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sabato 7 agosto 2010

Io, medico prezzolato

Il post è tra il serio ed il faceto. Un post "estivo", leggero visto che anche io dopo un anno piuttosto stressante dal punto di vista lavorativo, mi sto godendo un po' di relax e di mare e poi dopo articoli che descrivono comportamenti disgustosi che procurano rabbia a chi legge, affrontare un argomento serio con un po' di superficialità può servire a riflettere senza grande impegno.
Poche righe riservate alle battute però, perchè tutto quello che leggerete è frutto dei miei anni da "medico prezzolato", di rappresentante della "medicina ufficiale", di quello che a detta degli "alternativi" in malafede, è il male assoluto: la medicina che incontra chi produce farmaci. Per chi vuole demolire la medicina c'è un tormentone ormai giunto alla noia: i medici che fanno parte del grande complotto con le multinazionali del farmaco.

Nell'immaginario collettivo, la figura del medico che viene riempito di soldi, regali costosi, viaggi regalati per le destinazioni più esotiche che esistano è abbastanza consolidata. Sarà vero? E' solo una ridicola leggenda metropolitana messa in giro per diffondere sfiducia nella figura di chi dovrebbe pensare alla nostra salute?
Un medico che riceve da una casa farmaceutica un regalo costoso (un orologio di marca ad esempio) sarà condizionato nelle sue prescrizioni? Ed uno che riceve una penna di plastica?

Non sono a conoscenza di tutto quello che ricevono in regalo i medici di tutto il mondo ma vi farò entrare tramite la mia esperienza e le mie conoscenze in argomento in un mondo "proibito", quello dei contatti tra case farmaceutiche e medici, quello che molti vedono come una prova della collusione tra produttori e prescrittori.
Io, medico prezzolato, prescrivo quello che mi conviene, non che conviene alla salute del mio paziente.

Vediamo cosa succede quando le multinazionali incontrano i medici.

La figura che connette le aziende farmaceutiche ed i medici (quindi il produttore di medicine con chi materialmente le prescrive) è l'informatore scientifico del farmaco, detto anche informatore farmaceutico (qualcuno volgarmente li chiama "rappresentanti di medicinali", definizione che io non trovo comunque offensiva).
Esistono diverse tipologie di informatore: quello altamente professionale, quello "amicone" ed a volte si incontra l'informatore suadente (uomo o donna) che fa del fascino la sua arma e che ha tutta una sua tecnica personale di marketing. L'attività è svolta nella quasi totalità dei casi da laureati in discipline biologico-chimiche (quasi sempre in biologia, ma anche in farmacia o chimica), l'informatore quindi non è uno sprovveduto o un incompetente.
Il lavoro si svolge quasi sempre in due sedi: o in ospedale o presso lo studio privato del medico.
Quasi tutti i medici ed i reparti ospedalieri prevedono dei giorni e degli orari precisi per ricevere gli informatori del farmaco.
Chi ti viene a trovare si presenta con il suo nome e nominando l'azienda di appartenenza. Puoi incontrare chiunque: c'è l'informatore della multinazionale potentissima e conosciuta e quello della piccola azienda locale, quasi tutti sono forniti di materiale informativo e campioncini di farmaci.
L'incontro è in genere informale.
Ci si siede, l'informatore presenta i prodotti della sua azienda, fa conoscere le "nuove uscite", spiega l'azione, i costi, le indicazioni (e le controindicazioni), chiede al medico se ne è a conoscenza, se ha dubbi e se è tutto chiaro.

Dal mio punto di vista il lavoro dell'informatore è preziosissimo ne sono più che convinto. Molti farmaci (i prodotti farmaceutici sono ormai migliaia, è una giungla vastissima) soprattutto le nuove produzioni, sono conosciuti proprio grazie al lavoro di chi viene ad illustrarti i prodotti.
Indicazioni, posologia, meccanismo d'azione non sono semplici da trovare se non si è forniti del materiale che procura l'informatore o se si è pigri e ci si "accontenta" di informazioni generiche. Spesso si mostra anche letteratura medica, si fanno confronti con altri farmaci.
Dipende anche dal rapporto che hai con l'informatore. Se lo conosci da tempo diventi quasi un amico e l'incontro sarà molto più veloce e sbrigativo, in un certo senso ti fidi di lui e di quello che propone. Se invece non c'è conoscenza profonda ci si soffermerà sugli aspetti di un prodotto, sui costi, sulle esperienze di un reparto con quel farmaco eccetera...
Io preferisco di gran lunga l'informatore professionale, quello che viene da te presentandoti il farmaco con tutte le sue caratteristiche, meglio se fornito di letteratura, dati e numeri, breve ma preciso.
Questo perchè esiste anche la figura dell'informatore "amicone", quello che evita di presentarti volumi e dati, statistiche e proiezioni e con una pacca sulla spalla ed un sorriso ti chiede di "dargli una mano" con quel prodotto o con l'altro.
Spessissimo un'azienda ha un farmaco che esiste già e che producono altri. Concorrenza.
In questo senso essendo il prodotto lo stesso, molte aziende puntano proprio a questo: probabilmente la differenza la farà l'informatore scientifico, più medici si conoscono, più riesce a estendere i suoi contatti più possibilità ci saranno di far prescrivere il farmaco rispetto alla concorrenza.
Ultima categoria che quasi sempre appartiene alle piccole aziende che non producono farmaci ma prodotti farmaceutici secondari (integratori, test diagnostici, vitamine) è quella della "femme fatale".
In genere si tratta di ragazze molto giovani ed avvenenti, vestite più da discoteca che "da lavoro": minigonne inguinali e spacchi strategici possono fare la differenza.
Ho visto colleghi sbavare per una vitamina A ed altri saltellare con il rischio di colpo della strega mentre leggevano le indicazioni di una purga alla marmellata di prugne.
Io al contrario, essendo molto timido, fuggo questo tipo di informatore, non riesco a far finta di essere interessato alla marmellata contro le emorroidi quando è chiaro il messaggio reale: "tanto più è profonda la mia scollatura, quanto più prescriverai la mia marmellata". Non riesco proprio, o la marmellata o la scollatura e visto che sono in servizio, preferisco la marmellata.

La storia dei regali favolosi è molto relativa.
Ammettendo esistano dei casi di questo tipo devo dire che mi sembrano molto isolati. Ma molto proprio: casi unici, tanto da suscitare scalpore anche tra colleghi.
Considerando che il mio ingresso nel mondo della medicina è iniziato già prima della laurea, posso dire di lavorare in ospedale da più di 15 anni.
Ho creato in fondo alla pagina di questo blog, una lista di ciò che mi regalano le casa farmaceutiche tramite i loro rappresentanti. La lista è reale. Non ho ricevuto niente oltre a quello che si legge.
I "regali" più gettonati sono le penne. Penne di plastica di tutti i tipi, di scarso valore con stampato il nome del medicinale o dell'azienda; il mio portapenne di cartone pressato che ho in studio (regalatomi da un'industria farmaceutica). contiene penne di tutte le forme, prima o poi le dovrò contare ma a occhio e croce saranno una trentina Seguono i blocchetti di appunti: fogli bianchi a tonnellate.
Quando sei un giovanissimo medico (oppure uno studente o uno specializzando al primo anno), vai alla ricerca dei "gadgets" delle case farmaceutiche: avere nel taschino una penna con il nome del farmaco "come i medici veri" ti fa sentire grande. Quando cresci ed hai sulla scrivania del tuo studio circa 600 penne di plastica che sciogliendole potresti costruirci la Tour Eiffel in versione futuristica non ne puoi più. Le accetti per cortesia ma hai la nausea, delle penne e dei blocchetti di appunti.

Ho uno zio che era medico di famiglia (ormai in pensione da anni). Massimalista, era cioè quello che in gergo aziendale viene detto un "grande prescrittore", uno che riceve file di vecchietti con la lista della spesa per farsi prescrivere decine di farmaci.
Da lui ho frequentato un paio di anni per fare esperienza, quella vera, del contatto con la nonnina ipertesa o con il signore "con la prostata". Ebbene, non ha mai fatto un viaggio regalato dalle aziende e non l'ho mai visto con "beni" preziosi avuti da "Big Pharma". E' un padre di famiglia che si è sempre guadagnato da vivere e se gli chiedessi cos'è "Big Pharma" probabilmente mi guarderebbe allibito.
Così posso dire lo stesso della mia esperienza.

Non ho mai visto un informatore scientifico farmi l'occhiolino allungandomi qualche biglietto da 500 euro nè sussurrarmi di faraonici premi in cambio di una o l'altra prescrizione.
Non mi è mai capitato (nemmeno quando ho fatto l'esperienza di "medico di famiglia") di ricevere da informatori proposte indecenti o pacchi regalo davanti la porta di casa.
I regali favolosi li ricevono tutti gli altri?
Sono io che non conto nulla (eppure sono un medico ospedaliero che vede centinaia di pazienti al giorno) o ho la faccia troppo "pulita" per ricevere queste proposte?

Non credo che la famiglia WeWee sia più onesta o pulita di altre, credo che la storia dei regali faraonici ai medici per convincerli a prescrivere un farmaco piuttosto che un altro sia fondamentalmente una sciocchezza, una sorta di leggenda metropolitana.
I "complotti" sono ben altri ed ad altri livelli.
Eccezioni ce ne saranno, non lo metto in dubbio, ma sono appunto eccezioni, leggerezze commesse da chi, come in qualsiasi altra attività, scambia la propria professione come un'occasione imperdibile per approfittarsene.

In tutti i miei anni di professione ho ricevuto solo due regali "costosi". Il primo fu un pranzo in un ristorantino in riva al mare a due passi dalla mia città. Era uscito un nuovo farmaco e l'informatore invitò alcuni medici del reparto a quel pranzo.
Mangiammo bene.
Il secondo fu un testo scientifico, molto interessante e che cercavo. Devo dire che lo conservo gelosamente e mi è servito tantissimo.
Trovate scandaloso che una casa farmaceutica regali testi scientifici ad un medico?
Io no. Anzi, magari regalassero questo invece di inutili calendari in cartone o temperamatite in legno, i libri sono cultura, sapere, arte ed in fondo vanno anche a vantaggio dei miei pazienti.

Se le mie prescrizioni sono state condizionate da quei "regali"? Non credo, non ricordo nemmeno la casa farmaceutica che offrì il pranzo. Inconsciamente? Boh, direi di no, non posso escluderlo anche se si è talmente bombardati da visite di informatori, proposte, letteratura, informazioni che alla fine scegli quello che vuoi non quello che "si presenta meglio" e ti offre qualcosa.
Oltretutto la maggioranza dei medici ha degli schemi mentali.
Per fare un esempio "neutrale": se da quando faccio questo mestiere ho prescritto il paracetamolo come antifebbrile ed ho avuto buoni risultati, il fatto che mi presentino altri 200 antifebbrili e tutti dicano di essere migliori del paracetamolo (perchè l'informatore naturalmente deve rappresentare la sua azienda)  molto difficilmente mi farà cambiare tipo di prescrizione ed a meno che venga prodotto un nuovo farmaco rivoluzionario continuerò con il mio fedele e caro paracetamolo: efficace, poco costoso, effetto veloce e relativamente sicuro e soprattutto non devo nemmeno fare lo sforzo di ricordare 199 nomi diversi di antifebbrili tutti uguali.
Perchè dovrei cambiare?
E se uno degli informatori mi regalasse un viaggio di piacere mentre mi presenta il suo nuovo antifebbrile che "naturalmente" è meglio del paracetamolo?
Io rifiuterei probabilmente. L'ho fatto spesso.
Ma se proprio dovessi accettare, nessuno mi obbligherà a prescrivere il nuovo antifebbrile e soprattutto non cambierei anni di abitudine e sicurezza per un viaggio che, piacevole quanto vuoi, alla fine passa e si dimentica mentre i pazienti sono sempre lì a chiederti aiuto.
Devo dire che gli informatori che hanno un "regalo" piuttosto importante (le rare volte che capita...e mi riferisco sempre a valori "relativamente" grandi, per esempio l'iscrizione ad un congresso con viaggio pagato, non parlo certo di vacanze alle Maldive, mai offerte da nessuno) lo propongono con molta discrezione, quasi timidamente. Probabilmente sanno che non possono farlo non conoscono inoltre la reazione del medico. Potrebbe offendersi, rimproverarli, si potrebbe ottenere l'effetto contrario della desiderata "buona immagine" tanto ricercata dalle aziende. Questo lo sanno gli informatori. Non solo offrire "regali" costosi è proibito dalla legge ma non è nemmeno detto sia apprezzato dal medico. Molti lo vedrebbero per quello che è, non come un gesto di cortesia ma come un tentativo di influenza.

Uno dei "trucchi" che ho notato ultimamente è un vago "tour per visita alle strutture aziendali di fabbricazione" di un determinato farmaco.
La multinazionale tedesca per esempio ti inviterà a visitare la sua sede e le fabbriche in Germania e quella spagnola ti pagherà viaggio, vitto ed alloggio per visitare le sue strutture a Madrid, in 2-3 giorni fai tutto.
Voi accettereste?
Avreste un occhio di riguardo per chi vi offre queste "gite" fuori porta?
Un tipo di "regalo" abbastanza comune è l'iscrizione ai congressi ed ai corsi.
Un medico coscienzioso e serio non può fare a meno di aggiornamento. Se resto fermo a quello che ho studiato nei libri universitari rischierei non solo di applicare una medicina vecchia e stantìa ma di essere pure pericoloso per i miei pazienti. Conoscere nuove linee guida, nuovi protocolli, confrontarsi con altre realtà, altri colleghi, discutere di una terapia, dei risultati, conoscere casi nuovi, interessanti, spettacolari, è fondamentale.
Un congresso (quando organizzato bene) è una fonte di conoscenza ed aggiornamento immensa e fondamentale per tutti i medici.
Forse non tutti sanno che ai congressi non si va gratis. Un buon congresso dura 2-3 giorni in genere (parlo di quelli nazionali, esistono congressi internazionali che durano una settimana). Iscriversi, avere cioè il diritto di partecipare alle sedute, ottenere il materiale, i testi delle relazioni, entrare negli stand, partecipare pienamente cioè, è praticamente obbligatorio. Mediamente iscriversi ad un congresso costa circa 500 euro, se poi si parla di corsi con addirittura sedute di esercitazione pratica (corsi di chirurgia ad esempio o di ecografia) si arriva a cifre molto alte (2000-3000 euro e più).
Mettiamo una media di 1000 euro per un buon congresso. Aggiungiamo le spese di trasporto, vitto ed alloggio, per un congresso si arriva a spendere tranquillamente anche una cifra di 2-3000 euro in media. In un anno in genere si svolgono decine di congressi ma nel mio caso preferisco andare a pochi congressi importanti che sorbirmi decine di piccole riunioni. In un anno in genere riesco a seguire due congressi.
Le case farmaceutiche partecipano attivamente nell'organizzazione dei congressi medici. Finanziano il pagamento delle spese (sale riunioni, albergo per i relatori, traduttori, tecnici, pranzi, materiale, stand...) ed in cambio dispongono di un loro spazio al congresso (per esempio con un'esposizione di prodotti o con una dimostrazione di un'apparecchiatura).
Le case farmaceutiche più grosse inoltre hanno un certo numero di iscrizioni al congresso da "regalare" ai medici.
Liberi di non crederci ma su decine di congressi ai quali ho partecipato ne ricordo solo 2-3 la cui iscrizione fu pagata da aziende farmaceutiche, il resto li ho pagati interamente io.
Il fatto che un medico si aggiorni e partecipi ad importanti congressi, credetemi, è vitale soprattutto per i suoi pazienti.
Sui luoghi scelti per organizzare congressi c'è sempre stata molta polemica (unita anche qui a leggenda). I congressi più importanti sono svolti in città importanti: capitali europee, città d'arte, località turistiche molto note. Fa impressione sapere che un medico parteciperà ad un congresso che si tiene a Capri piuttosto che a Taormina ma dove si dovrebbe organizzare un congresso di una settimana?
In un eremo? Nel deserto dei Gobi?
Le lunghe sessioni congressuali, se sono interrotte da un bel panorama o da una gita la sera, cosa avrebbero di scandaloso?
Un congresso organizzato alla foce delle fogne di Calcutta sarebbe più seguito, interessante, utile?
Non credo.
Cosa dovrebbe fare allora un medico corretto se gli offrissero un congresso "sponsorizzato" da una multinazionale del farmaco?
Se oggi mi offrissero un congresso non credo che rifiuterei, per quale motivo dovrei. Se dovessi pensare io a pagarmi tutti i congressi che mi interessano credo andrei presto sul lastrico. Qualcuno potrebbe anche essere tentato di non partecipare a congressi costosi (leggi importanti) e se da un lato danneggia la sua professionalità dall'altro danneggia chi ha in cura.
Non trovo l'abitudine di finanziare i congressi come qualcosa di scorretto o poco etico. Mi sembra anzi un buon modo per incoraggiare la partecipazione dei medici a questi importanti incontri. Davanti a certe cifre un medico (soprattutto i più giovani) potrebbe evitare di partecipare, molto meglio spenderli in vacanze o per la famiglia che in lunghe ed estenuanti riunioni scientifiche.
Trovare quindi qualcuno che ci pensa mi sembra un buon incentivo.
Ma attenzione, non è corretto che un medico *chieda* ad una casa di pagare il congresso, trovo molto più corretta la formula che applicano alcune aziende: comunicano al responsabile del reparto il numero di posti che sono disponibili ad iscrivere al congresso a loro spese. Sarà poi il direttore o il primario a decidere quanti medici e quali debbano andare al congresso (chi è più interessato, chi ne ha bisogno, chi si occupa di certe cose, eccetera). Ricordiamoci comunque che anche questa pratica è proibita dalla legge e le aziende farmaceutiche in genere la aggirano. Credo ad esempio (è una mia supposizione) che l'azienda non appaia mai ma che sia un privato (in genere l'informatore farmaceutico) che iscrive personalmente i medici "sponsorizzati".

Ecco, vi ho rivelato un segreto di "Big Pharma", fatene ciò che volete.

Naturalmente la "sponsorizzazione" non dovrebbe significare preferenza per una casa farmaceutica rispetto all'altra, ma questo sta all'onestà ed alla sensibilità di ciascun professionista, come per qualsiasi professione.
Di colleghi ne ho conosciuti tanti nella mia carriera e gli esempi di "collusione" che ho incontrato sono stati davvero pochissimi, più unici che rari ed erano tutte persone fondamentalmente isolate dal resto dei colleghi, conosciute per quel "vizietto" di richiedere "bonus" dalle aziende in cambio di prescrizioni.
Bisogna poi vedere se quelle promesse di prescrizione venivano mantenute...anche questo è vero...
D'altra parte non ho mai ricevuto pressioni o "consigli" da parte di primari o di miei superiori per la prescrizione di un particolare farmaco e non mi sono mai sentito in "dovere" (per ricambiare qualcosa o per riconoscenza) di prescrivere un particolare medicinale.

Sull'esistenza di regali faraonici quindi si entra nella leggenda.
Non posso giurare non esistano (anzi, probabilmente qualcuno li riceverà, ma non certo un WeWee qualsiasi), so solo che tra noi medici giovani (quando ero in specializzazione) si vociferava di incredibili regalìe al professore. Uno di noi giurava che il mio prof, appassionato di barca a vela, si era visto recapitare a casa un'intera vela completa di albero e colore personalizzato da un informatore scientifico.
Ora, non so nemmeno se un regalo del genere sia possibile e "normale" (me lo dicano gli appassionati di vela) ma si è sempre trattato di voci, nessuna prova del misfatto.
Così negli anni, in ogni posto di lavoro che ho frequentato, i rispettivi primari erano destinatari dei regali più improbabili e milionari: chi trovava le chiavi di uno scooter nel tavolo della scrivania come omaggio dell'azienda X e chi riceveva un biglietto per due persone alle Maldive. Chi trovava la mattina un quadro di un famoso pittore sulla parete dello studio e chi riceveva a casa un gioiello per la moglie. Voci però, mai un riscontro. Si sussurrava, si diceva, tra un corridoio ed una settimana di ferie non data. Era il complottismo dei reparti di medicina (questa è bella, i medici complottisti...).


In realtà il settore è regolato da leggi molto restrittive, al limite del ridicolo.

I medici non possono ricevere (è proprio proibito per legge!) regali costosi,denaro o qualsiasi altra cosa che superi il valore di...20 euro annui.
è vietato concedere, offrire o promettere premi, vantaggi pecuniari o in natura, salvo che siano di valore trascurabile (non oltre i 20 euro annui per ogni medico) e siano collegabili all'attività del medico o del farmacista
Proprio così. Non si può fare.
La legge è molto restrittiva proprio per evitare "sgarri", mancato rispetto delle regole della correttezza, onestà.
A dire il vero si rischia di entrare nella paranoia. Un esempio sono i regolamenti della regione Puglia, che ricalcano quelli nazionali.

Con molti informatori del farmaco dopo anni di incontri si diventa amici, ci si scambiano pareri, si beve un caffè insieme: possibile che se incontro un informatore amico devo preoccuparmi di non prendere il caffè con lui o qualcuno potrebbe sospettare strani intrighi?

Questo rischio potrebbe diventare reale in Italia nel prossimo futuro.
Negli Stati Uniti lo è già oggi.

Le leggi asfissianti che regolano il rapporto tra aziende farmaceutiche e medici in quel paese, sono in certi casi assurde.
Nei congressi ad esempio se sei un medico rischi di non poter prendere la caramella messa sul tavolo di un'azienda per ricevere i medici presenti per una dimostrazione o per la presentazione di un nuovo farmaco.
Se sei un cardiologo e presentano un nuovo farmaco per il cuore devi stare attento a non prendere nulla dai tavoli a non accettare caffè, dolci, calendari, agende. Non lo dico per dire...è proprio così.

I medici americani sono rimasti allibiti quando all'ultimo congresso dell'ASCO (American Society of Clinical Oncology): i medici provenienti da ogni parte del mondo si fermavano negli stand delle varie aziende farmaceutiche (ognuno ha un tesserino con i dati personali e la nazione di provenienza, nel mio ci sarebbe stato scritto Dott. WeWee, blogger, Italia).
Così al medico islandese assieme alla brochure con tutta la letteratura scientifica riguardante un nuovo anti ipertensivo veniva dato in omaggio un mouse per computer, a quello francese assieme alla lista di farmaci dell'azienda XYZ veniva regalata una penna di plastica, chi era in attesa beveva un caffè e chi voleva poteva prendere un calendarietto in plastica del 2010 regalato dalla nota multinazionale.
Tutti potevano farlo tranne gli statunitensi.
Gli informatori, gentilmente ma fermamente, facevano presenti le nuove regole del mercato americano: ai medici statunitensi non si può regalare niente. NIENTE. Nemmeno una caramella o un caffè. Questo per evitare influenze nelle scelte terapeutiche e per annullare le accuse di collusione tra medici ed aziende farmaceutiche.
Ogni industria inoltre può segnalare in appositi bollettini i nominativi dei medici che hanno accettato senza poterlo fare, degli omaggi dalle altre case farmaceutiche indicando anche il tipo di omaggio.
Un giorno potreste leggere quindi: Dottor Pallino: una caramella alla menta dall'azienda Farmaniente, Dott. WeWee: una tazza di the dall'azienda Farmatutto.

Ma è normale?
A me sembra una paranoia fuori luogo ed asociale. Viviamo in mezzo alle regole certamente, ma che diamine, i rapporti umani, le amicizie, non tutto ciò che cedo lo cedo per interesse e non tutto quello che prendo è fatto per un motivo di lucro.
Siamo esseri umani, posso scambiare due chiacchiere amichevoli con il rappresentante di una terribile multinazionale?
Ok, il complotto plutogiudomassoalienogiudaico, va bene, ma posso rilassarmi con un altra persona che lavora e discutere in tranquillità?

In ogni informatore devo vedere un lavoratore che si guadagna il pane o il diavolo tentatore che è lì per coinvolgermi nel grande complotto?
Se un informatore mi dice che il suo farmaco è meglio di quello della concorrenza sta solo facendo il suo lavoro e sta a me controllare o è un assassino prezzolato al soldo della CIA?

Ma non è questo "il grande fratello"?

Non è l'annullamento dei rapporti umani, il sospetto del prossimo, inculcare l'idea della diffidenza che ci rende automi buoni solo a lavorare e produrre? Perchè un informatore scientifico dovrebbe essere visto come un serpente tentatore e non semplicemente come qualcuno che fa il proprio (onesto, legale ed utile) lavoro?

Posso essere libero di conoscere 100 prodotti e scegliere in base alle mie conoscenze, al mio intuito, a quello che studio ed anche ai dati che mi presentano? Non succede per ogni professione che chi lavora anche grazie a te cerca di "rendersi simpatico"? Se un alunno regala una caramella ad un insegnante è un tentativo di corruzione e l'insegnante è un colluso? Oppure si tratta semplicemente di gentilezza e sta all'insegnante non farsi influenzare? Se il gelataio fa assaggiare il gelato prima dell'acquisto sta corrompendo o sta solo "vendendo" il suo prodotto?
Sarò io l'ingenuo...ma non mi sono mai sentito circondato da corruttori e mi reputo libero di scegliere secondo i miei criteri non influenzabili nè da una penna ma nemmeno da una cena pagata.

Voglio dire: il colluso, il disonesto, leggi o non leggi, restrizioni o libertà, resterà sempre un disonesto e generalmente vuole qualcosa in cambio delle sue "prestazioni" e questo accade (ditemi di no...) in qualsiasi categoria lavorativa.
Un medico onesto (o qualsiasi lavoratore onesto) non si farà certo condizionare da una penna o una gomma da cancellare ma neppure da un lungo viaggio o la proposta di chissà quale avventura.
Questo posso dirlo con sicurezza.
Non dipende nè da Big Pharma nè da improbabili bonus: dipende dalla tua onestà, come per qualsiasi attività.
Dall'altro lato non ho mai incontrato gente vestita di nero con l'auricolare ma brave persone, padri e madri di famiglia, ragazzi che si impegnano e guadagnano il loro stipendio.
Tutto questo dramma della corruzione non è certo nei "piccoli numeri" dei farmaci prescritti dal medico.
La regolamentazione e le leggi sono sacrosante e benvenute ma spero non si arrivi mai a quello che sta succedendo negli Stati Uniti, paranoia.

Io comunque continuerò a pubblicare i regali ricevuti durante il mio lavoro.
Mi era venuta l'idea di scrivere apposta "1 viaggio a Bora Bora", giusto per vedere le reazioni, ma poi ho lasciato stare, rischiavo di passare per colluso, corrotto ed impostore. Sarà strano, ma come medico (e quindi teoricamente componente del grande complotto mondiale) non sono nè milionario nè ho la villa in un'isola esotica del mar dei Caraibi (non ho nemmeno la villa, se è per questo). Come la maggioranza dei medici, sono semplicemente uno che lavora, duro.
E senza fantasiosi complotti e senza aver bisogno di regali inesistenti, continuerò a farlo.

Alla prossima.

105 commenti:

  1. Scusa Wee a parte complimenti per il posto bellissimo ed interessante, ma dov'è la lista con i regali che hai ricevuto??? No è che ora sono curioso!!!

    Un saluto!

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  2. Mi era venuta l'idea di scrivere apposta "1 viaggio a Bora Bora", giusto per vedere le reazioni, ma poi ho lasciato stare, rischiavo di passare per colluso, corrotto ed impostore.

    ... ma lo sei ...
    Scherzo, non ti offendere, lavorando in ospedale vedo come funziona. Ai radiologi che conosco al massimo ho visto offrire "parte" (attenzione, non tutto!) di qualche grosso convegno all'estero, tipo quello mondiale che si svolge ogni anno a Chicago.
    Dato che ti difendo, non è che sarò colluso anch'io? :D


    Piccola correzione: verso la fine dell'articolo:
    e è per questo).ome
    Ti sei mangiato lo spazio e la C iniziale ;)

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  3. Sì sì, dì pure di essere onesto ma o non ho capito il senso della frase oppure, come tutti i medici collusi, venduti, al soldo di BigPharma, non dici cose vere

    "Poche righe riservate alle battute"

    Ti sembrano poche?!?

    :-D

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  4. In genere si tratta di ragazze molto giovani ed avvenenti, vestite più da discoteca che "da lavoro": minigonne inguinali e spacchi strategici possono fare la differenza.

    La cosa mi lascia inorridito.
    È inconcepibile che alcune aziende utilizzino simili mezzucci allo scopo di ottenere un qualche beneficio.


    Ho visto colleghi sbavare per una vitamina A ed altri saltellare con il rischio di colpo della strega mentre leggevano le indicazioni di una purga alla marmellata di prugne.

    Speriamo che a te non succeda mai di incorrere in questi rischi.
    WeWee, te lo dico francamente, se dovessero ripresentarsi tale categoria di informatore farmaceutico, non esitare nemmeno un momento e chiamami subito: ci penserò io a parlare con lei ed a correre il rischio del colpo della strega. Farò di tutto per integrarmi, persino con l'integratore. Anche se poi non mi integro (come disse l'esponenziale...sigh).
    Ma sono disposto a correre simili rischi pur di evitare, che qualcuno possa distrarti.
    Ed anche per vedere un qualche spacco strategico.



    Scherzi a parte, la storia degli omaggi degli informatori è piuttosto diffusa: se non vado errato, ne avevano parlato anche qualche anno fa a Report, citando appunto i viaggi "premio" per i congressi. Ricordo che nel servizio, avevano intervistato qualche medico e qualche informatore, i quali che avevano confermato la cosa,
    Un'altra cosa che ricordo del servizio giornalistico e che durante il congresso, i medici erano svogliati (a detta del giornalista) ma quando hanno visto le telecamere della Rai, hanno mostrato subito interesse per quanto diceva il relatore (sempre a detta del giornalista)

    Per la mia esperienza di utente di medico di famiglia, l'arrivo dell'informatore farmaceutico nelle studio medico, è fonte più che altro di malumore: quando arrivano, (a volte a coppie, a volte 3 o 4 tutti nella stessa giornata), passano davanti agli ammalati che attendono di poter essere visitati.

    È vero che se non saltassero la coda, molto probabilmente non basterebbe una settimana per visitare la metà dei medici che devono incontrare in una mattinata, ma i malati pensano per lo più ai propri mali.
    È altrettanto vero, che nelle sale d'aspetto degli ambulatori si trovano per lo più gente anziana che va dal medico sopratutto per fare 4 chiacchere (anche con il medico e non solo con gli altri pazienti) e rifornirsi di medicinali. E questo gli informatori lo sanno benissimo.

    Quando però una persona che stà veramente male si vede saltare davanti un informatore, gli zebedei iniziano a girare: sia al paziente(che nonostate la richiesta di poter visitare il medico, è costretto a cedere il proprio turno), sia all'informatore (il quale è convinto di avere davanti il solito paziente lagnoso e perdi tempo, e quindi chiede di esercitare il proprio diritto di avere la precedenza).

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  5. @ WeWee

    Io, medico prezzolato, prescrivo quello che mi conviene, non che conviene alla salute del mio paziente.

    Piu chiaro di cosi!.....

    RispondiElimina
  6. "La cosa mi lascia inorridito.
    È inconcepibile che alcune aziende utilizzino simili mezzucci allo scopo di ottenere un qualche beneficio."

    Trattasi di banalissima pubblicità.
    Perchè se si tratta di una lavatrice non è deontologicamente corretto e se si tratta di un cugino dell'aspirina è deprecabile?
    Non è da "furfanti" se c'è una modella che presenta un profumo?
    Siete mai andati a una fiera?
    Perchè è lecito che una moto o una macchina abbia la sua bella standista?
    Eppure, la qualità di un veicolo civile, su cui viaggiano delle persone e che deve circolare nel traffico è una questione piuttosto seria in termini di sicurezza, affidabilità.
    Come possiamo affidarci a delle ditte che *gosh* fanno addirittura promozione del loro prodotto.
    O semplicemente si ha la tendenza a considerare un farmaco come qualcosa pro-bono e dovuto.
    Posso capire il rigore se si tratta di farmaci specifici e freschi di brevetto per patologie di una certa gravità, ma onestamente, due aziende non possono farsi una guerra a colpi di spot per promuovere un antiinfluenzale o la pomata per le emorroidi? Nel momento in cui c'è un riconoscimento del farmaco in quanto tale e non è "polvere di fate" a me importa poco.
    Sta poi alla fiducia e alla competenza del medico o del farmacista consigliare questo o quello.
    Senza contare che con i generici la scelta e la lotta per promuovere il proprio prodotto è diventata strenua.
    Una volta l'aspirian era aspirina e basta.
    Se vado in una farmacia, anche piccola, e chiedo tutti i cugini della familiare scatola bianca e verde, c'è solo l'imbarazzo della scelta

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  7. @ Roovalk

    per gli omeopatici in farmacia c è praticamente il monopolio della Boiron, quindi non ci sono pericoli di avere degli imbarazzi nella scelta immediata, purtroppo.

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  8. dov'è la lista con i regali che hai ricevuto??

    In fondo la pagina del blog, scorri tutta la pagina fino alla fine, dovresti vederla...

    Posso capire il rigore se si tratta di farmaci specifici e freschi di brevetto per patologie di una certa gravità

    Devo dire, ora che ci rifletto, che in caso di farmaci "importanti" o molto delicati, la "pubblicità" è molto meno "frivola" e si tende a presentare il prodotto con più professionalità e scientificità.

    Piccola correzione

    Grazie, fatto.

    Ecco come i complottisti vedono Doc

    Grandissimo Fantozzi, uno dei miei miti.
    :)

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  9. non ci sono pericoli di avere degli imbarazzi nella scelta immediata

    Eppure gli informatori "scientifici" omeopatici li ho incontrati spesso, per loro sfortuna perchè chi è venuto da me una volta non si è ripresentato più per quanto gli ho rotto le scatole con le mie domande (senza risposta).
    :D

    Uno aveva anche gli omeopatici contro il cancro e l'ho mandato via con un compitino per casa: portarmi un lavoro scientifico con i dati di efficacia di quel prodotto: non l'ho più visto poverino...
    :)

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  11. @ ilcaos: come sarebbe non c'è scelta? La scelta c'è eccome: è fra regalare i soldi al signor boiron e tenerseli in tasca. L'effetto, come ampiamente dimostrato, è esattamente lo stesso.

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  14. @ ilcaos

    Da quello che dici si potrebbe pensare che la Boiron abbia il monopolio dei prodotti omeopatici... di certo un bel business... magari (correttamente) non farà regali ai medici, ma a quanto pare si intasca dei bei soldini a fronte di spese praticamente nulle... mi vien da pensare che i padroni di Big Pharma siano dei perfetti sciocchi... pensa tu... tutti quei costi... ricerca preliminare... materie prime, sintesi, produzione su larga scala, trials clinici (che magari, come molto spesso succede, mandano in cavalleria ogni aspettativa n.d.r.) anni ed anni prima di introdurre un nuovo farmaco... poi magari gli studi di fase IV che sputtanano il farmaco... ma non gli converrebbe vendere due granulini di nulla a peso d'oro ????

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  15. Weewee sei un bugiardo... adesso inventati che il ferrarino che tieni in garage te l'hanno regalato mamma e papà...
    (com'è che io ho un'Opel Astra del 2002 con 230.000 km. e ancora non mi riesce cambiarla ?????)
    Ah già... io non sono medico... :-)

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  16. @ WeWee

    hai fatto benissimo a cacciarli!
    un informatore omeopatico di una qualsiasi serietà NON dovrebbe nemmeno pensare di avere un dialogo con te.

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  17. @ ottimomassimo

    se tu fossi un bravo omeopata come quelli che prendono intorno alle 150 200 euro a visita, non avresti piu quell Astra (però!...che macchina robusta) aggiornati allopata.

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  18. un informatore omeopatico di una qualsiasi serietà NON dovrebbe nemmeno pensare di avere un dialogo con te.

    Invece ci provano...e mi fanno pure i regalini...e mi chiedono pure di aiutarli a vendere qualche pezzo.
    Poi ci rinunciano.
    :)

    RispondiElimina
  19. ma che ci viene a fare un informatore omeopatico da un allopata incallito???
    non sarà certo uno che propaganda rimedi unitari, sarà uno che ha omotossicologici tipo Heel Homaccord o complessi della OTI
    oppure quelli da banco tipo lenicalm o altri per l influenza
    tutta robaccia

    RispondiElimina
  20. se tu fossi un bravo omeopata come quelli che prendono intorno alle 150 200 euro a visita, non avresti piu quell Astra (però!...che macchina robusta) aggiornati allopata.

    Non sono medico, per cui non posso prescrivere niente.
    E anche se lo fossi mai mi sognerei di speculare sulle malattie della gente prescrivendo acqua fresca, illudere la gente non è nelle mie corde.
    E poi permetti, ci sono truffe molto più eleganti e remunerative, almeno per chi ha un minimo di coscienza.
    Io, lo ammetto, ammiro chi mette in atto truffe miliardarie con grande maestria senza colpo ferire.
    Io però mi accontento di quel che ho, con la coscienza pulita, anche se il nuovo BMW 325 SW mi attizza non poco.
    E sì, l'Astra è un panzer, non la distruggi con niente, mai messo le mani in 8 anni se non per la manutenzione ordinaria (olio, liquidi vari, pasticche dei freni, lampadine, gomme, etc.).
    Eppure l'avevo comprata con grande riluttanza, non avendomi mai impressionato più di tanto il marchio Opel, almeno esteticamente.
    Devo dire che è stata una piacevole sorpresa :-)

    RispondiElimina
  21. ma che ci viene a fare un informatore omeopatico da un allopata incallito???
    non sarà certo uno che propaganda rimedi unitari, sarà uno che ha omotossicologici tipo Heel Homaccord o complessi della OTI
    oppure quelli da banco tipo lenicalm o altri per l influenza
    tutta robaccia


    Io ni ricordo un'assioma che gira nel modo omeopatico e recita più o meno così:

    -l'omeopata è unicista per ambizione, pluralista per necessità, e complessista per disperazione

    Diciamo che, paradossalmente, i prodotti Heel, OTI, o Dr. Reckeweg, notoriamente classificati come "omeotossicologici", hanno forse, e ribadisco, forse, più probabilità di efficacia rispetto agli unitari, dato che le concentrazioni sono assai più elevate rispetto alle CH per non dire delle LM o K, in quanto contengono ancora dosi misurabili delle sostanze in essi contenute.
    Che poi si riscontri un sensibile effetto terapeutico è ancora tutto da definire.
    In ogni caso è sintomatico il fatto che Wewee abbia chiesto dati scientifici di efficacia ad un ISF (si fa per dire) e questo sia sparito nel nulla.
    Non è che si sia azzardato assai proditoriamente a proporre prodotti omeopatici ad un allopatico, semplicemente ha provato a vendere il nulla ad una persona competente.
    La quale, avrebbe potuto benissimo accettare di prescrivere tali prodotti dietro i consueti lauti compensi (dei pazienti e dalle aziende).
    In fondo cosa sarebbe cambiato ???
    Intascare bustarelle dalla Roche/Pfizer/MSD o dalla Boiron (un'altra BigPharma nel suo piccolo), o dalla UNDA, è la stessa cosa, o no ???

    RispondiElimina
  22. Wewee, ti sei dimenticato una cosa.
    I mignottoni d'alto bordo pagati da BigPharma come momento di relax... ai congressi è normale... è vero o no ??
    L'unica volta che ho zufolato ad un congresso è stato a Venezia con una collega conosciuta sul momento svariati anni fa... ma mi è costata tre cene consecutive al ristorante e mesi di chiamate indesiderate ed ininterrotte... con il rischio elevatissimo di essere beccato...
    A voi tutto, a noi nulla, e quel poco con le nostre mani ed a caro prezzo, quanto rimpiango di non essere medico...
    Puttanieri !!! :-)

    RispondiElimina
  23. Diciamo che, paradossalmente, i prodotti Heel, OTI, o Dr. Reckeweg, notoriamente classificati come "omeotossicologici", hanno forse, e ribadisco, forse, più probabilità di efficacia rispetto agli unitari

    è vero l esatto contrario, provato personalmente, gli unitari ben scelti sono efficaci, quella roba non mi ha mai fatto nulla, di solito l effetto, se c è, sparisce dopo una settimana e mi è anche capitato di avere effetti indesiderati come può capitare con gli allopatici.

    corrompersi per corrompersi va bene tutto...anzi meglio i pastrocchi complessi omeopatici e omotossicologici!


    -l'omeopata è unicista per ambizione, pluralista per necessità, e complessista per disperazione

    questa è buona, soprattutto per gli asini dell omeopatia.

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  24. @ ottimo latin lover

    L'unica volta che ho zufolato...???

    chiarire prego

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  25. oddio pure qua a parlar di omeopatia? Io me sarei quasi rotto... ilcaos, come dice il nome, fai sempre casino. Perché non cerchi un isola senza connessione ad internet e vivi beato, in mezzo a donne omeopatiche e mare cristallino (o in cristalli?) e lasci stare le discussioni qui? Grazie

    RispondiElimina
  26. Ciao Wee, sono Lino Giusti. Informatore Medico per hobby, umorista di professione, solo che col primo ci tiro avanti la famiglia e col 2°, purtroppo, ci rimetto; in quanto il mio cachet consta di una pizza margherita ed una birra di sottomarca, purchè sia fresca.
    Volevo complimentarmi per il modo in cui hai affrontato l'argomento.
    Praticamente, il post, non fa una pinza. ;-)

    ChaoLin LinGiù

    RispondiElimina
  27. Una domanda WeWee: ma come mai i medici non prescrivono la cura per principio attivo e composizione?
    Senza il nome del farmaco sulla ricetta sarebbe più facile la diffusione dei generici secondo me...

    RispondiElimina
  28. @ Ilcaos

    @ WeWee

    Io, medico prezzolato, prescrivo quello che mi conviene, non che conviene alla salute del mio paziente.

    Piu chiaro di cosi!.....


    Sei ancora qui a trolleggiare? Guarda che di quella frase non hai capito nulla, rileggi l'articolo, per cortesia, perchè in quella parte WeWee si riferisce a quello che i complottisti pensano di lui, ovvero che prescriverebbe i farmaci che convengono a lui e non al paziente. Quello che pensano i COMPLOTTISTI come te, ci arrivi da solo a capire la lingua italiana?

    RispondiElimina
  29. L'unica volta che ho zufolato...???

    chiarire prego


    L'unica volta che ho zufolato ad un congresso... mi sembra chiaro... a me nessuna azienda paga i mignottoni purtroppo :-(

    questa è buona, soprattutto per gli asini dell omeopatia.

    Perchè ????... esistono omeopati capaci ???

    Una domanda WeWee: ma come mai i medici non prescrivono la cura per principio attivo e composizione?
    Senza il nome del farmaco sulla ricetta sarebbe più facile la diffusione dei generici secondo me...


    Ottima domanda.
    Me lo sono sempre chiesto anch'io.

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  30. @ grezzo wewee

    scusate, infatti mi sembrava strano che lo stesso WeWee asserisse quello qui, ma come si fa a leggersi tutto, non riesco piu a pescare il punto che ho copiato ad esempio...
    vabbe, ti credo sulla parola, Wewee allora cura i suoi pazinti come fossero figli suoi, piezz e core!

    WeWee la sintesi!!! ti prego!
    sfido chiunque a leggersi tutto da cima fondo e ricordarselo pure, posso capire l amore della completezza, ma se i lettori poi saltellano su e giu e magari si fermano a un certo punto, forse è meglio non essere cosi esaustivi no!?

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  31. @ ottimomassimo

    Perchè ????... esistono omeopati capaci ???

    qualcuno ce n è, magari abita propio di fronte a te e tu non te ne sei ma accorto ;)

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  32. Alla lista delle corrutele aggiungerei i rimborsi drg per interventi medici.
    I paranoici del complotto demo-pluto-medico non solo dipingono il camice bianco come uno che avvelena il povero disgraziato di turno con farmaci inutili pur di andare gratis a Bora Bora, ma si spinmgono oltre:

    il medico ravanerebbe (inutilmente) nei nostri intestini (interventi chirurgici) per ottenere soldi.
    Anche qui c'è l'eccezione che conferma la regola (la clinica privata milanese che operava solo per ottenere i rimborsi previsti per gli interventi x es).

    Poi mi viene in mente l'OMS/WHO, quella delle pandemie - epidemie annunciate e puntualmente (e fortunatamente) mai verificate (dovremmo essere tutti morti di sars da tempo secondo il who). Il vaccino della A/H1N1....

    Forse se c'è del marcio in danimarca non è sicuramente tra le fila dei medici.

    E comunque se proprio vogliamo fare i paranoici... al complotto della Big Pharma, spendacciona e corruttrice di anime mediche, aggiungo quello del Sistema Sanitario di turno... la zia taccagna che venderebbe la madre (o prescriverebbe un farmaco e/o un intervento chirurgico in meno) pur di risparmiare qualche euro....

    RispondiElimina
  33. @ Sara:Detto da farmacista:se sapessi VERAMENTE cosa contengono (o,meglio,quello che NON contengono!!)la stragrande maggioranza dei generici,non ci penseresti tanto;NON ESISTONO controlli!!!!!Il sistema italiano,secondo me,è uno dei migliori,visto che "costringe" il farmaco di marca ad adeguare il prezzo se non vuole uscire dal mercato!

    @ WeWee: Complimenti per l'esposizione e per le considerazioni,veramente da persona di buon senso.A volte basterebbe usarlo,il buon senso,perchè le cose intorno a noi funzionassero meglio...grazie.

    RispondiElimina
  34. Detto da farmacista:se sapessi VERAMENTE cosa contengono (o,meglio,quello che NON contengono!!)la stragrande maggioranza dei generici,non ci penseresti tanto;NON ESISTONO controlli!!!!!Il sistema italiano,secondo me,è uno dei migliori,visto che "costringe" il farmaco di marca ad adeguare il prezzo se non vuole uscire dal mercato!

    Ohè... ma hai beccato l'unico/a farmacista complottista ??? :-)
    I famaci generici sono (quasi) identici ai branded, a volte piccole differenze si riscontrano fra gli eccipienti ed i veicoli, ed a volte nemmeno in quelli, ma il principio attivo è sempre quello dichiarato.
    Sulla bufala che siano meno efficaci mi sembra se ne sia già parlato, e basta poco per capire che si tratta quasi sempre di autosuggestione, di cui sono vittime di solito soggetti con basso livello culturale e/o anziani.

    Anche il discorso che prescrivere un farmaco con il suo nome commerciale possa far adeguare i prezzi non ha senso perchè, per normale percorso commerciale, esisterà sempre il prodotto branded ed il generico.

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  35. @ Ilcaos

    sfido chiunque a leggersi tutto da cima fondo e ricordarselo pure,

    Il problema di voi complottisti è che siete pure pigri, e da questa pigrizia nasce l'ignoranza e la supponenza. Siete molto attenti a quello che scrivono i più assurdi personaggi che navigano attorno all'universo dell'alternativo, perchè scrivono in maniera semplice (sempre scemenze sono, ma semplici semplici), ma appena qualcuno parla di medicina vera alzate gli occhi al cielo e dite "ma chi me lo fa fare". Ma evidentemente ignori che per chi vuole avere una cultura leggere testi lunghi è la norma, non l'eccezione, e che il post di WeWee è tutto tranne che lungo.

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  36. ma come mai i medici non prescrivono la cura per principio attivo e composizione?

    Non esiste un obbligo in questo senso, io potrei pure preparare una ricetta galenica (qualche decennio fa funzionava così infatti), che indica cioè i componenti di un preparato che poi il farmacista fornirà al paziente ma per praticità e standardizzazione si prescrive il nome commerciale. Oggi nella selva di confezioni e composizioni diverse il nome commerciale è la via più pratica.

    E' anche vero che è il medico che prescrive (non il farmacista) e quindi dovrebbe essere lui a scegliere quale farmaco assegnare, in caso contrario il farmacista sceglierebbe al posto del medico (cosa che a volte succede, nella pratica e non dovrebbe invece accadere): esistono decine di farmaci a base di paracetamolo ad esempio, se io in ricetta scrivessi Paracetamolo 1000 mg, sarebbe poi il farmacista a dare al paziente un farmaco di sua scelta e questo non sarebbe perfettamente legale, credo sia anche una regola "burocratica" quindi.
    In ogni caso se io prescrivo solo con il nome della molecola non farei nulla di proibito.

    a me nessuna azienda paga i mignottoni purtroppo

    Neanche a me.
    Ma questa mi è comunque nuova, io ero rimasto ai regali faraonici, ma non in natura...

    il medico ravanerebbe (inutilmente) nei nostri intestini (interventi chirurgici) per ottenere soldi.

    Che poi se un sospetto del genere sarebbe "logico" in una clinica privata, in ospedale perderebbe ogni utilità per il medico. Se l'azienda sanitaria o il reparto "guadagnano di più" con i drg, io medico non ne ho nessun ritorno (economico almeno).
    Ogni anno ci sono i cosiddetti obiettivi di budget (che non sempre riguardano i numeri ma possono essere rivolti ad esempio all'uso dell'informatizzazione o alla riduzione dei giorni di ricovero, eccetera) e se e quando si raggiunge un obiettivo il riscontro economico è minimo e non nascondo che quest'anno ad esempio per il raggiungimento di due obiettivi la mia busta paga è aumentata di 18 euro.
    Ora, che io possa operare inutilmente le persone per 18 euro al mese in più...

    A volte basterebbe usarlo,il buon senso

    E' quello che sostengo spesso anche io, il mondo girerebbe meglio ed i rapporti tra gli uomini sarebbero molto più gratificanti.

    Volevo complimentarmi per il modo in cui hai affrontato l'argomento.

    Grazie Lino e benvenuto.

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  37. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  38. a proposito di nomi commerciali, mi è stato detto che il ben noto Prozac è disponibile nei generici con vari nomi ma che non tutti questi sono esattamente paragonabili al Prozac
    lo stesso mi è stato detto da un allopata medico generico, di un farmaco per prevenire l ictus.

    è una bufala oppure è vero?

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  39. @ WeeWee

    Sull'abbondanza di penne posso dare un suggerimento: ci sono molte parrocchie, o enti benefici, o strutture dei servizi sociali del comune che organizzano doposcuola per bambini indigenti. Penne, matite, gomme e blocchi da scrittura sono sempre ben graditi in questi casi (anche se scrivono per massimo una pagina e puoi muoiono miseramente, caratteristica delle "penne da congresso").

    RispondiElimina
  40. Da internauta di lunga data mi permetto di dare un umile consiglio.
    Blog come MedBunker sono golosissimi per troll di ogni tipo, genere e caso, non tanto per l'argomento, quanto per l'alto numero di commenti per post.
    E non credo di fare un azzardo ipotizzando che il buon "ilcaos" non sia nemmeno un accanito naturopatofilo.
    E' più probabilmente un amante del cazzeggio a poco prezzo, magari solo un po' amareggiato dal fatto che nessuno gli dica dove trovare un fisioterapista via web.

    P.S. @ilCaos
    Considerando quanto semplici e gestibili sono i template di WordPress, almeno leva il tab "Info" con l'esempio di testo.

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  41. @ Roovalk

    L esempio di testo? a me piace, perchè dovrei levarlo?
    ti sembra cosi incredibile che ci siano dei medici che non si fididino di alcuni generici con lo stesso principio di quello commerciale???
    credi che sia una trollata e!
    invece non è cosi

    aspetto risposte a riguardo...

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  42. è una bufala oppure è vero?

    Il paragone farmacologico tra generici e "branded" è vecchio quanto l'introduzione dei generici stessi sul mercato, da una parte e dall'altra ognuno naturalmente difende il proprio prodotto ed esistono studi scientifici discordanti.
    Per esperienza personale è anche vero che molti pazienti preferiscono il farmaco "di marca" perchè a loro dire "funziona meglio" ed anche se fosse solo per effetto placebo li accontento.
    La mia impressione è che se ci fossero maggiori controlli farmacologici e merceologici queste differenze (che quasi sempre risiedono negli eccipienti e non nella molecola attiva) non esisterebbero.

    ci sono molte parrocchie, o enti benefici, o strutture dei servizi sociali del comune

    Umh, sai che non ci avevo pensato? Non per niente sei un'economa...

    RispondiElimina
  43. Al solito un bell'articolo. :)

    Io pero' il medico lo preferisco "prezzemolato" o magari allo spiedo :D

    Saluti
    Michele
    Ps: tu timido? ROTFL :P

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  44. @ WeWee


    La mia impressione è che se ci fossero maggiori controlli farmacologici e merceologici queste differenze (che quasi sempre risiedono negli eccipienti e non nella molecola attiva) non esisterebbero.

    grazie, certo che se in alcuni casi la differenza può stare anche nel principio attivo e non solo nell eccipiente....mi sembra qualcosa di inquietante!

    io so del farmaco chiamato Coversyl, il dottore di mio padre ha detto che lui si rifiuta di scrivergli il generico ora che non è piu mutuabile nella confezione da 5 mg, preferisce prescrivere quella da 10 mg e fare dividere le pastiglie.

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  45. può stare anche nel principio attivo e non solo nell eccipiente

    Ufficialmente nel principio attivo non può esserci nessuna differenza, altrimenti non potrebbero essere messi in commercio.

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  46. Ufficialmente certo...ma poi sotto sotto....

    RispondiElimina
  47. @ Ilcaos

    Ufficialmente certo...ma poi sotto sotto....

    Ma poi sotto sotto ci sono le autorità che vigilano sui farmaci, smettiamola con questi complottismi da quattro soldi. Inoltre, sentire criticare differenze tra princìpi attivi da uno che si "cura" con l'acqua zuccherata è perlomeno ridicolo, non ti sembra?

    RispondiElimina
  48. Ufficialmente certo...ma poi sotto sotto...

    Sotto sotto cosa?
    Hai documenti compromettenti?
    Inviameli che facciamo uno scoop, altrimenti taci.
    Grazie.

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  49. Ok il complottismo, ma le assurdità no.
    Qualè è l'azienda così imbecille da mettere in commercio un generico con un principio attivo diverso o meno efficace di quello dichiarato ?
    Forse un'industria di prodotti omeopatici, ah sì quella sì... :-)
    La paranoia si può curare eh...

    RispondiElimina
  50. Hai scritto:
    E se uno degli informatori mi regalasse un viaggio di piacere mentre mi presenta il suo nuovo antifebbrile che "naturalmente" è meglio del paracetamolo?
    Io rifiuterei probabilmente. L'ho fatto spesso.

    Quindi ti hanno spesso proposto di regalarti viaggi di piacere? E tui hai rifiutato 'spesso', quindi non 'sempre'???

    :-)))

    PS: solo per farti vedere un punto che può essere frainteso.

    RispondiElimina
  51. Quindi ti hanno spesso proposto di regalarti viaggi di piacere? E tui hai rifiutato 'spesso', quindi non 'sempre'???

    Lo spesso era riferito al rifiuto in generale (congressi, pranzi, omaggi) non ai "viaggi di piacere" (che in tutta la mia carriera non mi sono mai stati offerti) ma forse potrebbe essere evitato come termine, in effetti può essere frainteso.

    Da un lato invidio chi per lavoro gira il mondo...
    ;)

    RispondiElimina
  52. @ Wewee

    Sotto sotto cosa?
    Hai documenti compromettenti?
    Inviameli che facciamo uno scoop, altrimenti taci.

    Non avevo detto del Coversyl??non basta?
    devo pensare che il medico di mio padre si riferisse solo agli eccipienti?
    tu stesso ai detto che:

    "queste differenze (che quasi sempre risiedono negli eccipienti e non nella molecola attiva)"

    quindi "quasi sempre" allora se è cosi perchè non pensare anche ai cosiddetti principi attivi e non solo agli eccipienti?

    RispondiElimina
  53. se è cosi perchè non pensare anche ai cosiddetti principi attivi e non solo agli eccipienti?

    Puoi pensare quello che vuoi o dimostrare quello che pensi, non dire che "sotto sotto" ci sarebbe qualcosa perchè in questo caso sostieni un dolo, un imbroglio e l'imbroglio se non dimostrato è calunnia.

    RispondiElimina
  54. Nel caso del Coversyl il generico non e' proprio uguale.
    E' diversa la salificazione. Uno e' Perindopril Erbumina, l'altro Perindopril Arginina, tanto e' vero che i dosaggi sono diversi, uno e' da 4 mg e l'altro da 5mg, ma la quantita' di principio attivo (Perindopril) e' identico. Nota bene che anche il Coversil e il Procaptan prima erano da 4mg poi hanno cambiato la salificazione passando a 5mg.

    RispondiElimina
  55. @ ignaziogss

    capito, cambia quell eccipiente ma il principio non cambia come la quantità di questo
    forse la salificazione nel generico non è ritenuta dal medico efficace come quella del coversyl! altrimenti non vedo obiezioni possibili nel prescrivere il generico.

    RispondiElimina
  56. Beh, sai, un sale puo' avere una farmacocinetica decisamente differente da un altro sale della stessa molecola, quindi i risultati possono essere anche abbastanza differenti. Non so in questo caso, ma ad esempio il Naprossene Sodico e' ben diverso dal Naprossene acido, e l'acetil salicilato di lisina si comporta, sotto diversi punti di vista, diversamente dall'acido acetil salicilico.

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  57. Ohè... ma hai beccato l'unico/a farmacista complottista ???
    I famaci generici sono (quasi) identici ai branded, a volte piccole differenze si riscontrano fra gli eccipienti ed i veicoli, ed a volte nemmeno in quelli, ma il principio attivo è sempre quello dichiarato.
    Sulla bufala che siano meno efficaci mi sembra se ne sia già parlato, e basta poco per capire che si tratta quasi sempre di autosuggestione, di cui sono vittime di solito soggetti con basso livello culturale e/o anziani.

    Anche il discorso che prescrivere un farmaco con il suo nome commerciale possa far adeguare i prezzi non ha senso perchè, per normale percorso commerciale, esisterà sempre il prodotto branded ed il generico.

    @ ottimomassimo
    1) Il nome Massimiliano ti avrebbe dovuto far pensare ad UN farmacista,non ad UNA farmacista...COSA hai zufolato al congresso? ;-)
    2) Come dicono anche nella discussione che si è sviluppata,basta cambiare una salificazione e la cinetica del principio attivo cambia,il farmaco cambia.Studiare a quali cambiamenti possa portare,costa parecchi soldini,sotto forma di know-how,che,un'azienda che produce in Cina o in India,non mi garantisce.La mia non è una crociata contro i generici:quelli che producono in Europa e in NordAmerica rispettano sicuramente le regole di Good Manufacturing Practice,oltretutto ad un prezzo notevolmente più basso,che costringerà il branded ad un adeguamento del prezzo ( l'altro punto del mio intervento che credo tu abbia letto superficialmente),ma da altre parti?Forse,più che complottista,sono maniacale,ma,altrimenti,che farmacista sarei?!Ne ho visti troppi di pazienti cardiopatici che,perfettamente stabilizzati dal proprio medico,iniziano un generico,tipo ca antagonista o diuretico,e si scompensano,oppure quello dei pazienti di un paesino della Toscana dove abito ai quali era stata cambiata la Simvastatina branded con quella generica,prodotta in India,e a cui è venuta la diarrea.Quanto meno possiamo dire che alcuni generici sono DIVERSI,e richiedono un pò più di attenzione...ma,per pochi centesimi,ne vale la pena?Mi sono spiegato un pò meglio?
    Una curiosità,ottimomassimo...da dove ti viene tutta questa cultura sui farmaci?Scusa,ma dici che non sei medico,non sei omeopata,non sei un ISF,perchè una Opel Astra con 230.000km non ti porterebbe lontano,non sei un titolare di farmacia,altrimenti con l'extrasconto che hanno praticato i generici ai titolari farmacisti l'avresti cambiata...

    RispondiElimina
  58. 1) Il nome Massimiliano ti avrebbe dovuto far pensare ad UN farmacista,non ad UNA farmacista...COSA hai zufolato al congresso? ;-)

    Tu non hai specificato chi fosse il soggetto... tutto faceva pensare che il professionista in questione fosse una terza persona a cui in qualche modo ti eri rivolto... ovviamente ho frainteso e chiedo venia, ma anche tu la prossima volta usa meglio l'italiano... lingua difficile ma bellissima :-)
    Appare quindi chiaro che il farmacista sei tu... adesso però, non prima...

    Per quanto riguarda il resto credo che a livello clinico, benchè io non sia un esperto del settore, una sia pur diversa forma del PA, benchè identica molecolarmente, possa dare luogo a differenti cinetiche di assorbimento più che di farmacodinamica in sè.
    A meno di grossi cambiamenti negli eccipienti e nei veicoli grandi differenze non dovrebbero esserci, salvo casi eccezionali.
    Di conseguenza anche eventuali effetti avversi o collaterali, di non riferita precedente insorgenza, dovrebero essere molto rari.
    Ho utilizzato personalmente alcuni generici (es. lansoprazolo, nimesulide, ceftriaxone) e non ho riscontrato nessuna differenza fra questi ed i branded. Di certo su di me il marchio sconosciuto o la confezione spartana non esercitano alcun effetto, anche se ovviamente io sono solo un caso aneddotico, per cui non faccio testo, ma parlando con alcuni medici mi hanno confermato che in ospedale si utilizzano molti generici senza problemi di sorta.
    Sulla popolazione "ignorante" ovviamente la cosa assume aspetti ben diversi, e la componente psicologica acquista un valore assai importante e da non sottovalutare.
    Forse più che una ricerca mirata, lunga e costosa, basterebbe un semplicissimo double-blind branded vs. generico.
    E io no, non sono nè medico nè omeopata nè ISF.
    Solo un genetista piccolo piccolo.
    Entriamo nella farmacogenomica???

    PS
    Perchè difendi i branded ???
    Ricarico più elevato ???

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  59. Beh, io faccio il medico di famiglia e coi generici mi trovo a fare i conti tutti i giorni. A parte quei casi particolari, per fortuna rari, in cui ci sono veramente dei problemi (un certo numero di inibitori di pompa protonica generici sono stati fatti recentemente ritirare dalle farmacie per problemi di cui non ricordo i dettagli)secondo me il problema piu' grande coi generici e la compliance del paziente anziano. Mi e' capitato piu' di una volta che il paziente ottantenne, confuso dal fatto che ogni 15 giorni cambiasse forma e colore della scatola (la marca la decide il farmacista, prendesse una doppia dose della stessa molecola. La mattina branded e la sera generico. E vi assicuro che e' un problema serio, soprattutto con classi di farmaci che hanno scarso range terapeutico.

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  60. Sì, credo anche io che la compliance del paziente anziano sia uno dei problemi maggiori legato all'uso dei generici su larga scala (anche perchè di solito i pazienti anziani sono i maggiori fruitori di farmaci).
    E di certo il continuo cambio di azienda e di confezione da parte dei farmacisti non aiuta certo le persone meno capaci di adattamento.
    Magari non è solo colpa dei farmacisti, forse può dipendere anche dai grossisti che acquistano i farmaci e li rivendono alle farmacie, che ovviamente non sono sensibilizzati al problema.
    Magari su questo i medici di base potrebbero avere una voce importante, dato che sono a conoscenza delle problematiche quotidiane nella diffsione dei generici.

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  61. Venticinque anni di lavoro in Aziende Farmaceutiche multinazionali mi fanno dire che il racconto di WeeWee, molto simpatico, rappresenta bene quanto accade tra Big (e Small)Pharma con la massa dei medici italiani e mondiali. Naturalmente questo perché all'Azienda di questi medici non frega un gran che in quanto non sono loro che fanno il fatturato: venga quel che può venire, i miei soldi sono altrove.
    Cominciamo allora a parlare del lavoro sugli Opinion Leader, quelli cioè che lavorano nelle commissioni ministeriali, nelle commissioni ospedaliere, quelli che trasmettono a WeeWee e ai mille medici come lui le informazioni "scientifiche e credibili" sui nuovi farmaci, sui nuovi approcci diagnostici e terapeutici e, ancora più importante, su quanto considerare "normale" e quanto considerare "patologico" e le cui parole o i loro scritti sono presi dalla massa dei medici come la summa della loro esperienza professionale.
    Parliamo di quella (piccola, ma fondamentale per i bilanci aziendali) fetta di colleghi (ospedalieri o medici di base) che, sulla base del assioma "qualcosa devo pur prescrivere", prescrivono quello a cui rimane comunque attaccato qualcosa (non per nulla vengono riportate le regole che si è data la Regione Puglia, dato che da quelle parti sono più diffusi che altrove).
    Poi ci sarebbe da parlare, e su questo punto concordo con WeeWee, se la vera responsabilità risieda in chi propone o in chi accetta, ma il discorso sarebbe lungo e lo rimando.
    In conclusione, il post è divertente , ma rappresenta solo una faccia della luna.

    Sui generici: la globalizzazione ha ormai portato a comprare la sostanza attiva da pochi produttori mondiali, per cui, nella maggior parte dei casi è la stessa in tutti i prodotti. A breve si consoliderà lo stesso processo per il prodotto finito, per cui a quel punto le differenze saranno solo psicologiche.

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  62. quelli che trasmettono a WeeWee e ai mille medici come lui le informazioni "scientifiche e credibili" sui nuovi farmaci

    Umh...ma a me (ed ai mille medici come me) le "informazioni scientifiche e credibili" non le trasmettono le commissioni. Almeno, fino ad oggi non mi è mai successo. Non ho mai avuto una "commissione" o un opinion leader che mi abbia detto "prescrivi questo perchè è buono" visto che ciò che prescrivo deriva da quello che ho studiato che poi si conferma quando controllo i dati scientifici e, sul campo, con i risultati...
    A me questo basta, tranne pensare che i testi medici, la letteratura ed i pazienti che dicono di stare meglio, non facciano parte del solito grande complotto...

    sulla base del assioma "qualcosa devo pur prescrivere", prescrivono quello a cui rimane comunque attaccato qualcosa

    Mah, io quando non devo prescrivere nulla non lo prescrivo ed anzi proprio negli ultimi mesi (parlo della mia esperienza) siamo stati continuamente richiamati alla precisione delle prescrizioni e ad evitare prescrizioni inutili.
    Inoltre tutto ciò che prescrivo come ospedaliero è registrato e finisce dritto con il mio nome al ministero dell'economia ed a quello della salute, se prescrivo un farmaco inutile o non adatto, mi hanno detto, potrei passare qualche guaio.

    rappresenta solo una faccia della luna.

    Beh, non ho preparato un dossier su farmaindustria o sugli sprechi in sanità ma ho portato la mia esperienza di medico, sarà una faccia della luna ma è già qualcosa, il primo mito da sfatare è proprio quello dei medici che prescrivono "dietro compenso" e poi un'esperienza diretta è sempre interessante, visto che i farmaci, le cure e le prescrizioni le faccio io e non parlo per "sentito dire" come invece fanno in tanti.

    Tu che esperienze "interessanti" hai toccato con mano direttamente?

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  63. Scusate se mi intrometto: un medico che conosco bene è stato "richiamato" (ora non mi ricordo più se dalla regione, dalla provincia o dall'ordine dei medici. Ma ritengo che fosse la regione) poiché prescriveva troppi farmaci.
    O meglio, su base statistica, si è visto si è osservato che ha prescritto troppi farmaci, di una certa fascia, rispetto a quanto (in media) prescrivevano gli altri medici di famiglia.
    Ed ha dovuto spiegare a cosa è dovuto questa differenza.
    Ci disse, e questo lo ricordo bene, che se avesse sgarrato, correva il rischio di dover pagare di tasca sua i farmaci in più che aveva prescritto, oltre a dover pagare una multa salata.

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  64. Tu che esperienze "interessanti" hai toccato con mano direttamente?

    Come ti ho già detto sono medico e ho lavorato per oltre venti anni in diverse aziende multinazionali e nazionali, ricoprendo posizioni apicali in Italia e altri paesi europei. Quindi conosco bene il sistema, del quale ho retto le fila, e ti posso confermare che quanto ho riportato è solo la cima dell'iceberg.
    Che poi tu non ne sia coinvolto non può che farti onore (anche se, nonostante tutti controlli di cui parli, va rilevato come il consumo ospedaliero di farmaci negli ultimi anni è più che raddoppiato proprio per le pressioni esercitate dall'industria che hanno progressivamente abbandonato il medico di base per il basso rapporto costi/rendimenti di questa attività).
    Giustamente tu rispondi del tuo operato e racconti la tua esperienza, che, ti posso assicurare, è ben diversa da quella di numerosi tuoi colleghi.
    Per quanto riguarda la questione degli opinion leaders, non ritengo che sia possibile testare individualmente gli effetti dei farmaci, per cui è indispensabile appoggiarsi a quello che tu stesso definisci "aggiornamento" e che, ti assicuro, è comunque ampiamente supervisionato dalle aziende farmaceutiche (io stesso, anni fa scrissi di mio pugno il capitolo relativo al mio farmaco su un testo universitario di farmacologia, pubblicato a nome di un illustre docente universitario, e non è raro che mi venissero sottoposti, per correzione/approvazione, numerosi altri). Questo non significa che siano falsi o travisino la realtà, ma sai bene come i fatti facciano diversa impressione a seconda della prospettiva con cui vengono trattati.
    D'altra parte la "creazione" di nuove patologie che ben si adattano ai nuovi farmaci introdotti sul mercato è cosa ben conosciuta e potrei citarti anche casi ai quali ho direttamente o indirettamente partecipato.
    Come ho già detto, non colpevolizzo le aziende (o non solo loro) per quanto accade, perché ritengo che compito di una impresa privata sia principalmente quello della massimizzazione dei profitti e del valore azionario. Come nel caso a te caro dell'omeopatia, sono altri che dovrebbero creare i presupposti perché questo fine non trascenda il bene collettivo.
    Il discorso ci porterebbe lontano (se vuoi possiamo continuarlo o sospenderlo qui): il mio intervento era esclusivamente mirato ad evitare che passasse il concetto che il tuo caso personale rappresenti l'universo mondo, cosa che, ahime!, non è così.

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  65. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  66. @refound

    Dalla tua esperienza ci puoi dire qualche cosa sui vaccini? Secondo te c'è una pressione delle case farmaceutiche nel promuovere continuamente l'uso dei vaccini?

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  67. Conosco solo in maniera indiretta il mercato dei vaccini. E' un mercato fortemente monopolizzato da pochi, ma fortissimi marchi (Baxter, Novartis, MSD-Pasteur) e come tutti i mercati concentrati è facilissimamente preda di fenomeni di cartello. D'altra parte è un mercato fortemente regolato dalle autorità sanitarie, per cui il compito commerciale si esaurisce fondamentalmente nell'ottenere l'inclusione del prodotto tra quelli obbligatori e poi nello spartirsi l'utilizzo tra i diversi brands, magari con una minima concorrenza sul prezzo. Una delle mie più care amiche personali è l'attuale responsabile del settore vaccinazioni dell'Istituto Superiore di Sanità, persona che posso affermare senza dubbio essere integerrima (solo per conoscere la persona, le ho chiesto una sua raccomandazione per un posto di AD in una di queste aziende e, nonostante fossimo amici personali, me l'ha rifiutata), ma che mi ha raccontato di forti pressioni trasversali a livello di OMS per ottenere l'inclusione di alcuni vaccini tra quelli obbligatori per legge.
    D'altra parte la storia dell'H1N1 è sotto gli occhi di tutti.

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  68. il consumo ospedaliero di farmaci negli ultimi anni è più che raddoppiato proprio per le pressioni esercitate dall'industria

    Da dove ricavi questa conclusione?
    Perchè dovrebbe essere l'industria ad aver fatto raddoppiare il consumo e non altri fattori (ad esempio l'aumento dei ricoveri o la presenza di protocolli medici o ancora l'aumento dell'incidenza delle neoplasie, visto che in ambito ospedaliero il boom riguarda quasi totalmente i farmaci antineoplastici)?
    Lo chiedo anche perchè i farmaci che oggi si usano in ospedale, non mi sembrano "inutili" o "sprecati" anzi spesso c'è carenza e dobbiamo "stringere la cinghia" anche con chi è ricoverato.
    Gli sprechi sono in ben altro ambito, per esempio in quello dei materiali usa e getta (che è assolutamente fuori controllo) o in quello dei costi delle attrezzature (che è un giro milionario), lì sì che ho visto spendere cifre da capogiro quando con un po' di buon senso si potrebbero far crollare gli sperperi...

    Giustamente tu rispondi del tuo operato e racconti la tua esperienza, che, ti posso assicurare, è ben diversa da quella di numerosi tuoi colleghi.

    E' chiaro che racconto la mia esperienza, come tu fai con la tua e confermo che attorno a me (e di medici ne conosco, ho lavorato in mezza Italia ed all'estero, all'università ed in ospedale, sono responsabile di un servizio ospedaliero importante, curo l'ambulatorio divisionale che vede settimanalmente almeno 150 pazienti, ho la responsabilità di ordini di materiali specifici, insomma, sarei il target perfetto per un'industria a caccia di affari) non ho mai visto movimenti strani o sospetti rispetto a farmaci, prescrizioni o industrie farmaceutiche.
    E la cosa strana è che nemmeno le industrie si sono mai avvicinate in un modo "poco corretto" per convincermi rispetto a qualcosa.

    è indispensabile appoggiarsi a quello che tu stesso definisci "aggiornamento" e che, ti assicuro, è comunque ampiamente supervisionato dalle aziende farmaceutiche

    L'ho scritto anche nell'articolo che i congressi ed i corsi sono finanziati dalle aziende ma questo non vuol dire che i professionisti si debbano bere tutto quello che le industrie pubblicizzano, non siamo consumatori.
    Potrei citarti l'esempio della terapia ormonale sostitutiva, boom di qualche anno fa con aziende sul piede di guerra per accaparrarsi il mercato quando è bastato uno studio per farlo crollare a zero e le aziende si sono ritirate con la coda tra le gambe.
    In questo caso ad esempio che sicuramente conoscerai, a nulla sono servite pressioni e congressi, la terapia annunciata come panacea non lo era ed è stata praticamente abbandonata.

    continua...

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  69. ...segue...

    Questo non significa che siano falsi o travisino la realtà, ma sai bene come i fatti facciano diversa impressione a seconda della prospettiva con cui vengono trattati.

    E lì entra in gioco la professionalità e la preparazione, un medico in gamba non prescrive un farmaco perchè vede il cartone pubblicitario in farmacia.

    il mio intervento era esclusivamente mirato ad evitare che passasse il concetto che il tuo caso personale rappresenti l'universo mondo, cosa che, ahime!, non è così.

    Se vuoi fare passare il concetto che non tutto è pulito e che non viviamo nel paese delle fate posso fartelo passare, confermo che è così, non credo serva aver lavorato 20 anni in una multinazionale o essere medico per immaginarlo, corruttori e corrotti esistono ed esisteranno sempre, se invece il tuo messaggio è che "è tutto un magna magna" non lo lascio passare perchè non è così.
    Di medici in gamba ed onesti ne conosco a palate e nessuno di loro si costruisce la villa con i soldi delle prescrizioni, nessuno ha mai tentato di corrompermi (resta sempre il discorso che potrei essere un'eccezione) nè con beni nè a parole, non ho mai visto colleghi arricchirsi in maniera sospetta e non ho mai sentito parlare di pressioni da parte di qualcuno rispetto a qualcosa questo è quello che vedo e che vivo ogni giorno da anni.
    Il resto sono parole vane o sospetti non motivati o forse conosci cose irripetibili che un medico qualsiasi non può conoscere.

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  70. Nei miei (pochissimi) post in questo blog ho sempre sottolineato l'utilità di diffondere informazioni cruciali sul ruolo delle cosiddette "alternative" per fare sì che sempre meno persone cadano nelle mani di questa gente. Ho anche sempre sottolineato come trovassi, però, stonata questa eccessiva agiografia dei medici e della medicina (che non definisco ufficiale, ma bensì occidentale, in quanto i suoi presupposti scientifici sono generati da un approccio culturale specifico e quindi, comunque, comuni ad una sola parte della cultura attuale, della quale facciamo parte), perché, come in tutte le cose della vita, i puri e gli onesti non sono mai tutti da una parte.
    Ritengo che la medicina occidentale sia profondamente inquinata dal carattere mercantile della nostra società e, lungi da me di fare di tutta l'erba un fascio, non permette globalmente di esprimere giudizi totalmente e assolutisticamente positivi.
    Non credo di aver affermato che sia tutto un magna-magna (certo che essendo io stato dalla parte di chi forniva il cibo, ho avuto un punto di vista squilibrato e quindi ho incontrato molti più tipi magna-magna che digiuni)e ho sempre sottolineato come la tua personale esperienza sia del tutto veritiera e credibile.
    Ho solo cercato di affermare, da una parte, che non possa essere presa a paradigma della situazione generale e, dall'altra, ho cercato di dimostrare come i mezzi di pressione dell'industria siano molto più penetranti e subdoli di una semplice minigonna di un'informatrice.
    Un maggiore equilibrio non potrebbe che far bene al messaggio.

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  71. @refound
    Avrei diverse domande da farti perchè sembra che sei una persona veramente informata su alcune cose. Ad esempio. Hai conoscenza dell'uso di ghost writers per presentare presso conferenze o presso journal risultati medici che hanno lo scopo di promuovere determinati farmaci?


    mi ha raccontato di forti pressioni trasversali a livello di OMS per ottenere l'inclusione di alcuni vaccini tra quelli obbligatori per legge.

    Quali sono le strategie che vengono adoperate per ottenere questa inclusione?

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  72. Ritengo che la medicina occidentale sia profondamente inquinata dal carattere mercantile della nostra società...non permette globalmente di esprimere giudizi totalmente e assolutisticamente positivi

    Parole sante! E' chiaro che sopra le nostre teste (ma molto sopra) volano interessi, fatti e cose che non vedremo mai. Il classico medico generico è solamente uno che pensa di avere la possibilità di scegliere ma in realtà la torta è stata creata e spartita lontano da lui. La sola "libertà" che gli è concessa è quella di scegliere su quale fetta spizzicare :-)

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  73. come in tutte le cose della vita, i puri e gli onesti non sono mai tutti da una parte.

    Lo scrivi pure tu, come in tutte le cose della vita e mi pare che nemmeno io abbia mai fatto mistero di sapere che anche la scienza e la medicina abbiano i loro buchi neri e le loro falle (anche profonde) ma questo blog ha un argomento ben preciso e lanciarmi in altre crociate mi distrarrebbe inutilmente (oltre a non lasciarmi più tempo per pensare al resto).
    Questo non vuol dire che io occulti o nasconda le magagne di un mondo (quello della medicina) che come tutti avrebbe tanto da fare per migliorare.
    Altrimenti mi accontenterei di quello che ho e non mi importerebbe di farmi insultare dal ciarlatano di turno, visto che la mia vita va bene così.

    ho cercato di dimostrare come i mezzi di pressione dell'industria siano molto più penetranti e subdoli di una semplice minigonna di un'informatrice.

    Ed io ti ho risposto che posso non mettere in dubbio la tua parola ma dalla mia esperienza non posso dire di essere circondato da uomini in nero che mi obbligano a prescrivere farmaci in cambio di offerte indecenti.
    Quello che sostieni può riguardare gli uomini e la loro coscienza, non la scienza ed i suoi princìpi e bisogna stare molto attenti a non mischiare personalità banalmente disoneste con i risultati del genio umano, sono due cose talmente diverse che unirle sotto un unico denominatore è volgare e pericoloso, visto che è proprio strumentalizzando questi argomenti che i ciarlatani e gli avvoltoi piombano sulle loro vittime.

    Un maggiore equilibrio non potrebbe che far bene al messaggio.

    Ogni volta che scrivo un post cerco di essere più equilibrato che posso e documento sempre quello che scrivo, l'unica cosa per la quale non faccio sconti è il disprezzo per chi si approfitta di chi soffre ed in quel caso, ammetto, sono poco disposto al buonismo.
    Per quanto riguarda il resto posso parlare solo di cose che conosco e che vivo, immaginare che un manager di un'azienda ospedaliera possa aver preso una tangente non lo considero un pensiero folle ma finchè non è dimostrato e documentato non lo riporto come fatto accertato o resto che rimanga un'ipotesi immaginaria.

    Basterebbe risponderti "sì lo so, ci sono tante cose che non vanno" e sarei con la coscienza pulita? Preferisco risponderti "per la mia esperienza, di fronte a tanti problemi, va bene così, miglioreremo ma non va per niente male".

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  74. @ Epsilon
    Se vuoi che ti parli di complotti pluto-giudaici-massonici o di enormi pacchi di denaro che navigano per conti off-shore non sono l'individuo giusto, anche se, naturalmente, non sono così ingenuo da non sapere che talvolta accade (e magari ne ho anche viste qua e là). Però mentirei dicendo che questo è il metodo che regola il sistema.
    Proprio in quanto "sistema" ci sono mezzi molto più sofisticati in ballo che includono carriere, premi scientifici, popolarità accademiche, esposizione internazionale (cose che a loro volta finiscono col generare lecito denaro per chi è coinvolto).
    In fondo questi individui devono prendere decisioni ed ogni decisione è sempre a favore di qualcuno e a sfavore di altri. Si tratta solo di prendere la decisione "giusta", purché sia, in qualche modo, scientificamente accettabile, anche se non sempre la migliore in assoluto. Se da ciò emerge un'amicizia...è sempre meglio essere amici di chi può fare qualcosa per me, piuttosto che esserlo di qualcuno che non ha i mezzi per potermi aiutare. D'altra parte se hai dimostrato amicizia è poi più facile farsi "sponsorizzare" per un'altra commissione ed il cerchio si chiude.
    @ Weewee
    La tua risposta mi soddisfa assolutamente. Grazie.

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  75. PS @ Epsilon
    Ricorda poi che in tutto questo grande gioco io industria sono l'unico che ha il denaro, non tu Stato, né tu OMS o altre organizzazioni internazionali. Anzi quando l'OMS organizza un meeting sulla pandemia H1N1 è a me industria che chiede i soldi per pagare il pranzo ai membri della commissione.
    Un pò di riconoscenza, perbacco!

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  76. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  77. @refound
    I fatti che ci hai raccontato sono chiari. Non volevo estorcerti dalla bocca la parola complotto. A me sinceramente non me ne frega dell'etichetta. Mi basta sapere che quello che tutti pensano sulle Big Pharma è sostanzialmente vero. E certi medici dovrebbero smetterla di difendere ad oltranza certe scelte che gli piovono dall'alto come se tutto fosse scienza.

    Comunque quello che ci hai fatto capire è che oggi come non mai la scienza è veramente assediata dagli interessi economici. Anzi direi che gli interessi economici sono oggi il cancro della scienza...e non solo nella medicina ma anche in altri settori. La distinzione tra scienza e progresso sta diventando sempre più sottile a causa delle enormi pressioni che ci sono sulla ricerca. Per esperienza personale ti posso dire che oggi un ricercatore subisce notevoli pressioni pur di arrivare a produrre qualcosa ed ottenere un risultato spendibile. Non si parla più di scienziato ma di ricercatore e di pubblicazione. Una volta c'era lo scienziato che studiava, analizzava, creava. Oggi non esiste più tutto questo in quanto si pretende tutto e subito. Un ricercatore non si può permettere di lavorare per anni su un argomento in quanto pure lui tiene famiglia e deve tirare avanti. Ed allora produce quello che può, arricchisce il proprio curriculum con tutto quello che gli capita sotto mano tralasciando magari una idea interessante, il fallimento non è ammesso ovvero "Publish or Perish". Ti segnalo un interessante articolo su Nature che racchiude le motivazioni che spingono oggi a fare ricerca.

    http://www.nature.com/news/2010/100616/pdf/465860a.pdf

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  78. Mi porti all'interno di un argomento che mi appassiona e che, però, esula dagli argomenti trattati nel blog.
    E' l'economia la misura dell'umano?
    Come e chi deve giudicare il merito?
    Deve esistere una distinzione di obiettivi tra il pubblico ed il privato?
    Quello che so è che un'azienda farmaceutica è un'impresa a capitale privato che nel sistema economico corrente è ampiamente lecita, così come è lecito che persegua i suoi fini di profitto. Paradossalmente, è l'impresa privata con i più stretti vincoli legali: non può immettere liberamente un prodotto sul mercato, non può definire univocamente il prezzo del suo prodotto, non gli è concesso di fare liberamente pubblicità al suo prodotto. Secondo me, se si accettano i principi del libero mercato, alcuni di questi vincoli non sarebbero neppure completamente giustificati.
    Poi esiste l'ipocrisia somma: quella di pensare (e di comunicare, in quanto questa è l'unica comunicazione con l'utilizzatore finale che gli è concessa) che un'azienda privata, orientata al profitto, investa il suo denaro per il benessere della comunità e non per quello dei suoi azionisti. Nessuno chiede al produttore di tonno di farlo per il benessere del mondo, perché lo dovrebbe fare l'azienda farmaceutica? Perché si lascia che lo affermi pubblicamente? Non dovrebbe essere un caso di pubblicità ingannevole?
    La ricerca per il benessere dell'umanità dovrebbe quindi essere delegata all'investimento pubblico, ma oggi si dice che questo debba essere finalizzato ad un risultato, brevettabile e quindi monetizzabile, quindi da portare avanti con la stessa logica del privato.
    Ed il cane si continua a mordere la coda.

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  79. @refound
    Sono assolutamente certo che i dubbi che esprimi sono assolutamente incompatibili con gli obiettivi della scienza. Qualcuno ha mai dimostrato che il nostro modello di salute pubblica che si appoggia su aziende farmaceutiche private sia il migliore approccio possibile per garantire la salute pubblica? Io sono molto drastico e penso che l'industria farmaceutica dovrebbe essere completamente pubblica ed indirizzata esclusivamente alla difesa della salute dei cittadini. Chi ci lavora dovrebbe essere sentirsi un "missionario" punto e basta. La speculazione sulla salute pubblica dovrebbe essere vietata perché immorale e dannosa per le tasche dei cittadini. Immagina quanti soldi in meno ci sarebbero e quanti personaggi loschi farebbero marcia indietro. Se lo stato deve tutelare la salute pubblica non capisco per quale ragione si rivolge alle aziende farmaceutiche per perseguire questo obiettivo. Se mi brucia la casa chiamo i pompieri, se qualcuno tenta di uccidermi chiamo la polizia, allora perché se mi rivolgo ad un medico per essere curato indirettamente sarò curata da una azienda farmaceutica che spera di fare soldi sulla mia pelle?

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  80. Gli antropologi hanno dimostrato che esistono a livello di culture più semplici anche sistemi che non si basano sull'interesse individuale e quindi quanto dici è possibile in via del tutto teorica.
    Nella pratica, la mano invisibile di Adam Smith (alla quale ho sempre creduto molto poco o almeno con grossi limiti) se ha funzionato abbstanza bene in un settore è stato quello della medicina e della farmacologia in particolare. Oggi non avremo farnaci estremamente efficaci, se non ci fosse stato l'interesse economico dei privati.
    Il discorso, IMHO, va fatto più sulla base di definire, da una parte, sistemi di controllo efficaci alo strapotere economico ed al monopolio in questo come in altri settori, dall'altra nel ridefinire il pubblico come sano concorrente e stimolo del privato, obiettivo al quale ha completamente abdicato, per scimmiottarne semplicemente le forme, con l'inconveniente delle scarse risorse, che ne fanno il parente povero.
    Basti vedere quello che sta succedendo con il Sistema Sanitario (argomento che non è possibile trattare per motivi di spazio), dove il privato si limita a lucrare, lasciando al pubblico tutti i costi a fondo perduto, per capire che non si tratti di vera concorrenza, ma di una partita persa in partenza.

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  81. dall'altra nel ridefinire il pubblico come sano concorrente e stimolo del privato, obiettivo al quale ha completamente abdicato, per scimmiottarne semplicemente le forme, con l'inconveniente delle scarse risorse, che ne fanno il parente povero.

    Credo che a livello strutturale (ospedali, macchinari, organizzazione) non siamo per nulla in uno stato particolarmente critico. In Italia ci sono vere e proprie eccellenze sanitarie, esempi di organizzazione, ottimizzazione delle risorse e perfetta intesa con i fruitori del servizio. Ci sono molte differenze (soprattutto geografiche) tra le varie strutture e la maggioranza delle lacune deriva (secondo me) dalla gestione fondamentalmente (e quasi esclusivamente) politica delle aziende sanitarie.
    Pochi sanno che i primari di ogni reparto ospedaliero in Italia vengono scelti dai politici che governano in quel momento come se la salute debba essere di un colore e non di tutti. Pochissimi sanno che i manager quindi coloro che gestiscono le aziende sanitarie, nella quasi totalità dei casi non sono nè medici nè competenti ed anche loro sono scelti da chi ha vinto le elezioni.
    E' questo il primo passo da fare: rendere la salute un bene pubblico, non privato (anche nel pubblico). Poi il resto.

    Per un colmo incomprensibile oggi è una fortuna che esistano le aziende farmaceutiche che finanzino congressi e ricerche perchè in caso contrario ci ritroveremmo probabilmente a curare ancora con i salassi e con gli aghi da bollire. Lo stato che gestiste ricerca ed innovazione medica è (anche con esempi esistenti ai giorni nostri) un fallimento enorme.

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  82. Anche sul punto della gestione del pubblico, IMHO, c'è un equivoco enorme: chi altri, se non il politico, espressione democratica del volere dei cittadini, dovrebbe decidere chi gestisce le risorse comuni? Il problema non sta quindi nel chi decide, ma nel come decide, sulla base di quali criteri decide e, specialmente, che margine di libertà nelle scelte fornisce a chi ha eletto come gestore.
    Non si tratta quindi di eliminare la politica dalle decisioni gestionali (chi ci metteremmo al suo posto?), ma semplicemente fare una buona politica (cosa che in moltissimi paesi non è un'illusione come da noi).
    Concordo con te che la Sanità pubblica italiana è in genere di ottimo livello (anche se c'è un gioco al massacro per farla apparire peggiore di quello che è), contesto solo che il privato possa scegliersi i servizi da fornire (quelli a più elevato rapporto costo/beneficio), lasciando al pubblico quelli a più bassa remunerazione e ad alto costo unitario, con il risultato che il bilancio è sempre deficitario. Il discorso che spesso si sente fare: "se il privato ci guadagna, anche il pubblico dovrebbe poterlo fare" è una assoluta idiozia nel campo medico, perché in questo caso si dovrebbe obbligare un servizio privato a fare terapia intensiva o assistenza oncologica terminale.
    Non sono invece d'accordo con te sul fatto che lo Stato non possa, anzi debba, gestire la ricerca, perché, per esempio, le patologie orfane o altri progetti di assistenza, per esempio alle popolazioni del terzo mondo, non potrebbero essere affrontati , perché non c'è margine di profitto. D'altra parte un paese come gli Stati Uniti, culla del liberismo, ha portato avanti le più grandi ricerche scientifiche, in campo medico, come in quello tecnologico, prevalentemente con fondi pubblici (anche se nessuno lo dice). Basta farsi un giretto a Bethesda, per capire cos'è il pubblico in USA in campo medico.

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  83. Per un colmo incomprensibile oggi è una fortuna che esistano le aziende farmaceutiche che finanzino congressi e ricerche

    A questo punto che senso ha avere delle facoltà di medicina e farmacia pubbliche? Tanto vale che le aziende farmaceutiche si aprano (in Italia) le loro università private, con tanto di facoltà e di corsi. Almeno ci risparmiamo i soldi per formare medici e farmacisti!

    E se soffrissi di un male raro per cui esiste una cura ma in quanto raro non redditizio per il privato che decide di ritirarlo dal mercato? Come la mettiamo nome? Vorrei guardalo in faccia il medico che mi dice che devo morire perché non valgo nulla.

    D'altra parte un paese come gli Stati Uniti, culla del liberismo, ha portato avanti le più grandi ricerche scientifiche, in campo medico, come in quello tecnologico, prevalentemente con fondi pubblici (anche se nessuno lo dice).

    Verissimo! Infatti sulla luna gli americani mica ci sono andati con i soldi dei privati? Il "pieno" di benzina allo shuttle per le sue missioni mica glielo fanno i privati? Oppure in Europa, l'acceleratore del CERN chi lo ha finanziato? E' solo grazie ai soldi pubblici che si possono finanziare ricerche fondamentali per il (vero) progresso del genere umano e dove un privato non oserebbe investirci neanche un centesimo.

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  84. Ricordiamo però che i soldi pubblici derivano anche dalla ricchezza che i privati (onesti) sanno produrre.

    Un privato che voglia contribuire alla ricerca può farlo attraverso donazioni, o aprendo fondazioni, secondo coscienza e disponibilità.

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  85. E', a mio avviso, molto interessante il dibattito che ne è venuto fuori. La conclusione è che la scienza, oggi, è ancora al servizio del capitale. Nulla di più tristemente vero.
    Si inventano panini resistenti a fattori climatici e temporali, dati in fornitura a soldati in guerra, nelle stesse terre in cui i bambini non hanno cibo.
    Si consuma una quantità spropositata di risorse (cervelli, energia, strumentazioni) nella ricerca di cosmetici sempre più trendy, quando ci sono uomini che necessitano di antimalarici, ad esempio.
    Si utilizzano cibi per il movimento di veicoli o l'imbottigliamento di acqua, mentre la maggior parte della specie soffre la fame.
    Si costruiscono palazzi quasi perfetti, in contrasto con baracche che crollano alla prima scossa sismica o al primo colpo d'uragano.
    Degli uomini vengono salvati da morte certa con delle costosissime operazioni chirurgiche, mentre altri periscono per la mancanza di semplici siringheo profilattici.
    Questa è scienza, ed è scienza al servizio del capitale, al di là della volontà individuale.
    Parafrasando Nutella, chiedetevi: "che mondo sarebbe senza profitto?" :)

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  86. Vorrei guardalo in faccia il medico che mi dice che devo morire perché non valgo nulla.

    Mica te lo dirà il medico, sarà il mercato a stabilirlo se non esiste cura hai voglia di agitarti, morirai senza essere curato che è esattamente quello che succede nel mondo ogni giorno a migliaia di individui.

    Secondo te perchè non si riesce a curare la dissenteria in Africa o la malaria? Basterebbero due pilloline.
    Non ne siamo capaci? Eppure qualche bambino se ce la fa lo deve quasi esclusivamente alle ONG o alle missioni religiose, non ai rispettivi governi o a quelli esteri o ricchi.
    Non siamo nemmeno capaci di portare l'acqua o il grano che noi buttiamo a palate a quintali...
    E queste sono cose che dovrebbe gestire lo stato e dov'è?
    Se lo fa Bill Gates è uno sporco capitalista che avrà i suoi interessi, se lo fa la multinazionale farmaceutica è sicuramente un complotto maledetto ma intanto questi lo fanno...se aspettiamo l'appalto hanno voglia quei poverini di morire assetati...

    Le armi o il petrolio, sono investimenti molto più redditizi di una ricerca che quasi sempre non porterà a nulla con investimenti enormi, quale stato è così autolesionista da investire in ciò che non fa guadagnare immediatamente?
    Come fai a far lavorare serenamente un ricercatore se non gli dai nemmeno i soldi per comprarsi il camice da laboratorio?
    E se quei soldi te li passa ufficialmente un'azienda e ti invita a proseguire le ricerche perchè non dovresti accettarli?

    In Cina per risolvere il problema della sovrappopolazione hanno inventato il carcere e gli aborti statali, per dire, molto più sbrigativo ed efficace dei corsi di aggiornamento o di campagne informative.

    L'alternativa sono i privati che hanno interesse a vendere e se devi vendere non hai altre alternative che innovare, inventare, brevettare, commercializzare.
    Quando in ospedale serve un nuovo strumento diagnostico particolarmente costoso (mettiamo 50.000 per tenerci bassi) hai due speranze di vederlo arrivare entro un anno massimo: una donazione di qualche ente o associazione o una donazione da parte di azienda farmaceutica.
    Se aspetti "lo stato" tra burocrazia, appalti, leggi e leggine lo strumento non lo vedrai mai (e non lo vedranno mai nemmeno i pazienti).
    Lo stato che gestisce la scienza sarebbe un rimedio peggiore del male (IMHO).

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  87. Come ho detto non sono un cultore dei grandi complotti in tutti i campi dell'esistenza (qualcuno qua e là ce ne sono, però), ma uno dei più grandi complotti messo in atto contro la nostra intelligenza è stato quello di averci istillato questa idea malsana che il pubblico sia deleterio ed il privato la panacea di tutti i mali. Abbiamo di fronte a noi migliaia di dimostrazioni che non è stato così nel passato e non lo è neppure nel presente, ma, nonostante tutto, il bombardamento mediatico ha inculcato anche nei cervelli più ragionevoli questo assunto ed oggi lo ripetiamo pappagallescamente ogni qual volta la mano pubblica si dimostra men che efficiente. Naturalmente delle inefficienze macroscopiche del privato non gliene frega nulla a nessuno, un pò perché non affollano le prime pagine dei giornali, ma vengono in genere pagate dai lavoratori (sapeste quanti famosi manager ho conosciuto che erano delle buone mani levate alla vanga), un pò perché si dice "tanto le loro inefficenze le pagano loro", quando, invece, non è quasi mai così, basti vedere quanto è accaduto e sta accadendo con la crisi attuale: privatizzare i profitti e rendere pubblliche le perdite.
    Mi indigno ad ascoltare qualcuno che si indigna quotidianamente di fronte alle malefatte del prossimo e poi non si indigna per il fatto che non ottenga un servizio dovuto e accetta l'elemosina pelosa del privato per ottenere una strumentazione per il suo ospedale pubblico: allora facevo bene all'inizio a sospettare che il nostro padrone di casa di tanto in tanto chiudesse un occhio di fronte ai "regali" del privato e volesse regalarci una versione "edulcorata" del rapporto medico/industria!
    O forse crede che del regalo di quel macchinario qualcuno non debba poi, a momento debito, pagare il prezzo?

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  88. refound,

    io penso che il più grande "complotto" (anche se il termine è impreciso) sia quello di illuderci del fatto che questo sistema economico sia sempre esistito, esisterà sempre ed è possibile migliorarlo. Da qui nascono le futili discussioni, tra cui quella se sia meno peggio il pubblico od il privato, ad esempio. Ma io non voglio il "meno peggio" per la specie, ma il meglio, ossia fare un altro passo avanti, superare questo sistema di organizzazione sociale.

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  89. all'inizio a sospettare che il nostro padrone di casa di tanto in tanto chiudesse un occhio di fronte ai "regali" del privato e volesse regalarci una versione "edulcorata" del rapporto medico/industria!

    Su quattro strumenti di ottimo livello che sono arrivati in reparti dove ho lavorato, tre li ha regalati un'associazione di sostegno ai malati di cancro ed uno un'azienda farmaceutica, tutto pubblico ed alla luce del sole. Una scrivania richiesta per un ambulatorio 3 anni fa, la stiamo ancora aspettando.
    Se edulcoro qualcosa è l'aiuto che ci da lo stato e lo faccio proprio perchè non amo gridare al complotto.

    O forse crede che del regalo di quel macchinario qualcuno non debba poi, a momento debito, pagare il prezzo?

    Certo che qualcuno pagherà il prezzo ma preferisco pagare il prezzo di un ecografo pubblico che quello di una tangente privata.

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  90. tre li ha regalati un'associazione di sostegno ai malati di cancro ed uno un'azienda farmaceutica

    ...e aggiungo che non li hanno regalati "al medico" ma al reparto di un ospedale pubblico.

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  91. @ Yari: se ti capita dà un'occhiata (magari l'hai già fatto) al libro di Latouche "L'invenzione dell'economia", nel quale, con il suo tipico stile contorto ed arzigogolato, che rende la lettura complessa, porta avanti proprio l'idea che l'homo economicus sia una invenzione sei-settecentesca al fine di giustificare l'emersione di una certa borghesia industriale. Non che tutto mi abbia convinto, ma c'è di che pensare.
    Io, che credo di essere un buon lettore della materia, non sono invece riuscito a concepire un'idea sociale differente da quella attuale (anche se, lo ammetto, sarebbe di mio gradimento), in fondo in quanto ho sempre concordato con l'assioma che possa esistere un libero mercato senza democrazia, ma non si è mai vista una democrazia senza libero mercato (assunto che quella in cui viviamo sia una vera democrazia, cosa di cui ho qualche dubbio).
    Però sono assolutamente contrario all'idea del liberismo sfrenato e del turbocapitalismo (come viene chiamato) e del modello di globalizzazione mondiale che ne consegue e sono fermamente convinto che il pubblico debba gestire quanto più possibile dei bisogni primari del cittadino (limitando al minimo in questi campi l'introduzione del privato e solo se liberamente scelto dall'utente/cittadino) e debba costituire in molti altri settori (compresa la ricerca scientifica) una valida concorrenza per il privato, in modo che venga compressa l'ossessiva ricerca del profitto a scapito dei beni sociali comuni.
    Naturalmente tutto questo richiederebbe una buona politica, che non è né un ossimoro, né un'utopia, ma una concreta possibilità se più cittadini se ne occupassero, invece di delegare questo ambito ad una classe di professionisti.
    @ WeeWee: certamente quei regali sono stati fatti all'istituzione (non potrebbe essere altrimenti, date le leggi vigenti) e le contropartite probabilmente sono passate (o passeranno) al di sopra della testa dei medici di reparto (magari si potrebbe chiedere qualcosa al primario). Come ho avuto modo di dire, la corruzione smaccata è portata avanti a livello di informatore o Capo Area (bassa manovalanza) o (in passato) con i vertici ministeriali (Poggiolini docet), altrove si ragiona di "do ut des". Come mi insegni per la tua specializzazione, non si è mai "quasi incinta".

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  92. Sono un Isf (Informatore Scientifico Del farmaco)o se volete rappresentante farmaceutico, lavoro da diversi anni per una grossa azienda farmaceutica italiana e di cose strane...grossi complotti...regali faraonici.... onestamente e in tutta sincerità mai visti e proposti. Vi diro' di più, la mia azienda come tantissime altre sono pronte a licenziare in tronco se venissero a sapere di dipendenti che offrissero regalie varie di propria iniziativa ad un medico! E non credo che ci sono ISF cosi' stupidi da rischiare il posto di lavoro, e poi tirar fuori di tasca propria soldi per regali e viaggi costosi, visti i tempi che corrono!!!
    Le aziende (e qui non lo nego!)si danno parecchio da fare per sponsorizzare congressi, ECM, libri scentifici etc. ma tutto questo non per un tornaconto personale del medico ma per avere dei medici il più possibile preparati ed aggiornati. Onestamente da paziente preferisco essere curato da un medico aggiornato e preparato sulle novità farmaceutiche e diagnostiche che da uno che pratica la medicina degli anni '80.!!! Che ne dite? Avere medici aggiornati significa avere dei pazienti soddisfatti in primis e risparmiare costi sociali sanitari evitando sprechi e perdite di tempo. Visito per lavoro più di 500 medici e quelli che mi hanno chiesto un computer, un viaggio, un telefonino saranno stati 1%...(da me prontamente eliminati) quindi 5 o 6 volendo proprio essere precisi! Ma sono casi isolati! Il cattivo professionista esiste sia tra i medici, che tra i magistrati che tra gli avvocati....le mele marce ci sono in ogni settore e anche di aziende che offrono regalie varie ce ne sono pochissime!!! Se un congresso, un libro un evento scentifico è visto come tentativo di corruzione allora mi rifaccio alle parole del carissimo dott. qui sconfiniamo nella paranoia pura!!! Anzi non ritengo giusto che un medico debba spendere di tasca propria 3000-4000 euro l'anno per pagarsi il proprio aggiornamento, questo insieme di conoscenze, che poi serve per il benessere maggiore di noi pazienti!!! Quanti di voi lo farebbero? Se i complottisti vogliono davvero indagare, cercare e illudersi di scoprire qualcosa....cambino settore, sicuramente avranno più soddisfazioni :-)

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  93. Sono un Isf (Informatore Scientifico Del farmaco)...

    Grazie francesco, testimonianza preziosissima e che conferma quella che è la mia.
    Certi luoghi comuni sono duri da far sparire ma almeno si prova a dire come stanno le cose in realtà, poi ognuno si faccia la sua idea.

    Grazie di nuovo.

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  94. Vi riporto una intervista a Tom Jefferson sugli studi sui vaccini influenzali e finanziamenti pubblicato anche sul BMJ.

    Mi sembra interessante la considerazione alla fine dell'intervista e che riporto il nostro bravo informatore farmaceutico porta in giro gli estratti che l’azienda si fa
    fare: un milione di estratti in tante lingue che vengono pagati in maniera molto profumata dall’industria. Sono servizi esplicitamente pubblicizzati sui siti web delle
    multinazionali dell’editoria scientifica. “Reprints”, tradotti nella lingua target, come dicono loro.
    Domanda: Quindi il vostro sospetto è che tanto più ampio è il business che deve sostenere una casa editrice, tanto maggiore è la tentazione di cedere alle lusinghe di chi intende fare dell’informazione scientifica un mercato?
    Risposta: Forse, e la conclusione si può riassumere in una sola frase: state attenti alle bufale.


    Cosa ne pensate? (Riferito anche all'informatore scientifico)

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  95. Ritorno su questo tema in quanto ho trovato un caso di un medico di nome Scott Reuben che per anni ha prodotto pubblicazioni farlocche e che dovrebbe indurci a riflettere oggi sulla qualità della ricerca scientifica.

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  96. Sono giunta a questo articolo dopo aver letto questa roba (vedi sotto) che un'amica (che si cura con l'omeopatia e con la quale ho già avuto qualche discussione) mi ha girato, suppongo nel tentativo di convincermi che la "medicina ufficiale" è il male. Suppongo che per la maggior parte siano bufale complottistiche, ma volevo sapere se qualcuno ha mai sentito parlare di questo libro... sto cercando materiale per smontarglielo (già le ho girato questo post eheheh), ma non ho trovato molto. Sarebbe anche interessante un post sul prozac (pure mia sorella oggi se n'è venuta fuori con "i farmaci che fanno suicidare la gente" e altre idee complottiste sulla medicina... aiuto! Sono circondata!).

    Effetti collaterali: morte
    Marcello Pamio - Effervescienza

    Sapevate che le case farmaceutiche spendono 35-40 mila dollari l’anno per ciascun medico in attività con lo scopo di convincerli a prescrivere i loro prodotti? Sapevate che i cosiddetti opinion leader, grandi scienziati e medici qualificati, vengono corrotti con viaggi costosi, regali o più semplicemente con soldi perché recensiscano positivamente i medicinali? Sapevate che il 75% dei maggiori scienziati in ambito medico sono sul libro paga delle industrie farmaceutiche? E che le industrie inventano malattie e le pubblicizzano con campagne di marketing mirate per espandere il mercato dei propri prodotti?

    Molte di queste cose non sono risapute dalla maggior parte delle persone e il motivo è semplice: le lobbies non vogliono che si sappiano…
    Un libro-denuncia scritto da John Virapen, manager pentito delle grandi multinazionali, rompe il muro di silenzio e omertà e porta un po’ di luce nell’ombra.
    Virapen è il classico self made man: nato nella colonia britannica “La Guyana” ha iniziato dai lavori più umili per giungere come General Manager ai vertici di una delle più potenti e influenti multinazionali del mondo: Eli Lilly Inc.
    Il suo libro “Effetti collaterali: morte” è una pesantissima denuncia che non lascia spazio a nessun dubbio. Questo suo pentimento però non arriva a caso: la nascita di un figlio e la conseguente paura che questo possa finire in uno di quegli ingranaggi da lui creati e oliati per anni…

    Ad aiutare la stesura del libro, ci sono anche i rimorsi di coscienza per quello che ha contribuito a fare: «Notte dopo notte, ombre e fantasmi si danno appuntamento accanto al mio letto. Di solito si manifestano alle prime ore del mattino. Mi sveglio fradicio di sudore. Indirettamente ho contribuito alla morte di tante persone, i loro fantasmi oggi mi perseguitano».
    Si tratta di una denuncia che mostra il volto più inquietante di un potere profondamente radicato nella nostra società, un potere enorme il cui unico scopo è vendere, vendere e ancora vendere droghe. E non vogliono venderle solo ai malati, ma anche alle persone sane.
    Come Jules Romains nel 1923 fece dire al dottor Knock nel suo capolavoro letterario, Il dr. Knock e il trionfo della medicina: «Un sano è un malato che non sa di esserlo». Quindi le lobbies gentilmente ce lo ricordano!
    Virapen con la sua esperienza diretta nelle sale che contano, smonta pezzo dopo pezzo tante certezze, compresa la stessa struttura portante della scienza ortodossa basata sugli studi clinici.
    «Puoi ottenere quello che vuoi, lavorare sodo e aggirare ogni limite legale, se sai qual è il prezzo giusto e se sei disposto a pagarlo».

    E’ tutta una questione di soldi
    «Le autorità statali non sono in grado di salvare te o il mio bambino dalle organizzazioni criminali radicate nell’industria farmaceutica. I funzionari sono corruttibili, gli specialisti sono corruttibili e anche i medici lo sono. Tutti possono essere corrotti, in un certo senso».
    Questo è l’incipit del libro…

    CONTINUA...

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  97. Il ruolo degli opinion leader
    Nel mondo scientifico esiste una precisa scala gerarchica.
    I cosiddetti opinion maker o opinion leader sono importanti ricercatori, medici, luminari, baroni universitari che le industrie osannano e cercano in tutte le maniere di coinvolgere.
    Dietro enormi pagamenti, spacciati per consulenze, questi personaggi mettono il proprio nome su ricerche, pubblicazioni e studi. In pratica firmano, avallandoli scientificamente, studi sfornati dalle industrie, che spesso e volentieri non hanno neppure letto.
    Il valore di un opinion maker è incalcolabile: sono loro i veri poteri forti. Tutto quello che dicono viene preso come oro colato, anche se i fatti e i risultati scientifici dimostrano il contrario.
    Le informazioni dispensate dagli opinion leader vengono seguite ciecamente da tutti i medici, per così dire meno quotati. Sono i veri trascinatori.

    Corrompere i medici
    Il budget messo a disposizione dalle aziende per conquistare (cioè corrompere e convincere) un medico è enorme. Una volta si regalavano fiori, ricettari, penne, ecc. ma questo ormai rappresenta il passato; adesso ci sono gioielli, liquori e vini pregiatissimi, profumi di marca, opere d’arte e dulcis in fundo i viaggi (chiamati corsi di formazione). Viaggiare può far perdere i freni inibitori, in particolare se il medico viaggia senza la sua dolce metà…
    Perché i medici sono così importanti per l’industria farmaceutica? Semplice: la maggior parte dei farmaci devono essere venduti dietro prescrizione medica. Le ricette del medico hanno una incidenza diretta sul fatturato delle case farmaceutiche!
    Questo è il motivo per cui le industrie iniziano a far proseliti tra i medici quando sono ancora all’università, finanziando loro gli studi per assicurarsi un appoggio in futuro e influenzarne le scelte. In America spendono 35-40.000 dollari all’anno per ogni medico!

    Blockbuster
    Normalmente si definisce blockbuster un farmaco che supera il miliardo di dollari in un anno come vendite.
    Ma per gli addetti ai lavori, cioè per i personaggi che bazzicano e decidono le sorti di milioni di persone all’interno di sale ovali, un farmaco non si definisce blockbuster solo in base alle vendite: è molto più di una semplice pastiglia venduta miliardi di volte. Per un blockbuster la malattia, che venga curata o che vengano trattati solo i sintomi, è un aspetto del tutto secondario, anche perché le persone malate sono un mercato relativamente piccolo.
    Immaginate che differenza farebbe riuscire a convincere ad assumere farmaci a quelli che non sono malati. Il sogno di ogni manager. Ecco la caratteristica fondamentale di un blockbuster: venderlo a tutti, non solo ai malati ma anche ai sani!
    Raggiungere il massimo delle vendite era proprio l’obiettivo della fluoxetina…

    Il caso emblematico della fluoxetina
    Virapen ha partecipato all’entrata in commercio di numerosi farmaci, tra cui blockbuster, ma quello che più di tutti ha segnato negativamente la storia dell’umanità, è stato il Prozac.
    Solo per il nome Prozac, la Lilly pagò centinaia di migliaia di dollari un’azienda specializzata in branding e comunicazione, la Interbrand. E’ una prassi piuttosto comune tra le lobbies sborsare un sacco di soldi per trovare il nome di un nuovo prodotto. Per ogni modello di auto, yogurt, detersivo, ecc. il processo di scelta del nome è lungo, costoso e laborioso. Il nome astratto Prozac unisce il prefisso positivo “pro”, derivato dal greco e dal latino, con un suffisso breve e che evoca efficienza.
    La fluoxetina appartiene alla famiglia dei cosiddetti SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina), in pratica serve a impedire il riassorbimento naturale della serotonina nel cervello, perché un riassorbimento eccessivo altera gli equilibri del neurotrasmettitore. Negli anni ’80 solo i pazienti gravi in cura psichiatrica assumevano simili farmaci psicotropi. Studiando però tale farmaco, venne fuori un effetto collaterale che i vertici dell’industria individuarono come molto interessante e potenzialmente lucrativo: alcune persone avevano perso peso.

    CONTINUA...

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  98. Le persone grasse, nel mondo occidentale, sono un’ottima clientela potenziale.
    Il grosso problema era far riuscire ad approvare il farmaco come pillola dimagrante. La Lilly aveva fretta e non poteva attendere, quindi alla fine decise di richiedere l’approvazione solo come antidepressivo. Una volta che il farmaco è in commercio è molto più facile estendere la licenza ad altri usi terapeutici! Questo è un trucchetto comune usato purtroppo spesso dalle lobbies.
    In Svezia una procedura di approvazione può durare anche sette anni. Troppo tempo per chi ha fame di soldi. Per cui Virapen riuscì a corrompere il medico psichiatra che doveva redigere la relazione finale per l’agenzia di controllo. La cosa tragica è che lo psichiatra era all’inizio contrarissimo al Prozac e non lo avrebbe mai approvato. Ma 20.000 dollari in contanti e la commissione a lui e ai suoi colleghi di una ricerca pagata ovviamente dalla Lilly sulla fluoxetina, fecero cambiare miracolosamente il suo parere.
    Modificarono così i documenti ufficiali rendendoli adatti all’approvazione.
    Ecco un esempio di falsificazione: «su dieci persone che hanno assunto il principio attivo X, cinque hanno avuto allucinazioni e tentato il suicidio, quattro di loro ci sono riuscite», è stato cambiato nel più blando: «con uno dei soggetti è andato esattamente come previsto, è stata riscontrata una perdita di peso in quattro soggetti, e cinque dei restanti hanno avuto effetti collaterali».

    La parola “suicidio” è stata fatta sparire del tutto dal rapporto ufficiale, anche se quelle persone nello studio si sono ammazzate veramente.
    Nel 1986 ci furono moltissimi casi di suicidio durante i test clinici con il Prozac, mentre nei test successivi del 1995 risultò un tasso di suicidi sei volte maggiore. E l’azienda lo sapeva benissimo, ma ha nascosto i dati. I casi di morte durante i test clinici sono archiviati dalle aziende stesse come segreti commerciali, e per questo motivo possono non essere rivelati alle autorità competenti. L’intero meccanismo è studiato in modo da proteggere l’industria, non le persone.

    Quanti pazienti alla fine hanno assunto il Prozac prima che venisse approvato? E per quanto tempo è stato testato questo farmaco psicoattivo? Sottraendo le categorie escluse per vari motivi dai test, rimangono 286 persone. L’86% dei soggetti che hanno testato il Prozac, lo hanno assunto per meno di 3 mesi. Quindi uno dei farmaci più prescritti e venduti al mondo è stato testato solamente da 286 persone per poche settimane. Viene da sé che tutti gli altri milioni di pazienti sono le vere e inconsapevoli cavie umane!
    Questo purtroppo per noi è quello che avviene quasi sempre nei processi di approvazione di farmaci: statistiche falsate, dati scomodi fatti sparire, animali scelti ad hoc per ottenere dati utili in laboratorio, persone gravemente danneggiate o morte non vengono considerate, ecc. Il tutto per ottenere l’autorizzazione.
    L’idea iniziale della Eli Lilly, cioè di vendere la fluoxetina come farmaco dimagrante, non fu necessaria perché il Prozac era già diventato un blockbuster come antidepressivo.

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  99. Qui entra in ballo la psichiatria, quella collusa e pagata dall’industria. A furia di catalogare ogni manifestazione possibile della depressione, hanno fatto aumentare il numero delle persone che si riconoscono in questa o in quella categoria. Dal momento in cui semplici sbalzi di umore sono stati considerati sintomi depressivi, il numero dei malati è salito alle stelle.
    Casualmente e improvvisamente milioni di persone sono diventate depresse, ma per fortuna era appena stata approvata la cura d’eccellenza, la pillola della felicità: il Prozac.
    Come tutti i farmaci, il rovescio della medaglia si chiama “effetto collaterale”, nei farmaci psicotropi il numero è elevatissimo.
    In alcune ricerche fatte dalla stessa Lilly, i danni collaterali interessavano il 90% dei soggetti; nel 15-20% dei casi gli effetti collaterali somigliavano addirittura al disturbo che il Prozac avrebbe dovuto curare: la depressione.
    Tra le centinaia di effetti collaterali, uno dei più deleteri è l’acatisia che provoca impulsi omicidi e suicidi. Questi medicinali possono dar luogo a pensieri suicidi e violenti, ma allo stesso tempo annientare la volontà e l’iniziativa. Non è un caso infatti che la maggior parte delle stragi senza motivo avvenute nei college americani, sono state eseguite da persone psichiatrizzate in cura con tali droghe (Prozac, Paxil, Zoloft, ecc.).

    Dati ufficiali alla mano, si può parlare di oltre 250.000 persone che hanno cercato di togliersi la vita dopo aver assunto il Prozac, di cui circa 25.000 sembra ci siano riuscite.
    E questa purtroppo è una stima del 1999.
    Ma come disse Lenin: «la morte di una persona è una tragedia. La morte di un milione di persone è statistica»…
    Purtroppo l’industria farmaceutica ragiona solo per statistica: se sanno che solo lo 0,1% dei pazienti morirà assumendo il principio attivo, si ritengono soddisfatti. Questi prodotti però vengono venduti così tanto in tutto il mondo che quell’uno dopo lo zero scavalca la virgola, e la prima persona muore. Poi diventano 10, 100, 1000, 10.000…

    Quindi se non vogliamo diventare una statistica anche noi, un numero prima o dopo la virgola, sarebbe bene che stessimo il più lontano possibile dai farmaci!

    Tratto dal libro, “Effetti collaterali: morte”, John Virapen, ed. Chinaski

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  100. Ciao Sara,

    non ho capito bene lo scopo del tuo post.
    Il sito "disinformazione.it" è uno dei più noti in campo pseudoscientifico, pieno di sciocchezze e pericolose teorie alternative, gestito da un perito elettronico che gioca a fare il medico.
    Il libro di Virapen è una sorta di vendetta romanzata di un dipendende di una casa farmaceutica che lo ha licenziato, il resto sono una montagna di illazioni senza alcuna attendibilità.
    L'antipsichiatria è una pratica abbastanza datata, pubblicizzata da sette religiose (Scientology su tutte) e vecchi guru.
    Non penserai che io mi metta a smentire quelle panzane una per una?
    La teoria della montagna di letame colpisce ancora!
    :)

    Ciao!

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  101. Ah lo conoscevi! Supponevo... E immaginavo fossero tutte illazioni! Grazie mille per la risposta!
    Ciao! :)

    PS: non era sul sito "disinformazione.it", era un post su fb, di non so chi... un'amica mi ha taggata nei commenti perché continua a cercare prove che la "medicina ufficiale" (non sono io che la chiamo così!) è il male e l'omeopatia è "naturale". Io ci avevo rinunciato a spiegarle dopo varie discussioni ma, dopo questo tag, non ho potuto non ribattere eheheh... Solo che volevo cercare smentite ma non ho trovato quasi nulla... le ho girato questo tuo post e altre poche robe... così chiedevo un tuo parere... grazie ancora!

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  102. Ho svolto questo lavoro anni fa, e di aziende che hanno regalato costosi macchinari diagnostici per lo studio privato del medico, nonchè costosi ferri chirurgici per sale operatorie, ne ho viste parecchie.

    Quindi...

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    Risposte
    1. Quindi cosa? Perché anche posso dire di aver visto un asino volare ma questo non significa che gli asini volino. :)

      Però sarebbe interessante sapere com'è andata a finire la denuncia che lei ha fatto alle autorità, visto che un cittadino che assiste ad un reato è tenuto a denunciare. Altrimenti sarebbe complice.
      Dove ha denunciato questi reati e che seguito ha avuto la sua denuncia?

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    2. Salve Salvo,
      Ho letto con piacere quello che hai scritto e devo dire che sono d'accordo con te. Faccio l'informatore da molti anni e non avevo ancora trovato scritto una opinione così vicina alla realtà.
      A John C. rispondo scrivendo che l'ISF si può fare in tanti modi... Per favore non confondiamo i dispositivi medici con i farmaci: per pubblicizzare i primi non ci vuole una laurea, i colleghi sono TUTTI assunti con contratti commerciali e le aziende di dispositivi non fanno parte di Farmindustria (quindi non hanno regole da rispettare).
      Gestisco un sito di informatori e la mia definizione di informatore scientifico è molto più asettica... Ecco cosa ho scritto: informatori scientifici
      Saluti
      Marco

      Elimina

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