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martedì 29 novembre 2011

Varicella party

La vecchia saggezza popolare...
Quando non esistevano i vaccini i bambini si ammalavano di tante malattie dette "esantematiche" (perchè provocano un'eruzione cutanea più o meno vasta chiamata "esantèma"). Alcune di queste malattie hanno un decorso generalmente benigno: pur presentando sintomi che talvolta sono "preoccupanti" (febbre alta, tosse, agitazione, sonnolenza...) guariscono in breve tempo. Quando alcune di queste colpiscono un adulto hanno invece un decorso più grave. Intendiamoci, anche la malattia più banale può complicarsi e diventare pericolosa e persino mortale ma nel caso di patologie come la varicella o il morbillo è l'adulto a correre rischi maggiori rispetto al bambino.
Questo lo avevano notato in nostri nonni e così non era infrequente che, non avendo armi di protezione efficaci nei confronti di queste malattie, appariva più "conveniente" ammalarsi da bambini che da adulti (anche perchè l'adulto lavorava e rappresentava spesso l'unica fonte di sostentamento e non lavorare perchè malati era un grave problema).
Le mamme così, se sapevano di un bambino malato di varicella, portavano i loro figli a casa di quest'ultimo provando a farlo contagiare.
Ahhh, l'antica saggezza popolare.
Eravamo in anni di fame ed in Italia di gravissimo analfabetismo e povertà.
Poi vennero i vaccini e così quelle malattie che costringevano i bambini a stare male e che provocavano qualche complicanza, si ridussero drasticamente.
Ma la saggezza popolare non tramonta mai, nemmeno quando appare stupida e pericolosa. Così negli Stati Uniti c'è chi organizza i "Chicken Pox Party" ovvero le feste alla varicella.
Vuoi trovare un party vicino casa tua?
Vuoi portare tuo figlio ad un bel contagio organizzato?
Semplice, contattaci e ti forniremo il recapito giusto.

...e se troppo lontano?
Se non puoi raggiungere queste allegre festicciole?
Niente male, ti spediamo il virus a casa. Basta inviare un "lecca-lecca" usato dal bambino malato o un fazzolettino sporco, darlo al malcapitato figlio ed il gioco è fatto.
Ma mi raccomando, visto che è proibito dalla legge spedire per posta dei virus e visto che chiunque potrebbe rimanerne contagiato anche con gravissime conseguenze sulla salute (personale e pubblica), non dirlo a nessuno, imballaggio anonimo e niente scritte strane.
Naturalmente la notizia deve essere sparsa nel miglior modo possibile e così ecco apparire l'allegro gruppo su Facebook, un po' di foto di bambini con la varicella ed un'immagine festosa e colorata: "Cerca un varicella party vicino a te".


Il gruppo oiginale, dopo le polemiche scatenate, è stato eliminato ma ne nascono in continuazione. Per questi genitori è un rischio trascurabile il fatto che la varicella possa produrre in rari casi gravi infezioni cutanee, encefaliti e persino la morte. La complicanza più importante e grave della varicella è la polmonite. A questi rischi si aggiungono quelli dell'incredibile idea della spedizione via posta di oggetti contaminati. La varicella è una malattia caratterizzata da elevata contagiosità, i "pacchi" potrebbero rompersi o essere aperti da persone estranee e da adulti. In questi ultimi (se non immunizzati) la varicella può avere un decorso molto più preoccupante e grave di quella che colpisce i bambini e l'iniziativa quindi (oltre a violare la legge) vìola anche il buon senso ed offende l'intelligenza comune. Il pericolo è ancora più elevato nei confronti dei neonati e dei soggetti immunocompromessi.

Anche i media americani si sono preoccupati della vicenda (più degli invii per posta che del "party") e ne hanno parlato ripetutamente.



Qualcuno potrebbe pensare ad una "americanata" perchè qui da noi saremo strani ma non fino a questo punto ed invece posso dire che anche l'Italia è piena di diversamente intelligenti, come questo genio seguace della Nuova Medicina Germanica, la folle pratica alternativa che tra le altre cose afferma che i batteri non sarebbero "nemici" ma amici del nostro organismo. Cosa fa allora un genio per esprimere il suo talento intellettuale? Fa una bella raccolta di batteri strisciando la mano nei paletti della metropolitana ed arrivato a casa le mette in bocca.



Perchè lui non ha paura.
Io sì. Di lui.

Alla prossima.

martedì 22 novembre 2011

Il vaccino, il gioco e la candela

[aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]

Un vaccino è un farmaco che mediante vari meccanimi conferisce immunità, quindi protezione, più o meno efficace nei confronti di un agente patogeno, in parole povere serve a proteggere un individuo da malattie mortali o potenzialmente pericolose, di fronte a scarsi o nulli effetti collaterali. La vaccinazione inoltre protegge la comunità: più individui ad essa appartenenti sono vaccinati più bassa è la possibilità di diffondere la malattia che anzi può anche essere eradicata completamente all'interno di quel gruppo (si chiama immunità di gregge); chi non si vaccina quindi, mette in pericolo non solo la propria salute ma anche quella della comunità che frequenta.

I vaccini sono stati una delle invenzioni più geniali dell'umanità e probabilmente la loro introduzione è tra i responsabili dell'aumento dell'età media dell'uomo, del benessere diffuso delle nazioni ricche e della riduzione in numero di veri e propri drammi umani.
Attaccare il vaccino quindi, accusandolo di chissà quali tragedie o rischi è strumentale, stupido e spesso significa ignoranza o malafede di chi lo fa, basterebbe ascoltare i racconti dei nostri nonni per rendersi conto dell'importanza di questa pratica. Messi da parte i deliri degli antivaccinisti (che per quanto mi riguarda ho abbondantemente discusso), stavolta discuterò di un vaccino di "ultima generazione".
Alcuni vaccini non sono per tutti, per esempio quello anti influenzale è consigliato solo per certe categorie a rischio. L'influenza non è una malattia letale (anzi, è quasi sempre banale) ma può esserlo per alcuni individui (sì, ci sono persone morte per le conseguenze di una "banale" influenza, circa 8000 ogni anno in Italia) ed è a loro che si consiglia una protezione che per altri sarebbe eccessiva. Questo vale per tutti i farmaci: vanno presi quando servono.
Ma i vaccini servono tutti? Alcuni potrebbero essere abbandonati presto, come quello per la poliomielite che se ancora è tra quelli che si fanno è perchè esistono zone nelle quali la malattia è presente e fa vittime ma il loro uso comincia ad essere in discussione proprio per l'eradicazione della malattia in molte parti del mondo. C'è un altro vaccino che serve a difendersi da una malattia potenzialmente mortale.

Si tratta di una delle ultime scoperte in campo immunologico. In questo blog si parla di medicine alternative ma quando posso esprimo il mio parere anche su quelle "standard" e visto che spesso si è discusso di vaccini, questo argomento non è del tutto fuori tema.
Capisco che la mia conclusione possa suonare "scioccante" per qualcuno ma va letta come sempre per quello che è: la mia opinione.
Chi avesse argomenti contrari è libero di esporli portando dati scientifici da confrontare.
Sto parlando della vaccinazione anti-HPV, pubblicizzata pure come vaccinazione contro il cancro del collo dell'utero. Primo grosso errore: la vaccinazione anti-HPV previene il virus HPV, non il cancro del collo uterino.
Cerco intanto di riassumere qualche nozione scusandomi per l'inevitabile lunghezza del post, leggetelo con calma, ho cercato di essere comprensibile e lineare. Mi farò perdonare con un prossimo articolo brevissimo e "leggero".

Esiste un tumore che per anni ha mietuto milioni di vittime nel mondo. Tra le donne, perchè questo tumore è quello del collo uterino, per la precisione ed in termini tecnici, il cervicocarcinoma (o carcinoma della cervice uterina).
Questo tipo di malattia era talmente diffuso che rappresentava una delle prime cause di morte per le persone di sesso femminile.
Poi la svolta. Uno scienziato di origine greca, Georgios Papanicolau, scopre che con un semplice test, si sarebbe potuto prevenire questo tumore identificandolo nelle sue fasi iniziali e quindi distruggerlo in tempo. La scoperta fu tanto banale quanto geniale ed il test prese il nome del suo scopritore, test di Papanicolau o Pap-Test.

Fu una rivoluzione.
In pochissimi anni i casi di tumore del collo dell'utero subirono un tracollo verticale. Da vero e proprio terrore di tutte le donne, con il tempo il tumore cominciò a diventare meno frequente, poi raro, fino ad oggi, quando rappresenta uno dei tumori femminili con meno incidenza (nel 2006 circa il 5% dei tumori femminili) e più curabili (oltre il 60% di sopravvivenza a 5 anni). Il rischio di morire per tumore della cervice uterina (sinonimi di cervice uterina sono portio uterina e collo dell'utero, quest'ultimo meno corretto) è dello 0,8 per mille.

In Italia circa 3500 casi (dalle fasi iniziali a quelle più gravi) ogni anno.
Attorno al 1990, l'analisi di centinaia di migliaia di campioni di tumore del collo dell'utero scoprì un dato interessante: praticamente tutti i tumori vedevano la presenza di un virus, quello del Papilloma umano (HPV= Human Papilloma Virus), lo stesso che provoca per esempio le verruche della pelle.
Questo fece concludere che il virus HPV fosse la causa (nel 99,7%) del tumore del collo uterino.
Anche questa fu una rivoluzione: scoprire la causa di un tumore è un passo da gigante per la medicina.
Non tutti i "ceppi" (i tipi, cioè, nel caso dell'HPV sono decine) di HPV (che vengono identificati con un numero) possono causare tumori maligni e così si studiarono quelli più pericolosi.
Ceppi ad alto rischio di malignità sono per esempio i ceppi 16, 18, 31, 33, 35  (ma c'è evidenza che solo il 16 sia sempre e sicuramente cancerogeno) ma anche altri hanno un certo rischio di causare tumore maligno (come il 45, il 51, il 52, ed altri). Tanti altri ceppi di HPV sono considerati innocui.
La maggioranza dei tumori del collo uterino in fase iniziale o poco avanzata regrediscono spontaneamente, quelli più avanzati invece non regrediscono quasi mai.
Riuscire quindi a scoprire un tumore in fase molto iniziale con il Pap-test e poi capire che tipo di HPV lo ha causato può essere fondamentale. In base a questi dati il medico può decidere di asportare il tumore superficialmente, di essere molto più aggressivo asportando anche tutto l'utero o di assumere una condotta di attesa (con controlli serrati) nella speranza che tutto regredisca (speranza come detto giustificata).

Se ci sono dubbi esistono altri esami (colposcopia, per esempio) che possono identificare e permettere di curare alcuni tumori.
Con tutti questi mezzi il tumore al collo dell'utero avanzato è diventato una rarità, colpisce ancora, ma quasi sempre persone molto anziane che non si sottopongono a controlli o più giovani che non hanno mai fatto un controllo ginecologico o un Pap-Test.
Mai come in questo caso la prevenzione è fondamentale e lo ha dimostrato.

Poi la nuova scoperta (e torniamo all'argomento iniziale). Un vaccino contro l'HPV. Immunizzandoci nei confronti del virus che causa il tumore potremmo avere una protezione ancora più efficace. Non per niente questo vaccino è pubblicizzato come "vaccino contro il tumore" anche se in realtà lo è contro il virus che lo causa. Il vaccino in questione è quindi preventivo (previene la malattia) non terapeutico (non cura cioè la malattia) anche se si sta studiando un tipo di vaccino che sembra avere capacità curative.

Per avere effetto c'è (o meglio c'era) un requisito fondamentale: è inutile vaccinarsi se si è già entrati in contatto con il virus. Questo vuol dire che visto che il virus si trasmette per via sessuale è bene vaccinarsi prima dell'inizio della vita sessuale. E' stata scelta l'età di 12 anni. Ma ultimamente la casa farmaceutica sta estendendo l'indicazione alla vaccinazione anche a donne di età superiore, fino ai 40 anni ed oltre, questo perchè sembrerebbe esserci l'evidenza (che a me "così evidente" non risulta dai dati consultati in letteratura) che vi sia anche una certa protezione per lesioni da HPV anche in donne che sono già venute a contatto con il virus durante la loro vita.
Le linee guida ministeriali consigliano la vaccinazione all'età di 12 anni e molte regioni hanno offerto a prezzi accettabili o addirittura gratuitamente la vaccinazione a tutti gli individui di sesso femminile di questa età. L'obiettivo sarebbe quello di vaccinare quanta più popolazione simile cercando di diminuire se non azzerare, il rischio di trasmissione del virus e quindi il rischio di contrarre il tumore del collo dell'utero.

Nei mesi successivi alla sua commercializzazione l'eco dell'introduzione di questo farmaco fu accompagnata dai soliti stupidi proclami allarmistici (morti da vaccino, effetti collaterali tremendi...). Naturalmente come spesso capita, i proclami allarmistici non avevano nessuna ragione di esistere, gli effetti collaterali registrati dopo questa vaccinazione non sono stati più numerosi di quelli conosciuti per altri vaccini e non si sono avuti effetti collaterali particolarmente gravi o allarmanti. Sia i documenti delle aziende produttrici che i dati a disposizione degli enti di controllo internazionali non hanno mai mostrato un'incidenza di effetti collaterali particolarmente preoccupante.
Tutte le notizie di effetti terribili ed invalidanti superiori a quelli previsti per il farmaco sono stati diffusi da siti inattendibili e da gente senza alcun titolo per parlare di medicina.
Chi si è vaccinata o ha fatto vaccinare le proprie figlie può stare quindi più che tranquilla: non corre alcun rischio particolare ed ha molte meno possibilità di altre donne di contrarre un'infezione da HPV e quindi potenzialmente una malattia altamente rischiosa. Il rischio di effetti collaterali è stato calcolato come 0,1% ed in più il 98%  degli effetti collaterali sono banali (irritazione, prurito, arrossamenti locali...).

Ma la vaccinazione anti-HPV di massa è utile? Vaccinare quante più dodicenni fosse possibile è una scelta logica?
Il gioco vale la candela insomma?

No, a quanto pare.
Il vaccino non protegge contro tutti i ceppi pericolosi (che causano il cancro) dell'HPV. La prima formulazione protegge nei confronti dei ceppi 16 e 18, l'ultima, quadrivalente, ai primi due ha aggiunto i ceppi 6 ed 11.
Questo vuol dire che se si è immunizzati contro i ceppi più frequenti di HPV non lo si è per nulla nei confronti di tutti gli altri (anche se sembra diminuita con la vaccinazione l'incidenza di lesioni da virus HPV di altri ceppi per i quali non si è stati vaccinati).
Non solo.
Proprio l'assenza di protezione nei confronti di altri ceppi pericolosi del virus, rende consigliabile in ogni caso l'effettuazione periodica del Pap-test.
Ciò significa che nelle abitudini delle donne il Pap-test deve rimanere un esame da effettuare a prescindere dalla vaccinazione e visto che se una donna effettua gli esami previsti per lo screening, la possibilità di arrivare ad avere un tumore del collo dell'utero in fase avanzata ed incurabile è praticamente nulla, il vantaggio della vaccinazione a questo punto è minimo, bassissimo.
Questa non è solo una considerazione logica ma è basata anche sugli studi che hanno mostrato che questo vaccino valesse la pena di esistere.
Il primo studio effettuato (chiamato FUTURE I), ha analizzato 2723 donne vaccinate e 2732 che hanno ricevuto un placebo (studio in doppio cieco).
Il vaccino è stato efficace nel 100% dei casi (nessuna delle donne vaccinate ha contratto un'infezione da HPV o una lesione tumorale), non per tutti i tipi di HPV ma possiamo considerarlo praticamente efficace in un numero altissimo di casi.
Ma si rileva che nel gruppo che ha eseguito il placebo, su 2732 donne solo 60 hanno avuto una lesione da HPV (di qualsiasi grado, dal più lieve al più grave). Se volessi fare l'avvocato del diavolo potrei avanzare l'ipotesi che su in 60 donne (su oltre 2000) che hanno sviluppato lesioni precancerose, solo poche di loro (10-11?) correrebbero il rischio di sviluppare un tumore e questo succederebbe solo se le stesse non si sottoponessero a controlli nel tempo.
Troppo complicato?

Provo allora a spiegare brevemente lo sviluppo del tumore del collo dell'utero.
Le lesioni da tumore cervicale, (non invasivi, quindi ancora superficiali) si identificano con la sigla CIN (=Cervical Intraepitelial Neoplasia) e secondo il grado di diffusione nei tessuti (e quindi di gravità) si dividono in tre classi, CIN I, CIN II e CIN III.

La CIN I è il grado meno grave, richiede controlli ma non viene effettuata alcuna terapia particolare. La CIN II è un grado intermedio, c'è chi preferisce "distruggere" la lesione per precauzione e chi invece preferisce un atteggiamento meno aggressivo tenendo una condotta di attesa vigile con controlli continui. La CIN III è il grado di tumore del collo dell'utero (superficiale) più grave. In questo caso è necessaria la terapia. Si asporta la lesione con un intervento che si chiama "conizzazione". Oltre questi "gradi" di tumore si parla del pericoloso tumore invasivo che però ha tutta un'altra evoluzione che non interessa ai fini di questo articolo.

La CIN I e II spesso regrediscono spontaneamente (in rari casi progrediscono), per questo è bene effettuare controlli frequenti. La CIN III tende a progredire. La progressione eventuale delle forme CIN I e II è molto lenta, anni, spesso decenni. Non per niente, come detto, ai giorni nostri (e questa è una vittoria della medicina preventiva) i tumori dell collo uterino si diagnosticano spessissimo in donne che non hanno mai effettuato un controllo o che lo fanno molto raramente. Un Pap-test ogni 2 anni è più che sufficiente a controllare il proprio stato di salute.
I dati dello studio FUTURE I sono tantissimi ma per semplificare consideriamo il conteggio dei casi di lesioni tumorali causate da qualsiasi ceppo di HPV anche quelli per i quali il vaccino non protegge direttamente (perchè nello studio c'è anche l'analisi per lesioni causate da ciascun ceppo virale), abbiamo così su circa 2720 donne:

CIN I:  277 casi nel gruppo trattato con vaccino, 363 in quello trattato con placebo.
CIN II: 102 casi nel gruppo trattato con vaccino, 116 in quello trattato con placebo.
CIN III:  29  casi nel gruppo trattato con vaccino, 72 in quello trattato con placebo.

Mi sembra abbastanza evidente che pur se sicuramente efficace ed utile non si possa parlare di "sconfitta" del tumore del collo dell'utero. L'analisi statistica sembra dare ragione a questo aspetto della vicenda.

Se è vero che il vaccino è efficace praticamente nel 100% dei casi, non si può dire che la sua efficacia significhi la sconfitta della malattia, si tratta della sottile differenza tra efficacia ed efficienza. Una conferma in questo senso specifico proviene da altri dati, quelli complicati e numerosi del rapporto  (cfr pag 66, table 36) che la casa produttrice ha fornito alla FDA (l'organismo che negli USA approva i farmaci) in uno dei protocolli sperimentati per esempio, si legge:

5301 casi di individui vaccinati:
0 hanno contratto CIN II
0 CIN III
0 Carcinoma in situ
0 Cancro invasivo

Su 5258 casi di individui che hanno assunto placebo:
15 hanno contratto CIN II
15 CIN III
1 Carcinoma in situ
0 Cancro invasivo

Ricordo che la CIN II non è considerata incurabile (se è per questo non lo è nemmeno la CIN III) nè cancro avanzato.
Non emergono comunque particolari effetti collaterali o eventi avversi gravi in maniera significativa e gli effetti collaterali sono stati simili tra il gruppo vaccinato e quello placebo. Come si vede quindi efficacia altissima ma convenienza (e sappiamo che la vaccinazione ha un significato economico e sociale elevatissimo, molte vaccinazioni hanno più significato sociale che sanitario) molto limitata.
I dati che abbiamo visto riguardano le infezioni da HPV "pericolose" (quelle causate dai ceppi oncogeni) mentre se si analizzano i risultati della vaccinazione su tutti i tipi di infezione (quindi da HPV di qualsiasi ceppo), l'efficacia scende fino al 20% (dal rapporto FDA, pag 18). Questo aspetto è relativamente "eclatante" visto che il vaccino protegge ufficialmente solo dai ceppi dichiarati quindi non va contro le indicazioni del farmaco nè avrebbe dovuto garantire una protezione maggiore.

Con questi dati è chiaro che una donna, seppur vaccinata, non può sentirsi assolutamente protetta e deve necessariamente continuare ad effettuare i programmi di controllo e screening.
Vi è anzi il pericolo che donne vaccinate, sentendosi protette dalla vaccinazione, sottostimino il pericolo e abbandonino i controlli diventando potenzialmente a rischio (si chiama "effetto airbag", la sensazione di sentirsi protetti).
Che il vaccino sia efficace questo è fuor di dubbio, chi si vaccina ha un rischio praticamente nullo di essere infettato dal virus, ultimamente si è scoperto che la sua efficacia proviene da diversi effetti, non solo quelli legati all'immunità che procura la vaccinazione ma anche da effetti che agiscono direttamente sulla cellula tumorale distruggendola. Non è questo quindi che è in discussione ma se valga la pena vaccinare la popolazione in massa per una patologia prevenibile in maniera molto più economica, senza alcun rischio e disponibilissima (nei paesi sufficientemente civilizzati).

Certamente possono essere identificate delle categorie particolari anche in questo caso. Donne che hanno frequenti rapporti sessuali con partner diversi (il rischio di contrarre infezione da HPV e di un prolungamento della sua azione "oncogenica" in questo caso è più elevato), donne che hanno rapporti con partner affetti da infezione HPV o con gravi immunodeficienze. Queste donne sono molto più a rischio delle altre ed il gioco, nel loro caso, potrebbe valere il vaccino. Un'altra categoria può essere quella di chi ha familiarità (diretta, quindi madre o sorella) per "displasia" del collo dell'utero, anche se la familiarità per questo tipo di tumore aumenta di pochissimo il rischio e non sembra uno dei fattori più importanti da osservare nella prevenzione della malattia. Si tratta quindi di categorie "a rischio" molto aleatorie se non indeterminabili. Altro caso nel quale la vaccinazione a tappeto potrebbe essere utile è quello relativo ai paesi in via di sviluppo (centro africani, India, per esempio) nei quali il cancro cervicale è ancora un killer che fa paura ed i programmi di prevenzione e screening praticamente non esistono. Si sa per esempio che nei paesi nei quali è diffuso il Pap-test la riduzione di mortalità per cancro cervicale è altissima (in Islanda l'80% della popolazione femminile è coperta dallo screening e la mortalità da cancro cervicale si è ridotta dell'80% in 20 anni), in quelli con copertura bassa la mortalità è ancora elevata (in Norvegia solo il 3% della popolazione femminile è coperta dallo screening e la mortalità si è ridotta del 10%). Ancora, esistono alcuni paesi (asiatici in particolare) nei quali la mortalità per tumori genitali maschili è elevata (in Italia il tumore del pene non raggiunge un'incidenza dell'1%, in certi paesi è del 10%).

In tutti gli altri casi, se una donna esegue con diligenza i dovuti controlli (visita ginecologica ogni anno con Pap-test ed eventuale colposcopia) può essere sufficientemente sicura di identificare eventuali lesioni pericolose che restano nella stragrande maggioranza dei casi curabilissime senza alcuna conseguenza particolare. C'è da notare poi che oggi è possibile (praticamente in qualsiasi struttura sanitaria) la "tipizzazione" del virus. In pratica se ad un individuo viene diagnosticata una lesione da HPV (la più tipica sono i "condilomi") esiste la possibilità di scoprire da quale ceppo del virus è stata causata, comportandosi di conseguenza (con attesa e controlli in caso di ceppo "non pericoloso", con più aggressività in caso di ceppo oncogeno).

Nelle ultime settimane inoltre, le indicazioni per la vaccinazione anti-HPV sono state estese per i tumori di altre parti dell'apparato genitale femminile e per quello maschile, per poi includere anche i tumori ad ano, faringe, laringe (tutti tumori che possono avere l'HPV come causa). Uno studio recente pubblicato su Lancet propone qualche numero proprio a proposito dell'infezione da HPV nell'uomo (l'incidenza di infezione da qualsiasi ceppo di HPV è del 38,4 per mille ogni mese) rendendo dei dati disponibili per studiare se possa essere conveniente vaccinare anche gli uomini .
Prima di scrivere questo articolo ho comunque partecipato ad un incontro organizzato dall'azienda produttrice del farmaco, così da ascoltare "l'altra campana" e porre eventuali domande. Anche dopo l'incontro non ho cambiato idea, i dati forniti sono stati quelli che già conoscevo ed alla mia obiezione (dallo studio FUTURE I emergeva che donne già venute a contatto con il virus e vaccinate, non erano protette da lesioni pretumorali più di donne non vaccinate) l'azienda ha risposto che "non le risulta questo dato", strano visto che lo studio era finanziato proprio dalla stessa azienda. Ho partecipato anche ad un corso di aggiornamento dove si è discusso proprio di questo argomento e di fronte alle mie perplessità (che ho discusso informalmente con un gruppo di colleghi, una ricercatrice che si occupa di HPV ed un cattedratico straniero che ha parlato della vaccinazione) l'unico argomento (molto debole e fallace) che alla fine è stato contrapposto dai miei interlocutori è stato: "se non fa male perchè dovrei rifiutare la vaccinazione?". La ricercatrice, biologa e virologa, alla fine della discussione mi ha dato ragione.
Lo sottolinea anche l'AIFA (Agenzia italiana del farmaco): a proposito di tumore del collo uterino il Pap test resta lo strumento principale di prevenzione.
Ecco quindi che considero questa vaccinazione fondamentalmente eccessiva (in un individuo che segue le previste procedure di controllo della salute) se non dispendiosa dal punto di vista socio sanitario.
Da segnalare che la televisione svizzera ha realizzato un servizio sul vaccino anti-HPV, in generale mediocre, pecca per il taglio poco "giornalistico e molto sensazionalistico" condito da musiche angoscianti e thriller che in certi contesti non sono proprio consigliabili e fondamentalmente in alcuni punti (per esempio quello relativo all'"efficacia del 20%") è poco accurato ed interpreta male di dati disponibili.

Si tratta di un argomento dibattuto (anche animatamente) nel mio ambiente e le voci "scettiche" sono in minoranza, in questo contesto (qui nel blog intendo) mi sono limitato a fornire un'idea generale e divulgativa della vicenda ma la discussione prosegue in altri contesti, quelli scientifici nei quali altri aspetti molto più complicati e poco comprensibili ai non addetti ai lavori, possono spiegare i particolari della vicenda. Il dibattito nella comunità scientifica è ancora aperto ma se c'è un punto sul quale quasi tutti convergono è che la voce che questo sia un vaccino "contro il cancro" non è scientifica ma esclusivamente commerciale: pubblicità. E' corretto invece affermare che si tratta di un'ottima scoperta, un'eccellente protezione contro il virus e che non sono evidenti particolari effetti collaterali.

In casi come questo quindi la parola prevenzione assume un significato decisivo, tra vaccino ed educazione sanitaria propendo decisamente per la seconda. Se c'è invece un messaggio che sarebbe importante diffondere potrebbe essere legato alla scarsa (per non dire nulla) abitudine dei maschi di sottoporsi a controlli di tipo andrologico. Mentre la donna per abitudine e cultura si reca spesso dal ginecologo, l'uomo lo fa molto più raramente e spesso solo quando presenta sintomi gravi o molto fastidiosi.
Ricordo che anche per l'uomo un controllo agli organi genitali (che non è per nulla fastidioso nè doloroso) protegge egli stesso e la/le sua/sue partner da malattie potenzialmente mortali.

...se qualcuno quindi vuole combattere con i fatti il condizionamento delle cause farmaceutiche cominci prenotando una visita al consultorio o all'ospedale più vicino, in cinque minuti, al costo di un ticket (anche gratis nelle regioni che offrono il servizio di screening gratuito) non troppo elevato e con un esame indolore, semplice ed effettuabile praticamente dovunque, si può prevenire il tumore. Persino se arriviamo in ritardo (meglio di no, si rischia di arrivare troppo in ritardo...) abbiamo tante armi che oggi rendono il tumore del collo dell'utero, diagnosticato in tempo, assolutamente curabile.

Ne vale la pena.

Alla prossima.

Aggiornamento.

Questo articolo è datato. Nel frattempo sono usciti nuovi studi che esaminano la sicurezza e l'efficacia di questo vaccino, ne sono usciti alcuni che ne analizzano il bilancio costi/benefici, la convenienza economica e le nuove formulazioni del vaccino proteggono da più ceppi del virus.
Questo non ha modificato integralmente la mia opinione, anche se attualmente l'ho rivista in senso molto più "morbido". Qui un commento che chiarisce meglio perché ho cambiato parzialmente opinione:

1) Oggi il vaccino anti-HPV protegge da 9 ceppi e non più dai 2 iniziali, quindi copre molti più casi di potenziale tumore.
2) Sono usciti studi che valutano il vantaggio "economico" di questa vaccinazione. Sembra ci sia, anche se sembra evidente che il vantaggio è relativo al prezzo della vaccinazione, dove costa poco conviene, dove è cara no. Da noi è carissima.
3) Dove hanno fatto una buona percentuale di vaccinazioni i casi di displasia della portio (lesione pre tumorale) sono crollati clamorosamente.

Alla luce di questi nuovi dati, direi che potremmo essere sulla buona strada per ottenere una vaccinazione conveniente ma fino a quando il vaccino costerà centinaia di euro (fino a 700 euro per ciclo completo) spenderei gli stessi soldi per convincere le donne ad eseguire il Pap-test (al limite la tipizzazione virale), procedura economica, indolore, semplicissima, senza effetti collaterali ed efficace.

lunedì 14 novembre 2011

Dieta vegetariana: salute o ossessione?

L'argomento dieta sembra non passare mai di moda ed in parallelo sono frequenti le discussioni tra chi "mangia normale" (perchè la maggioranza degli individui è "onnivora", cioè mangia alimenti di qualunque tipo) e chi è "vegetariano" cioè si nutre solo di vegetali o evita gli alimenti di origine animale (con tutte le varianti relative a questa scelta). L'alimentazione è una necessità per il nostro organismo ma è anche vero che esistono tantissimi risvolti culturali, sociali, personali che possono condizionare il nostro modo di mangiare. Il vero ed unico scopo di una dieta è quello di nutrire l'organismo in maniera completa e sana e per "sano" intendo anche piacevole: mangiare cose naturali e nutrienti che però ci provocano disgusto o ci deprimono è quanto di più lontano ci possa essere dal termine "sano". E' anche vero che nel variegato mondo dell'alimentazione esistono molti estremisti, persone che seguono diete sbilanciate ed insalubri per una scelta più "morale" o ideologica che "salutare", altri che hanno un'alimentazione totalmente errata e sbilanciata mentre sono convinti di fare del bene al proprio corpo.
Come sempre la regola del buon senso  è ancora valida ma conoscere qualche dato può aiutarci a compiere delle scelte oculate e ragionate.
Secondo voi vivere "vegetariano" è l'ennesima follia alternativa (ed un po' "chic") o fa davvero bene?
Quante varianti vegetariane esistono? Sono tutte "sane"?
La carne è un ottimo alimento o in fondo è bene mangiarla solo saltuariamente?
La carne va mangiata cotta o è meglio cruda? La carne deve essere cotta per quanto tempo?
Non tutti sanno che la scelta vegetariana, oculata, controllata e bilanciata favorisce la nostra salute al contrario di una dieta molto ricca di proteine animali. Altri ancora non sanno che la carne "alla brace" o molto cotta, non solo non è salutare ma addirittura può favorire lo sviluppo di malattie gravi tra le quali il cancro. Non tutti sanno che i conservanti della carne (i nitriti ed i nitrati, controllate pure, sono in tutta la carne in commercio) sono cancerogeni (segnalo, in argomento, questo articolo di Dario Bressanini).

Questo non vuol dire che chi ama una bistecca o un insaccato debba per forza rinunciarci ma che evitare le esagerazioni ed utilizzare questi alimenti solo come piacevoli e saltuari cambi di dieta è un ottimo gesto di buon senso e fa bene alla vita. La scelta migliore quindi è quella di mangiare ciò che desideriamo con predilezione per i vegetali. Chi sceglie una dieta solo vegetariana quindi non commette un errore a patto di far attenzione ai nutrienti che in questo caso possono mancare.
Ma anche in questo contesto c'è chi esagera e fa della dieta vegetariana un manifesto alternativo inventadosi le più improbabili teorie che spesso sono pericolose per la salute. Sull'argomento esistono vere e proprie leggende, vi sono genitori che obbligano i figli ad una dieta squilibrata e pericolosa, sono note gravissime carenze alimentari da dieta vegetariana spinta (per esempio i cosiddetti "crudisti"), insomma, spesso un'abitudine che potrebbe essere consigliabile rischia di diventare una mania pericolosa.

Se quindi essere vegetariani conviene al nostro organismo, essere "ossessionati" o trasformare la dieta in un'ideologia è al solito una malattia.
Come capire dunque se una dieta senza alimenti animali è adatta al nostro organismo?
Il dottor Giuliano Parpaglioni (che cura un blog sull'argomento), biologo nutrizionista e collaboratore di questo blog dai suoi albori prova a chiarire alcune curiosità.

Ecco il suo articolo per il quale lo ringrazio:
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Esistono decine di diete diverse, tutte promettono di far stare meglio e, per la verità, alcune ci riescono spesso. Intendo la dieta come stile di vita alimentare, ovviamente, e se andiamo ad informarci davvero, mangiare sembra una faccenda complicata da affrontare: c'è la dieta vegetariana, la vegana, la paleolitica, la crudista, la fruttariana, la dieta zona, la Atkins, la Dukan, la mediterranea, e potrei andare avanti per molto tempo. Parlare di tutte queste diete in un unico post è pressoché impossibile, sarebbe dispersivo e per forza di cose poco approfondito. Piuttosto mi interessa in questo post parlare del filone vegetariano, perché sebbene la dieta vegetariana sia probabilmente una delle migliori diete a livello salutistico che si possano seguire, è anche vero che la diffusione di questo tipo di alimentazione ha fatto sì che nascessero delle derive pericolose: per seguire una dieta ad esclusione come è la dieta vegetariana o vegana (esclude tutti gli alimenti di origine animale) c'è bisogno di studiare su fonti affidabili, e di farlo approfonditamente, altrimenti si va incontro a voci infondate, confusione e, nel peggiore dei casi, malnutrizione per difetto (per eccesso è un po' più raro ma lo stesso possibile, in un vegetariano).

Il caso estremo si ha nella cura dei neonati: è capitato che una coppia vegana lasciasse morire il figlio di inedia cercando di alimentarlo secondo i loro principi. La coppia era convinta di alimentare correttamente il bambino, dandogli un biberon di latte di soia e un succo di mela, è ovvio che tirare su un bambino in questa maniera sia da scriteriati, e sicuramente questa è una situazione eccezionale, d'altro canto l'ignoranza dei principi base dell'alimentazione può portare anche a questi eventi. Prima di tutto mi preme di precisare che, dopo lo svezzamento, è possibile far crescere un bambino con una dieta vegana se lo si desidera, lo conferma anche l'American Dietetic Association:
E' posizione dell'American Dietetic Association che le diete vegetariane correttamente pianificate, comprese le diete totalmente vegetariane o vegane, sono salutari, adeguate dal punto di vista nutrizionale, e possono conferire benefici per la salute nella prevenzione e nel trattamento di alcune patologie. Le diete vegetariane ben pianificate sono appropriate per individui in tutti gli stadi del ciclo vitale, ivi inclusi gravidanza, allattamento, prima e seconda infanzia e adolescenza, e per gli atleti. (fonte: Position of the American Dietetic Association: Vegetarian Diets. J Am Diet Assoc. 2009;109: 1266-1282. )
Inutile sottolineare, ovviamente, che in quelle righe riportate si fa riferimento ad una dieta correttamente pianificata, cosa che evidentemente non era quella del bambino della tragica notizia che ho riportato. Il vegetarismo è alternativo e, purtroppo, si porta con sé un'aura affascinante per molte delle persone che incontriamo in questo blog: persone disposte a credere nell'alternativo e che condannano la scienza e persone che si approfittano di loro. Spesso si legge di persone convinte non solo che l'essere umano non sia onnivoro (cosa, peraltro, di cui dubito anche io, ma ancora non ho preso una posizione netta), ma di assurdità scientifiche tali da poter benissimo essere classificati nella stessa casella mentale dei complottisti delle scie chimiche. Ho letto frasi del tipo “le proteine vegetali fanno bene perché non contengono azoto”, quando non esiste in natura una sola proteina che ne sia priva, o perle del tipo “le uova sono le mestruazioni delle galline”, evidentemente incommentabile. E' questo tipo di mentalità che fa sì che si prendano decisioni non corrette, ci si lascia trasportare dai sentimenti, per carità, assolutamente condivisibili se si pensa alle condizioni degli animali negli allevamenti intensivi, ma che dovrebbero essere messi da parte nel momento in cui si ragiona di corretta alimentazione, che è una scienza.


Il problema è molto ampio soprattutto quando ci si spinge nel mondo del vegetarianismo spinto, ovvero di quelle derive come il fruttarianesimo o il monofruttarianesimo dove si rifiutano alimenti come i cereali o le verdure a foglia larga. Perché? Perché pare che in origine l'uomo fosse frugivoro e quindi dobbiamo mangiare solo frutti. Chi segue questo tipo di alimentazione è tanto convinto della sua bontà e superiorità che è impossibile fargli capire i rischi che ne derivano, è come per un ateo cercare di far valere il suo punto di vista davanti ad un sacerdote: senza speranza. E' vero, anche le melanzane, i pomodori e le zucchine sono tecnicamente dei frutti, ma non basta, non basta davvero! Chi segue queste diete è convinto non solo che allontanino la possibilità di cancro, ma addirittura che lo curino (vedi dieta Gerson), dicono cose assolutamente senza senso del tipo “le mestruazioni non sono naturali, sono causate dalla dieta contenente carne. Le donne sane non le hanno” e in pratica inventano una verità alternativa che fa comodo a loro: è difficile che chi ha delle convinzioni radicate possa pensare di cambiarle, ci deve essere uno spirito scientifico molto forte alla base per riconoscere gli errori ed essere pronti a fare ammenda per questi, la maggior parte delle volte avviene invece che le verità scomode vengano ignorate, o addirittura si insulti chi cerca di farli ragionare.

Non è attualmente riconosciuta alcuna fonte vegetale sicura per la vitamina B12, attualmente gli unici alimenti in cui è stata trovata in forma biodisponibile (ovvero utilizzabile dal nostro organismo) sono alimenti di origine animale, se non si assume alcun alimento di origine animale (come i vegani, ad esempio) si deve integrare la vitamina B12 per evitare carenze. Già, si deve fare per evitare di stare male: la pillola di integratori va presa quando i valori sono normali e va tutto bene, altrimenti la carenza potrebbe portare a problemi di vario tipo (depressione, anemia, ittero e altre cose poco simpatiche). Questa verità scientifica è spesso sottovalutata, ma ancora più spesso è negata da chi dice, ad esempio, che l'alga spirulina è un'ottima fonte di B12. L'alga spirulina può essere un buon integratore di vitamine e minerali ma non di B12, la cui forma, se presente, è assolutamente non biodisponibile. Si leggono perle del tipo “anche mangiando solo verdura per non andare mai in carenza [di B12, ndr] basta non lavarsi mai i denti”, scritte da persone convinte che i batteri che vivono nella bocca possano produrre B12 in quantità e qualità tali da essere utilizzabile.

Molte persone poi inneggiano al crudismo: convinti che un alimento cotto sia un alimento morto cercano di mangiare qualunque cosa cruda. La maggior parte delle volte sono vegetariani/vegani, ma non mancano anche i crudisti onnivori che mangiano carne macinata. Ora, credo sia inutile andare a spiegare perché è una cattiva idea andare a mangiare carne macinata cruda, basta pensare a quante mani, quante superfici, quanti strumenti toccano quella carne e qual è il livello igienico standard di questi passaggi; ma per quanto riguarda i vegetali la cosa potrebbe non essere tanto campata in aria: la verdura cruda è sicuramente più ricca di nutrienti rispetto alla cotta (che li perde con la cottura: molte vitamine sono sensibili alla temperatura), ma anche qui c'è il problema dell'igiene del prodotto che si mangia, inoltre un alimento cotto è più digeribile di un alimento crudo, infine alcuni alimenti crudi possono essere anche dannosi: i vegetali normalmente si difendono dalle aggressioni in maniera chimica, producendo tossine che, per fortuna, la maggior parte delle volte sono sensibili al calore della cottura.

Ovviamente non mi spingo a parlare del bretharismo, ovvero del vero e proprio “vivere d'aria”. I seguaci di questo stile di “alimentazione” sono convinti che il nutrirsi sia superfluo e, elevando il proprio spirito fino a livelli vibrazionali tali da aprire tutti i chakra del proprio corpo e facendo quindi fondere a livello quantistico la propria anima con una astrosupercazzola brematurata divina possano semplicemente vivere respirando, in armonia con la natura. Forse sono ancora troppo poco spiritualmente elevato per comprendere.

Quello che mi dispiace di più è che una scelta di vita valida, salutare e a mio parere condivisibile da tutti i punti di vista come quella del vegetarismo debba finire, a causa di qualche ignorante, nel calderone delle stupidaggini e delle “pratiche alternative” nel peggiore dei significati possibili. Sono sempre convinto che le persone che prendono questa scelta siano per la maggior parte più colti e più preparati della media degli onnivori, per quanto riguarda l'alimentazione, il fatto è che c'è un piccolo gruppo di essi che non lo è e pretende di voler riscrivere i fatti come fanno più comodo a loro. Sono pochi, ma si notano di più perché fanno più confusione, e offrono il fianco a chi li sbeffeggia, a danno di tutti.

Giuliano Parpaglioni


Aggiornamento (18/11/11): Sulla B12 sono stato un po' drastico. La realtà dei fatti è che non esiste una fonte alimentare affidabile di B12 in Italia e in generale in Europa. Esistono prodotti vegetali fortificati o prodotti con determinati microorganismi che contengono adeguate quantità di B12 e che quindi evitano l'integrazione alle persone che ne fanno uso, ma non sono presenti nel mercato italiano, per questo motivo preferisco affidarmi ad un'integrazione piuttosto che a alimenti dubbi (come poi suggeriscono le linee guida per l'alimentazione vegetariana sviluppate dalla Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana). Per i dettagli basta andare nei commenti (in particolare, la discussione tra me e Zille del 14-16 novembre).

lunedì 7 novembre 2011

Morgellons, psichiatria o mistero?

Morgellons.
È lo strano nome che contraddistingue una sindrome psichiatrica con dei sintomi particolari e che negli ultimi anni ha dato origine a molte discussioni. Il dibattito verte sul fatto che mentre giungono segnalazioni soprattutto da parte di privati che riferiscono di essere affetti da una "nuova" patologia di tipo sconosciuto, per la medicina questa patologia è in realtà conosciuta da secoli seppur in varie forme e gradi di severità.
Per la scienza attualmente il Morgellons (il termine è stato coniato da Mary Leitao nel 2002 dopo la lettura della descrizione di una malattia simile esistente da circa 3 secoli) è una malattia di tipo psichiatrico paragonabile alla "parassitosi illusioria" o "maniacale" nella quale il paziente ha l'impressione di avere il corpo invaso da parassiti che lo percorrono e causano prurito, escoriazioni, fastidio: parassiti che in realtà non esistono, il grattamento anche violento provoca ulteriori lesioni che possono infettarsi in un rito che diventa una tortura per chi ne è affetto.
Nel 1983 fu descritto il curioso "segno della scatola dei fiammiferi", segnalato da uno studio pubblicato su Lancet in seguito al fatto che molti pazienti portavano al proprio medico i presunti "parassiti" raccolti in una scatola di fiammiferi di legno.

L'origine psicosomatica di questa "misteriosa" malattia è confermata dal fatto che i pazienti che si rivolgono al medico per una diagnosi, rispondono a terapie antipsicotiche (e persino all'ipnosi) ed antidepressive con la scomparsa dei sintomi psicologici e di quelli "cutanei": curando il problema psicologico cioè, scompare anche quello dermatologico ed il paziente non avverte più disturbi cutanei. La difficoltà di questo approccio risiede nel fatto che molti pazienti rifiutano le terapie e non accettano l'origine psicologica del loro problema.

Per il passaparola su internet invece, il disturbo è una nuova malattia, particolarmente strana, la cui causa cambia secondo le fonti: gli alieni, gli organismi geneticamente modificati (OGM), le scie chimiche (fantomatiche scie velenose che sarebbero rilasciate dagli aerei in volo nei nostri cieli) e che oltre ai disturbi nervosi sarebbe caratterizzata dalla comparsa di fibre presenti sottopelle, nei punti sede di escoriazione o in altre parti del corpo. Queste fibre per le notizie reperibili sul web sarebbero di origine sconosciuta, secondo le analisi mediche invece, si tratta di normali fibre tessili o di provenienza umana (capelli, peli) impigliate nelle ferite provocate dal grattamento o messe di proposito dai malati.
Da qualche anno le segnalazioni di persone affette da questa malattia sono aumentate e negli Stati Uniti sono tantissime (si stima più di 5000). Per questo il CDC (organismo sanitario statunitense) sta catalogando e studiando i casi che gli arrivano tramite segnalazione ed a breve (il rapporto è già in ritardo) dovremmo avere qualche risultato. Ad oggi anche il CDC definisce la patologia come "non spiegata" in attesa della conclusione degli studi. Dovremmo capire quindi se davvero ci troviamo di fronte ad una nuova patologia con inspiegabile presenza di fibre sconosciute o se i casi siano tutti da ricondurre a varie forme di patologia psichiatrica.
Mi ero occupato di questo argomento agli albori del blog.
I sintomi del Morgellons a dire il vero sono paragonabili proprio alla parassitosi maniacale. Gli individui affetti da questa malattia riferiscono di piccoli insetti che camminano sulla loro cute o di fastidio insopportabile sotto la pelle. L'unica differenza risiederebbe proprio in ciò che provocherebbe questi fastidi: per chi parla di "nuova malattia", sarebbero le fibre sconosciute a provocare il prurito ed il fastidio.
La maggioranza delle analisi effettuate finora evidenziano come la natura di queste fibre sia spiegabile con frammenti di vestiti, fibre di lana, capelli, tessuti cioè che resterebbero intrappolati nelle lesioni da grattamento e nelle ferite delle persone sofferenti. In alcuni casi sono stati gli stessi pazienti ad inserire volontariamente fibre di vario genere in varie parti del loro corpo. Mai identificata una sostanza sconosciuta o di provenienza non spiegabile con le normali attività umane. Michael Cappello, pediatra specialista in malattie infettive a Yale, ha analizzato centinaia di campioni pervenutigli da persone affette dal problema ed ha concluso che in tutti i casi si era di fronte a fibre da abbigliamento, capelli, peli di animali ed in certi casi a veri parassiti ma di altre malattie conosciute. Le biopsie cutanee (cioè il prelievo da lesioni della pelle) degli individui affetti dalla malattie sono state sempre negative (mai rinvenuti oggetti "sconosciuti").
Per alcuni dermatologi molti dei casi descritti come Morgellons sarebbero in realtà delle forme di "malattia di Lyme", una patologia infettiva causata dal morso della zecca che presenta sintomi dermatologici e neurologici paragonabili a quelli descritti da chi si dice ammalato di Morgellons.
Gli appassionati di misteri (o chi di misteri ci vive) hanno esultato quando circa due anni fa si sparse la voce che un medico americano, Virginia Savely aveva scoperto fibre sconosciute in malati di Morgellons. Secondo le dichiarazioni di questo presunto medico finalmente si era scoperta l'origine "aliena" delle fibre e c'era di mezzo anche l'FBI che aveva analizzato mediante il suo servizio di indagini forensi i tessuti che fuoriuscivano dalla cute dei pazienti concludendo che si trattava di oggetti "non fabbricati dall'uomo", che resistevano a temperature altissime e che non venivano modificate dal fuoco o da agenti chimici. Incredibile, si era forse scoperta l'origine misteriosa della malattia?
Non esattamente.

Quando la donna pubblicò la sua attesa ricerca non vi erano particolari novità: i sintomi e le immagini erano quelle abituali, qualche nota interessante sulla diffusione e l'epidemiologia della malattia ma soprattutto si scoprì che la "rivelazione" più attesa, cioè le presunte ed eclatanti conclusioni dell'FBI erano probabilmente un'invenzione della stessa donna tanto che nello stesso studio si parla di "comunicazione personale", una sorta di "confidenza" proveniente da chissà chi e senza alcun riscontro. Nessuna fonte, nessun riferimento, nessun documento né referto dell'analisi definitiva.

Ci si chiese quindi chi fosse quel medico che aveva alzato un polverone inutile e si scoprì che in realtà si trattava di un'infermiera nota negli Stati Uniti per le sue cure alternative, i prodotti miracolosi in vendita per migliorare la fertilità, per dimagrire e per migliorare le malattie neuromuscolari. Il suo socio è l'altro autore dello studio ed assieme lavorano in un centro medico a dir poco "singolare" che propone, oltre alle cure già elencate, anche la "terapia del Viagra" per migliorare le prestazioni sessuali e le cure per l'AIDS con terapie non riconosciute.
Non proprio il massimo dell'affidabilità dunque e stupisce che l'FBI abbia fatto una "confidenza" così scottante ad un personaggio così "bizzarro" tanto che il suo studio alla fine è risultato del tutto inattendibile. Per i suoi metodi di cura "particolari" la donna si è trasferita dalla sua città di origine perchè nessun medico era disposto a fare da supervisore sulla sua attività. In seguito questa vicenda, assieme alle notizie fantascientifiche relative al Morgellons, fu diffusa dai siti ufologici, apocalittici, cospirazionisti e visionari.

Non sembrano esserci grandi misteri dunque.
Ma su internet la voce come al solito si è ingrandita in maniera incontrollata e c'è, come abbiamo visto, chi spiega la natura di queste fibre in maniera non proprio "normale". Polimeri creati apposta da "gruppi di potere" per "infilarsi" sottopelle e vivere in simbiosi con i malati, strutture artificiali per il controllo della persona, animali con tanto di batterie che hanno scopi poco chiari e che fanno capolino dalle ferite...e tanti ci credono, tanto che sono numerosi i gruppi di autosostegno e discussione sull'argomento. Una delle attiviste più impegnate nel diffondere l'idea che il Morgellons sia un male misterioso e decisamente preoccupante si chiama Hildegarde Staninger. Sostiene che le fibre del Morgellons siano veri e propri robot costruiti per assemblarsi dentro il corpo umano e poi fuoriuscire dalla pelle, le chiama "nano-robot", cioè robot microscopici:
I nano-robot possono essere, come in questo caso, più come materiali chimici con una funzione specifica. I nano-robot vanno sempre in un'area designata, creati per andare là e svolgere soltanto una o più funzioni. In questo caso questa è la creazione di una rete molto simile ad una rete di fibre ottiche -- però dentro il corpo umano.
Il problema è che, come al solito, da un lato gli scienziati stanno studiando il problema per capire se ci troviamo di fronte ad una nuova patologia (niente alieni, naturalmente), dall'altro i catastrofisti del web ci ricamano sopra costruendo ipotesi assolutamente inverosimili (e naturalmente mai dimostrate) con una fortissima componente paranoica. Sono comparsi così centinaia di "malati" con sintomi tra i più disparati, alcuni personaggi noti e pure qualche trasmissione televisiva si è fregiata di ospiti che farneticavano di rapimenti alieni e strane influenze cosmiche che avrebbero causato loro la malattia e tra queste Mistero che aveva già mostrato storie assolutamente ridicole senza curarsi dei danni che si possono fare agli individui meno forti psicologicamente e condizionabili.


Sarà probabilmente la conclusione dello studio CDC a darci una risposta chiarificatrice e speriamo definitiva, a questo punto. Non ci sono naturalmente prove nè sospetti che quelle fibre abbiano natura aliena o sconosciuta anche perchè non esiste fino ad oggi un solo elemento che possa far pensare una cosa del genere e tutte le analisi finora svolte evidenziano la natura "terrestre" delle fibre ma finchè non si ha una risposta basata su un campione almeno attendibile l'argomento resta ancora aperto.
Ho ricevuto anche personalmente delle richieste da parte di lettori che vogliono saperne di più riguardo questo problema allarmati da articoli che trovano sul web.
Ma approfondiamo ancora il mistero delle fibre che "fuoriescono dalla pelle". Finchè il CDC non darà il suo responso restiamo sempre nel campo delle supposizioni perchè nessuno di noi ha a disposizione la mole di dati del centro di studio americano ma il solo fatto che in tutti i casi esaminati le presunte "fibre sconosciute" siano state identificate come conosciutissime fibre tessili o animali la dice lunga. Qualcosa di interessante ha fatto (in uno studio recente e ben fatto sull'argomento) la Mayo Clinic, una delle più prestigiose organizzazioni sanitarie statunitensi: ha raccolto campioni di pelle di persone che dichiaravano sintomi tipici del Morgellons e che avevano ricevuto la diagnosi di malattie con quei sintomi (quindi anche psicosi che presentavano gli stessi disturbi) o riferivano di soffrire di Morgellons ed ha analizzato anche campioni forniti dagli stessi pazienti. I pazienti (108 persone) sono stati inclusi quando presentavano due criteri:

1) Erano convinti di essere infestati da organismi viventi o inanimati (per esempio fibre) che percorrevano la loro pelle.
2) Riferivano sensazioni anormali sulla pelle che spiegavano con l'infestazione del punto 1.

Interessanti i risultati:

L'analisi delle biopsie cutanee non ha evidenziato alcuna presenza di parassiti, insetti o altri esseri viventi o sconosciuti. Tutte le biopsie mostravano i segni di dermatite acuta, infezione, lichen (una malattia cutanea) o nessuna patologia particolare.
Ancora più interessante l'analisi dei campioni offerti dagli stessi pazienti. Si trattava di squame cornee (pelle desquamata), fibre tessili, residui di ferite cicatrizzate (le cosiddette "crosticine") ed in un caso è stato rilevato un pidocchio. Anche in questo caso quindi nulla di strano o alieno.
Che la "malattia" abbia importanti basi neuropsichiatriche è confermato dal fatto che tutti i pazienti analizzati presentavano disturbi più o meno evidenti di psicosi.

Uno degli ultimi tasselli della storia proviene da un "case report". I "case report" sono delle descrizioni di casi singolari, interessanti o rari che possono tornare utili per chi studia un fenomeno, parlando di Morgellons un case report è interessante perchè non esistono tanti soggetti da esaminare.
Il caso in questione descrive il rinvenimento di strutture fibrose nella bocca di una donna di 61 anni che si rivolgeva ad un medico per una lesione comparsa da circa 2 anni.
L'odontoiatra che ebbe in osservazione la donna parla nell'articolo scientifico di una lesione vicina all'incisivo superiore senza alcun altro sintomo, nè fisico nè psicologico (e già qui non si dovrebbe più parlare di questo fantomatico "Morgellons" visto che uno dei sintomi principali è proprio quello psichiatrico).  La donna riferiva la fuoriuscita di numerose fibre dalla "ferita" (parla di 10-12 fibre nei due anni) rinvenute da lei stessa che si "grattava" con un dito. Al momento della visita il medico rinviene alcune fibre (tre) proprio internamente alla lesione e le preleva. Una viene conservata in formalina ed altre due incollate ad un nastro adesivo per successivi esami.

All'analisi delle fibre si ha questo resoconto:

Tutte e tre le fibre hanno lunghezza di circa 2,5 cm ed il diametro approssimativo ed il profilo e l'aspetto di un capello umano. Si tratta di filamenti singoli, non colorati, con alcune irregolarità ed a punta smussa, al taglio la struttura appare omogenea e senza inclusioni particolari. All'esame con luce polarizzata sembrano differenti dal capello umano ed appaiono come monofilamenti sintetici.

L'esame al microscopio elettronico evidenziava una struttura in carbonio ed ossigeno (che è la struttura di un normale polimero tessile ad esempio). Un picco in corrispondenza dell'oro è verosimilmente dovuto allo stesso metallo utilizzato per permettere proprio l'esame elettronico (per rendere conduttiva la fibra). Non emergono altri elementi particolari. La conclusione dell'autore depone per un filamento di un polimero sintetico (facilmente reperibile ad esempio in molti capi di abbigliamento).


Come considerazione finale l'autore suggerisce che i filamenti siano stati probabilmente inseriti in bocca dalla stessa paziente (non "fuoriuscivano" nè "nascevano" dalla bocca, erano semplicemente "infilati" in una cavità dietro i denti) e che questo confermerebbe la patologia psichiatrica nota come parassitosi maniacale, confusa da molti con il temine Morgellons, il trattamento in questi casi quindi deve essere di sostegno psicologico:
these fibers are synthetic and possibly implanted into the tissues by the patient. This patient did not report any of the other symptoms associated with the Morgellons disease listed above other than itching and irritation at the lesional site. This supports the commonly held belief that most of these cases of Morgellons disease are nothing more than delusional parasitosis and should be treated as such.
Anche questo "caso" quindi sembra (per ora) chiuso. Reperti simili (fibre inserite di proposito nel cavo orale da pazienti con disturbi psicologici) sono descritti in altri studi.

In attesa delle conclusioni del CDC ad oggi il cosiddetto "morbo di Morgellons" è una patologia di tipo psichiatrico che non ha alcun carattere "misterioso" e che non rappresenterebbe una nuova patologia ma una forma di parassitosi maniacale. Le fibre che i malati riferiscono di rinvenire nelle ferite presenti nel loro corpo hanno natura sintetica (fibre tessili) o naturale (capelli, lana...) e presumibilmente sono presenti per fenomeni volontariamente o involontariamente causati dal paziente e legati alla sua malattia. Un ulteriore conferma della natura psicologica del disturbo è la piccola statistica realizzata (e poi pubblicata in uno studio) da un gruppo di ricercatori americani (tra i quali c'è la Mary Leitao che ha coniato il termine Morgellons): su 25 pazienti facenti parte dello studio ("affetti" dalla malattia e seguiti dai medici statunitensi), quasi tutti (23 su 25) erano pazienti con disturbi psichiatrici, dal disturbo bipolare alla schizofrenia.
Non è un mistero dunque come le terapie antidepressive ed antipsicotiche possano migliorare i sintomi del disturbo.
Questo non vuol dire che la malattia non esista ma che chi ne soffre non è vittima di misteriosi esperimenti o di rapimenti alieni ma di una gabbia mentale che si spera di curare se possibile senza qualcuno che crei altri problemi a chi ne è affetto inducendolo a pensare ad esperimenti extraterrestri o complotti mondiali.
Parlerò di altre "malattie inventate" alcune delle quali molto attuali.

Alla prossima.