardario risolto con pochi spiccioli (una fetta di panettone o un po' di spumante da offrire al Babbo Natale che ci fa visita): è questa la vera barriera di menzogne, chi ha interesse non permette di far luce in un affare miliardario.

Ma come procedono gli studi in questo campo? Cosa hanno concluso?
Lo hanno studiato degli esperti nordeuropei: l'astrofisico Knut Jørgen Røed Ødegaard, il professore di fisica Gaute Einevoll, il professore di matematica Nils Lid Hjort e l'esperto di folletti Ane Ohrvik.

Le loro conclusioni sono certe: Babbo Natale può effettuare quel viaggio e lasciare tutti i doni in un tempo ridottissimo grazie ad una curvatura spazio temporale, teorie che sono state sviluppate anche da Albert Einstein tanto da far sospettare a più di qualcuno che Santa Claus fosse in realtà il fisico tedesco.

Altro mistero, non meno stupefacente: come fa Babbo Natale a capire se un bimbo è stato tanto buono da meritarsi un regalo o no?
Tante teorie. Quella più plausibile sembra sia legata ai berretti che i bimbi portano nel periodo invernale per andare a scuola.
Gaute Einevoll infatti ipotizza che i berretti possano registrare l'attività cerebrale dei bambini misurando le piccole variazioni di campo magnetico e determinare così l'entità (e la "bontà") dei loro pensieri.
Una teoria molto più azzardata è quella di Nils Lid Hjort, il quale pensa ad un accordo tra l'omone di Natale e la STASI, il servizio segreto (ormai dismesso) dell'est-europa.
Per altri studiosi, la velocità di Babbo Natale è determinata dal fatto che egli abbia le proprietà quantiche legate alla luce e che sfrutti queste proprietà per spostarsi con la sua slitta da un posto all'altro.
Questa ipotesi è stata pubblicata nella rivista di fisica Annals of Physics, (1983, vol 12, pp 379-381) dagli studiosi Matthew Davies e Martin Slaughter.
Per la maggioranza della popolazione del continente americano invece, l'abilità di Babbo Natale è racchiusa nel suo naso, rosso, capace di percepire le intenzioni ed il comportamento dei bambini.
Il mistero quindi c'è ancora anche se molte delle teorie sembrano avvicinarsi alla sua soluzione.

Per chiudere ogni discussione poi, basti pensare ai tanti studi serissimi che riguardano Babbo Natale e che ne giudicano i vari aspetti. Qualcuno per esempio mette in dubbio la sicurezza dei suoi doni rispetto agli standard attuali, altri ne ribadiscono l'esistenza, altri ancora studiano le conseguenze delle sue visite sui bambini.
Sul particolare della barba finta preferisco sorvolare, mi sembra un'obiezione stupida e senza significato: hanno fatto per caso delle analisi ai peli della barba di Babbo Natale? Qualcuno ha prelevato un ciuffo di barba per farne l'analisi spettrofotometrica? No. Non è mai accaduto.
E se qualcuno aggiunge l'obiezione che tirando la barba tende a staccarsi dalla faccia del simpatico nonnino, basti sapere che esistono centinaia di casi nel mondo di barbe particolarmente elastiche e sinuose che se allungate o tirate di proposito danno l'effetto di staccarsi dalla cute.
Obiezione respinta quindi.
Dell'esistenza del vecchietto di Natale si sono occupati anche studiosi italiani e naturalmente anche loro sono giunti alla stessa conclusione. Inoltre anche i loro calcoli i viaggi di Babbo Natale sono spiegabilissimi con la meccanica quantistica con uno sciame di particelle elementari che naturalmente renderebbe non visibile il Babbino durante la consegna dei regali.


Quando perciò qualcuno vi dirà che Babbo Natale non esiste, non ascoltatelo. Esistono troppe testimonianze della sua esistenza (a meno di sospettare che tutti i bambini o i testimoni siano finti o pagati).

Le prove della sua esistenza ci sono, non solo immagini e video ma anche contatti, ripetuti e prolungati.
Le spiegazioni ai tanti misteri che lo avvolgerebbero esistono e sono pure plausibili, esistono decine di studi che ne certificano l'esistenza e soprattutto non è possibile che milioni di persone nel mondo si sbaglino a meno di considerarli pazzi o visionari.
I doni poi: chi li porterebbe in milioni di case nel mondo?

Per chi non ci crede ancora o si ostina a dire ai propri figli che Babbo Natale è un'invenzione della Coca Cola (nota multinazionale delle bevande, quindi cattiva e per di più americana) o che addirittura si tratti di parenti o amici vestiti in maniera totalmente assurda resta solo il senso di colpa di restare insensibili e di non ascoltare le tante prove e le tante testimonianze della sua esistenza. Questo vuol dire mistificare la realtà, lavorare per chi ci sfrutta e ci domina. Diffidate dai "disinformatori prezzolati" al servizio del "nuovo ordine mondiale dei Babbi Natali".
Peggio per loro.


Bibliografia

1) Dickens C.: Cantico di Natale
2) Calvino I.: I figli di Babbo Natale
3) Pirandello L.: Sogno di Natale
4) Sundblom H.: Santa Claus (review)
5) Moore C.C.: A visit from St. Nicholas

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Auguro a tutti di passare dei giorni sereni e rilassanti (che ci vogliono sempre...), a chi non sta bene di superare questo momento e di rialzarsi con più forza di prima ed a chi ha difficoltà di superarle. Forza, che ce la facciamo...
Ci rivediamo tra un paio di settimane, stacco un po' la spina anche io.

Buone feste!
:)

giovedì 17 dicembre 2009

Infarto in diretta? No

Sta circolando la notizia di un drammatico incidente in diretta TV.

Il fisico danese Henry Svensmark sarebbe stato colpito da un infarto (alcune fonti italiane e straniere parlano di "attacco cardiaco") durante una trasmissione in diretta televisiva della TV danese DR1.
Lo studioso si occupa di climatologia ed è uno dei più noti critici del riscaldamento globale.
Le immagini sono particolari, il fisico inquadrato in primo piano durante il dibattito ha una sorta di contraccolpo e resta immobile. Cambia l'inquadratura e Svensmark dice qualcosa in danese ("è il mio cuore...") e viene scaraventato violentemente a terra. I presenti si avvicinano per soccorrerlo e le immagini terminano in quel momento.


Si è poi saputo che, ricoverato in ospedale, il fisico è in buone condizioni, stabili per il momento.

Inserisco il video perchè, pur nella sua drammaticità (non presenta comunque immagini particolarmente cruente) dimostra cosa è stata capace di inventare la tecnologia applicata alla medicina ed in più è una storia a lieto fine.





Il fisico danese  non è stato colpito da infarto o da "attacco cardiaco" ma da un'aritmia.
Quelli non sono i sintomi ed i segni tipici di un infarto. Abbiamo avuto anche in Italia degli episodi tragici, purtroppo conclusi male che, in quel caso trattandosi di vero infarto, hanno avuto un'evoluzione differente.
In questo caso però (fortunatamente) l'infarto non c'entra. Diciamo che in un'epoca nella quale i giornalisti piuttosto che andare ad approfondire la notizia la copiano/incollano da internet non ci potevamo aspettare altro ma almeno in questo caso ammetto che bisognava avere anche un minimo di competenza per capire che quello, visibilmente, non era un infarto.
Si è trattato di una fibrillazione che è un tipo di aritmia che può coinvolgere sia gli atri che i ventricoli, le quattro cavità che formano il nostro cuore.
Il cuore cioè, invece di mantenere il suo ritmo abituale, perde dei battiti o ne ha alcuni in più. In alcuni casi queste aritmie possono essere molto pericolose creando una sorta di "corto circuito" nel cuore che è fatale.
Svensmark soffre di aritmia e non è quindi un episodio del tutto imprevedibile ma a lui ci ha pensato la scienza.

Il fisico danese ha impiantato da qualche anno un pacemaker.


Questa è una struttura artificiale che ha la capacità di far tornare il ritmo cardiaco nella norma. Tramite delle piccole scariche elettriche (il cuore funziona "elettricamente" già per sua natura), si crea uno stimolo che riporta il cuore alla sua frequenza ed al ritmo normale.
In casi particolari possono essere impiantati dei pacemaker che se registrano un ritmo particolarmente allarmante, di quelli che possono provocare anche l'arresto cardiaco, inviano una scossa molto più forte, che è un vero e proprio "shock" per il cuore che così torna a battere con il suo ritmo abituale.
Questo fenomeno è quello che si usa nella "cardioversione" o defibrillazione (chi segue serie TV ambientate nei pronto soccorso sarà abituato a questo termine).

Quando il cuore è in arresto o ha un ritmo troppo anomalo per permettere il suo corretto funzionamento, si usa applicare una corrente elettrica ad alto voltaggio per brevissimo tempo. Questa corrente svolge la funzione di "resettare" il muscolo cardiaco e farlo ripartire con il ritmo giusto.
E' una procedura che ha salvato parecche vite umane.
Lo stesso compito del defibrillatore "esterno" è svolto in questo caso dal pacemaker, una scossa ad alto voltaggio che fa ripartire il cuore a ritmo normale.
La "scossa" provocata dal defibrillatore è tanto potente da far sollevare una persona stesa a terra o far crollare una persona in piedi: è quello che è successo ad Henry.

Il fisico ha avuto una prima scarica dal pacemaker, si è reso conto di quello che stava succedendo e ne ha avuta un'altra che lo ha fatto crollare a terra (probabilmente a telecamere "spente" ne ha avuta un'altra, si sente un lamento). Nessun infarto, la caduta è dovuta al "colpo" del pacemaker. La sensazione è più o meno quella di ricevere un fortissimo pugno improvviso e ben assestato al centro del torace, farebbe crollare a terra chiunque. Ma stavolta il pugno ha salvato una vita. Se ci pensiamo un attimo è un miracolo (tra i tanti) ottenuto dalla tecnologia applicata alla medicina.
Wow...

martedì 15 dicembre 2009

Beljanski, il guaritore presidenziale

Oltre all'analisi dei guaritori più conosciuti al mondo, mi occuperò anche di quelli che non hanno oltrepassato i limiti della loro nazione o che non sono saliti alla ribalta della cronaca italiana. Questo servirà anche a capire quanti personaggi hanno annunciato scoperte miracolose o quanti rimedi sono stati presentati come straordinariamente efficaci. Si parla di migliaia di sostanze che annunciate come miracolose poi non hanno mai mantenuto le promesse oppure di composti promettenti che poi non hanno superato lo scoglio della sperimentazione, centinaia di "alternativi" e guaritori si sono presentati come scopritori della cura definitiva e sicura del cancro (praticamente tutte le medicine alternative che dichiarano di curare il cancro, anche l'omeopatia, affermano di essere efficaci in un'altissima percentuale), quindi tutti dichiarano successi altissimi, nessuno fornisce però una prova veramente convincente di quello che affermano.
A volte invece, una scoperta che poi non mantiene le sue promesse ha però qualcosa di interessante da offrire: uno spunto, un'intuizione, un'idea.

Di guaritori ne esistono diversi tipi, alcuni sono semplici "matti" che un giorno decidono di annunciare una cura miracolosa ma altri (e non sono pochi) sono invece scienziati, a volte con un passato irreprensibile di studiosi seri, preparati ed onesti che, per un motivo o per un altro (quasi sempre per...l'altro...i soldi...) diventano quasi dei fenomeni da baraccone. Li conosceremo con il tempo.

Questo articolo è dedicato ad uno scienziato naturalizzato francese che, dopo polemiche anche feroci, diventò in Francia una sorta di Di Bella transalpino, scatenando reazioni in tutta la società francese, persino del ministro della sanità in persona, storia che da noi in Italia è praticamente sconosciuta.

Mirkos Beljanski nasce in Jugoslavia nel 1923 e si laurea in biologia nel 1948, trasferitosi in Francia, lavorò nel prestigioso istituto Pasteur occupandosi dello sviluppo del vaccino antipolio e qualche anno dopo cominciò ad occuparsi dello studio del DNA con altri colleghi. Lavorò anche all'INSERM, corrispondente del nostro Istituto superiore di sanità ma in Francia.
Dal 1956 e per due anni, lavora al fianco di un premio Nobel, il prof. Ochoa, sul DNA e tornato in Francia vince anche alcuni prestigiosi premi scientifici grazie ai suoi studi.
Successivamente diventò responsabile della ricerca in un altro prestigioso istituto di farmacologia francese.
Nel 1972 compì probabilmente la sua scoperta più importante: la trascrittasi inversa nei batteri (o DNA polimerasi-RNA dipendente), un enzima che entra in gioco nella formazione del DNA, base per capire come si crea e si modifica (e si propaga) la vita, tipico di alcuni batteri e virus. Per capirci, un inibitore di questo enzima, è l'AZT, farmaco già utilizzato nella cura dell'AIDS.

I suoi studi si concentrarono dopo la sua scoperta, prima sull'AIDS e poi sul cancro.
Dopo il 1975 il biologo francese mise a punto (e brevettò in 17 nazioni) l'ONCOTEST. Si trattava di una procedura che studiava la replicazione del DNA delle cellule normali e quella delle cellule neoplastiche, determinando così il "potenziale tumorale" di un tessuto.
Sperimentò allora un insieme di sostanze (vegetali) che si legavano soltanto ai tessuti con potenziale tumorale elevato e che distruggevano le cellule tumorali (a suo dire) nel 70-80% dei casi.

Le dichiarazioni di Beljanski furono sicuramente azzardate, soprattutto considerato l'eccessivo "entusiasmo" nell'annunciare le sue scoperte e le percentuali di guarigioni quando ancora non era stata compiuta nemmeno una sperimentazione seria, mai su umani oltretutto. Dei risultati sembravano esserci ma l'accademico francese pretendeva fondamentalmente di essere creduto sulla parola scontrandosi oltretutto con i suoi diretti superiori. Di sicuro quindi, a prescindere dalla bontà delle sue intenzioni, sbagliò del tutto approccio e metodo.

Cominciarono allora dei battibecchi nei corridoi di quei laboratori. Sia lui che la moglie ebbero numerosi alterchi con i direttori dei dipartimenti e pure con i vari responsabili dei laboratori che chiedevano lumi sui suoi studi che lui continuava a tenere sotto un segreto impenetrabile. Successivamente dalle sue stanze uscirono alcune notizie ed il misterioso ingrediente antitumorale sembrò svelato: si trattava di un estratto di una pianta originaria del sud America, dal nome Pao Pereira.

E' una pianta che contiene alcuni alcaloidi e che era utilizzata da tribù indigene per vari motivi, anche come "rinforzante". Cominciava ad essere studiato dalla scienza come stimolante del sistema immunitario.

Arrivò pure il momento dell'espulsione dall'istituto Pasteur che per uno scienziato era un'onta gravissima. Beljanski si ridusse così a lavorare in laboratori sparsi per la Francia.

Nel 1986 cominciarono i primi rumori sulla sua attività: affermava di aumentare e ripristinare il numero di leucociti (globuli bianchi) nel sangue (che sarebbe stato un successo per chi combatteva l'AIDS, i cui malati hanno appunto un calo di difese e di globuli bianchi), cosa fino ad oggi impossibile, commercializzando un prodotto da lui inventato a cui diede il nome di BRL (Beljanski remonte Leucocyte). che poi diventò Real Build Questo prodotto fu presentato come miracoloso ed adatto a casi disperati e fu messo in vendita tramite canali "privati".

Il biologo si ritirò dall'attività "ufficiale" nel 1988 e creò nel garage di casa sua il CERBIOL (Center for Biological Research) dove produsse altre sostanze pubblicizzate come efficacissime e commerciate illegalmente tramite una società dal nome particolare: Cobra. Nel 1989 un'azienda farmaceutica francese, l'Abraxas, affidò ad un istituto di ricerca le prove e le sperimentazioni della nuova sostanza da utilizzare contro il virus HIV. Le prime prove furono incoraggianti e pure le pubblicazioni scientifiche che seguirono parlarono di risultati eccellenti. Altri studiosi si dicevano "stupefatti" degli effetti di quella molecola. Sembrava esserci una sorta di azione protettiva di questa sostanza nei confronti del virus con azione sui globuli bianchi dei malati di AIDS. In quegli anni Beljanski lavorava proprio in alcuni dei laboratori che effettuavano quelle sperimentazioni e...per coincidenza dopo pochi mesi, cominciò a diffondere altre strane voci su una sua "scoperta rivoluzionaria" nel campo dei tumori e dell'AIDS (che in quegli anni era quasi una psicosi mondiale).

Presentò alla stampa il caso di una bambina di 11 anni, Valerie che sosteneva guarita dal suo prodotto, da una grave forma di aplasia midollare (incapacità di produrre anticorpi e globuli bianchi che predispone a svariate patologie).
Successivamente balzarono alle cronache i casi di un poliziotto guarito dall'AIDS (si era contagiato in servizio) dal prodotto di Beljanski ed una sperimentazione effettuata da un laboratorio universitario di Ginevra che concluse che il 99% della carica virale HIV veniva distrutto da questa sostanza. Le prove controllate, quelle nelle quali erano utilizzati i metodi scientifici, erano tutti esperimenti "in vitro", non sull'essere vivente insomma.
Le sperimentazioni oltretutto erano molto discordanti, da una che sembrava promettente si passava all'altra che non dimostrava effetti da parte di questa "misteriosa" sostanza curativa.
Successe pure che le sperimentazioni ripetute in altri laboratori che non erano sotto il controllo di Beljansky, non ebbero gli stessi risultati positivi.
La "leggenda" della cura miracolosa di Beljanski comunque fece il giro di Francia.

Beljanski cominciò a pubblicare in riviste scientifiche le proprietà ed i risultati dei suoi prodotti (in vitro) che in apparenza sembravano davvero promettenti. Si trattava nel caso delle pubblicazioni scientifiche quasi sempre di attività anticancro.
Nonostante queste promesse in laboratorio nessuno riuscì a convincere lo scienziato a rivelare la composizione esatta dei suoi prodotti ma egli rifiutò soprattutto di sottomettere al controllo delle autorità scientifiche quelle sostanze nemmeno per una revisione relativa alla loro commercializzazione creando così uno scontro di fatto tra l'inventore (lui) ed il controllore (lo Stato). Spesso si riferiva ai suoi prodotti descrivendoli come "estratti di piante", dava poco peso all'aspetto scientifico delle sue scoperte, lavorava e studiava in privato dietro una cortina impenetrabile di mistero e si ritagliò così la fama dell'imbonitore, dello "scienziato pazzo" e questo non giovò alla sua causa.

Mese dopo mese, Beljanski ed il suo team cominciarono quindi ad isolarsi dall'ambiente scientifico recitando la stessa identica parte riservata a tutti i guaritori alternativi. Si dichiararono perseguitati e boicottati, attaccati dalle multinazionali e derisi dalla comunità medica. Il biologo cominciò a vendere "privatamente" i suoi prodotti (che ricordo non erano stati autorizzati per la messa in commercio) e guadagnava denaro proprio con queste vendite.

Alla fine degli anni '80 fu sporta denuncia verso il biologo per esercizio abusivo della professione medica e di farmacista.
Nonostante questo, con un abile gioco di passaparola e manovre commerciali basate su veri e propri gruppi di vendita, sempre più francesi si rivolgevano a lui per comprare gli elisir miracolosi, soprattutto per malattie neoplastiche ma anche per AIDS ed altre malattie infettive.
Il 27 agosto 1990 si scomodò il ministro della salute francese in persona che diffuse un duro comunicato stampa:
Dal punto di vista scientifico [...] dobbiamo esprimere altissima diffidenza sulle dichiarazioni di Beljanski. Le prove di qualità, sicurezza ed efficacia richieste per ogni farmaco prima della sua commercializzazione non possono essere sostituite da testimonianze personali o da pochi casi sperimentali non controllati. Ho approntato un gruppo di studio apposito per velocizzare le analisi di queste terapie proposte per certe malattie. I casi di 27 pazienti trattati per l'AIDS sono stati studiati per più di tre mesi non mostrando alcun effetto. Non è stato inviato da Beljanski nessun caso di cancro.
Nel frattempo l'associazione Cobra cambiò nome: Outstretched Hand. Il suo prodotto di punta, descritto come derivato da varie piante tra le quali la Pao Pereira, si chiamava PB100. Con lui collaborava attivamente sua moglie, che era figlia di uno dei suoi primi professori universitari con il quale aveva lavorato all'inizio della sua carriera. La moglie, per poter lavorare nella stessa struttura conseguì il diploma di tecnico di laboratorio.

Nel 1993 il ministro della sanità francese ordinò un'analisi del prodotto antitumorale per determinarne le sue potenzialità antivirali (quindi come cura per l'AIDS), esame che venne affidato a tre laboratori diretti da professori universitari, uno a Strasburgo e due a Parigi. Venne aggiunta una perizia biochimica per determinare l'esatta composizione del PB100.

Il 10 marzo 1994 ebbe luogo il processo per esercizio abusivo della professione medica e di farmacista e Beljanski fu condannato ad una pena simbolica (il pagamento di 1 franco francese) e ad una multa di 20.000 franchi, fu riconosciuto il suo passato di studioso e più che di ciarlatano si parlò di improvvisa "follia" scientifica. In pratica per le autorità era inspiegabile come uno studioso del suo calibro avesse potuto lasciare così repentinamente la via della scienza e della ragione per imbarcarsi in una strada senza uscita, quella delle pozioni magiche non sperimentate e vendute in un banchetto del suo garage per curare le malattie più gravi.

Rilanciò quindi i suoi prodotti lievemente affossati da una dura campagna di informazione sanitaria in Francia diventando un caso nazionale. La stampa si occupava di lui ed il braccio di ferro tra il biologo e le autorità ebbe culmine con una nuova denuncia, questa volta da parte dell'ordine dei farmacisti. Avviene anche un'irruzione di 50 gendarmi nei locali dove il biologo produceva le sostanze poi vendute. Il braccio di ferro tra Beljanski e le autorità era solo all'inizio. Da una parte uno studioso che si era intestardito su una sua scoperta che non sembrava portare benefici scientificamente provati e che per orgoglio forse o perché sapeva di avere torto non concedeva a nessuno di provare metodicamente le sue conclusioni, dall'altra uno stato che di fronte ai cittadini che chiedevano chiarezza, che promuovevano manifestazioni e chiedevano lumi, rispondeva con la censura. Una vera guerra fatta anche di perquisizioni, intercettazioni telefoniche e denunce.
Si arrivò a voci che sostenevano la detenzione nei suoi laboratori di sostanze radioattive pericolose (plutonio in particolare) e questo scatenò l'operazione ISA-2, durante la quale centinaia di poliziotti e persino i corpi antiterrorismo, intervennero in diverse città francesi contemporaneamente con perquisizioni e sequestri. Furono requisiti tutti i medicinali conservati nelle varie "filiali" e così si pose fine alla vendita illegale del farmaco. L'epilogo si ebbe con l'arresto del biologo francese che fu trasferito a Parigi in manette.
Un disastro.

Ma Beljanski insisteva con alterne vicende, fino a quando ebbe un colpo di fortuna "giornalistico".

L'ex presidente francese Mitterrand si ammalò (era ancora in carica) di cancro e nonostante questo, i primi mesi lo si vedeva ancora in forma, sorridente e sereno (era comunque mosso dalla sua posizione e responsabilità). Queste condizioni che si contrapponevano alle prime voci che lo volevano morente ed immobilizzato, sparsero la voce incontrollata che il presidente stava effettuando delle cure con le sostanze di Beljanski traendone molto beneficio.
Quello fu l'apice del successo dell'ex biologo. Le vendite dei suoi prodotti aumentarono vertiginosamente, la società che produceva gli elisir (non li vendeva ufficialmente, appariva come una società commerciale generica) aprì delle filiali in tutta la nazione e si organizzavano veri e propri viaggi per assistere alle "dimostrazioni pubbliche" di Beljanski.
A quel punto (6 luglio 1995) la società di Beljanski chiese ufficialmente di poter mettere in vendita il prodotto anti AIDS ed anticancro da loro venduto "in nero".

Nel 1995 Mirkos Beljanski era noto in tutta la Francia come il ricercatore boicottato che aveva scoperto la cura per il cancro salvando il presidente francese dalla morte.
Mitterrand però morì l'anno dopo, nel 1996 di cancro.
Nel 1998 dopo due anni dalla morte del presidente, a 74 anni, Beljanski morì nella sua casa parigina, di cancro.
Secondo i suoi sostenitori quel cancro era stato causato dallo stress accumulato negli anni, molti oppositori sottolinearono invece che Beljanski chiese ed utilizzò per il suo cancro la chemioterapia che invece sconsigliava ai suoi "pazienti".

Nel 2001 la moglie di Beljanski viene condannata a 18 mesi di reclusione e ad una multa e così alcuni suoi collaboratori.
Febbraio 2002, la corte europea dei diritti dell'uomo alla quale si erano appellati Beljanski ed i suoi collaboratori dopo la condanna per esercizio abusivo della professione, condanna e multa la Francia per la lunghezza del processo al biologo, sottolineando che non era stato così permesso il completamento del giudizio per via della morte prima del processo di appello.
Nel settembre 2002 la corte di appello francese, lo assolve (post-mortem) cancellando il reato e le pene inflitte.
Di lui però ormai si ricordano in pochissimi, anche in Francia. Della sua scoperta non vi è più praticamente notizia se non nei siti che pubblicizzano cure alternative. Esiste una fondazione a suo nome ed un sito che ne racconta la storia ed elenca i casi di presunta guarigione tramite i suoi prodotti.

Ed il Pao Pereira che fine ha fatto?
Qualcuno ha studiato ancora questa pianta conoscendo le proprietà anticancro di molti estratti di piante amazzoniche.
Esistono degli studi che dimostrano una sua attività antineoplastica in certi tipi di cancro. Anche oggi però i risultati sono molto contrastanti: sembra che le dosi che abbiano questa azione debbano essere particolarmente precise e limitate. In alcuni studi infatti, l'aumento del dosaggio rende nullo l'eventuale effetto positivo in certi casi il dosaggio è anche dannoso. Inoltre gli effetti benefici sono stati osservati solo per alcuni tipi di cancro ed ancora solo su cavie.
Per esempio sembra che degli estratti di questa sostanza abbiano un effetto anticancro nei confronti dei tumori della prostata dovuto ad un alcaloide estratto proprio dalla pianta (il beta-carboline).
Altro punto difficile da superare: Beljanski non ha mai lasciato uno studio ben fatto (eppure era un ricercatore universitario...) e controllato delle sue esperienze di "guarigione". Le uniche testimonianze sono i soliti racconti aneddotici, personali, singoli.
Ha preparato una lista (poi con l'aiuto della moglie) di presunte guarigioni di singoli individui, di cani e di tumori senza diagnosi istologica.

La memoria di Beljanski è stata riabilitata, ma sembra che la sua non fosse proprio la strada più giusta per trovare la cura definitiva per il cancro. Uniche certezze, l'interessante azione antineoplastica di alcune molecole che lui aveva sperimentato ma di contro la mancanza di efficacia "totale" che egli stesso pubblicizzava. Se quindi queste sostanze potevano interessare la scienza, il modo di proporle, presentarle e studiarle è stato il peggiore trasformando un'intuizione potenzialmente interessante in un boomerang che ha condizionato la vita dello studioso francese.

Alla prossima.

lunedì 14 dicembre 2009

Domani

Piccolo spazio per una sorta di messaggio personale. Qualche  mese fa avevo promesso ad alcuni lettori di trattare quanto prima l'argomento autismo e malattie genetiche, non l'ho ancora fatto per diversi motivi. Così rinnovo l'impegno.

C'è qualcuno che associa ad una parola un significato particolare.
Domani.

Per la maggioranza delle persone domani è un giorno qualsiasi o forse il giorno di un appuntamento di lavoro e bisognerà arrivare puntuali.
Domani chi si sposa è preso dai preparativi frenetici e chi deve partorire è assalito dalla paura e dall'ignoto.
Domani c'è chi attende una lettera e chi deve sostenere un esame ed è nervoso, da quello dipendono tante cose. Dal domani dipende il destino di ognuno di noi, non sappiamo cosa ci attende e cosa succederà ma domani sarà sempre un giorno in più da vivere.
Potrebbe succedere un imprevisto o avere un successo, meglio quest'ultimo, certamente.
Esiste un domani amaro e triste, il risveglio dopo una brutta notizia o un avvenimento tragico.
Esiste pure un dolce domani che, ironia della sorte, spesso è successivo ad un oggi drammatico.
Eppure per molte persone domani può essere un'opportunità.

Ho avuto modo di conoscere il mondo dell'autismo e delle malattie neuromuscolari.
Da vicino in quanto conosco una coppia con un figlio affetto da problemi neuromuscolari e virtualmente perchè molti lettori di questo blog hanno figli autistici, sono genitori di bambini "particolari".
Mi ero impegnato studiando ed approfondendo l'argomento che esula dalle mie competenze specialistiche ma sentivo intimamente che c'era bisogno di me.
Non è presunzione: io non ho particolare esperienza professionale nei riguardi di questo problema ma, strano a dirsi, anche nel campo dei disturbi autistici e neuromuscolari, la ciarlataneria, gli avvoltoi ed i furbi sono numerosissimi. Per questo c'era bisogno di me, per parlare di chi, con la solita mancanza di umanità ed onestà, millanta guarigioni e miglioramenti (a pagamento, rigorosamente a pagamento) che però non si sono mai visti. Non se ne occupano in tanti, così mi piacerebbe dare una mano.
Questi profittatori promettono, garantiscono, certificano ma non mantengono mai. Parlano di esperienze personali, di risultati eccellenti che però, "chissà come mai" non diventano mai studi e restano sempre racconti, storie personali.
Ma basterebbe poco per controllare la loro buonafede: dicono di aver guarito un bimbo autistico? Fatelo vedere, fatelo studiare alla scienza. Basta così poco...
Invece questi personaggi, dopo il consueto attacco alla ragione ed a chi li osteggia (ricordate? Vuoi far apparire più buona la tua frutta anche se è di qualità pessima? Parla male del fruttivendolo vicino al tuo negozio) continuano a portare avanti una campagna che non ha nessuna base scientifica o di evidenza.
Un esempio è il gruppo statunitense che aveva diffuso la voce di una ragazza colpita da una malattia neurologica per colpa dei vaccini e che, guarda caso, era guarita miracolosamente pochi giorni dopo grazie alle cure "alternative" di uno di questi santoni. Tutto molto impressionante, se non fosse per il fatto che la ragazza non aveva la malattia ipotizzata, che non c'era nessun collegamento con la vaccinazione (non c'era nemmeno una prova della vaccinazione se è per questo) e la malattia che sembrava più plausibile ha una risoluzione spontanea nella totalità dei casi. Rileggete qui se vi siete persi l'articolo.

Mi ero affidato anche all'opinione di un esperto nazionale, giusto per non perdere l'opportunità di parlare di tutto ciò che riguarda questa malattia.
Poi una serie di imprevisti (qualcuno sa di cosa parlo) ha ritardato l'appuntamento e l'articolo (o gli articoli) dedicati all'autismo sono slittati. Considerando poi che questo blog da piccolo diario personale è diventato qualcosa di un po' più impegnativo, devo fare i conti anche con il mio tempo. Non vuol dire che l'argomento non sarà più trattato ma che prenderò un po' di tempo in più.
Per farvi capire ironicamente come MedBunker stia "invadendo" la mia vita, vi racconto quello che è accaduto qualche tempo fa. Esco dal cinema con tutta la famigliola e mentre sistemo la sciarpa di mio figlio, mia moglie dice: "Il cancro è un fungo!". A questa esclamazione sono stati due i miei pensieri:

1) Sto trascurando mia moglie per scrivere gli articoli del blog.
2) Sto male, devo prendermi una vacanza dove non esistono funghi.

La guardo e lei sembra fissare il vuoto dietro di me. Le rispondo: "Ma che stai dicendo..."
Indica un manifesto. Era l'annuncio di un convegno di Simoncini in una locandina alle mie spalle che non avevo visto e che aveva proprio quel titolo: "Il cancro è un fungo".
Un po' più sollevato, torno a casa ma ammetto di aver tremato per qualche secondo...

Torniamo in argomento.

L'autismo è una patologia del comportamento, dall'origine e dai limiti poco conosciuti.
Negli ultimi anni il problema ha assunto dimensioni apparentemente enormi. Perchè apparentemente? Perchè una moltitudine di patologie che in passato non avevano una definizione o ne avevano una generica, oggi sono incluse nel grandissimo gruppo dei disturbi dello spettro autistico aumentandone le dimensioni.
Le malattie neuromuscolari sono ancora più variegate: ne esistono migliaia. Di origine genetica o acquisita. Con mille volti, mille forme e mille decorsi diversi.

Dicevo dei genitori.

Non sono persone comuni. Probabilmente i loro figli sono più comuni di loro. Ironicamente potrei dire che i genitori di persone autistiche o con problemi neuromuscolari sono più neurologicamente "diversi" dei loro figli. Un genitore normale infatti, nemmeno può immaginare cosa vuol dire avere un bimbo autistico o con problemi neuromuscolari.
Hanno una forza instancabile, un coraggio infinito, un incredibile perseveranza.


Il domani per loro è un piccolo passo in più è un progresso. Una frase completa pronunciata per la prima volta a cinque anni.
Il domani per loro è una EMME che il giorno prima era pronunciata EBBE, prendere una forma corretta e pronunciata da quelle labbra che hanno studiato, ripetuto, sono state aiutate da tanti logopedisti, volontari, terapisti, medici, amici.
E da questi genitori.
Sono fortunati nonostante tutto: dedicare la propria vita nella cura del figlio è il senso stesso della vita.
Quei figli sono tra i più fortunati del mondo ad avere quei genitori, ma i genitori sanno che quel loro figlio è il bene più prezioso che hanno.
Se si scoraggiano? Certo anche tanto. Se sono tristi? A volte vengono assaliti ed assorbiti dalla tristezza. Ma poi si risvegliano ed invece di camminare come zombie alla ricerca dello sconto di fine stagione, sono sempre lì, accanto al loro figlio che domani dovrà riuscire ad impugnare bene la penna o alla loro figlia che domani riuscirà a capire chi canta quella canzone e ripeterne il nome.
Non è impagabile tutto questo?

Una linea che il giorno prima era una curva insignificante, domani diventa retta, perfetta. E' questo il domani.
Quei bambini che ci guardano come estranei, sanno che non siamo estranei e che il loro domani è nelle braccia e nel cuore di quei genitori e di quelle persone che si prendono cura di loro.
Loro sperano in un domani.

Ieri conta poco dunque, è già vissuto. E' DOMANI che conta.
Quel domani che permette ad un bambino di fare TRE passi consecutivi invece dei due di ieri seguiti da un ruzzolone a terra.
Cosa sono tre passi per tutti noi?
Per quei genitori un solo passo in più è TUTTO. E' la speranza per domani.

Per questo motivo io mi alzo in piedi e applaudo a tutti questi genitori. In silenzio rispettoso APPLAUDO.
Non esistono solo i bambini, è chiaro, anche se per loro siamo umanamente più portati alla comprensione, ma tanti adulti convivono con problemi e limiti imposti da queste malattie. Anche loro non scherzano per tenacia e volontà, anche a loro un applauso di ammirazione.
Chè chissà perchè poi sono loro quelli che ti ringraziano, quando dovremmo essere noi medici e noi "sani" a ringraziare loro per quello che dimostrano.
Dell'autismo e delle malattie neuromuscolari parlerò tra qualche settimana, il tempo di completare gli articoli e conosceremo altri ciarlatani che stavolta invece del cancro pretendono di guarire malattie per le quali fino ad oggi non esiste guarigione ma, spesso, cura. Domani però, domani forse cambierà qualcosa...

Ai papà ed alle mamme ed a chi soffre di questi problemi chiedo solo di tenere duro. Sono un esempio per tutti noi e lo griderò finchè avrò voce.
Per tutti loro ho un occhio di riguardo quindi per qualsiasi cosa, riteneteni a disposizione, come uomo e come medico.
...ed un contemporaneo "vaffa..." a chi se ne approfitta, lo invio di cuore (si può dire "vaffa" in un blog di medicina?).

Qualche mese fa (quasi agli esordi di questo blog) ho dedicato un articolo al volontariato ed alle associazione di ricerca e cura del cancro, questo articolo è invece dedicato alle persone con questo tipo di problemi, alle associazioni che si occupano di ricerca e cura delle malattie genetiche e neuromuscolari ed a tutti i genitori di bambini autistici e con malattie genetiche e neuromuscolari. Ho voluto solo puntualizzare che non ho dimenticato le mie promesse.
Esistono diverse associazioni in questo campo.
Per chi volesse donare qualcosa (esistono diverse forme di donazione) a Telethon, consultare questa pagina.
Altre associazioni serie che si occupano di autismo o malattie neuromuscolari, anche queste accettano donazioni:
ANGSA : Associazione nazionale genitori di soggetti autistici
UILDM: Associazione italiana lotta alla distrofia muscolare
Associazione Vittorio: Per il sostegno delle iniziative sulla sindrome di Marfan
Miastenia.it: AMI. Per la comprensione e lo studio della miastenia
AISLA: Associazione italiana sclerosi laterale amiotrofica
Corea di Huntington: Associazione di sostegno e ricerca per la corea di Huntington

...e questo è un sito di genitori di bambini autistici: http://autismoincazziamoci.org


La retorica vorrebbe questi genitori costantemente felici e sorridenti, sempre all'erta e pieni di pazienza. Ebbene, loro vorrebbero vedere i loro figli correre, ridere, giocare, parlare e scrivere esattamente come tutti gli altri sarebbe la cosa più bella del mondo e desidererebbero pure lasciarsi andare ad un meritato e necessario riposo che non è sempre possibile ma va bene così, già di cose belle ne hanno accanto e sono pronto a scommettere che per loro la vita va bene così. Accanto ai loro figli.
;)
Grazie.

sabato 12 dicembre 2009

Parto in casa: sicuro o pericoloso?

Uno degli argomenti più cari ai "naturomani" coloro cioè che preferiscono e diffondono in maniera estrema l'approccio naturale in tutti gli ambiti della propria vita, dall'alimentazione al vestiario alla salute, è proprio il parto.

Non più di 50 anni fa partorire in ospedale era considerato quasi un privilegio, un capriccio da ricchi o da "cittadini".
Una donna "normale" o non benestante partoriva a casa.
Dedicherò prossimamente un articolo che racconta l'ostetricia di un secolo fa, inimmaginabile oggi: la borsa dell'ostetrico assomigliava tantissimo a quella di un macellaio e raccontare i particolari somiglia molto ad un racconto "splatter".

Cosa è cambiato allora in questi anni?
La cultura, l'igiene, l'informazione, la voglia di sicurezza ed il progresso hanno reso il parto (probabilmente uno dei pochissimi eventi umani ancora del tutto "naturale") un evento medico, medicalizzato anzi.

Non mi dilungherò sugli aspetti politico/sociologici o su questo o l'altro ospedale che hanno un buon rapporto con le pazienti ed il loro bisogno di umanità e nemmeno sulle percentuali di tagli cesarei che in Italia (ma non solo) stanno diventando davvero esagerate, tratterò del ritorno di un'abitudine che sembrava un ricordo legato al passato, impossibile da riproporre ed "estremista" per sua stessa natura.
Il parto in casa.

Un mio vecchio zio ostetrico che ha vissuto quegli anni dei parti a casa, quando ero giovane mi raccontava delle sue camminate in campagna per raggiungere l'abitazione di una donna in travaglio di parto.
La donna veniva fatta accomodare sul tavolo della cucina (l'unico disponibile) si preparavano stracci bolliti (per sterilizzarli) e con l'ostetrico restava al massimo qualche donna di famiglia, gli uomini tutti fuori: il parto era cosa da donne. Che paternità ed emozione, ma quale partecipazione e sostegno, il parto era una sofferenza da vivere in solitaria.
C'è da dire che anche il medico a casa non era considerato un evento così comune o normale, molto più normale era un parto assistito da un'ostetrica...che ostetrica non era, nel senso che non si trattava di una donna con un titolo o un diploma ma di una signora che "faceva quel lavoro" e che per ogni regione d'Italia prendeva un nome differente: mammana, levatrice ed altro ancora.
Gli incidenti erano tanti: di parto morivano tante donne e tantissimi neonati. Infezioni soprattutto ma anche tutto quello che oggi si risolve con un cesareo o con un farmaco. Si usavano inoltre molti strumenti poco "delicati" che provocavano danni serissimi alla madre o al nascituro.
Sono un collezionista di strumenti ostetrici ed ho pezzi davvero curiosi. Quando qualcuno vede quei "ferri" si stupisce del loro utilizzo. Un vecchio forcipe che risale al 1922 pesa circa 4 kg. e quattro chili d'acciaio usati per fare partorire non erano proprio piacevoli...

C'era poco da fare però: la sicurezza o i farmaci costavano e nell'Italia del dopoguerra i pochi soldi servivano a comprare il pane non a pagare il "dottore" o l'antibiotico.
La paga delle figure professionali oltretutto era in denaro solo per le classi alte della società, il "popolo" pagava con i beni della terra e per i medici era un onorario decisamente apprezzato.
Io stesso solo 12 anni fa in un piccolo paese della Lombardia fui pagato con un pollo (spennato) per una visita a domicilio ed accettai con gioia quel...ritorno al passato.
Il parto in casa quindi era una necessità, non un vezzo o una volontà precisa: a quei tempi era così.

Eppure molte donne oggi scelgono di partorire a casa, lo vogliono per loro e per il loro futuro bambino, scelgono il parto in casa per il desiderio di rendere tutto più naturale, semplice, "normale".
L'aria dell'ospedale, i farmaci, i camici, gli orari, le visite, fanno parte di un mondo estraneo e gelido che viene visto come dannoso per il benessere di donna e figlio.


L'unica cosa che posso dire da medico (ginecologo) è che gli "estremismi" sono stupidi, qualsiasi cosa appoggino e qui mi fermo.
L'articolo vuole semplicemente analizzare il fenomeno: è pericoloso partorire a casa? L'avvento degli ospedali e delle medicine hanno migliorato le condizioni femminili e neonatali?

Per discuterne, una traduzione dell'articolo apparso sul blog Science Based Medicine che tratta proprio di questo argomento "Il tragico prezzo mortale del parto in casa", di Amy Tuteur.
Qualcuno potrebbe pensare: ma che c'entra questo con le "bufale mediche"?
E' vero c'entra molto poco (anche se il "parto in casa" è un tormentone dei "naturopati").
Ma mi andava di condividere questo articolo e lo sto facendo: basta come giustificazione?


Il tragico prezzo mortale del parto in casa

Più di 10.000 donne americane scelgono ogni anno un parto in casa programmato con un'ostetrica a domicilio con l'errata convinzione che si tratti di una scelta sicura.
Il parto a casa con ostetrica presente infatti è la forma più pericolosa di parto programmato negli Stati Uniti.

Nel 2003 il format del certificato di nascita standard statunitense fu rivisto per includere il luogo esatto di nascita e chi fosse presente alla stessa. Nelle statistiche di morte del 2003 ed in quelle 2004 furono menzionati questi dati che però non furono inclusi nei report finali. Ora, il CDC (Control Disease Center di Atlanta, USA) ha reso disponibile l'intera banca dati a scopo statistico ed i numeri sono abbastanza interessanti.

Il parto in casa aumenta il rischio di morte neonatale dal doppio al triplo rispetto alle morti neonatali che avvengono in ospedale.


CNM=Ostetrica diplomata; MD=Medico; DEM=Ostetrica libero professionista a domicilio

Come mostra la tabella, la percentuale della mortalità neonatale per parto assistito da ostetrica a domicilio (DEM, Direct Entry Midwife ovvero ostetrica libero professionista) è quasi il doppio della mortalità per parto in ospedale con medico.
Questo è ancora più interessante se si considera che il gruppo dell'ospedale contiene donne a tutti i livelli di rischio con tutte le complicanze possibili della gravidanza e le condizioni mediche preesistenti. Un paragone ancora più corretto dovrebbe essere fatto con la mortalità neonatale per parto con CNM (Certified Nurse Midwife, ovvero ostetrica diplomata). Il rischio di una paziente che partorisce in ospedale con un'ostetrica è lievemente maggiore di quello di chi partorisce a casa ma l'ostetrica in ospedale non segue le pazienti a rischio (le segue il medico, ndt.)
Paragonato con il parto con ostetrica in ospedale, il parto a domicilio ha un rischio triplo di morte neonatale.
Lo schema mostra i dati per il 2003-2004 ma recentemente sono stati diffusi anche i dati per il 2005. Il parto a casa continua ad essere nettamente più alto nelle percentuali di morte rispetto a quelle dell'ospedale per donne con rischi paragonabili. Nel 2005 la percentuale di morte neonatale è stata:

- Ostetrica in ospedale: 0,51/1000
- Medico in ospedale: 0,63/1000
- Ostetrica a domicilio: 1,4/1000


"Non si capisce" perchè il MANA (Midwives Alliance of North America, gruppo di ostetriche domiciliari del Nord America) abbia nascosto questi dati. Dal 2001 al 2008 hanno collezionato il più grande database di nascite a domicilio. I dati sono disponibili pubblicamente ma solo per coloro che possono provare di utilizzarli per il progresso del parto a domicilio ed in ogni caso deve essere firmato un impegno legale a non divulgare quei dati.
I dati MANA potrebbero confermare benissimo che un parto a domicilio ha una mortalità neonatale triplicata rispetto a quella del parto in ambiente ospedaliero per donne a rischio simile.

Altro elemento interessante è che i risultati sono comparabili a tutti gli studi scientifici esistenti, incluso lo studio Johnson e Daviss (Esiti di parti domiciliari programmati con ostetriche libero professionali: studio prospettico in Nord America)

Johnson e Daviss hanno mostrato che il parto domiciliare con l'ostetrica ha un tasso di mortalità triplo rispetto al parto in ospedale di donne a basso rischio.
Le ultime statistiche sono la più recente ed attendibile conferma di questo fatto.

Non c'è quindi discussione. Il parto a casa con un'ostetrica a domicilio incrementa drammaticamente il rischio di morte neonatale.



Chissà quante mamme si sentono tranquillizzate dall'ambiente ospedaliero e chissà quante invece entrano terrorizzate in quelle stanze.
Credo dipenda molto anche dal proprio modo di essere, dal vissuto, dalla gravidanza più o meno serena e spesso anche da chi ci si trova di fronte. A volte un sorriso di benvenuto è più importante di tante domande a raffica per compilare una cartella.
Esistono (ma non li analizzo) anche casi più estremi, se possibile. Parti nei boschi o in altri ambienti "naturisti", in Russia ad esempio (con qualcuno che ci prova anche in altri paesi europei) un gruppo naturista incoraggia al parto naturale in riva ad un lago (ed i laghi russi sappiamo che hanno acque non proprio caldissime) per immergere il neonato proprio in quelle acque subito dopo la nascita.

Ed i mariti? I papà?
Oggi partecipano molto di più, quasi tutti gli ospedali prevedono la presenza del papà in sala parto e quasi tutti accettano di partecipare.
Come sono cambiati i tempi...quando l'ostetrica pesando "a mano" il neonato usciva dalla stanza e gridava: "Maschio! Tre chili cento-e-venti!".
E via a festeggiare a lenticchie e vino...
Anche quello era un modo naturale di vivere il parto.
Qual'è quindi la condizione ideale?
La gravidanza ed il parto sono situazioni assolutamente fisiologiche e non sono malattie da curare. Se la gravidanza è stata normale e non presenta complicazioni, l'ipotesi di partorire a casa è attuabile e possibile ma con alcuni punti ben precisi:
1) Con un professionista (medico o ostetrica) disponibile e presente: capace di interpretare eventuali segnali di allarme.
2) Con un reparto di ostetricia raggiungibile in breve tempo (massimo 20 minuti).
3) Con la possibilità di restare in contatto con un reparto di ostetricia (quindi avvertire del parto imminente e poi a parto avvenuto).

In caso contrario o quando esistano situazioni di rischio o dubbio, partorire a casa è rischioso per madre e nascituro.

Alla prossima!

martedì 8 dicembre 2009

Vaccini: Cosa hanno fatto? (IV parte)

Apro questa quarta parte con uno studio che sembra arrivare a puntino.
Ricordate il presunto collegamento tra autismo e vaccinazione trivalente MPR (Morbillo, Parotite, Rosolia)?
Per Wakefield l'autismo era collegato direttamente alla vaccinazione antimorbillo, per molti movimenti antivaccinisti la causa dell'autismo è la vaccinazione trivalente contro le tre malattie.
Ho già spiegato che non esiste nessun collegamento provato o evidente tra questi due elementi ma uno studio polacco uscito il primo dicembre (pochi giorni fa dunque) dimostra che i bambini vaccinati con il trivalente hanno meno possibilità di sviluppare autismo. La scienza sa essere più beffarda del peggior cospirazionista in pieno delirio di persecuzione.
Un bel pugno in un occhio per gli antivaccinisti.

Torniamo in argomento.

La mancata conoscenza di un rischio, fa percepire lo stesso come molto distante.

Chi non ha mai (fortunatamente) provato una malattia grave fatica a capirne la sofferenza che ne deriva e fatica ad immaginarsi malato gravemente.
Questo perchè il ricordo delle malattie contagiose gravi, debilitanti che colpivano familiari, amici e compagni di classe, appartiene ormai al passato. Non è un'immagine abituale che appartiene ai nostri giorni, ai nostri affetti.
Così, se nel secolo scorso era un'esigenza ed una grande conquista sentita da tutti, la possibilità di vaccinarsi per proteggersi da malattie gravissime ed anche mortali, oggi questo è un bisogno diminuito notevolmente. Aumentano così i casi di rifiuto delle vaccinazioni e, peggio, di protesta contro la vaccinazione obbligatoria.
Un individuo che critica i vaccini, se oggi risulta degno di ascolto (ma che poi approfondendo è quasi sempre un ignorante o una persona con interessi personali e quindi in malafede), qualche anno fa sarebbe stato solo un pazzo visionario.

Chi riesce ad immaginare oggi un bambino malato di difterite o poliomielite? E di vaiolo?
Praticamente nessuno. Anche tra i medici esistono persone che non hanno mai visto in vita loro un malato di poliomielite. La diffidenza nei confronti del vaccino ha quindi terreno fertile.
E' un fenomeno conosciuto: nel 1990 in Piemonte, si verificò un caso mortale di morbillo, molto pubblicizzato dalla stampa locale. Vi fu un incremento eccezionale di richieste di vaccinazione antimorbillosa, quasi un accaparramento, soprattutto da parte di famiglie che avevano precedentemente rifiutato la vaccinazione per i propri figli.
Un fenomeno che ho osservato direttamente anche io. In una comunità che essenzialmente rifiutava la vaccinazione per l'influenza "suina", la comparsa di un caso gravissimo (con pericolo di vita) di uno dei componenti (sani) della comunità ha scatenato il panico aumentando a dismisura la richiesta di vaccinazione fino a raggiungere una copertura praticamente totale. Vedere da vicino i pericoli di una malattia scatena la paura che negli anni proprio il benessere e la medicina avevano sopìto.

Il fatto che i vaccini abbiano sconfitto (in qualche caso eradicato completamente) gravi malattie e che abbiano salvato milioni di vite umane se non dalla morte almeno da atroci sofferenze è un fatto INDISCUTIBILE ed è in malafede chi cerca di dimostrare il contrario o non lo riconosce.

Malattie che stavano diventando pericolosamente diffuse sono diminuite fino a diventare rare SOLO per merito delle vaccinazioni e malattie che pur non essendo gravi, potevano esporre a complicanze gravissime e letali, sono sopprimibili mediante vaccinazione.

Guardate per esempio questo grafico; sull'asse verticale sono riportati i casi di poliomielite registrati in Italia, su quello orizzontale (in basso) i vari anni, dal 1939 al 1995, l'inizio della vaccinazione antipolio di massa in Italia è iniziata nel 1962:
Notato il crollo verticale dei casi di polio?

Dal momento della vaccinazione la poliomielite è diminuita in maniera drastica, dal 1963 con 2.830 casi; 1965 con 254; 1966 con 148 e così via sino ad arrivare a ZERO casi a partire dagli anni 80. Mi sembra una dimostrazione palese di efficacia...ma gli "antivaccinisti" ribattono che la sconfitta di malattie come la poliomielite sia dovuta soprattutto ad un miglioramento delle condizioni igieniche e non ai vaccini. L'ultima grande epidemia di polio in Italia è avvenuta nel 1958 con casi di decesso in aumento drastico e quindi non un secolo fa e le condizioni igieniche, soprattutto nelle grandi città, non erano così diverse da quelle di oggi e soprattutto: come poteva un miglioramento delle condizioni igieniche, diminuire di 10 volte in soli due anni, i casi di polio? Ecco un'altra tabella, sulla polio:


Esistono altresì diverse evidenze dell'efficacia delle vaccinazioni contrapposta alla diminuzione del numero di vaccinazioni.
E' bene dire che le drastiche riduzioni di vaccinazioni accadute occasionalmente in varie parti del mondo, sono state causate quasi sempre da allarmi sociali lanciati proprio da disinformazione organizzata. Lo stesso fenomeno che sta accadendo attualmente, soprattutto su internet. Lanciare proclami allarmanti ed infondati, terrorizza la popolazione e le famiglie e le distoglie dall'importanza di una pratica salvavita.
L'impatto degli antivaccinisti sulla salute delle persone è immenso e dannoso ed è stato pure studiato. E' stato visto ad esempio (riguardo la pertosse) che l'incidenza della malattia è da 10 a 100 volte più alto nei paesi con più movimenti antivaccino rispetto a quelli che non hanno antivaccinisti nel loro territorio.

Sono conosciutissime le epidemie causate proprio da campagne di stampa allarmanti e movimenti antivaccino. Queste persone quindi hanno molti decessi nella loro coscienza (immotivati oltretutto).

Questo è un fenomeno che si è ripetuto diverse volte nel mondo.

Negli Stati Uniti ad esempio prima del 1985, anno di introduzione del vaccino contro l'Hemophilus Influenzae B, si registravano circa 20.000 casi annuali di complicazioni legate a questo batterio (soprattutto respiratorie, polmoniti in particolare ma anche meningiti) oggi, con le vaccinazioni, la malattia è praticamente scomparsa (poche decine di casi nell'ultimo anno).

Nel 1988, si registravano 1000 casi di paralisi da poliovirus (il virus della poliomielite) al giorno in tutto il mondo ma la maggioranza nei paesi poveri, fu in quell'anno che l'OMS decise di procedere alla campagna di eradicazione della malattia. L'obiettivo era quello di far scomparire del tutto la malattia dal pianeta Terra, quello che era già successo con il vaiolo.
Nel 2000 i casi giornalieri registrati, sono stati 30.

Tre continenti sono già totalmente liberi da poliomielite (indigena, cioè non contagiata da individui di altri continenti). L'Europa è stata dichiarata libera da poliomielite nel 2002.
Negli anni '50 interi reparti pediatrici erano destinati interamente al ricovero deigli oltre 10.000 nuovi casi l'anno di paralisi poliomielitica.

L’ultimo caso di poliomielite in Europa è avvenuto il 26 novembre 1998. Questo bambino si chiama Melik Milas. Vive in un piccolo villaggio nella provincia di Agri, in Turchia al confine con l’Iran. Melik aveva 33 mesi quando è stato colpito dalla paralisi da polio Non aveva ricevuto nessuna vaccinazione ed è stato colpito da un poliovirus di tipo 1.
La poliomielite è una malattia terribile di cui ancora oggi ci si ammala:

Questo gli antivaccinisti non ve lo dicono.

Partiamo quindi da un dato che smentisce pesantemente ogni accusa di "inefficacia" dei vaccini. Con una tabella (riferita ai casi negli U.S.A.) riassumiamo qualche dato: nella prima colonna le varie malattie contagiose, nella seconda colonna l'anno con il massimo numero dei casi ed il numero di malati registrati, nella terza il numero di casi registrati nel 1999 e nell'ultima la riduzione, in percentuale, della malattia.
Come si vede, non si sta parlando di migliaia di casi nel medio evo o di qualche secolo fa, ma di pochi decenni addietro, molti dopo gli anni del dopoguerra, in epoche nelle quali l'igiene personale ed urbana era sovrapponibile a quella odierna. L'efficacia dei vaccini è innegabile.

Qualcuno ha anche sostenuto che la vaccinazione per malattie "banali" come il morbillo, non sarebbe utile ed esporrebbe i vaccinati ad inutili rischi. Anche qui, rispondono i numeri. In Italia si registravano (dati 1990-99) circa 24.000 casi di morbillo ogni anno (con picchi di 80.000 casi, la variazione così ampia è tipica per le malattie virali epidemiche); nel 1998 è stata attuata una campagna di vaccinazione di massa e si è assistito ad una drastica diminuzione dei nuovi casi di malattia. Il morbillo è una malattia che raramente espone a conseguenze rare, in un caso su 1000 però può dare complicanze di tipo meningo-encefalitico, molto gravi, altamente invalidanti se non mortali. Questo vuol dire che negli anni '90 anni, almeno 240 persone in Italia, hanno avuto una grave complicanza da morbillo. Dal 2000 al 2007 i casi di decesso da morbillo sono calati del 75%.
Un risultato evidente quindi.

Nel mondo, nel periodo 2000-2007 si è passati da 750.000 decessi da morbillo a 127.000.

Anche questo gli antivaccinisti non lo ricordano mai.

Nel 2003 l'Italia ha lanciato un piano per l'eliminazione del morbillo, ma i tassi di vaccinazione sono rimasti molto più bassi di quanto previsto ed i risultati non sono stati soddisfacenti. La malattia continua ad esistere ed occasionalmente si assiste a focolai epidemici più o meno gravi, come nel caso dell'autunno-estate 2007/2008 che vide esplodere diversi casi di morbillo in diverse regioni italiane.
Dal 1 settembre 2007 al 30 maggio 2008 furono registrati 2079 casi di morbillo (soprattutto nelle regioni del nord), i 91,7% dei contagiati non era vaccinato, si sono registrati 1 caso di encefalite, 3 di trombocitopenia, 22 di polmonite e 27 di otite media. Un paziente è deceduto a causa di una complicanza (era una bambina con un'immunodeficienza).

Stesso discorso sulla presunta "banalità" di una malattia, lo si legge spesso nel caso del tetano.
Moltissimi casi di tetano (anche mortali) riguardano le persone in età avanzata. Mentre gli antivaccinisti collegano questo dato con la presenza della malattia nonostante la vaccinazione, appare evidente che gli individui più giovani sono invece protetti proprio perchè per la maggiorparte vaccinati. Non solo: gli individui più avanti con l'età, anche se vaccinati, potrebbero aver perso la protezione perchè non hanno effettuato i richiami o hanno lasciato trascorrere troppo tempo dalla vaccinazione. Sono state scritte frasi come: non esiste un caso di persona affetta da tetano con età inferiore a 50 anni. Sono bugie. Le immagini possono risultare pesanti, ma questo è un bambino affetto da tetano (notare il "ghigno" tetanico dovuto a contrazione dei muscoli mandibolari):

E questo è un neonato, notare la completa rigidità del corpo, sintomo principale della malattia che conduce spesso a morte:


Ancora oggi, ci sono bambini che di tetano muoiono. Altro che storie.
Il progresso della medicina che ci consente di vivere meglio e più in salute ci permette anche di ritenerci al sicuro dalle malattie, ci allontana dalla sofferenza. La visione di persone malate viene vista come una "sfortuna", un caso, quando fino a pochi anni fa era del tutto normale ed avere in casa un bambino malato o uno o più casi di morte da malattia contagiosa era la norma.

La pertosse, è una delle malattie infettive più contagiose e nel 20% dei casi conduce a ricovero ospedaliero. E' causata da un batterio, la Bordetella Pertussis.
Dagli anni '40 esiste un vaccino che conteneva cellule intere del batterio (che esponeva a rischi maggiori) da qualche anno invece è disponibile il vaccino "acellulare" che contiene solo parti del batterio e che quindi ha rischi notevolmente minori.
Oggi il vaccino antipertosse viene somministrato assieme a quelli per altre malattie ed inserito nel cosiddetto vaccino "esavalente" (valido per 6 malattie), con i vaccini per il tetano, la difterite, la poliomielite, l’epatite B e l'Hemophilus I. B.
Leggiamo i casi di pertosse registrati in Italia dal 1996 al 2006 (il 2007 non è un dato definitivo):

Le complicanze polmonari si verificano in un caso ogni 20 ma in più di un caso ogni 10 neonati di età inferiore a 6 mesi. Altra grave complicanza è l’encefalopatia che colpisce da 1 a 2 bambini ogni 1000. La mortalità della pertosse è alta: di 2 decessi ogni 1000 casi, pressoché completamente a carico dei bambini nel primo anno di vita. La causa principale di morte è la polmonite. Dal 1990 la vaccinazione è stata introdotta gradualmente (non è obbligatoria) ed i casi sono diminuiti in maniera simmetrica.
Al contrario, la pertosse è aumentata in corrispondenza dell'attività dei movimenti antivaccinisti e di questo fenomeno esistono dati precisi come nel caso della Svezia che negli anni 60-70 è stata patria di un grosso movimento "naturalista-antivaccinista" che ha lanciato una campagna contro il vaccino per la pertosse: in quegli anni la copertura vaccinale ebbe un decremento fortissimo e contemporaneamente l'incidenza della malattia aumentò in tutta la nazione:

L'intervento dei movimenti contro i vaccini ha causato sempre un aumento dei casi della malattia (in questo caso, nello schema, la pertosse). La zona grigia è quella che considera il periodo di "influenza" dei movimenti anti-vaccino.
In Giappone, anche una semplice sospensione delle vaccinazioni (anche in quel caso dovuto a psicosi di massa) ha causato un picco di malattia (pertosse) che è tornato normale al riprendere delle vaccinazioni, un'altra prova che i vaccini mantengono quello che promettono (la freccia della seguente tabella indica l'interruzione delle vaccinazioni con conseguente picco dei casi e poi ritorno alla normalità con la ripresa delle vaccinazioni con il nuovo vaccino):

Come può essere disattesa quindi una procedura come la vaccinazione che ha portato solo benefìci all'intera umanità?
Ebbene proprio la disinformazione può giocare un ruolo (nefasto) importantissimo.

Prendiamo proprio l'esempio del 1974, in Giappone: due bambine morirono due giorni dopo la vaccinazione per la pertosse. Non fu riscontrato nulla che collegasse i due decessi alle vaccinazioni ma una campagna di stampa inutilmente allarmante, causò una fobia nella popolazione che evitò la vaccinazione prevista. In due anni infatti, la copertura vaccinale scese dall'85% al 13,6% e nel 1979 il Giappone fu colpito da una terribile epidemia di pertosse che provocò 13.000 casi e 41 morti. Nel 1981, l'epidemia ottenne l'effetto contrario, la corsa alla vaccinazione, con un ritorno immediato alla normale epidemiologia della malattia.
Casi simili sono successi in diversi paesi del mondo, Gran Bretagna, Olanda, Francia e Russia.

Quello russo è emblematico, nel 1990. Il disfacimento dell'Unione Sovietica comportò una disorganizzazione dei servizi ed un abbandono da parte di larga fascia della popolazione delle vaccinazioni obbligatorie, si passò in breve tempo dagli 800 casi del 1989 agli oltre 50.000 casi di difterite (malattie di cui la maggioranza della popolazione in Italia non ha nemmeno concezione) del 1994, con una mortalità per difterite che ha raggiunto punte anche del 10%. L'epidemia fu vastissima e rischiò di travalicare pure i confini nazionali spargendosi in Europa. La ripresa delle vaccinazioni di massa con l'urgente creazione di contromisure, riuscì ad arginare il fenomeno riportando tutto alla normalità.

La difterite è una grave malattia contagiosa provocata da un batterio che raggiunge nella malattia non trattata, tassi di mortalità altissimi, del 30-40% fino al 50% in caso di epidemia.
In Italia la vaccinazione è disponibile dal 1929 ed è obbligatoria dal 1939 (da anni è associata a quella antitetanica, obbligatoria dal 1968). La vaccinazione è ormai diffusa in tutto il mondo, anche nelle aree povere. Ecco una tabella con i casi di difterite (colonne azzurre: dati nel mondo) e tasso di vaccinazione (linea blu):

...e questo è quello che è successo in Italia:

E la difterite faceva morire in maniera orrenda, praticamente soffocati.
E' tipico l'edema (una raccolta di liquidi che ingrossavano la zona) delle vie aeree ed ancora più specifica la formazione di una sorta di membrane che letteralmente soffocava i piccoli pazienti. I vecchi medici di famiglia erano costretti a "rompere" queste membrane con un cucchiaio o una spatola tra atroci dolori ed immaginabili sofferenze e tutto questo era normale, chiedetelo agli anziani che lo ricorderanno con orrore. In fondo alla gola di questo bambino si stanno formando le membrane grigiastre della difterite:

Non ci credete? Chiedete pure, morire di difterite, oggi evenienza praticamente impossibile, era un evento assolutamente ordinario.
Sparare a zero contro i vaccini è quindi da veri stupidi!

E riguardo le eventuali allergie ai vaccini?

Il vaccino è un farmaco e come qualsiasi sostanza può provocare reazioni allergiche, anche gravi, fino allo shock anafilattico. Non è un mistero.
Negli appelli allarmistici la voce "può causare uno shock anafilattico" è usata come un'arma di convincimento, ma il buon senso ed una buona dose di cervello, fanno capire che l'affermazione è fine a se stessa ed inutilmente allarmante poichè TUTTO può causare uno shock anafilattico, dalla puntura d'ape ad un cosmetico. Basti comunque sapere che negli Stati Uniti, su 70 milioni di dosi di vaccino per il morbillo, sono stati registrati 33 casi di reazione allergica grave e qui chiudiamo questo argomento.

Credo a questo punto che le poche basi su cui si poggiano le affermazioni degli antivaccinisti siano davvero deboli e pretestuose.
I vaccini funzionano, hanno salvato milioni di vite umane, non contengono fantomatiche sostanze avvelenanti e non vaccinarsi espone a rischi molto alti.

Oggi è molto difficile ammalarsi di una delle terribili malattie per cui è prevista una vaccinazione ma questo risultato si è raggiunto grazie alla diffusione dei vaccini.
Chi non si vaccina oggi non è un coraggioso o un ribelle, è semplicemente un "furbetto" che con il suo comportamento affida totalmente agli altri la responsabilità della vaccinazione e così protegge in parte pure se stesso.
Senza considerare che se la decisione di non vaccinare il proprio figlio, conducesse ad una malattia, il rimorso sarebbe terribile.

Nel 2004 una comunità religiosa olandese di protestanti ortodossi ha rifiutato la vaccinazione contro la rosolia. I dati furono oggetto di uno studio.
Il risultato fu un focolaio epidemico che colpì 387 persone. In seguito la malattia si diffuse anche in Canada poichè la comunità olandese aveva stretti e frequenti rapporti con i loro omologhi americani. Il 97% degli individui contagiati in Olanda e Canada era composto da persone non vaccinate.
Quella epidemia causò il contagio di 32 donne in gravidanza.
Le conseguenze furono:

- 2 casi di morte fetale
- 14 neonati con rosolia congenita.

Di questi neonati:

11 presentarono vari danni tra i quali sordità congenita
6 malformazioni cardiache
3 microcefalia
7 Anomalie neurologiche e deficit cerebrali di vario tipo.
(alcuni dei neonati presentavano più patologie e quindi il totale delle conseguenze è maggiore ai neonati contagiati).
Tutte queste povere vittime, potevano evitare un destino amaro con una semplice iniezione.

I vaccini sono medicine, non caramelle, hanno precise indicazioni, controindicazioni, effetti ed effetti collaterali. Sono tra i farmaci più sperimentati e testati, soprattutto sui soggetti più deboli, i bambini.
Hanno eradicato malattie gravissime, hanno migliorato la qualità di vita nostra e dei nostri figli, ci hanno fatto dimenticare tragedie che erano normali in tutte le famiglie.
Mai ascoltare chi semina panico ingiustificato o allarmi infondati.

Bibliografia


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- Ministero della Sanità. Tetano: misure di profilassi. Circolare n. 16 dell’11 novembre 1996.

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-  http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/19710586
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Si conclude qui la serie di articoli sui vaccini.

Gli articoli relativi all'argomento sono stati:

1) Introduzione. Cosa sono i vaccini, come funzionano, da cosa proteggono.

2) Wakefield, autismo e denaro. I vaccini causano l'autismo? Com'è nata questa leggenda?

3) Innocui o velenosi? Cosa contengono i vaccini? E' vero che il mercurio contenuto è causa di malattie?

4) Cosa hanno fatto? Che benefici hanno portato i vaccini all'umanità? Non vaccinarsi è pericoloso?

Ed infine un articolo di conclusione che ci farà toccare da vicino anche in maniera cruda, l'umanità senza vaccini.
Qui un articolo che discute la presunta correlazione tra vaccini ed autismo, ormai smentita.
Se necessario ne discuteremo ancora, spero che sia stata gradita e sufficientemente chiara tutta la serie e soprattutto che sia servita a chiarire almeno un po' le cose su cosa sono realmente i vaccini.
Conoscere vuol dire anche capire meglio.
Alla prossima.