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venerdì 22 novembre 2019

L'interruzione di gravidanza.

Credo sia bene fare chiarezza su un argomento importante e delicato. Mi rendo conto che tante persone, per informazione o per bisogno personale, cercando su internet qualcosa su questo argomento, trovano di tutto, spesso informazioni sbagliate e a volte anche informazioni sbagliate "volontariamente", per ideologia.
Ho notato anche una scarsissima conoscenza sul tema da parte di molte persone, quindi è sempre utile un bel ripasso perché conoscere è il modo migliore per avere delle opinioni corrette.

Premessa: questo non è un post per discutere degli aspetti etici, personali, morali o religiosi ma esclusivamente tecnico, tutti sono pregati di tenerlo presente, anche per questo sarà scarno di "opinioni" o "considerazioni", elencherà semplicemente le cose, così che ognuno avrà un manuale per sapere cosa succede ma anche un elenco di informazioni per capire meglio, senza condizionamenti.

L'aborto volontario è l'interruzione della gravidanza prima del suo termine naturale con mezzi esterni (quando è "aborto spontaneo" questo avviene senza interventi esterni, spontaneamente, appunto).
Per motivi personali (psicologici, sociali o fisici), in Italia, la donna può richiedere l'interruzione della gravidanza fino alla 13ma settimana circa (90 giorni dall'ultima mestruazione), è tutto regolato dalle leggi vigenti.
In particolare, da noi, la legge che regola e chiarisce la possibilità di interruzione di gravidanza è la 194/78.

In caso di problema che metta a rischio la salute materna, questo limite è esteso e, finché il feto non ha possibilità di vita autonoma, è possibile scegliere di abortire.

Nella maggioranza dei paesi moderni l'aborto è regolato in modo simile. In alcuni paesi (anche europei, come la Francia, la Spagna o il Regno unito), l'aborto si può effettuare fino alla fine della gravidanza se questa mette a repentaglio la vita o la salute della madre (anche una grave malformazione fetale mette a repentaglio la salute psicologica materna). Se una donna ha una gravidanza il cui proseguimento mette a grave rischio la sua salute, può quindi chiedere (e ottenere) di abortire fino alla fine della gravidanza. In alcuni stati (soprattutto i più poveri) sono ancora tanti (ma anche da noi se ne vedono alcuni, rari) gli aborti illegali (fatti a casa, da improvvisati, con mezzi di fortuna) che, oltre ad essere un reato, sono rischiosissimi e realmente un azzardo.

Alcuni passaggi possono risultare impressionanti per i più sensibili che hanno sempre la possibilità di non leggere il post.
I commenti che andassero fuori tema o che commentassero altri aspetti che non siano quelli tecnici trattati da questo post, saranno eliminati senza preavviso.

In Italia, l'interruzione volontaria di gravidanza (IVG, "aborto volontario") si può eseguire quando una donna potrebbe correre rischi fisici o psicologici proseguendola. Sarà la donna a scegliere se interrompere o meno la gestazione. Questo fino al 90mo giorno di gravidanza (terzo mese, circa 12 settimane). Quando però è dimostrata e certificata una grave malattia del feto e questa può creare problemi di salute alla gestante (anche solo dal punto di vista psicologico) è permesso interrompere la gravidanza oltre questo termine (fino a quando il feto non ha capacità di vita autonoma, quindi più o meno a 22 settimane), si chiama in gergo "aborto terapeutico" e può avvenire in teoria fino alla fine della gestazione (per esempio per una malformazione talmente grave da non permettere mai vita autonoma al nascituro) ma in pratica, visto che le tecniche diagnostiche oggi permettono diagnosi molto precoci, questo non avviene quasi mai. Questo avviene anche nelle altre nazioni dotate di leggi moderne sull'aborto. Si può interrompere una gravidanza per motivi medici fino alla fine della gestazione se il feto non avrebbe capacità di vita autonoma dopo la nascita per la sua patologia ma questa è un'evenienza fondamentalmente nulla. In alcune nazioni avviene più frequentemente.

L'interruzione di gravidanza si può ottenere con diverse tecniche, quasi sempre la tecnica usata dipende dalla settimana di gestazione in cui si ricorre all'intervento.
La tecnica più utilizzata è la cosiddetta: "isterosuzione" accompagnata dalla "revisione della cavità uterina".


IVG, come si fa?

Isterosuzione

Si pratica in genere fino alla 12ma settimana. Si inserisce una cannula dentro l'utero che "risucchia" il contenuto (si chiama "materiale ovulare", cioè embrione, annessi embrionali come placenta, liquido amniotico, sacco amniotico). Spesso questa tecnica è completata con la "revisione della cavità uterina". Si pratica in anestesia generale.

Revisione cavità uterina (RCU)

Con uno strumento apposito (curette, una sorta di piccolo cucchiaio) si "grattano" le pareti dell'utero per eliminare il suo contenuto. Spesso questa procedura segue la prima, l'isterosuzione, come completamento. Si pratica in anestesia generale. Questo intervento è detto popolarmente "raschiamento". In alcuni casi (dipende dalle scelte del reparto in cui avviene l'intervento) al posto dello strumento a cucchiaio si usano delle pinze che estraggono il materiale ovulare, procedura leggermente meno sicura della precedente.


Questa tecnica ha rare complicanze, la più frequente è la perforazione uterina (con lo strumento si "intacca", fino a perforarla, la parete dell'utero, che è molto sottile, succede nell'1% circa dei casi e quasi sempre risolvibile spontaneamente).

Interruzione di gravidanza con terapia orale

Si utilizza una compressa di una sostanza (prostaglandine) che causa contrazioni dell'utero che causano l'espulsione del prodotto del concepimento. In alcuni casi, quando l'espulsione non è completa, si deve procedere a isterosuzione e/o revisione della cavità uterina. Alcuni preferiscono fare questa procedura in ospedale, visto che possono esserci perdite di sangue e dolori. In altri casi si può andare a casa e poi tornare per un controllo. Questa procedura è indicata nelle settimane di gravidanza iniziali. Ha aspetti positivi e meno e necessita di un buon colloquio con la donna per spiegarne le caratteristiche (visto che spesso si gestisce parte della procedura a casa).

Induzione del parto abortivo

Quando la gravidanza è più avanzata (dalla 14ma settimana in poi) ed eseguire le procedure precedenti può essere difficile o rischioso, si preferisce indurre un normale parto con delle sostanze che stimolano le contrazioni uterine. La presenza di contrazioni causa l'espulsione (il parto) del feto abortito che è quasi sempre privo di vita vista anche la sua forte prematurità. Se il feto nascesse vivo bisognerebbe prestare ogni assistenza possibile per mantenerlo in vita.

In alcuni stati si usano alcune procedure per causare la morte del feto prima dell'espulsione quando, la stimolazione del parto, vista l'epoca avanzata della gravidanza, causerebbe la nascita di un feto vivo e vitale.
In alcuni casi si usa una puntura intracardiaca di una soluzione tossica (sotto guida dell'ecografo, prima di iniziare il procedimento) che causa arresto cardiaco del feto (e poi si procederà al parto). In rari casi (succedeva soprattutto negli Stati Uniti, la tecnica è stata poi proibita per legge) si procedeva all'"aborto a nascita parziale", si stimolavano le contrazioni e, solo al momento della nascita, si causava la morte del feto con varie tecniche (tralascio i particolari perché cruenti). Questa procedura (ormai scomparsa) era usata quando era importante mantenere integro il feto per esami dopo la nascita o quando i genitori chiedevano la sua integrità per vederlo o farne foto per ricordo (negli Stati Uniti è molto diffusa e popolare l'abitudine di ritrarre, filmare, fotografare un feto morto).

Questa possibilità è rimbalzata nei mesi scorsi nelle cronache perché secondo qualcuno la tecnica sarebbe stata "riabilitata" nello stato di Washington, si tratta di una bufala. C'è da sapere che in quasi tutti gli stati USA questa modalità di aborto è, come detto, proibita.

Se il feto nascesse vivo dopo la procedura di aborto è obbligatorio per legge tentare tutte le manovre di rianimazione necessarie alla sopravvivenza. Non è permesso (in Italia ma anche in tutte le nazioni che hanno una legge moderna) causare la morte del neonato dopo il parto, è un reato.


Come si procede.

L'interruzione di gravidanza in Italia si fa recandosi presso un medico (ginecologo) di un ospedale pubblico che, accertatosi della gravidanza, deve compilare un documento sottoscritto dalla donna che richiede l'intervento.
Seguiranno sette giorni detti di "riflessione" nei quali la donna è invitata a ponderare la sua scelta. Se confermata si procederà a ricovero (solo in strutture pubbliche o convenzionate con il servizio sanitario nazionale) e l'intervento. Se c'è un'urgenza particolare (importante pericolo di vita, per esempio) è permesso evitare i sette giorni di pausa. In genere è previsto un solo giorno di ricovero (day hospital) e si può riprendere dopo poche ore la propria normale attività.
Eseguire un'interruzione di gravidanza non causa conseguenze fisiche particolari essendo un intervento di chirurgia minore, se però si eseguono diversi interventi sull'utero (per esempio diversi "raschiamenti") questo può invece causare complicanze anche serie. Ovviamente, come per qualsiasi intervento chirurgico, esistono dei rischi legati all'intervento stesso, all'anestesia o alla degenza. Le conseguenze psicologiche, non per forza presenti, a volte meritano un attento monitoraggio e, se necessario, un sostegno da parte di esperti.
In Italia, a differenza di altri paesi, l'unica figura che può eseguire un aborto è il medico specialista in ginecologia che ha comunque diritto all'obiezione di coscienza (rifiuto di eseguire l'intervento). Si deve sottolineare però che un medico obiettore non viene a meno dai suoi doveri professionali ed è obbligato ad assistere la persona prima e dopo l'intervento, sia per normali attività, come le informazioni e i documenti del ricovero, che per urgenze e l'assistenza durante il ricovero, chi si sottraesse a queste procedure si sottrae ai suoi doveri professionali.

Il numero di interruzioni di gravidanza nel nostro paese si è ridotto notevolmente, in maniera drastica  (nel 1982 sono state 284.000, nel 2000 furono 135.133, nel 2016 84.926) e questo è probabilmente dovuto all'uso più diffuso di contraccettivi, all'informazione, alla possibilità di acquisto di pillola contraccettiva post coitale (pillola del giorno dopo) e a fattori socio economici. La stima (ovviamente non esistono dati precisi) delle interruzioni che avveniva prima della legge sull'interruzione legale di gravidanza, parlano di 350.000 interruzioni ogni anno. Per dare qualche altro numero: delle donne che hanno fatto ricorso all'interruzione volontaria di gravidanza il 74,3% non lo aveva mai fatto prima. Le donne che hanno fatto ricorso all'IVG per più di quattro volte sono lo 0,9%, per più di tre l'1,3%.
Per legge è possibile acquistare la "pillola del giorno dopo" in farmacia con ricetta se si è minorenni e senza bisogno di ricetta dalla maggiore età. Una donna minorenne può farsi prescrivere questa pillola anche dal suo ginecologo privato o in ospedale, dal pronto soccorso.

Per chi pensasse di avere una gravidanza indesiderata esiste anche la possibilità di non riconoscere il neonato subito dopo la nascita (e quindi affidarlo per l'adozione) e di partorire in maniera anonima rinunciando al figlio.

Alla prossima.

Articolo modificato dopo la stesura iniziale.

32 commenti:

  1. Forse mi sfugge qualcosa, ma non mi pare che il fatto che "un medico obiettore non viene a meno dai suoi doveri professionali ed è obbligato ad assistere la persona prima e dopo l'intervento" sia una buona cosa.
    Un medico obiettore è quasi per definizione una persona contraria all'aborto, e ho l'impressione che non sia la compagnia migliore per una donna che invece ha scelto di abortire.

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    1. Può non essere la compagnia migliore ma resta un medico con dei doveri e se la donna sottoposta a intervento per IVG avesse una complicazione post operatoria e ha un danno o muore quel medico che si rifiutasse di curarla verrebbe giustamente punito dalla legge. Un obiettore può esimersi solamente dall’atto tecnico, dall’eseguire direttamente l’intervento, non dall’assistenza alla persona.

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    2. Naturalmente, meglio un medico obiettore che nessun medico. Ma vista la delicatezza della situazione e l'esigenza di un supporto psicologico o morale che si può avere in questi casi, mi chiedo perché la donna non possa essere seguita da un medico non obiettore, magari proprio quello che ha fatto l'intervento.
      Chiaramente parlo dei casi in cui in reparto gli obiettori non sono la stragrande maggioranza...

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    3. Non capisco quale sia il problema.
      Una donna che ha fatto un intervento per IVG é ricoverata in ospedale (in genere è un day hospital). Fatto l’intervento resterà in reparto. C’è un medico di turno, di guardia, obiettore di coscienza.
      Nonostante sia obiettore questo ha, ovviamente, tutti i doveri di un qualsiasi medico, obiettore o meno.
      O vogliamo che gli obiettori siano esentati anche dal loro lavoro ordinario e burocratico e i non obiettori, oltre agli interventi, siano costretti ad assistere le donne fino alla loro dimissione?

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    4. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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    5. Avevo chiesto per favore di mantenersi in tema ed evitare commenti su altri argomenti ma già (record nazionale) siamo all'obiettore che non dovrebbe lavorare in ospedale, che biasima le scelte, freddo e distaccato. In alcuni io ho intravisto i denti di Dracula, sai?

      Ma se già tu non riesci a rispettare le banalissime regole di un blog, come puoi pretendere che altri rispettino le ben più importanti regole di vita?
      Mah, misteri.

      Commento cancellato, insistenze comporteranno l'esclusione dalla pagina.
      Grazie.

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. sarebbe bello anche un post sulle differenze tra pillola anticoncezionale, pillola del giorno dopo, dei cinque giorni dopo e abortiva, in modo da avere chiaro tutto il quadro.

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  4. Buona sera, volevo sapere se quando si procede all'induzione del parto per abortire, il feto sia abbastanza "formato" per sentire in qualche modo dolore oppure se l'anestesia generale della mamma coinvolga anche il feto. Grazie

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    1. L'induzione del parto abortivo causa un parto "normale", ovvero con caratteristiche simili a quello normale (solo che il feto è già senza vita perché troppo prematuro). Quindi è molto probabile (non possiamo esserne certi) che senta dolore (altrimenti nel parto normale a termine dovremmo presumere, a maggior ragione, che il neonato abbia sentito dolore).

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  5. Ciao!
    Io ricordo che quando mia moglie veniva ricoverata per partorire, abbiamo fatto il viaggio in ascensore con una coppia dove lei doveva essere sottoposta ad induzione del parto in quanto il feto purtroppo era morto.
    Mi sono chiesto se non fosse un po' crudele indurre il parto (con relativo dolore ecc) ad una donna che partorirà il figlio senza vita e se tutto ciò non possa dare poi un problema psicologico. Non è meglio, dal punto di vista psicologico, un cesareo o un altro sistema? Poi mi sono chiesto anche se fosse di buon gusto far stare questa signora in un reparto dove per ogni letto c'era un fiocco...
    Andrea

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    1. Che sia di cattivo gusto e poco delicato mettere nello stesso reparto le due situazioni è sicuro, anche se non è facile rimediare visto che i nostri reparti hanno pochi spazi. Almeno si tenta di separare le stanze e isolare i due casi. Non è indicato il cesareo sia perché maggiormente a rischio rispetto al parto spontaneo sia perché condizionerebbe la vita e le scelte future della donna stessa (avendo avuto un cesareo la prossima gravidanza potrebbe esserne condizionata).

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  6. Evito qualsiasi considerazione morale ed etica come ben specificato all'inizio del suo articolo: solo per informazione le chiedo se, negli altri paesi in cui la IVG è legale, l'obiezione di coscienza rispecchi quanto descritto in questa pagina :
    https://www.nanopress.it/salute/2016/11/23/obiezione-di-coscienza-e-aborto-italia-e-europa-a-confronto/150905/

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  7. Non ho altri dati ufficiali quindi potrei prendere per buoni questi in generale, visto che anche per mia conoscenza personale credo che le cose siano più o meno così.

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  8. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  9. Dov'è finito il Di Grazia che ho conosciuto, censore, a me gradito, della pseudoscienza? Salvo, ti abbiamo perso o è solo una fase?

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    1. Non ho capito.
      Ti mancano le indagini sulle false medicine e cure?
      Ne ho parlato fino agli ultimi post. E di scienza o medicina in generale, ne parlo dagli inizi di questo blog (un post che mostra l'attività di una cellula neoplastica è del 2009, 10 anni fa!), quindi non capisco cosa avresti "perso".
      Inoltre io scrivo le cose che mi stimolano, mi intrigano, mi incuriosiscono o penso possano interessare chi legge.
      Non posso parlare tutti i giorni, tutti i mesi, tutti gli anni, di false cure, sarei noiosamente ripetitivo.

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  10. La cosa che sinceramente mi piace meno e' la "Sentenza del Comitato Europeo", che peraltro non ho letto per cui potrei anche sbagliarmi.
    Se interpreto correttamente sarebbe come dire che se nella mia citta' non c' e' una stazione ferroviaria, l' azienda che gestisce le ferrovie dovrebbe essere obbligata ad aprirne una per non violare i miei diritti a viaggiare in treno...
    Saro' sbagliato io, ma mi pare un' esagerazione.

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    1. Fino ad un certo punto. Se parli di stazione può sembrare di sì ma se ti dicessero che per avere un tuo diritto (viaggiare in treno non è un diritto, è un servizio) la tua nazione deve garantirtelo, non c'è niente di sbagliato. Se nella tua regione lo stato non ti garantisse il diritto ad avere un ospedale o una fornitura elettrica, che dici, troveresti strano che qualcuno dicesse allo stato di muoversi e rispettare la legge? L'IVG è una legge nazionale.

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    2. Capisco di non essere riuscito a spiegarmi bene e di aver fatto un esempio poco pertinente.
      Vediamo se riesco a rimediare, anche se dovro' essere un po' lunqo, e me ne scuso.
      Premessa : NON SONO un medico, e sono in linea generale favorevole all' IVG. Non ho preclusioni di ordine morale o religioso, e quando dico di esserlo solo in linea generale e' perche' sono ignorante in materia e neanche sono mai stato coinvolto in una simile problematica.

      Provo a fare un' ipotesi, di scuola ma non troppo.
      Abbiamo due citta', AA e BB, distanti tra loro 200 km:
      nella citta' AA c'e' un ospedale dove lavorano due medici non obiettori, il dr. XX ed il dr. YY.
      nella citta' BB c'e' un ospedale dove lavora un solo medico non obiettore, il dr. ZZ.
      Io vivo nella citta' CC, esattamente a meta' strada tra le altre due, dove c'e' un ospedale ma non c'e' un medico non obiettore e pertanto l' IVG non si puo' praticare.
      La cosa piu' normale, che si verifica adesso, e' che se io ho necessita' di una IVG mi sposto verso AA o BB e la faccio.

      La "sentenza da parte del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa""ha imputato al nostro Paese la violazione dei diritti delle donne che intendono abortire volontariamente entro i primi tre mesi di gravidanza".
      Come del resto riportato nell' articolo, la risposta del Ministero e' stata: "gli eventuali problemi nell’accesso alla procedura di IVG potrebbero essere riconducibili “ad una inadeguata organizzazione territoriale”".
      Ecco, quello che non mi sta bene e' proprio questo : che si debba riconoscere un' "inadeguata organizzazione territoriale" a fronte di una non meglio precisata "Sentenza da parte del Comitato europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa".
      Fermo restando che il Comitato NON EMETTE sentenze, ma solo "conclusioni" sui rapporti periodici inviati dagli stati membri, mi sembra dunque che si voglia far passare per una "Sentenza", ovvero una decisione di tipo giurisdizionale, quella che invece e' una "raccomandazione", con invito ad adeguarsi alle norme della Carta Europea dei diritti.
      La differenza e' enorme, e la mia impressione e' che qualcuno potrebbe non coglierla e pensare di metterci una pezza che potrebbe rivelarsi peggiore dello strappo; intendo dire che qualche po(Censura)ico ignorante potrebbe immaginarsi di poter prendere il dr. XX e spostarlo dall' ospedale di AA all' ospedale di CC, per tutelare i MIEI diritti, come tu dici garantiti dalla Legge nazionale.

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    3. Ma a questo punto il dr. XX potrebbe chiedere a me, (modestissimo) operatore del diritto, di valutare se ci sono i presupposti per un' azione legale per eventuale lesione dei SUOI diritti.
      Ecco, a me vengono subito in mente un paio di cosette :
      1) SI per i suoi diritti familiari : Se la moglie lavora ad AA, deve lasciare il lavoro o separare la famiglia ? E se il dr. XX ha i genitori non autosufficienti e da' loro il suo supporto, come dovrebbe fare ? Se invece ha genitori autosufficienti e sono loro a dare supporto a lui, magari accompagnando i figli a scuola, cosa succede ?
      2) SI per i suoi diritti patrimoniali : Se ha una clientela radicata nella citta' di AA, se ha comprato la casa a lungo sognata, magari anche lo studio, quale danno gli comporta ?
      3) SI per i suoi diritti morali : Se magari e' nato in quella citta' ha i suoi parenti, i suoi amici, e questo vale anche per i suoi figli, dovrebbe lasciare tutto e ricominciare da un'altra parte ?

      Ovviamente questa e'un'ipotesi esagerata, estremizzata e spero irreale, ma la faccio solo per far presente che la mia idea e' quella che i nostri diritti finiscono dove iniziano quelli degli altri, che sia i nostri che quelli degli altri devono avere pari dignita', e che pensare di utilizzare le vie giudiziarie (che poi come abbiamo visto tali non sono) magari potra' velocizzare la soddisfazione di uno ma a scapito di un altro quando invece si potrebbe ovviare con il semplice buon senso, anche se certamente in tempi piu' lunghi.

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    4. Ovviamente questa e'un'ipotesi esagerata, estremizzata e spero irreale, ma la faccio solo per far presente che la mia idea e' quella che i nostri diritti finiscono dove iniziano quelli degli altri

      Confermo che stiamo parlando di situazioni al limite e praticamente teoriche. Si tratta quindi di cose, eventualmente, risolvibili proprio in sede giudiziaria. Se c'è un diritto sancito da una legge uno stato deve garantirlo senza però calpestare i diritti di altri.
      In questo senso siamo (molto) fuori tema. E si parla inoltre di argomenti lontani da quelli di questo blog (sui quali ho pure poca competenza).
      Il punto del discorso è che la legge che regola l'IVG esiste. Gli ospedali che la garantiscono pure, se un cittadino non riesce a far valere questo diritto qualcuno dovrà pur risolvere il problema.
      Non sta a me dire come e con quali mezzi ma non farlo significa non rispettare legge e cittadino.

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  11. Ciao Salvo. Argomento delicato per molti motivi, per cui apprezzo il tuo approccio puramente "tecnico". Mi pare però che esistano paesi in cui sono consentite tecniche più "cruente", come l'instillazione di soluzioni saline che provocano morte e successiva espulsione del feto (con tanto di alcuni casi "famosi" di feti sopravvissuti a questa pratica, diventati ora persone adulte... non so con quali conseguente del tentato aborto).
    Si tratta di una pratica ancora utilizzata?

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    1. Non si usa più, ci sono tecniche molto più sicure, tecnicamente più semplici e veloci. Oggi le tecniche usate sono quelle che ho elencato (tranne ovviamente tentativi illegali).

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  12. Sarà anche superfluo, ma lo scrivo lo stesso.....
    Cliccare su uno qualunque dei link qui sopra, "potrebbe" avere qualche piccolo effetto collaterale, NON omeopatico.........

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  13. Grazie Salvo del post. Vorrei chiarimenti sui 7 giorni di riflessione e il ruolo dei consultori. Per legge la donna dovrebbe confrontarsi anche con altre figure professioneli oltre al medico? Grazie

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  14. chiarimenti sui 7 giorni di riflessione e il ruolo dei consultori. Per legge la donna dovrebbe confrontarsi anche con altre figure professioneli oltre al medico?

    No, non per legge. Se il medico che effettua il colloquio con la paziente (in genere si fa durante la compilazione della documentazione necessaria) non ne ravvisa la necessità no. Se, al contrario, servisse una consulenza, un parere, un aiuto da parte di altri consulenti (lo psicologo, per esempio) questo può essere richiesto.

    I consultori hanno in genere dei protocolli di presa in carico che comunque sono gli stessi degli ospedali (solo che il consultorio poi si fermerà al momento di fare l'atto tecnico che, ovviamente, va fatto in ospedale).

    I 7 giorni di riflessione sono obbligatori, tranne datazione della gravidanza al limite di legge e quindi si può avanzare richiesta di "procedura d'urgenza" che, se necessario consentirà l'IVG al più presto (anche il giorno dopo), ovviamente con le dovute sicurezze (esami, visita anestesiologica, ecc...).

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  15. Salve, posso chiederle qual è la differenza tra l'RU486 e l'aborto farmacologico indotto dopo la 14esima settimana? Da quanto ho capito si usa lo stesso tipo di pillole, quindi come mai l'RU486 può essere usata solo fino alla settima settimana (off-label fino alla nona, mi sembra) e poi l'altra induzione è possibile solo dalla 14esima? Si usano dosi differenti?

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  16. La RU486 è una pillola, si assume per via orale ed è indicata fino a 7 settimane (quindi molto precocemente). Successivamente un'altra forma di induzione dell'aborto farmacologica è con un ovulo (una candeletta) che si inserisce per via vaginale, è indicata per gravidanze più avanzate. Sempre un farmaco (quindi non aborto chirurgico) ma vie di somministrazione diverse.
    Saluti.

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  17. Buongiorno, è possibile fare l'isterosuzione senza necessariamente ricorrere al raschiamento e se sì entro quale settimana di gravidanza questo è possibile farlo? Che tipo di intervento è meglio applicare all'8/9 settimana di gravidanza nel caso di una gravidanza con sacco gestazionale anembrionico? Grazie

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  18. è possibile fare l'isterosuzione senza necessariamente ricorrere al raschiamento e se sì entro quale settimana di gravidanza questo è possibile farlo?

    Si può fare ma è alto il rischio di permanenza di residui ovulari. Il raschiamento è un completamento della procedura. Più è avanzata l'epoca di gravidanza più è necessario un raschiamento.

    Che tipo di intervento è meglio applicare all'8/9 settimana di gravidanza nel caso di una gravidanza con sacco gestazionale anembrionico?

    Lo stesso che si applica in tutti gli altri casi. Non c'è un intervento migliore. L'alternativa è l'attesa con monitoraggio che però può essere snervante, psicologicamente dannosa e più spesso complicata.

    Saluti.

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