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lunedì 29 novembre 2010

Iridologia: occhio… ai furbi

Tra le pratiche alternative più classiche e conosciute una si pregia di poter scoprire le malattie di un individuo semplicemente analizzando l'iride.
L'iride è quella zona circolare colorata che tutti abbiamo nell'occhio, attorno alla pupilla. È lei che determina il "colore degli occhi" di ognuno di noi ma soprattutto che regola contraendosi o dilatandosi, la quantità di luce che raggiunge la retina. Può essere colorata in modo molto vario, scurissima o chiarissima ed il suo colore come tutte le sue caratteristiche è determinato geneticamente.

Chi pratica questo mezzo "diagnostico" si fa chiamare iridologo.
I primi cenni di pratiche simili all'iridologia si ebbero alla fine del 1600 mentre la diffusione più recente si ebbe attorno agli anni 50. Sull'origine di questo strano metodo non ci sono molte sicurezze. La teoria più accreditata vuole l'iridologia scoperta da un ungherese, Ignatz von Péczely che riferì di aver avuto questa geniale intuizione quando vedendo una macchia scura sull'iride di una persona che stava per essere operata per una frattura ad una gamba, ricordò di aver visto la stessa macchia scura in un'altra persona che aveva subìto anch'essa una frattura all'arto inferiore. Un discendente di von Péczely affermò che la storia era una leggenda.
Negli anni la pratica si è arricchita di nuove correnti, si è evoluta con varie interpretazioni, modifiche, revisioni ma il principio di base è rimasto lo stesso.
In base al colore dell'iride ed alle sue sfumature, al suo aspetto, alle anomalie, alle macchie presenti in questa corona colorata, l'iridologo saprebbe identificare qualsiasi disturbo colpisca un organo del nostro corpo.
L'iride viene suddivisa in quadranti ed in zone concentriche (circolari) ed ognuna di queste corrisponde ad un dato organo e contemporaneamente le zone più alte dell'iride corrispondono agli organi situati più in alto nel corpo (quindi la testa nei quadranti superiori ed i piedi in quelli inferiori). Una zona "scolorita" dell'iride viene chiamata "lacuna".
Esistono diverse "mappe" per lo studio dell'iride e la più famosa è quella di Jensen.

Jensen era il più famoso iridologista americano (è deceduto nel 2001) e propagandava con sicurezza ed entusiasmo la sua pratica, diceva infatti:

La natura ci ha creati con un televisore in miniatura che ci mostra le zone più remote del corpo per mezzo delle risposte riflesse dai nervi [...] l'iridologia offre molte più informazioni sullo stato del corpo di quanto faccia la visita con la medicina occidentale.

In realtà nell'occhio non esistono "risposte riflesse dai nervi" nel senso che fornisce Jensen, né anatomicamente esiste un collegamento tra un organo e l'iride. I riflessi oculari sono noti (per esempio una fonte di luce fa contrarre i muscoli attorno all'iride determinando un restringimento della pupilla) ed i fenomeni che li regolano sono ben conosciuti dai fisiologi, non esistono zone dell'iride che hanno una qualsiasi corrispondenza diretta con zone del resto del corpo umano.
Anche le "mappe" non hanno nessuna base scientifica, non è mai stata dimostrata la loro funzione nella diagnosi di malattie e soprattutto sono assolutamente arbitrari i presunti collegamenti tra malattia e modificazione dell'iride. Segnalare cioè che una zona corrisponda al cuore piuttosto che allo stomaco è un'invenzione, né più né meno. Una sorta di oroscopo dell'organismo con le zone dell'iride che sostituiscono gli astri.

Per l'iridologo esistono iridi tipiche per un particolare tipo di costituzione dell'organismo e l'aspetto dell'occhio dipende anche dal tipo di personalità di chi viene "studiato".

Per l'analisi dell'iride vengono utilizzati specchi, luci o ingranditori ma non manca chi analizza ad occhio nudo.

Dal punto di vista scientifico non esiste nessuna evidenza che dall'analisi dell'iride si possano diagnosticare disturbi dell'organismo.
Naturalmente bisogna distinguere questo tipo di pratica dal controllo oculare che può presentare segni tipici di una malattia. Nel caso di problemi agli occhi ad esempio anche l'iride può avere un aspetto particolare o nel caso di problemi di altro tipo, per esempio del fegato, la sclera (che è un'altra zona dell'occhio) può presentare una colorazione alterata.
Questo è bagaglio della medicina. Scopo dell'iridologia invece è tutt'altro. Basata su teorie mai dimostrate viene smentita anche dalla logica. Non vi sono connessioni anatomiche o fisiche tra tutti gli organi e l'iride, non esiste un motivo per pensare che qualsiasi malattia dia segni evidenti a carico dell'iride e soprattutto non è stato mai dimostrato che qualcuno potesse diagnosticare un problema di salute esaminando solo quella zona dell'occhio.

La maggioranza degli iridologi non sono medici (non serve essere medici per praticare un metodo come questo) ma moltissimi medici "alternativi" uniscono a pratiche come l'omeopatia e l'agopuntura anche quella dell'iridologia. Qualcuno esibisce "diplomi di iridologo" ma questi non hanno alcun valore accademico e sono rilasciati dalle centinaia di scuole "naturopatiche" private che si trovano in tutte le nazioni, diplomifici inutili e senza alcuno scopo scientifico.
Si tratta quasi sempre di medici alternativi più estremi, quelli che si riferiscono a termini come "medicina olistica" o "medicina bioenergetica", termini pomposi che non hanno nessun significato medico e che trovano nell'iridologia un sistema esotico e particolare per richiamare clienti. Il fenomeno non ha mai assunto dimensioni preoccupanti ma non è difficile immaginare che pericolo potrebbe rappresentare se le persone pensassero di poter ricevere una diagnosi dall'analisi dell'iride.


La scienza ha provato a studiare il fenomeno.
In uno studio del 1979, furono scattate foto degli occhi di 143 pazienti, dei quali 48 avevano un problema al fegato diagnosticato con esami del sangue e 95 erano assolutamente sani. Furono messi alla prova tre iridologi che non solo non riuscirono a diagnosticare il problema al fegato in chi lo aveva ma lo diagnosticavano a chi ne era privo. I loro giudizi inoltre erano spesso in disaccordo: chi era malato per uno non lo era per l'altro. In pratica tiravano ad indovinare (sbagliando, oltretutto).

L'iridologia negli anni conobbe un lento ma progressivo declino ma la globalizzazione era alle porte.
Negli anni 80 vi fu una piccola esplosione di successo in quanto una trasmissione televisiva americana ebbe come ospite un iridologo che sembrava azzeccare tutte le diagnosi (si trattava probabilmente di un semplice gioco di prestigio, uso di complici e trucchi simili) e così vi fu un ritorno della moda del bizzarro metodo di diagnosi. Parallelamente all'aumentare di "esperti di iridologia" si assistette ad un aumento degli studi in proposito. In certi paesi la pratica era piuttosto comune, oltre agli Stati Uniti anche il nord Europa accoglieva con sopportazione gli iridologi che furono addirittura proposti come primo screening per malattie gravi (come il cancro) in certi paesi. Nel 1998 un altro studio stroncò l'uso dell'analisi dell'iride nella diagnosi di malattie, furono testati cinque iridologi "esperti" che non superarono la prova: non riuscivano a diagnosticare in maniera significativa una malattia.
Questa "moda" in certi paesi (Svezia, Germania) resiste ancora tanto che si stima che almeno l'80% dei medici "alternativi" tedeschi (si chiamano Heilpraktiker) eserciti l'iridologia. Negli Stati Uniti la pratica dell'iridologia è utilizzata soprattutto nella vendita di prodotti erboristici e di rimedi "miracolosi" porta a porta, come metodo diagnostico "spicciolo".

Fu per questo che nel 2008 in Germania si preparò una ricerca che voleva stabilire se davvero gli iridologi fossero capaci di predire un tumore al colon semplicemente esaminando l'iride. L'esperimento fu un flop. I risultati ripetevano esattamente quelli ottenibili fornendo risposte a caso: metà risposte corrette e metà sbagliate. Ancora peggio in un altro studio: su 110 casi di tumore, un esperto iridologo ne diagnosticò solo 2, peggio di "testa o croce". Furono addirittura diversi centri di medicina alternativa a definire ciarlatani gli iridologi e persino uno studio "di parte" in una rivista di medicina alternativa, definì inutile l'iridologia nello screening dei tumori.
Esistono delle testimonianze di persone che affermano di aver ricevuto una corretta diagnosi della propria malattia in seguito a controllo iridologico. È possibile. Esattamente come esiste gente che afferma che gli oroscopi indovinano spesso il destino. Il meccanismo è assolutamente normale. Su 100 diagnosi tramite iridologia se 99 persone ne ricevono una sbagliata tenderanno a dimenticare presto l'episodio mentre l'unica che riceve la diagnosi giusta tenderà a ricordarlo benissimo ed a parlare in maniera entusiastica di quanto accaduto. È un fenomeno comunissimo che si ripete in molti ambiti (anche nella superstizione).


I fatti oggi sono quelli che questa pratica non solo non ha nessun fondamento scientifico ma non ha mai fornito nemmeno una minima evidenza che faccia pensare ad un risultato attendibile delle diagnosi fornite dall'iridologia. Chi pratica la "lettura dell'occhio" è in genere un alternativo che in seguito alle diagnosi fornisce terapie anch'esse senza fondamento e per questo motivo l'iridologia (in Italia almeno) è fornita come "servizio complementare" da chi offre cure pseudoscientifiche come l'omeopatia, la pranoterapia o la diagnosi di malattie tramite pendolino. Non esistono scuole ufficialmente riconosciute di iridologia ed i diplomi che spesso presentano gli operatori che la praticano sono i soliti corsi da due soldi che si trovano anche su internet. È questo il pericolo reale, quello di entrare nel tunnel della ciarlataneria senza nemmeno rendersene conto.

Come ha detto nel 2000 Edzard Ernst, professore di medicine alternative in Inghilterra, l'iridologia ha due effetti collaterali principali, la perdita di tempo e di denaro.
Concludendo quindi questo metodo non ha nessun valore diagnostico né scientifico. Se utilizzata come curiosità in fiere e luna park ha anche un suo fascino un po' "stregonesco" ma dal punto di vista medico è una pratica del tutto inutile e potenzialmente pericolosa. Occhio... ai furbi quindi.


Alla prossima.

martedì 23 novembre 2010

Cosa succede in sala operatoria

Quando vi rivolgete ad un medico che vi opererà o vi curerà dovete pretendere spiegazioni, chiarezza, semplicità. In cambio voi gli darete la vostra completa fiducia.
E' vostro diritto e suo dovere.

Una delle cose che personalmente faccio sempre è la spiegazione integrale di quello che succederà durante l'intervento chirurgico. Spiego la tecnica, i tempi, i rischi, gli scopi e se necessario mi aiuto con dei disegni.
Vi piacerebbe sapere cosa fa un chirurgo?
Ve lo spiego cercando di essere schematico e breve nello stesso tempo.
Affrontare un intervento chirurgico da parte del medico è un atto molto impegnativo. Richiede parecchie qualità e soprattutto un'ottima conoscenza delle tecniche chirurgiche.
Non si opera mai alla cieca. Un chirurgo che deve effettuare un intervento sa già cosa deve fare.
Ogni intervento chirurgico ha dei tempi stabiliti. Nel corso degli anni si sono sviluppate tecniche precise che si ripetono all'infinito fino alla nuova (eventuale) tecnica che rivoluziona quelle precedenti. Si sa cosa "tagliare", quando e come, si conoscono la successione degli eventi, i gesti ed i movimenti.
Per questo motivo un intervento non è mai "improvvisato" ma segue i passi stabiliti da chi l'intervento l'ha inventato, modificato, perfezionato negli anni. Ogni chirurgo può avere una sua manualità ma i tempi dell'intervento sono sempre gli stessi. Esiste così la "colectomia secondo Miles" o l"'isterectomia secondo Wertheim", interventi eseguiti con le tecniche inventate dal primo chirurgo che le eseguì o le descrisse.
Ai giorni nostri è molto rara la modifica radicale di una tecnica chirurgica (l'anatomia umana non cambia con il progresso...) è possibile invece una modifica o un'invenzione che riguarda l'aspetto tecnico dello stesso (strumentazione, materiali, sicurezza...).

E' fondamentale anche la forma fisica e mentale poichè ogni intervento, anche quello più "semplice" richiede uno sforzo fisico e mentale non indifferente. Sono convinto che un bravo chirurgo è quello che mantiene un po' di "stress" all'inizio di ogni intervento, anche dopo decenni di esperienza.
Lo stress ti induce a stare particolarmente sveglio, a non abbassare la guardia a non sottostimare l'evento. L'eccessiva tranquillità rischia di rilassare troppo il cervello. Ma sono opinioni, c'è chi la pensa all'opposto di come la vedo io sostenendo che un buon chirurgo dopo anni di attività ha "sorpassato" la fase di stress.

Non scrivo un articolo che spiega come diventare chirurghi nè un trattato di chirurgia, sono solo brevi e generali cenni giusto per far capire cos'è un intervento chirurgico e come si svolge durante tutto il tempo in cui il paziente è in anestesia. Spero di non essere complicato o noioso e che questo articolo sia visto come opportunità di informazione generica su un evento che coinvolge molti di noi. La descrizione degli eventi è per forza di cose abbastanza superficiale poichè approfondire ogni singolo aspetto risulterebbe praticamente incomprensibile ai non addetti ai lavori. Ogni intervento chirurgico poi, ha le sue peculiarità ed anche per questo ho preferito mantenermi sul generico.

Ingresso nel blocco operatorio

Il chirurgo vestito "in borghese" o con il camice di reparto, entra nella stanza filtro. Dovrà spogliarsi dei suoi abiti, liberarsi degli oggetti (orologi, collane, anelli...) ed indossare i càmici puliti della sala operatoria. Indosserà pure mascherina e cappellino chirurgico.
Entrato al blocco si identifica la persona da operare, si legge la cartella, si ripassa il caso e si risolvono eventuali piccoli dubbi (per esempio con l'anestesista).

Disinfezione del chirurgo

In gergo si dice "lavarsi". Il chirurgo, ricevuto l'ok dall'equipe di sala operatoria e dall'anestesista, procede al lavaggio delle mani.
Tramite una soluzione disinfettante laverà la mani e l'avambraccio fino al gomito per parecchi minuti ed utilizzando pure una spazzolina per lo spazio sotto le unghie, naturalmente non dovrà toccare nulla con le mani ed il sistema di lavaggio (rubinetto e lavandino) sono fatti apposta per questo: il flusso d'acqua ad esempio, inizia appena il chirurgo si avvicina al lavandino (con una cellula fotoelettrica che fa iniziare il flusso d'acqua).

Entrata in sala operatoria

Il chirurgo è "lavato". Si può procedere alla vestizione con gli indumenti sterili. L'addetto alla sala operatoria passa al chirurgo il camice sterile (ormai quasi dovunque è "usa e getta") e successivamente i guanti. Anche in questa fase, naturalmente, il chirurgo non deve toccare nulla e non deve essere toccato nella sua parte anteriore del corpo. Un addetto alla sala operatoria penserà ad allacciare posteriormente il camice di chi opera.
In questi minuti l'anestesista provvede ad "intubare" (in caso di anestesia generale con intubazione) cioè a collegare il paziente da operare ad un macchinario che ne sosterrà le funzioni vitali durante l'intervento.

Si prepara il "campo operatorio": questa fase consiste nel disinfettare la parte da operare e sistemare successivamente dei teli sterili che lasciano scoperta solo quella. Il resto del corpo del paziente è coperto da questi teli e la parte finale del telo si "solleva" davanti al viso del paziente per impedirgli di vedere cosa accade davanti a lui (non è piacevole vedere gente all'opera dentro il tuo corpo...) ma anche per far concentrare il chirurgo sulla parte da operare.
Ultimi preparativi: si sistema bene la luce della lampada scialitica (quella lampada che illuminerà la parte da operare), si avvicina il tavolino degli strumenti chirurgici (si chiama "servitore") e si fissano cavi, tubi di aspirazione, placche e tutto il resto.

A quel punto con il benestare dell'anestesista e se tutto il personale di sala operatoria è pronto si inizia con l'intervento.

Inizia l'intervento

L'equipe è pronta. In genere è composta dal primo chirurgo (colui che materialmente esegue l'intervento), l'aiuto (chi lo aiuta nelle fasi dell'operazione), uno strumentista (che prepara gli strumenti necessari e li porge al chirurgo che li richiede quando servono), l'anestesista e l'equipe di sala che effettuano tutte le manovre necessarie al buon svolgimento dell'intervento (ci sono sempre tante cose da fare, di continuo).
Si incide la cute del paziente con il bisturi.


Per ovvi motivi non mostrerò video di interventi chirurgici e quindi dovrete un po' immaginare le cose che descrivo. Per i più "coraggiosi" su You Tube esistono centinaia di video (anche molto impressionanti...) su varie tecniche chirurgiche.
Non voglio tenere naturalmente un corso di chirurgia sto solo cercando di spiegare alcune cose che chi sta sempre dalla parte del paziente raramente conoscerà in altro modo. Un argomento che raramente si ha modo di approfondire o di capire nella maniera corretta.
Il bisturi è qualcosa del genere:
Un manico (di plastica, quando lo strumento è usa e getta altrimenti d'acciaio) con all'estremità la lama chirurgica.
La lama del bisturi è, come si sa, affilatissima. Per incidere la cute è necessaria una certa pressione (potrei paragonarla alla metà della forza che si usa per tagliare con il coltello una fetta di carne) che però dipende anche dalla zona da incidere e dalla costituzione della persona da operare.

Prendiamo come esempio un intervento addominale come potrebbe essere un'appendicectomia (rimozione dell'appendice), un'isterectomia (rimozione dell'utero) o un intervento alla vescica. L'intervento effettuato incidendo l'addome si chiama laparotomico (=che incide l'addome) ma esistono altre tecniche, come quella laparoscopica (=che guarda dentro l'addome) che se interessa spiegherò in un prossimo articolo.

Incisa la cute si attraversano vari strati dell'addome: prima il sottocutaneo, lo strado adiposo (più o meno spesso), la fascia muscolare (una sorta di membrana bianco-rosa madreperlacea che ricopre i muscoli addominali), poi i muscoli (gli addominali), il peritoneo (che è una membrana sottile e lucida che ricopre l'addome).


Per oltrepassare ognuno di questi strati ci si può servire secondo la situazione, la tecnica o le abitudini del chirurgo del bisturi, della forbice o persino delle dita dell'operatore.
Nel frattempo se qualche vaso sanguigno dovesse sanguinare, si procederà all'emostasi, cioè alla chiusura del vaso sanguinante, con un punto o con l'elettrobisturi che "cauterizza", coagula, il vaso sanguigno che perde sangue. Se il vaso non è particolamente grande (e quindi la perdita di sangue è molto limitata), quest'operazione potrà essere eseguita in un secondo momento.

Penetrato il peritoneo si è nella cavità addominale e si può procedere all'intervento chirurgico previsto.
Per rimuovere un organo esistono delle tecniche ben precise con passaggi obbligati, tempi precisi e movimenti ripetuti a memoria.
Ho già scritto che non si opera "a caso" ma secondo tecniche ben consolidate. Bisogna conoscere bene l'anatomia umana, soprattutto i legamenti e la presenza ed il decorso dei vasi sanguigni. Ogni incisione o asportazione è calcolata e si muove entro precisi limiti e punti.

Durante un intervento possono succedere vari imprevisti ma la maggiorparte di questi fanno parte dei "rischi conosciuti" ed il chirurgo quindi sa che possono accadere, sa anche "quando" possono accadere e sa porvi rimedio.
Altre (rare) volte possono avvenire imprevisti assolutamente eccezionali o gravi.
Vi possono per esempio essere delle malformazioni dei vasi sanguigni che colgono impreparato chi opera oppure una lesione preesistente che quindi il chirurgo non si aspettava. Tutto questo può causare un "intoppo", un incidente di percorso che nella "perfezione" chirurgica fa entrare in crisi l'intero sistema.
E' come se ognuno di noi percorresse per dieci anni la stessa via, sempre dritta e senza ostacoli, per andare al lavoro e dopo anni, per una volta, in mezzo alla strada apparisse un masso ad interrompere la nostra corsa. Il rischio di sbandare sarebbe davvero alto.
Ma se si mantiene la concentrazione, si resta freddi e si fa ciò che si deve (e non si è particolarmente sfortunati), in genere l'ostacolo è superato senza troppi danni.
Per questo il lavoro del chirurgo è eccezionale. Non è mai di "routine", nemmeno in un intervento...routinario. Non esiste l'intervento senza rischi, non esiste il chirurgo che non ha mai sbagliato. L'intervento chirurgico è un atto umano, di alto livello ma pur sempre con l'incognita dietro l'angolo. E' vero che esistono anche qualità personali che rendono un chirurgo un "ottimo" operatore. Ho conosciuto grandi medici che nel campo chirurgico avevano molti limiti ed al contrario chirurghi geniali che si perdevano nella prescrizione di un farmaco. Come in tutte le attività umane non esiste chi è bravo in tutto.

Quando bisogna asportare un organo quindi bisogna conoscere tutti i vasi sanguigni che lo irrorano, i legamenti che lo tengono fisso nella sua posizione e le strutture che lo circondano, come detto l'anatomia per un chirurgo è la bibbia quotidiana: sai cosa devi fare se conosci perfettamente quello che troverai.
Lo scopo è quello di interrompere tutto ciò che arriva all'organo (vasi sanguigni, legamenti, tessuti...), sezionandolo e legandolo con fili di sutura ed infine asportare la parte che ci interessa.

Per "chiudere" ( si dice anche "clampare", dall'inglese "to clamp", chiudere, pinzare, serrare) qualcosa che arriva all'organo da asportare (ammettiamo un vaso sanguigno) serve una pinza, a esempio questa:
Si chiama "Pean" e serve proprio a "chiudere" un vaso sanguigno (per questo è detta anche "pinza emostatica"). Si usano due pinze: una vicino l'organo da asportare ed una poco più lontano (distanziate di pochi millimetri). Abbiamo così un piccolo tratto di tessuto delimitato da due pinze chirurgiche (sto sempre semplificando, naturalmente...). Chiuso il vaso possiamo sezionare. Si taglia con la forbice la piccola parte compresa tra le due pinze e così abbiamo fatto la prima sezione chirurgica.


Si mette un punto dietro la pinza più lontana dall'organo da asportare (quindi si "chiude" il tessunto e gli eventuali vasi sanguigni che contiene) e per questo si usa ago e filo. L'ago chirurgico assomiglia ad un amo da pesca. E' un semicerchio di acciaio più o meno curvo e più o meno grande, le sue dimensioni dipendono dal tipo di tessuto e dalla zona da suturare.
Oggi gli aghi sono già dotati di filo (un tempo gli aghi erano senza filo e questo veniva "montato" sull'ago al momento di utilizzarlo).
Fino a pochi anni fa uno dei materiali più usati per costruire fili chirurgici derivava dalle interiora di animali e veniva chiamato "cat gut". Questo materiale è stato bandito dopo la comparsa di casi di "mucca pazza" proprio perchè di derivazione animale, il suo posto è stato preso da fili in materiale sintetico resistentissimi.


La dimensione dell'ago ed il tipo di filo può variare secondo l'uso previsto (suturare la cute, chiudere un vaso sanguigno, eccetera...).
L'ago si afferra con una pinza specifica che si chiama "porta aghi", questa (di lunghezza variabile, come quasi tutti i ferri chirurgici):



Con l'ago quindi si trapassa il tessuto da chiudere (e con l'ago il filo) e si può procedere al nodo chirurgico.
Il "nodo chirurgico" è un normale nodo (più o meno come il primo nodo per allacciare le scarpe ma ripetuto più volte, cinque, sette volte almeno). In questo modo abbiamo sezionato e chiuso un vaso sanguigno o un tessuto, lo abbiamo "isolato" dal resto del corpo e così possiamo procedere con gli altri tessuti per asportare l'organo malato. Il nodo chirurgico se eseguito correttamente è praticamente eterno, non si può più sciogliere.

Questi "passi" si ripetono per ogni tessuto da tagliare, da chiudere e da asportare.
Asportato l'organo o risolto il problema si controlla l'emostasi ovvero che non vi siano perdite di sangue o tessuti danneggiati.
Nel frattempo l'anestesista continua a monitorare tutti i parametri del paziente attraverso i sensori ed il monitor e riportandoli nella cartella anestesiologica.
In genere in sala operatoria vi è un silenzio particolare (scandito dai segnali degli strumenti di monitoraggio) che serve a tutti per concentrarsi ed al paziente per non avvertire anche inconsciamente una situazione di disagio.

Conclusione dell'intervento

Si può procedere al lavaggio della cavità addominale con soluzioni di acqua tiepida, si ricontrolla di nuovo che tutto sia a posto (un controllo in più non è mai eccessivo) e se vi siano sanguinamenti. In genere la fase finale dell'intervento è molto più "rilassata" della precedente, spesso anche i chirurghi si lasciano andare rispetto a prima, siamo nel momento meno delicato e lo stress inizia a diminuire, ci si scambia qualche parola, si discute più di prima.
Gli strumentisti procedono alla "conta dello strumentario" ovvero se tutte le garze preparate all'inizio, gli strumenti chirurgici e gli aghi utilizzati nel corso dell'intervento corrispondono in numero a quelle presenti alla fine (e quindi tutte le garze, gli strumenti e gli aghi sono "fuori", non rischiano di essere "dimenticati" dentro il paziente).

Vi stupirò scrivendo che la possibilità di "dimenticare" una garza nell'addome del paziente non è per nulla qualcosa di impossibile. Una garza impregnata di sangue diventa praticamente indistinguibile alla vista dal resto dei tessuti e dal sangue presente durante un intervento. Strano ma vero.
Per questo motivo la conta finale delle garze è un momento importante e fondamentale. Esistono due conteggi di "sicurezza" uno prima dell'intervento (per assicurarsi che il numero di garze sia corrispondente a quello "dichiarato" dalla confezione che le contiene) ed uno alla fine. Allo stesso modo si contano strumenti ed aghi chirugici. Negli ultimi anni si è puntato moltissimo sulla sicurezza in sala operatoria ed oggi siamo ad un livello altissimo dove anche un errore ha la possibilità di essere corretto in tempo più che sufficiente tramite controlli incrociati, livelli di allarme e schede di controllo (le check list di sala operatoria stanno diventando quasi paranoiche...ma è giusto così).

Quando un conteggio non corrisponde (per esempio risulta una garza in meno rispetto a quelle iniziali) la sala operatoria viene praticamente rivoltata per controllare se la garza è caduta, è finita in un anfratto o in mezzo ai teli chirurgici, questo perchè la conta deve essere sempre perfettamente corrispondente.

Se è tutto a posto si può procedere alla sutura di tutti gli strati dell'addome incisi fino alla sutura della cute.
Si disinfetta e l'intervento è concluso.
L'operatore si "spoglia" dell'abbigliamento sterile e riporta su un registro (obbligatorio) tutti i tempi, la descrizione e le annotazioni riguardanti l'intervento, firmando lo stesso con il suo nome.

Il paziente va in sala risveglio per riprendersi dall'anestesia.

Come state?
E' tutto finito, tutto bene, ora si torna in reparto dai parenti, problema risolto.
Al prossimo intervento...
:)

mercoledì 17 novembre 2010

Nuova testimonianza sulle cure di Simoncini

Tullio Simoncini (non mi dilungo sulla sua incredibile storia, esiste un lungo riepilogo qui) si è fatto conoscere in tutto il mondo per le testimonianze che registra in video che poi diffonde su internet. Non mi dilungo neppure sulla validità di ciò che è riportato sui video perchè l'ho già fatto e lo rifarò prossimamente ma scrivo per diffondere il suo lavoro perchè c'è sempre chi non sa con chi ha a che fare o fa finta di non saperlo quando invece è bene conoscere le persone alle quali ci si affida.
Dopo tante testimonianze può capitare di perderne di vista una e quindi la riporto io, lui si definisce "incompreso" e quindi è bene "comprenderlo" meglio. Simoncini afferma di poter guarire il 90% dei tumori ma, coincidenza o meno, tutti i casi che vanno in cronaca appartengono sempre a quel 10% che non ha nessun beneficio dalle sue cure. Di questi casi però il guaritore non ne parla mai.
Alla fine comunque questa storia ha due morali legate ad altrettanti aspetti del problema: affidarsi alle cure alternative in attesa del miracolo e pagare fior di quattrini ai vari imbonitori della salute.

Stavolta si tratta di un ex imprenditore scozzese, Robert Fyvie 54 anni padre di tre figli, abitante a Musselburgh, nei pressi di Edimburgo.
Affetto da tumore intestinale viene operato nel suo paese.
Dopo quattro anni si sviluppano delle recidive al fegato e vista l'estensione della malattia che coinvolgeva buona parte dell'organo e delle vie biliari, i medici scozzesi hanno giudicato inaffrontabile l'intervento.
La sentenza era terribile.
Subito la ricerca di qualcosa di diverso, del miracolo.


Su internet si trova di tutto ma quando uno come Tullio Simoncini promette la guarigione nel 90% dei casi dai tumori ed in pochi giorni con il bicarbonato di sodio non si riesce spesso a riflettere su quello che afferma questa persona e controllarne l'attendibilità, non si riflette nemmeno sul fatto che il guaritore italiano promette veri e propri miracoli, mai avverati.
Oltretutto Simoncini viene presentato nel giornale locale come "oncologo italiano" senza alcun riferimento al fatto che si tratta invece di un guaritore senza titolo per curare persone malate. Chi ha letto l'articolo che raccontava la storia non poteva avere dubbi, Albert stava seguendo una cura come un'altra in Italia, non una medicina alternativa inefficace e quindi anche la presunta "cura" aveva il crisma dell'"ufficialità".

I medici che seguivano Robert non hanno avuto nessuna notizia della decisione dell'uomo fino a quando questa era già stata presa.
Così la famiglia comincia a muoversi e contattato l'ex medico romano ci si accorda per un intervento a Roma nel quale Simoncini avrebbe inserito i cateteri nel fegato del povero signore in modo da poter effettuare i lavaggi con il bicarbonato curativo.
Prima dell'intervento rivoluzionario di Simoncini, Robert decide di rifiutare la chemioterapia perchè a suo dire avrebbe indebolito il suo sistema immunitario e si è recato in Thailandia per effettuare delle cure con erbe e poi settimane di trattamenti olistici per rinforzare l'immunità in vista della cura con il bicarbonato. Al ritorno dal paese asiatico Robert dichiarava di stare molto meglio e di sentirsi in forma.
La spesa era alta per un pensionato, circa 10.000 sterline (più di 12.000 euro), ma la solidarietà dei compaesani di Robert è stata grande, un appello sui giornali locali e con l'aiuto di spettacoli, vendite di beneficienza ed offerte, la cifra è stata raggiunta in breve tempo, una raccolta fondi ed una solidarietà che ha coinvolto centinaia di persone. Anche i suoi piccoli figli, a quanto hanno detto, hanno dato fondo ai loro pochi risparmi per aiutare papà. Chi non lo farebbe...

Robert e famiglia si recano a Roma a marzo del 2010, così gli aveva detto il guaritore del bicarbonato, lui si sottopone all'intervento di Tullio Simoncini (evidentemente in qualche clinica compiacente) e tornano a casa, senza soldi ma con molte speranze nell'animo, vuoi che con una percentuale di guarigione del 90% in pochi giorni non si otterrà nessun risultato?
Nessuna guarigione nè miglioramento invece, come previsto, Simoncini (e la clinica...) ha intascato i soldi e continua a cercare altri disperati in giro per il mondo.
Robert Fyvie è morto circondato dall'affetto dei suoi cari pochi mesi fa, il 9 agosto scorso.
Lo ha annunciato con dolore il giornale locale.
La famiglia è naturalmente devastata ma il rimpianto più grande è del figlio di 10 anni che non ha potuto vedere suo papà assistere al suo esordio come pugile tra un paio di mesi. Questo particolare, commovente ma che può apparire secondario in un dramma come questo, potrebbe far riflettere sulle possibilità di sopravvivere anche un po' di più, per poter avere meno rimorsi e non regalare soldi a chi promette miracoli impossibili. Promesse che spezzano i sogni di tutti, vittime, parenti e chi spera con loro.

Ecco, il problema non è solo che la gente possa credere a Simoncini (perchè quando hai la mente offuscata dalla disperazione crederesti a tutto) ma che rinunci alle cure provate perchè..."indeboliscono" per farti illudere con i trattamenti olistici ed il bicarbonato. A pagamento, naturalmente, costi quel che costi.
Naturalmente se dovessi avere notizia delle cliniche compiacenti che aiutano Simoncini a compiere i suoi crudeli esperimenti lo farò presente, vediamo cosa avranno da dire.
E per chi si affida alle mani di questo tipo di personaggi quando non ha altre speranze dico solo che la malattia e la sofferenza sono prove molto dure ma da vivere con dignità e coraggio fino alla fine se possibile e chi è vicino a chi soffre a causa di una grave malattia sappia che affidare il corpo di un proprio caro a chi non ha altri scopi se non approfittarne per i propri interessi compie un atto irrispettoso, immeritato da chi sta male, indegno.

Per il bene di chi amate, non abbandonate a questa gente i vostri cari.

A proposito di "percentuali". Il guaritore romano ha rilasciato un paio di interviste ad una radio locale romana, nulla di nuovo, ma l'occasione per risentire dalla viva voce dell'ex medico le sue affermazioni assurde. Ho detto in un articolo passato che forse basterebbe assistere ad un incontro con Simoncini per rendersi conto della levatura di questo guaritore. Nelle interviste abbiamo l'occasione per farlo.
Le "perle" del conduttore della tramissione sono tante, dalla "scientificità" della cura Simoncini alla "ampia letteratura" che dimostrerebbe la stessa cura, sono talmente tanti gli strafalcioni dello speaker che non è nemmeno il caso di elencarli tutti, chi vuole li ascolti pure.

Ma è curioso come nelle due interviste, alla domanda: "Quante persone ha guarito?" Simoncini risponde 500, 600, un migliaio, nella prima intervista poi nella seconda dice 300, insomma...il luminare del bicarbonato non lo sa nemmeno lui. Poi una serie di affermazioni deliranti che si aggiungono alle altre come la familiarità del cancro che non esiste e, a proposito delle sue condanne..."sappiamo come funziona la magistratura...".
Insomma, un decalogo che conosciamo bene.
Qualcuno potrebbe pensare che è davvero da ingenui cascarci ma evidentemente il mondo è pieno di ingenui.
Per chi volesse ascoltare le interviste eccole qui, la prima e la seconda (più lunga).
Ed a chi ancora avesse dubbi sulle "cure" di questo personaggio il mio abituale invito: non perdete la freddezza, non cascate nelle trappole di questa gente, fatelo per chi volete bene, almeno nel loro momento più duro da affrontare.

Alla prossima.

Grazie a DB.

giovedì 11 novembre 2010

Io, complottista (III parte)

Ecco la terza ed ultima parte dell'articolo sul complottismo. La prima parte è qui, la seconda qui.
Abbiamo visto com'è vasto l'argomento.
Da semplice "vezzo" per annoiati appassionati di catastrofismo si è talmente diffuso che qualcuno lo considera un problema sociale.
Negli Stati Uniti la figura del paranoico complottista è diventata un tormentone. Il "tin foil hat" è il copricapo fatto con un foglio di alluminio per proteggersi dal controllo mentale e dalle influenze nefaste, tipica fissazione dei paranoici più estremi.
 
 
 
Se il paranoico con il cappellino di alluminio è visto come un "innocuo" pieno di paure e fobie esiste al contrario il paranoico "per interesse", il professionista che vive di paranoia (in senso professionale) ed alimenta i paranoici in quanto suoi clienti.
Ha tutto l'interesse che la paranoia e la teoria del complotto non venga dimenticata, non passi mai di moda.
Il "guru" complottista non è un giornalista investigativo, non fa "inchieste" scottanti, non lavora per la verità ma vende sciocchezze. Credere che un complottista professionista sia come un giornalista sarebbe come paragonare il New York Times a Novella 2000.
Un vero "ricercatore della verità" (i complottisti amano questa definizione ed il corrispondente in inglese di "truther") si baserebbe su fatti, documenti, indagini comprovate da riscontri reali e prima di tutto va a cercarli in prima persona o si affida a report attendibili, non si basa sui video di You Tube o su siti internet amatoriali, un "ricercatore" che ricerca su Google è semplicemente un cronista dilettante. Se un medico si aggiornasse sull'enciclopedia medica per la famiglia verrebbe considerato quantomeno irresponsabile.
Un esempio potrebbe essere quello di Wikileaks che da semplice servizio di documentazione giornalistica è diventato un riferimento per l'ufficializzazione di veri e propri crimini governativi o di importanti eventi mai diffusi pubblicamente, tutti documentati e con riscontri certi, difficili da smentire, ufficiali. Questo sarebbe "complottismo" serio, quello che sparge il web di paure e bugie invece è gossip, né più né meno. Guardacaso i "complotti svelati" (traffico d'armi, vittime civili in guerre, incidenti mai rivelati, documenti mai pubblicati...) da Wikileaks non vengono smentiti nemmeno dai potenti governi accusati, quelli "svelati" dai complottisti sono smontabili con una semplice analisi superficiale e con il buon senso, soprattutto E naturalmente i complottisti sostegono che Wikileaks faccia parte del complotto perché... diffonde fatti talmente scottanti che non è possibile dica la verità. È un loop continuo. Se non diffondi una notizia è perché c'è qualcosa sotto, se la diffondi evidentemente... c'è qualcosa sotto.
E c'è chi in tutto questo ci sguazza.
Tra gadgets, DVD, libri, video e pubblicità un vero e proprio centro commerciale che spazia dalla più incredibile storia degli UFO all'assassinio di Kennedy ed alla fabbricazione di vaccini velenosi. Dall'invasione dei rettiliani alla politica internazionale fino alle teorie pseudoscientifiche più assurde, un giro d'affari ben sviluppato che si nutre della credulità del prossimo e delle menti deboli ed ingenue dei clienti più creduloni. Il complottista fa della disinformazione il proprio lavoro.
Naturalmente il complottista professionista deve essere "povero, insidiato dai potenti ed amante della verità", che conosce solo lui ma è talmente perseguitato ed ha svelato verità talmente terribili ed angoscianti che è libero di dirle a tutti diffondendole sul web e pubblica libri e DVD. Ancora più curioso il fatto che il complottista di professione lanci anatemi contro "il grande fratello", denuncia limitazioni della libertà, annuncia la costruzione di grandi campi di deportazione e per diffondere il suo messaggio utilizza la corrotta televisione e...internet che è il "luogo" più controllato, controllabile e gestibile a distanza del mondo. Come se una spia che dovesse inviare messaggi segreti li pubblicasse sulla bacheca del proprio ufficio.
Dalla rete, ripetuta dovunque e continuamente, il salto al mondo reale della bugia è rapidissimo. Una bugia ripetuta all'infinito rischia di apparire verità. Così tante teorie del complotto sbarcano sulla carta stampata, in TV ma anche nei banchi (teoricamente seri) di un parlamento (è successo anche da noi) con interrogazioni parlamentari e commissioni che nascono da informazioni reperite su internet e si autoalimentano, aumentano di dimensioni, le supposizioni diventano indizi, le teorie diventano presunte prove che si moltiplicano, si replicano e toccano gli spazi più reconditi dello scibile umano formando quella che ormai è conosciuta come la "teoria della montagna di merda" (si può dire montagna in un blog serio?). Qualsiasi incompetente, anche il più sordido degli ignoranti, sarà capace di produrre molta più spazzatura di quanta se ne possa spalare.
Questa caratteristica del complottismo si può notare in una discussione su questi temi. Il complottista porrà due dubbi, qualcuno li risolve ma il discorso non finisce lì. Subito altri due dubbi, che diventano quattro e toccheranno altri argomenti. Se l'interlocutore avrà avuto abbastanza pazienza e capacità per smontare pure questi ecco che ne appaiono altri otto, poi dieci, infine venti che toccheranno estremità inconcepibili per lo scibile umano. La discussione si chiude con la fisica quantistica, le lobby ed il movimento sionista, secondo gli argomenti trattati.
È un continuo spostamento di paletti: nessuna risposta andrà bene al complottista, lui non cerca risposte le ha già. Disinforma perché non è informato bene o perché vuole disinformare.
Nessuno può escludere che un giorno si possa scoprire che un avvenimento importante sia stato nascosto o falsificato da un governo o da un personaggio storico all'intera popolazione ma finché non esistono prove è inammissibile passare per certe delle supposizioni che lanciano dei sospetti così gravi.
Domani sicuramente scopriremo una cura molto più efficace delle attuali per il cancro ma pensare che esista oggi e che venga nascosta consapevolmente è folle.
E poi basterebbe una considerazione elementare per tagliare ogni fantasia: guadagnerebbe di più il medico (il ricercatore, lo scienziato) che scoprisse la cura del cancro rendendola pubblica o quello che scoprendola la nascondesse all'umanità?
Falsità pretestuose quindi e pure una colpa gravissima: la calunnia.
Il complottismo ha allora come scopo principale la disinformazione e proprio su internet la diffusione di questi teoremi del terrore ha avuto uno sviluppo incredibile. È stato visto ad esempio che il web è molto più fornito di pagine complottistiche che di siti culturali e ci si è chiesti quali potessero essere i metodi per limitare l'ondata di ignoranza e di incertezza che causano queste credenze.
Finora si è puntato sull'educazione, sull'informazione di chi utilizza il web ma si è presto notato che si tratta di un mezzo quasi del tutto inefficace. Questo perché i complottisti rifiutano la scienza in toto e soprattutto evitano il concetto di autorità. Se un complottista ha una convizione riguardante la salute non sarà certo un medico a tranquillizzarlo perché potrebbe essere parte del complotto.
Se un individuo è convinto che i terremoti siano di origine "artificiale", l'unico modo di informarlo sembrerebbe essere quello di spiegargli i meccanismi dei terremoti ma questo potrebbe non bastargli in quanto egli non accetterà spiegazioni da gente competente in materia in quanto questi farebbero parte del complotto.
Alla ricerca di metodi migliori di informazione alla fine ci si è arresti all'evidenza. Sembra che l'unico modo per bilanciare i danni del complottismo sia il dialogo.
È forse il metodo più complicato (il complottista evita il dialogo) ma è l'unico che sembra portare dei frutti.
Un metodo può essere quello di "accettare" anche le teorie più bizzarre per poi discuterne i punti se possibile serenamente e solo allora poter ritenere compiuta l'opera di corretta informazione.
Ma attenzione nel non cadere nella paranoia opposta.
Esiste la figura del "debunker", è colui che smonta le teorie di complotto o le bufale e le leggende metropolitane, studiandone e documentandone la falsità (io sarei una sorta di "debunker medico."... un med'bunker appunto...).
È un'opera sicuramente meritoria. Decine di blogger (soprattutto) sparsi in tutto il mondo, combattono a suon di documenti, opinioni di esperti, grandi dossier, le credenze disseminate nel web. È un lavoro immane.
Ma accanto ai paladini del buon senso e della ragione il tarlo della paranoia è sempre in agguato: esiste un estremismo anche in questo senso, se il complottista è un "paranoico del male", esistono scettici che rappresentano una sorta di "paranoico del bene". Nulla che vada contro la logica può essere accettato, a prescindere dagli argomenti. Tutto ciò che afferma un complottista è sciocco, senza appello e senza possibilità di ripensamento, chiusura a riccio davanti ad ogni affermazione che abbia solo l'aria di essere "complottista" e chi va contro è matto o delirante. È un atteggiamento identico a quello complottista ma speculare.
In realtà ogni volta che si legge un'affermazione poco "credibile" è bene documentarsi da varie fonti e cercare di capire chi fornisce le basi più attendibili su quell'argomento. Un elemento fondamentale è la PROVA. Un evento reale è un evento provato.
Questo se non si hanno le capacità o la cultura per studiare personalmente i vari argomenti che ci interessano. L'autorità inoltre (intendo chi si occupa per professione dei vari argomenti) ha il diritto di avere più voce in capitolo per il semplice motivo che con gli argomenti trattati ne ha a che fare ogni giorno, quindi almeno per esperienza. L'abito in questo campo fa quasi sempre il monaco essendo molto improbabile che un "dilettante" abbia più conoscenze ed esperienza di un professionista, non per niente i complottisti si travestono da "esperti" e si definiscono "ricercatori" quasi a darsi un'aria di accademicità che in realtà nemmeno sanno cosa significhi.
Il lavoro di indagine su una bufala, su una teoria di complotto è un lavoro faticoso ma spesso il catastrofista basa le sue parole su un termine decontestualizzato, su una traduzione sbagliata, su un video inguardabile. Costruisce un castello di sabbia che alla prima mareggiata viene cancellato inesorabilmente.

Io, complottista

Nonostante le analisi sociologiche e psicologiche dei complottisti li dipingano quasi come degli individui con problematiche intime, la realtà può essere ben diversa.
Le figure analizzate dagli studiosi si basano inevitabilmente su chi ha tratti estremi del comportamento complottista e su ciò che si legge su internet perché la "deviazione mentale" complottistica fa parte della personalità umana.
Il complottismo, nonostante sia un fenomeno abbastanza limitato ha un costo evidente. Antropologicamente la possibilità di non evolvere culturalmente e scientificamente sarebbe drammatico. Crearsi degli incubi e delle superstizioni farebbe piombare l'umanità in uno stato di timore, diffidenza e solitudine terribile.
Per questo bisogna fronteggiare l'avanzata delle pseudoscienze e delle superstizioni con decisione, impegno, con la voglia di crescere culturalmente e personalmente, è un dovere per le future generazioni ma già per i nostri figli, saperli cresciuti in un ambiente sano e "colto" è un obiettivo comprensibile. Il culto del bene e del bello deve prevalere su quello del male e del sospetto.
In Gran Bretagna il governo si sta impegnando tantissimo per stimolare lo spirito critico ed il ragionamento scientifico, credere al paranormale può essere un simpatico esercizio di fantasia ma basare le proprie azioni sulla possibilità che gli spiriti dei defunti possano punirci è l'ingresso della caverna più buia che esista: la superstizione atrofizza le menti.
La visione complottista e catastrofista della realtà inoltre è una visione negativa, pessimistica, maligna e maliziosa. Non ammirare i progressi dell'uomo e non sfruttarli (e non comprenderli a volte) è restare fermi e non approfittare delle bellezze, in senso lato, che ci riserva il nostro breve percorso terreno. Vivere nel bene, nell'ottimismo ed essere costruttivi e non distruttivi, è un investimento per noi e per i nostri figli.
Ma in ogni essere umano si cela un piccolo "complottista nascosto". Quante volte abbiamo pensato che il destino ce l'avesse con noi o che quella nuvola sembrava seguirci per rovinarci la giornata? Perché il vestito si macchia esattamente trenta secondi prima di uscire da casa quando abbiamo fretta?
Quante volte ad un esame o un test siamo stati convinti che il professore o il "giudicante" ce l'avesse con noi, nemmeno fossimo Lucifero in persona...?
Perché quando inciampiamo per strada guardiamo l'irregolarità del marciapiede come per rimproverarla ed invece non ci rimproveriamo per la nostra distrazione?
Perché se gli pneumatici si sgonfiano ce la prendiamo con loro come se fossero "volontariamente" protagonisti dei nostri problemi e dei nostri ritardi?
Siamo tutti un po' complottisti.
Dice un proverbio cinese: "Un gentiluomo attribuisce la colpa a se stesso, l'uomo comune la attribuisce agli altri".
Se l'automobile ci lascia a piedi ma perché "proprio in quel momento"?.
Non potrebbe essere colpa dei costruttori di pneumatici che non li fabbricano come dovrebbero per guadagnare di più?
Certo non pensiamo agli Illuminati o agli uomini in nero... ma qualcuno ce l'ha con noi, "è evidente"...
Se qualcosa o qualcuno davvero procurasse quei piccoli inconvenienti, ecco che la nostra vita sarebbe triste, in pericolo, la nostra intimità e le decisioni, controllate dall'alto, da qualcosa o qualcuno.
Se pensassimo invece che episodi del genere accadono ogni giorno a milioni di persone, il complotto assumerebbe bordi più sfumati, non sono destinati solo a noi (questi episodi) ma a tutti, quindi "forse" non è un complotto ma una coincidenza, il caso, il mio nervosismo o la fretta che mi ha fatto macchiare il vestito venti secondi prima di uscire da casa...
Se le coincidenze dei piccoli episodi le applichiamo a quelli grandi, agli avvenimenti storici, ecco che tutta la nostra storia diventa più evidente: che i complotti esistano non si mette in dubbio, ma perché un avvenimento storico sia definito complotto servono prove importanti, evidenze chiare, certezze, non "coincidenze".
"Sono sempre i migliori che se ne vanno" è la sintesi del pensiero complottista. "Tutti" ce ne andiamo, non solo "i migliori", possibile che ogni volta che succeda qualcosa che non comprendiamo pienamente ci deve essere una spiegazione, un motivo? Ma certamente, è la giustificazione per qualcosa di troppo grande per noi, come la morte, se ne è andato perché, come tutti i migliori, doveva toccare a lui.
Il complottismo è ìnsito nell'animo umano, è una fuga comoda da ciò che non accettiamo o il risultato dei luoghi comuni e delle credenze acquisite negli anni.
Siamo tutti complottisti ed in fondo lo sono anche io.
Disse Gibson, lo scrittore "profeta" del ciberpunk:
Conspiracy theories are popular because no matter what they posit, they are all actually comforting, because they all are models of radical simplicity.

[Trad: Le teorie di complotto sono popolari perché, non importa di cosa trattano, sono tutte realtà confortevoli, perché sono tutte modelli di semplicità totale.]
Affermare che "è tutto finto" è molto più rassicurante, definitivo e comodo del sapere che "qualcosa può non andare come crediamo".
Così ho il mio piccolo pensiero complottista da offrirvi.
Henry L. Mencken, giornalista e scrittore americano considerava "Huckleberry Finn", il romanzo di Mark Twain, come la miglior opera di letteratura americana (e non era l'unico a pensarlo) e portava spesso come esempio del tipico credulone ingenuo della periferia statunitense, le vittime dei ciarlatani Duke e Dauphin (il Duca e il Delfino nella versione italiana), due personaggi del romanzo che raggiravano la gente con le parole spillando quattrini con i quali comprarsi gli alcolici ed in questo contesto criticava ferocemente la democrazia americana che secondo lui era "l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari". In pratica il "complotto" di Mencken era rappresentato da un governo che lasciava nell'ignoranza la popolazione per controllarla meglio ed in effetti la popolazione idiota non si rendeva conto di essere manipolata.
E veniamo ai giorni nostri: è possibile che nel 2010 si debba parlare di fantasmi e tavolini che si muovono? Possibile che certa gente pensi che i medici sono tutti lì a torturarci nascondendoci cure segrete e che i piloti di aerei siano tutti messi d'accordo per avvelenare la popolazione (e quindi loro stessi ed i loro figli)? Non è assurdo che c'è chi vede nei bellissimi disegni nel grano un messaggio alieno e nelle eruzioni vulcaniche un'arma segreta?
È giusto che scienziati, astronomi, medici, ingegneri, debbano perdere il loro tempo a spiegare o smontare teorie assolutamente improbabili? Un medico ha necessità di spiegare che il cancro non si può curare con il bicarbonato?
Un astrofisico deve studiare come spiegare che la Luna non è una navicella aliena?
E la televisione, che fino a pochi anni fa era una delle fonti di cultura, perché ci propina fenomeni paranormali ed UFO spacciandoli per scienza a tutte le ore e quando non lo fa ci addormenta con programmi di livello sottoterra?
Perché viene data dignità di "cronaca" in un drammatico programma nazionale alla visionaria che dice di aver visto i dischi volanti prelevare una ragazza scomparsa in un recente fatto di cronaca?
Perché diffondere insicurezza su tutto e su tutti? Perché i mezzi di informazione, i politici, i libri, internet ed i social network pullulano di fantasie passate per certezze?
Ma non è che il complotto consista proprio in questo?
Rendere idiota e passiva la gente, è questo il complotto!
Distrarre dai veri problemi, indurre a cercare un nemico invisibile ed inesistente, è questo l'inganno!!

L’adorazione degli sciacalli da parte dei somari?

Inculcare alla popolazione mondiale che viviamo in un mondo sempre meno sicuro, dove persino i governanti tramano contro la popolazione non esitando a massacrare migliaia di cittadini, dove la magistratura condanna solo chi fa comodo, i medici conoscono cure segrete condannando alla morte chi si ammala, e che pure le cure efficaci sono in realtà inutili è un modo per rendere la gente passiva, spaventata, paranoica. Non bisogna fidarsi di nessuno, non solo del proprio vicino che potrebbe essere un agente segreto ma nemmeno del vigile urbano che, in quanto rappresentante dell'autorità non esiterà ad eliminarci se dovesse essere necessario.
Non fidiamoci nemmeno del vecchio medico di famiglia. Se stiamo male è bene far da soli, cercando in internet si trovano centinaia di cure alternative sicure e segrete (ma che sono visibili a milioni di individui sul web) che hanno guarito migliaia di persone dai mali più terribili (anche dal cancro, ci sono le testimonianze!!).
Ecco: il senso di insicurezza. Se un uomo si sente isolato, insicuro e senza amici tenderà a non agire a non muoversi dal suo stato.
Quando sei in gruppo, in comunità, sei più forte. L'uomo è un animale da branco, non per niente le grandi rivoluzioni non sono state mai solitarie ma sempre create da masse enormi di cittadini che da sole sono state capaci di far cadere governi, poltrone e re.
Qualcuno potrebbe pensare che fortunatamente ci sono i governi che con il loro controllo sulla cultura e sulla crescita sociale pongono un freno a queste pericolose derive superstiziose.
Ma in Italia il Ministero dei Beni Culturali (già, "culturali") patrocina una tramissione televisiva che si chiama Voyager che parla di UFO, maledizioni di faraoni, uomini falena, viaggi nel tempo e... naturalmente... del Sacro Graal. Vi sembra normale e ragionevole? Non è sospetto? Non è una tessera di un grande puzzle che si sta componendo?
Non essendo ammissibile che esistano padri di famiglia che non fanno uscire i figli da casa per paura delle scie chimiche come invece succede e che un uomo maturo e discretamente colto compri il bicarbonato per curare i propri cari dal cancro non ci sono altre spiegazioni, tutto ciò è indotto da chissà chi per rendere insicura la popolazione e controllarla con facilità.
Il complotto punta proprio a questo.
Distrarre la cultura per renderci ignoranti. Disordine, incertezza ed insicurezza.
Creare dei "finti nemici" per controllarci meglio.
Creare la "cultura dell'incultura": ciò che è falso diventa vero e su ciò che è vero bisogna dubitare sempre.
Che sia questo l'obiettivo del fantomatico NWO (Nuovo Ordine Mondiale)?
Quale sarebbe poi il modo di spegnere anche le residue forze di qualche sprovveduto resistente?
Annunciargli la fine.
Chi si ribellerebbe allo stato delle cose se fra tre anni ci fosse la fine del mondo?
A cosa servirebbero rivoluzioni, lotte e ribellioni se fra poco tempo tutto sarà finito? Senza speranza né futuro ogni resistenza è inutile, abbandoniamoci al nostro destino.
Dove trovo riparo e sostegno se non mi fido dei miei vicini, di chi mi dovrebbe proteggere e di chi mi circonda?
Ma se a curarci dal cancro sarà il meccanico a sistemarci la macchina il fornaio ed a cucire gli abiti l'idraulico, sarà davvero il caos e non serviranno asteroidi, pianeti nascosti o profezie Maya per distruggerci, ci penseremo da soli. Se lentamente ma inesorabilmente la superstizione prenderà il sopravvento e la cultura diventerà minoranza o élite, diventeremo (torneremo ad essere?) degli scimmioni con lo sguardo fisso ad adorare una stella cadente che ci possa spiegare gli avvenimenti o a stupirci dei lampi.
Il mio complotto immaginario è una provocazione, si tratta molto più banalmente di scelte commerciali, attira molto di più la piramide costruita dagli alieni piuttosto della storia della filosofia ma serve a comprendere che senza cultura tutto ci appare più buio, per questo serve la lotta all'ignoranza, alla disinformazione ed al pessimismo che impedisce di guardare avanti. La scienza, la cultura e lo studio sono le colonne del progresso, la superstizione e le credenze immotivate sono un ritorno alle caverne, al buio ed al freddo. La conoscenza guardacaso ottiene l'effetto opposto dell'intontimento millenarista: non esiste discriminazione tra gli uomini e non c'è cura per ricchi, non vi sono conoscenze per nobili né scoperte per miliardari, la scienza è di tutti e tutti la sfruttiamo per progredire.
Se non si comprende un avvenimento, informiamoci, studiamolo. Se non si sa come funziona un farmaco, approfondiamone i meccanismi, con curiosità, non con noia e se non abbiamo tempo o capacità di farlo chiediamo a chi certe cose le conosce per formazione o professione. Non fermiamoci alla superficialità di Google o alle parole di profeti improvvisati, di tuttologi e geni incompresi.
L'uomo deve proiettarsi al futuro con sguardo sveglio non con il cervello spento da incredibili leggende apprese davanti al monitor.
Perché un futuro, anche dopo il 2012, ci aspetta.
E se per caso nel 2012 davvero finiremo, Giacobbo non riuscirà nemmeno a scrivere un ennesimo libro sull'argomento, con la fine del mondo finirà anche lui, è questa sarà l'unica consolazione che farà riposare in pace la nostra anima, anzi a pensarci bene non andrà più in onda nemmeno Mistero, con Raz Degan.
Hai detto niente...
Vi lascio con un pensiero di Omraam Mikhaël Aïvanhov, filosofo e pedagogo bulgaro:
Non si può negare che il male esista; occorre vederlo e prendere delle precauzioni.
Ma anche se esiste, non è una buona ragione per non vedere altro.

Purtroppo, ci sono persone che si compiacciono nel male come se fosse per loro un nutrimento: vanno matti per gli scandali, le catastrofi, le sordidezze… Sostengono di parlare del male per denunciarlo, per combatterlo.
No, è falso; ne parlano perché lo amano, e ne godono.
Senza il male si annoierebbero, non avrebbero niente da dire, niente da scrivere. Bisognerebbe abituare i bambini sin da piccoli a interessarsi di preferenza a tutto ciò che è bello, buono, nobile, puro.
È talmente più benefico per la loro formazione! Del resto, è questa la vera pedagogia:
sforzarsi di nutrire nei bambini l’amore per tutto ciò che esiste di meglio, perché solo l’amore per la bellezza, per la bontà e per la giustizia permette veramente di neutralizzare il male in se stessi e negli altri.

Volgiamo al bene la realtà quindi, non restiamo impassibili perché la immaginiamo cattiva, ai nostri figli insegniamo ad essere curiosi, chiedere, approfondire, amare il bello ed a riservare il sospetto solo ai casi che lo meritano veramente, risparmiamogli fobie, paure e diffidenza, trasmettiamogli conoscenza, cultura, incoraggiamoli a capire, insegniamo ad amare, tutto, dipende da noi.
Alla prossima.
 
 Riferimenti e bibliografia:

- Alistair McCulloch: Why are there So Many Conspiracy Theories?
- Alex Birch: Conspiracy Theories
- http://www.corrupt.org/articles/conspiracy_theories/
- Luciano Arcuri: relazione convegno CICAP-Abano terme 2009
- Ted Goertzel Belief in Conspiracy Theories (Political Psychology 15: 733-744. 1994.
- Lawrence, Peters-Reasoning in believers in the paranormal. (J Nerv Ment Dis. 2004 Nov;192(11):727-33.).
- Goldberg, R.A. Who profited from the crime? Intelligence and National Security, 19, 249–261. 2004
- Groh, D. The temptation of conspiracy theory, or: Why do bad things happen to good people? In C. F. Graumann; S. Moscovici (Eds.) Changing conceptions of conspiracy (pp.1–37). New York: Springer-Verlag. 1987.
- Viren Swami and Rebecca Coles The truth is out there - The psycologist Volume 23 - Part 7 - Pages: 560-563. July 2010.


Per avere risposte sulle più diffuse teorie di complotto o in generale sulle bufale in rete consiglio:

Io, complottista (III parte)

Ecco la terza ed ultima parte dell'articolo sul complottismo. La prima parte è qui, la seconda qui.

Abbiamo visto com'è vasto l'argomento.
Da semplice "vezzo" per annoiati appassionati di catastrofismo si è talmente diffuso che qualcuno lo considera un problema sociale.

Negli Stati Uniti la figura del paranoico complottista è diventata un tormentone. Il "tin foil hat" è il copricapo fatto con un foglio di alluminio per proteggersi dal controllo mentale e dalle influenze nefaste, tipica fissazione dei paranoici più estremi.


Se il paranoico con il cappellino di alluminio è visto come un "innocuo" pieno di paure e fobie esiste al contrario il paranoico "per interesse", il professionista che vive di paranoia (in senso professionale) ed alimenta i paranoici in quanto suoi clienti.

Ha tutto l'interesse che la paranoia e la teoria del complotto non venga dimenticata, non passi mai di moda.
Il "guru" complottista non è un giornalista investigativo, non fa "inchieste" scottanti, non lavora per la verità ma vende sciocchezze. Credere che un complottista professionista sia come un giornalista sarebbe come paragonare il New York Times a Novella 2000.
Un vero "ricercatore della verità" (i complottisti amano questa definizione ed il corrispondente in inglese di "truther") si baserebbe su fatti, documenti, indagini comprovate da riscontri reali e prima di tutto va a cercarli in prima persona o si affida a report attendibili, non si basa sui video di You Tube o su siti internet amatoriali, un "ricercatore" che ricerca su Google è semplicemente un cronista dilettante. Se un medico si aggiornasse sull'enciclopedia medica per la famiglia verrebbe considerato quantomeno irresponsabile.

Un esempio potrebbe essere quello di Wikileaks che da semplice servizio di documentazione giornalistica è diventato un riferimento per l'ufficializzazione di veri e propri crimini governativi o di importanti eventi mai diffusi pubblicamente, tutti documentati e con riscontri certi, difficili da smentire, ufficiali. Questo sarebbe "complottismo" serio, quello che sparge il web di paure e bugie invece è gossip, né più né meno. Guardacaso i "complotti svelati" (traffico d'armi, vittime civili in guerre, incidenti mai rivelati, documenti mai pubblicati...) da Wikileaks non vengono smentiti nemmeno dai potenti governi accusati, quelli "svelati" dai complottisti sono smontabili con una semplice analisi superficiale e con il buon senso, soprattutto E naturalmente i complottisti sostegono che Wikileaks faccia parte del complotto perché... diffonde fatti talmente scottanti che non è possibile dica la verità. È un loop continuo. Se non diffondi una notizia è perché c'è qualcosa sotto, se la diffondi evidentemente... c'è qualcosa sotto.
E c'è chi in tutto questo ci sguazza.

Tra gadgets, DVD, libri, video e pubblicità un vero e proprio centro commerciale che spazia dalla più incredibile storia degli UFO all'assassinio di Kennedy ed alla fabbricazione di vaccini velenosi. Dall'invasione dei rettiliani alla politica internazionale fino alle teorie pseudoscientifiche più assurde, un giro d'affari ben sviluppato che si nutre della credulità del prossimo e delle menti deboli ed ingenue dei clienti più creduloni. Il complottista fa della disinformazione il proprio lavoro.
Naturalmente il complottista professionista deve essere "povero, insidiato dai potenti ed amante della verità", che conosce solo lui ma è talmente perseguitato ed ha svelato verità talmente terribili ed angoscianti che è libero di dirle a tutti diffondendole sul web e pubblica libri e DVD. Ancora più curioso il fatto che il complottista di professione lanci anatemi contro "il grande fratello", denuncia limitazioni della libertà, annuncia la costruzione di grandi campi di deportazione e per diffondere il suo messaggio utilizza la corrotta televisione e... internet che è il "luogo" più controllato, controllabile e gestibile a distanza del mondo. Come se una spia che dovesse inviare messaggi segreti li pubblicasse sulla bacheca del proprio ufficio.

Dalla rete, ripetuta dovunque e continuamente, il salto al mondo reale della bugia è rapidissimo. Una bugia ripetuta all'infinito rischia di apparire verità. Così tante teorie del complotto sbarcano sulla carta stampata, in TV ma anche nei banchi (teoricamente seri) di un parlamento (è successo anche da noi) con interrogazioni parlamentari e commissioni che nascono da informazioni reperite su internet e si autoalimentano, aumentano di dimensioni, le supposizioni diventano indizi, le teorie diventano presunte prove che si moltiplicano, si replicano e toccano gli spazi più reconditi dello scibile umano formando quella che ormai è conosciuta come la "teoria della montagna di merda" (si può dire montagna in un blog serio?). Qualsiasi incompetente, anche il più sordido degli ignoranti, sarà capace di produrre molta più spazzatura di quanta se ne possa spalare.

Questa caratteristica del complottismo si può notare in una discussione su questi temi. Il complottista porrà due dubbi, qualcuno li risolve ma il discorso non finisce lì. Subito altri due dubbi, che diventano quattro e toccheranno altri argomenti. Se l'interlocutore avrà avuto abbastanza pazienza e capacità per smontare pure questi ecco che ne appaiono altri otto, poi dieci, infine venti che toccheranno estremità inconcepibili per lo scibile umano. La discussione si chiude con la fisica quantistica, le lobby ed il movimento sionista, secondo gli argomenti trattati.
È un continuo spostamento di paletti: nessuna risposta andrà bene al complottista, lui non cerca risposte le ha già. Disinforma perché non è informato bene o perché vuole disinformare.

Nessuno può escludere che un giorno si possa scoprire che un avvenimento importante sia stato nascosto o falsificato da un governo o da un personaggio storico all'intera popolazione ma finché non esistono prove è inammissibile passare per certe delle supposizioni che lanciano dei sospetti così gravi.
Domani sicuramente scopriremo una cura molto più efficace delle attuali per il cancro ma pensare che esista oggi e che venga nascosta consapevolmente è folle.
E poi basterebbe una considerazione elementare per tagliare ogni fantasia: guadagnerebbe di più il medico (il ricercatore, lo scienziato) che scoprisse la cura del cancro rendendola pubblica o quello che scoprendola la nascondesse all'umanità?
Falsità pretestuose quindi e pure una colpa gravissima: la calunnia.
Il complottismo ha allora come scopo principale la disinformazione e proprio su internet la diffusione di questi teoremi del terrore ha avuto uno sviluppo incredibile. È stato visto ad esempio che il web è molto più fornito di pagine complottistiche che di siti culturali e ci si è chiesti quali potessero essere i metodi per limitare l'ondata di ignoranza e di incertezza che causano queste credenze.
Finora si è puntato sull'educazione, sull'informazione di chi utilizza il web ma si è presto notato che si tratta di un mezzo quasi del tutto inefficace. Questo perché i complottisti rifiutano la scienza in toto e soprattutto evitano il concetto di autorità. Se un complottista ha una convizione riguardante la salute non sarà certo un medico a tranquillizzarlo perché potrebbe essere parte del complotto.
Se un individuo è convinto che i terremoti siano di origine "artificiale", l'unico modo di informarlo sembrerebbe essere quello di spiegargli i meccanismi dei terremoti ma questo potrebbe non bastargli in quanto egli non accetterà spiegazioni da gente competente in materia in quanto questi farebbero parte del complotto.
Alla ricerca di metodi migliori di informazione alla fine ci si è arresti all'evidenza. Sembra che l'unico modo per bilanciare i danni del complottismo sia il dialogo.
È forse il metodo più complicato (il complottista evita il dialogo) ma è l'unico che sembra portare dei frutti.
Un metodo può essere quello di "accettare" anche le teorie più bizzarre per poi discuterne i punti se possibile serenamente e solo allora poter ritenere compiuta l'opera di corretta informazione.
Ma attenzione nel non cadere nella paranoia opposta.
Esiste la figura del "debunker", è colui che smonta le teorie di complotto o le bufale e le leggende metropolitane, studiandone e documentandone la falsità (io sarei una sorta di "debunker medico."... un med'bunker appunto...).
È un'opera sicuramente meritoria. Decine di blogger (soprattutto) sparsi in tutto il mondo, combattono a suon di documenti, opinioni di esperti, grandi dossier, le credenze disseminate nel web. È un lavoro immane.
Ma accanto ai paladini del buon senso e della ragione il tarlo della paranoia è sempre in agguato: esiste un estremismo anche in questo senso, se il complottista è un "paranoico del male", esistono scettici che rappresentano una sorta di "paranoico del bene". Nulla che vada contro la logica può essere accettato, a prescindere dagli argomenti. Tutto ciò che afferma un complottista è sciocco, senza appello e senza possibilità di ripensamento, chiusura a riccio davanti ad ogni affermazione che abbia solo l'aria di essere "complottista" e chi va contro è matto o delirante. È un atteggiamento identico a quello complottista ma speculare.
In realtà ogni volta che si legge un'affermazione poco "credibile" è bene documentarsi da varie fonti e cercare di capire chi fornisce le basi più attendibili su quell'argomento. Un elemento fondamentale è la PROVA. Un evento reale è un evento provato.
Questo se non si hanno le capacità o la cultura per studiare personalmente i vari argomenti che ci interessano. L'autorità inoltre (intendo chi si occupa per professione dei vari argomenti) ha il diritto di avere più voce in capitolo per il semplice motivo che con gli argomenti trattati ne ha a che fare ogni giorno, quindi almeno per esperienza. L'abito in questo campo fa quasi sempre il monaco essendo molto improbabile che un "dilettante" abbia più conoscenze ed esperienza di un professionista, non per niente i complottisti si travestono da "esperti" e si definiscono "ricercatori" quasi a darsi un'aria di accademicità che in realtà nemmeno sanno cosa significhi.
Il lavoro di indagine su una bufala, su una teoria di complotto è un lavoro faticoso ma spesso il catastrofista basa le sue parole su un termine decontestualizzato, su una traduzione sbagliata, su un video inguardabile. Costruisce un castello di sabbia che alla prima mareggiata viene cancellato inesorabilmente.

Io, complottista

Nonostante le analisi sociologiche e psicologiche dei complottisti li dipingano quasi come degli individui con problematiche intime, la realtà può essere ben diversa.
Le figure analizzate dagli studiosi si basano inevitabilmente su chi ha tratti estremi del comportamento complottista e su ciò che si legge su internet perché la "deviazione mentale" complottistica fa parte della personalità umana.
Il complottismo, nonostante sia un fenomeno abbastanza limitato ha un costo evidente. Antropologicamente la possibilità di non evolvere culturalmente e scientificamente sarebbe drammatico. Crearsi degli incubi e delle superstizioni farebbe piombare l'umanità in uno stato di timore, diffidenza e solitudine terribile.
Per questo bisogna fronteggiare l'avanzata delle pseudoscienze e delle superstizioni con decisione, impegno, con la voglia di crescere culturalmente e personalmente, è un dovere per le future generazioni ma già per i nostri figli, saperli cresciuti in un ambiente sano e "colto" è un obiettivo comprensibile. Il culto del bene e del bello deve prevalere su quello del male e del sospetto.
In Gran Bretagna il governo si sta impegnando tantissimo per stimolare lo spirito critico ed il ragionamento scientifico, credere al paranormale può essere un simpatico esercizio di fantasia ma basare le proprie azioni sulla possibilità che gli spiriti dei defunti possano punirci è l'ingresso della caverna più buia che esista: la superstizione atrofizza le menti.
La visione complottista e catastrofista della realtà inoltre è una visione negativa, pessimistica, maligna e maliziosa. Non ammirare i progressi dell'uomo e non sfruttarli (e non comprenderli a volte) è restare fermi e non approfittare delle bellezze, in senso lato, che ci riserva il nostro breve percorso terreno. Vivere nel bene, nell'ottimismo ed essere costruttivi e non distruttivi, è un investimento per noi e per i nostri figli.

Ma in ogni essere umano si cela un piccolo "complottista nascosto". Quante volte abbiamo pensato che il destino ce l'avesse con noi o che quella nuvola sembrava seguirci per rovinarci la giornata? Perché il vestito si macchia esattamente trenta secondi prima di uscire da casa quando abbiamo fretta?
Quante volte ad un esame o un test siamo stati convinti che il professore o il "giudicante" ce l'avesse con noi, nemmeno fossimo Lucifero in persona...?
Perché quando inciampiamo per strada guardiamo l'irregolarità del marciapiede come per rimproverarla ed invece non ci rimproveriamo per la nostra distrazione?

Perché se gli pneumatici si sgonfiano ce la prendiamo con loro come se fossero "volontariamente" protagonisti dei nostri problemi e dei nostri ritardi?

Siamo tutti un po' complottisti.

Dice un proverbio cinese: "Un gentiluomo attribuisce la colpa a se stesso, l'uomo comune la attribuisce agli altri".

Se l'automobile ci lascia a piedi ma perché "proprio in quel momento"?.
Non potrebbe essere colpa dei costruttori di pneumatici che non li fabbricano come dovrebbero per guadagnare di più?

Certo non pensiamo agli Illuminati o agli uomini in nero... ma qualcuno ce l'ha con noi, "è evidente"...
Se qualcosa o qualcuno davvero procurasse quei piccoli inconvenienti, ecco che la nostra vita sarebbe triste, in pericolo, la nostra intimità e le decisioni, controllate dall'alto, da qualcosa o qualcuno.
Se pensassimo invece che episodi del genere accadono ogni giorno a milioni di persone, il complotto assumerebbe bordi più sfumati, non sono destinati solo a noi (questi episodi) ma a tutti, quindi "forse" non è un complotto ma una coincidenza, il caso, il mio nervosismo o la fretta che mi ha fatto macchiare il vestito venti secondi prima di uscire da casa...
Se le coincidenze dei piccoli episodi le applichiamo a quelli grandi, agli avvenimenti storici, ecco che tutta la nostra storia diventa più evidente: che i complotti esistano non si mette in dubbio, ma perché un avvenimento storico sia definito complotto servono prove importanti, evidenze chiare, certezze, non "coincidenze".
"Sono sempre i migliori che se ne vanno" è la sintesi del pensiero complottista. "Tutti" ce ne andiamo, non solo "i migliori", possibile che ogni volta che succeda qualcosa che non comprendiamo pienamente ci deve essere una spiegazione, un motivo? Ma certamente, è la giustificazione per qualcosa di troppo grande per noi, come la morte, se ne è andato perché, come tutti i migliori, doveva toccare a lui.

Il complottismo è ìnsito nell'animo umano, è una fuga comoda da ciò che non accettiamo o il risultato dei luoghi comuni e delle credenze acquisite negli anni.
Siamo tutti complottisti ed in fondo lo sono anche io.

Disse Gibson, lo scrittore "profeta" del cyberpunk:

Conspiracy theories are popular because no matter what they posit, they are all actually comforting, because they all are models of radical simplicity.

[Trad: Le teorie di complotto sono popolari perché, non importa di cosa trattano, sono tutte realtà confortevoli, perché sono tutte modelli di semplicità totale.]

Affermare che "è tutto finto" è molto più rassicurante, definitivo e comodo del sapere che "qualcosa può non andare come crediamo".

Così ho il mio piccolo pensiero complottista da offrirvi.

Henry L. Mencken, giornalista e scrittore americano considerava "Huckleberry Finn", il romanzo di Mark Twain, come la miglior opera di letteratura americana (e non era l'unico a pensarlo) e portava spesso come esempio del tipico credulone ingenuo della periferia statunitense, le vittime dei ciarlatani Duke e Dauphin (il Duca e il Delfino nella versione italiana), due personaggi del romanzo che raggiravano la gente con le parole spillando quattrini con i quali comprarsi gli alcolici ed in questo contesto criticava ferocemente la democrazia americana che secondo lui era "l’adorazione degli sciacalli da parte dei somari". In pratica il "complotto" di Mencken era rappresentato da un governo che lasciava nell'ignoranza la popolazione per controllarla meglio ed in effetti la popolazione idiota non si rendeva conto di essere manipolata.

E veniamo ai giorni nostri: è possibile che nel 2010 si debba parlare di fantasmi e tavolini che si muovono? Possibile che certa gente pensi che i medici sono tutti lì a torturarci nascondendoci cure segrete e che i piloti di aerei siano tutti messi d'accordo per avvelenare la popolazione (e quindi loro stessi ed i loro figli)? Non è assurdo che c'è chi vede nei bellissimi disegni nel grano un messaggio alieno e nelle eruzioni vulcaniche un'arma segreta?
È giusto che scienziati, astronomi, medici, ingegneri, debbano perdere il loro tempo a spiegare o smontare teorie assolutamente improbabili? Un medico ha necessità di spiegare che il cancro non si può curare con il bicarbonato?
Un astrofisico deve studiare come spiegare che la Luna non è una navicella aliena?

E la televisione, che fino a pochi anni fa era una delle fonti di cultura, perché ci propina fenomeni paranormali ed UFO spacciandoli per scienza a tutte le ore e quando non lo fa ci addormenta con programmi di livello sottoterra?
Perché viene data dignità di "cronaca" in un drammatico programma nazionale alla visionaria che dice di aver visto i dischi volanti prelevare una ragazza scomparsa in un recente fatto di cronaca?

Perché diffondere insicurezza su tutto e su tutti? Perché i mezzi di informazione, i politici, i libri, internet ed i social network pullulano di fantasie passate per certezze?
Ma non è che il complotto consista proprio in questo?

Rendere idiota e passiva la gente, è questo il complotto!

Distrarre dai veri problemi, indurre a cercare un nemico invisibile ed inesistente, è questo l'inganno!!

L’adorazione degli sciacalli da parte dei somari?


Inculcare alla popolazione mondiale che viviamo in un mondo sempre meno sicuro, dove persino i governanti tramano contro la popolazione non esitando a massacrare migliaia di cittadini, dove la magistratura condanna solo chi fa comodo, i medici conoscono cure segrete condannando alla morte chi si ammala, e che pure le cure efficaci sono in realtà inutili è un modo per rendere la gente passiva, spaventata, paranoica. Non bisogna fidarsi di nessuno, non solo del proprio vicino che potrebbe essere un agente segreto ma nemmeno del vigile urbano che, in quanto rappresentante dell'autorità non esiterà ad eliminarci se dovesse essere necessario.
Non fidiamoci nemmeno del vecchio medico di famiglia. Se stiamo male è bene far da soli, cercando in internet si trovano centinaia di cure alternative sicure e segrete (ma che sono visibili a milioni di individui sul web) che hanno guarito migliaia di persone dai mali più terribili (anche dal cancro, ci sono le testimonianze!!).

Ecco: il senso di insicurezza. Se un uomo si sente isolato, insicuro e senza amici tenderà a non agire a non muoversi dal suo stato.
Quando sei in gruppo, in comunità, sei più forte. L'uomo è un animale da branco, non per niente le grandi rivoluzioni non sono state mai solitarie ma sempre create da masse enormi di cittadini che da sole sono state capaci di far cadere governi, poltrone e re.

Qualcuno potrebbe pensare che fortunatamente ci sono i governi che con il loro controllo sulla cultura e sulla crescita sociale pongono un freno a queste pericolose derive superstiziose.
Ma in Italia il Ministero dei Beni Culturali (già, "culturali") patrocina una tramissione televisiva che si chiama Voyager che parla di UFO, maledizioni di faraoni, uomini falena, viaggi nel tempo e... naturalmente... del Sacro Graal. Vi sembra normale e ragionevole? Non è sospetto? Non è una tessera di un grande puzzle che si sta componendo?

Non essendo ammissibile che esistano padri di famiglia che non fanno uscire i figli da casa per paura delle scie chimiche come invece succede e che un uomo maturo e discretamente colto compri il bicarbonato per curare i propri cari dal cancro non ci sono altre spiegazioni, tutto ciò è indotto da chissà chi per rendere insicura la popolazione e controllarla con facilità.
Il complotto punta proprio a questo.

Distrarre la cultura per renderci ignoranti. Disordine, incertezza ed insicurezza.
Creare dei "finti nemici" per controllarci meglio.
Creare la "cultura dell'incultura": ciò che è falso diventa vero e su ciò che è vero bisogna dubitare sempre.
Che sia questo l'obiettivo del fantomatico NWO (Nuovo Ordine Mondiale)?
Quale sarebbe poi il modo di spegnere anche le residue forze di qualche sprovveduto resistente?
Annunciargli la fine.
Chi si ribellerebbe allo stato delle cose se fra tre anni ci fosse la fine del mondo?
A cosa servirebbero rivoluzioni, lotte e ribellioni se fra poco tempo tutto sarà finito? Senza speranza né futuro ogni resistenza è inutile, abbandoniamoci al nostro destino.
Dove trovo riparo e sostegno se non mi fido dei miei vicini, di chi mi dovrebbe proteggere e di chi mi circonda?
Ma se a curarci dal cancro sarà il meccanico a sistemarci la macchina il fornaio ed a cucire gli abiti l'idraulico, sarà davvero il caos e non serviranno asteroidi, pianeti nascosti o profezie Maya per distruggerci, ci penseremo da soli. Se lentamente ma inesorabilmente la superstizione prenderà il sopravvento e la cultura diventerà minoranza o élite, diventeremo (torneremo ad essere?) degli scimmioni con lo sguardo fisso ad adorare una stella cadente che ci possa spiegare gli avvenimenti o a stupirci dei lampi.

Il mio complotto immaginario è una provocazione, si tratta molto più banalmente di scelte commerciali, attira molto di più la piramide costruita dagli alieni piuttosto della storia della filosofia ma serve a comprendere che senza cultura tutto ci appare più buio, per questo serve la lotta all'ignoranza, alla disinformazione ed al pessimismo che impedisce di guardare avanti. La scienza, la cultura e lo studio sono le colonne del progresso, la superstizione e le credenze immotivate sono un ritorno alle caverne, al buio ed al freddo. La conoscenza guardacaso ottiene l'effetto opposto dell'intontimento millenarista: non esiste discriminazione tra gli uomini e non c'è cura per ricchi, non vi sono conoscenze per nobili né scoperte per miliardari, la scienza è di tutti e tutti la sfruttiamo per progredire.
Se non si comprende un avvenimento, informiamoci, studiamolo. Se non si sa come funziona un farmaco, approfondiamone i meccanismi, con curiosità, non con noia e se non abbiamo tempo o capacità di farlo chiediamo a chi certe cose le conosce per formazione o professione. Non fermiamoci alla superficialità di Google o alle parole di profeti improvvisati, di tuttologi e geni incompresi.

L'uomo deve proiettarsi al futuro con sguardo sveglio non con il cervello spento da incredibili leggende apprese davanti al monitor.

Perché un futuro, anche dopo il 2012, ci aspetta.
E se per caso nel 2012 davvero finiremo, Giacobbo non riuscirà nemmeno a scrivere un ennesimo libro sull'argomento, con la fine del mondo finirà anche lui, è questa sarà l'unica consolazione che farà riposare in pace la nostra anima, anzi a pensarci bene non andrà più in onda nemmeno Mistero, con Raz Degan.
Hai detto niente...

Vi lascio con un pensiero di Omraam Mikhaël Aïvanhov, filosofo e pedagogo bulgaro:

Non si può negare che il male esista; occorre vederlo e prendere delle precauzioni.
Ma anche se esiste, non è una buona ragione per non vedere altro.

Purtroppo, ci sono persone che si compiacciono nel male come se fosse per loro un nutrimento: vanno matti per gli scandali, le catastrofi, le sordidezze… Sostengono di parlare del male per denunciarlo, per combatterlo.
No, è falso; ne parlano perché lo amano, e ne godono.
Senza il male si annoierebbero, non avrebbero niente da dire, niente da scrivere. Bisognerebbe abituare i bambini sin da piccoli a interessarsi di preferenza a tutto ciò che è bello, buono, nobile, puro.
È talmente più benefico per la loro formazione! Del resto, è questa la vera pedagogia:
sforzarsi di nutrire nei bambini l’amore per tutto ciò che esiste di meglio, perché solo l’amore per la bellezza, per la bontà e per la giustizia permette veramente di neutralizzare il male in se stessi e negli altri.

Volgiamo al bene la realtà quindi, non restiamo impassibili perché la immaginiamo cattiva, ai nostri figli insegniamo ad essere curiosi, chiedere, approfondire, amare il bello ed a riservare il sospetto solo ai casi che lo meritano veramente, risparmiamogli fobie, paure e diffidenza, trasmettiamogli conoscenza, cultura, incoraggiamoli a capire, insegniamo ad amare, tutto, dipende da noi.


Alla prossima.



Riferimenti e bibliografia:

- Alistair McCulloch: Why are there So Many Conspiracy Theories?
- Alex Birch: Conspiracy Theories
- http://www.corrupt.org/articles/conspiracy_theories/
- Luciano Arcuri: relazione convegno CICAP-Abano terme 2009
- Ted Goertzel Belief in Conspiracy Theories (Political Psychology 15: 733-744. 1994.
- Lawrence, Peters-Reasoning in believers in the paranormal. (J Nerv Ment Dis. 2004 Nov;192(11):727-33.).
- Goldberg, R.A. Who profited from the crime? Intelligence and National Security, 19, 249–261. 2004
- Groh, D. The temptation of conspiracy theory, or: Why do bad things happen to good people? In C. F. Graumann; S. Moscovici (Eds.) Changing conceptions of conspiracy (pp.1–37). New York: Springer-Verlag. 1987.
- Viren Swami and Rebecca Coles The truth is out there - The psycologist Volume 23 - Part 7 - Pages: 560-563. July 2010.


Per avere risposte sulle più diffuse teorie di complotto o in generale sulle bufale in rete consiglio: