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martedì 25 settembre 2012

1871


La percezione dei progressi scientifici e tecnologici non è sempre immediata. Pensate alla differenza tra un quarantenne ed un bambino che oggi ha 10 anni. Per queste due persone che vivono nella medesima epoca storica il "cellulare" o il "computer" sono due oggetti che assumono un significato assolutamente diverso. Il progresso è stato talmente veloce che le nostre generazioni, per la prima volta, si scontrano con un fenomeno nuovo e sconosciuto. Sono i giovani che trasmettono le loro conoscenze agli anziani.
L'uso del computer, oggi diffusissimo, è alla portata dei più giovani ma distante dalle conoscenze dei meno giovani. Il cellulare è un oggetto "moderno" per i cinquantenni e "ordinario" per i dodicenni. Non è incredibile?
Questo succede anche in campo medico.
Non vedere bambini poliomielitici è la norma per un ventenne di oggi mentre era la norma il contrario per chi oggi ha cinquant'anni. Stesso fenomeno per le cure: morire di polmonite oggi è una rarità e suscita scalpore, per i nostri nonni era assolutamente normale. Questo perchè i progressi medico-scientifici hanno fatto dei passi enormi e talmente veloci che da una generazione all'altra hanno cambiato letteralmente la vita di tutti noi rendendo certi aspetti della vita quotidiana quasi fantasiosi, come se fossero inventati (basti leggere gli argomenti di chi è contro i vaccini).
Ma davvero i nostri nonni morivano per un'infezione?
Era una realtà morire di parto così frequentemente? Sapevamo davvero così poco e così pochi anni fa?
Ebbene sì.
Leggere come erano curati i nostri avi può servire non solo a comprendere come siamo fortunati ad essere nati in quest'epoca ma anche a demolire due luoghi comuni difficili da estirpare. Il primo vuole che i nostri nonni fossero "saggi" e risolvessero i problemi di salute in maniera semplice ed efficace. La realtà è ben diversa. Siamo noi a risolvere i problemi in questo modo e proprio perchè disponiamo dei mezzi per farlo. I nostri antenati non avevano alcun mezzo realmente utile a curare le malattie e dovevano arrangiarsi con quello che offriva la scienza di quell'epoca: poco o niente, era questa la loro "saggezza". Bufale come l'"autoguarigione", dette oggi fanno pensare a qualcosa di reale, dette ai nostri avi era l'unica possibilità perché se non guarivi da solo morivi.

Il secondo luogo comune è quello che dipinge le industrie farmaceutiche come dispensatrici di morte. Sono aziende ed hanno lo scopo di guadagnare ma senza di loro che producono i farmaci anche noi non avremmo che pochissime possibilità di guarire o sopravvivere. L'interesse dell'industria farmaceutica quindi dovrebbe combaciare esattamente con quello che abbiamo noi di avere medicine sempre moderne, a disposizione ed  portata di tutti. Non è sempre (né dovunque) così ma oggi la "pillola" è davvero una possibilità per la maggioranza della popolazione (ricca) del mondo, dove le industrie non esistono (e non guadagnano), non producono né investono e quindi esiste anche difficoltà di accesso alle cure e questo è un problema dei giorni nostri, non dei nostri "saggi antenati".
Per chi non ci credesse proviamo a leggere un libro medico, (Vincenzo Balocchi: Ostetricia, 1871) un testo di ostetricia utilizzato nelle università italiane, forse il più utilizzato in quegli anni: il ginecologo di nostra nonna probabilmente si era preparato su questo e quando aveva un caso difficoltoso si avvaleva di alcuni strumenti che andremo a vedere. Avevo già parlato di come si gestissero la gravidanza ed il parto negli scorsi secoli ma sapere anche come si curavano le malattie è ancora più didattico. Giusto per misurare con dei numeri, l'Italia è uno dei paesi al mondo con minore mortalità materna ed infantile in gravidanza e parto. Nel 2009 in Italia sono morti meno di 3 bambini su 1000 in gravidanza o durante il parto quando in Nigeria (statisticamente tra le peggiori) ne morivano quasi 46 su 1000 e la mortalità materna segue questo trend: nel 2009 in Italia sono morte 6 donne, in Nigeria 1100. Ecco cosa vuol dire progresso, scienza e medicina, per nostra fortuna. Alcuni passi del libro possono essere impressionanti o difficili da sopportare, cercherò di limitarli al minimo indispensabile.


Le cause dell'aborto

Oggi si sa che le cause di aborto (la perdita del prodotto del concepimento, può avvenire in varie epoche di gravidanza ma soprattutto nelle fasi iniziali) sono svariate, la più frequente comunque rimane l'anomalia dell'embrione, una patologia cromosomica o genetica ad esempio o una malattia ereditaria. Altre cause possono essere le malattie materne o le infezioni.
Ed all'inizio del 1900? Alcune "intuizioni" oggi possono sembrare incredibili, ma l'epoca non permetteva di avvalersi degli strumenti diagnostici e terapeutici di oggi, leggere quello che leggevano i medici dei nostri avi può aprire gli occhi a chi crede ciecamente che la medicina "non si è evoluta".

Nel libro tra le cause di aborto una classe è definita "predisponente", molto frequente, sembra che senza di una di queste cause l'aborto non sarebbe potuto avvenire. Tra le cause si dice che basta che le donne:
...siano colpite da un odore penetrante, che alzino un braccio e spesso anche che scendano il letto...
Probabilmente però si intuiva che la causa del problema poteva risiedere anche in qualcosa di "insito" nell'embrione ma si reputava plausibile che "l'uovo" (così veniva definito l'embrione) fosse "debole" perchè:
...derivante dal seme di un padre infermiccio o che soffre o ha sofferto di sifilide...
Molto curiosi sono i rimedi per "curare" l'aborto (naturalmente si può curare la minaccia di aborto, non l'aborto avvenuto ma in quegli anni non esisteva l'ecografia e molti "aborti" erano in realtà solo minacce) e nel libro sono elencati una serie di rimedi particolarmente interessanti (corsivi miei):
Per la donna debole:
Riposo (rimedio validissimo anche oggi!)
Amari
Preparazioni ferruginose (per prevenire l'anemia?)
Moto all'aria libera
Se la donna è robusta o addirittura obesa è bene ricorrere al salasso dal braccio (prelievo di sangue), rinfrescanti, alimentazione poco succulenta, bevande acquose.

Quando la donna ha già sofferto numerosi aborti è bene raccomandare il riposo e praticare salasso (prelievo di sangue) mediante sanguisughe poste sull'inguine.
In caso di donne irritabili o isteriche è bene utilizzare il laudano (un liquore) o il "siroppo di papavero" utilizzato con successo dal prof. Bigeschi.
Questi non sono trattamenti "artigianali" da uomo primitivo ma le cure degli ospedali della nostra Italia del periodo a cavallo tra 1800 e 1900.

La gravidanza extrauterina

In alcuni casi, dopo la fecondazione, l'embrione non si impianta come dovrebbe all'interno della cavità uterina ma in un altro punto. Molto frequente il caso di impianto su una delle tube ma sono conosciuti rari casi di impianto sulle ovaie, sull'intestino e persino in organi lontani dall'utero. Si chiama "gravidanza extrauterina" e le cause di questa "anormalità" non sono ancora del tutto chiare. In passato questa patologia rappresentava un grave problema che si concludeva quasi sempre con la morte della donna (le donne che leggono e che hanno avuto una gravidanza extrauterina riflettano su questo dato semplice ed oggi poco conosciuto), oggi si assiste quasi sempre alla risoluzione totale. Se sono state ipotizzate cause infettive, immunitarie ed anatomiche per l'origine della gravidanza extrauterina, in passato si brancolava letteralmente nel buio. Vediamo così che nel testo si dibatte sulle cause della gravidanza extrauterina, le ipotesi sono incredibili:

esse sieno più comuni nelle donne non maritate [...] e risulterebbe che questo accidente fosse più facile a verificarsi in quelle donne che nel tempo del coito furono soggette a paura o terrore. In queste dunque parrebbe che la cagione di esse dovesse considerarsi essere la provata emozione.
Curioso vero? Per i nostri medici di un tempo, la causa della gravidanza extrauterina era la paura provata durante il concepimento.
Poi si ipotizzano anche le cause infettive o infiammatorie (definite tipiche delle prostitute).

L'infezione puerperale
Oggi quasi scomparsa, rappresentava una delle cause più importanti di morte nel 1800 e fino agli anni della II guerra mondiale. Gli antibiotici non esistevano ancora e quando una persona subiva un'infezione doveva sperare (e tanto) sulla buona stella, in realtà era una vera e propria strage di neomamme. Una donna che ha partorito (si chiama puerpera) è ancora più a rischio di infezione e se oggi la medicina contrasta le infezioni già prima (con la sterilità della strumentazione) che dopo (con l'eventuale terapia antibiotica) in quegli anni la curava con gli scarsi e per noi sorprendenti mezzi a disposizione.
Erano diverse le "scuole di pensiero" nella cura delle infezioni puerperali. Alcuni procedevano con infusi di piante come l'aconito o la digitale, altri con la "terapia mercuriale" (vapori di mercurio di altissima tossicità che procuravano uno stordimento generale), i salassi erano sconsigliati e si puntava tutto su sostanze (ammoniaca, cloro, arseniato di chinina) che in pratica non avevano alcun effetto (positivo, ne avevano invece di tossici) ed infine sull'accompagnare la donna ad una morte "serena". La rassegnazione, pur non ammessa, era l'unica vera medicina dell'epoca. Straziante ma interessante leggere come era descritta una donna con infezione puerperale:
La malata può lamentarsi di dolor di capo ma l'intelligenza è chiara [...] la faccia è pallida con occhi infossati colle palpebre inferiori livide, come sono lividi gli angoli della bocca [...]. V'he spesso una gran sete ma a bevanda è rigettata appena presa.

I segni che indicano il cadere delle forze vitali formano il secondo stadio. Le estremità diventano fredde, l'aspetto della malata è più livido, il polso [il battito cardiaco, normalmente attorno ai 70 battiti al minuto] a 160, piccolo e debole [appena percepibile]. Succedono vomiti senza sforzo uscendo spesso come un rivo verde dalla bocca. L'intelletto rimane lucido fino alla fine ed il sollievo che la paziente prova in confronto alle passate sofferenze [...] spesso eccita la fede nel suo risorgimento quando è già alle prese con la morte. Una traspirazione vischiosa e fetente si mostra alla superficie, la respirazione diventa gradatamente meno affrettata e la morte chiude la scena.
Impressionante. Eppure questa era la fine di tante donne di fine 1800 inizio '900.
Nel libro si fa riferimento al "veleno che produce la febbre" perchè non erano chiari nemmeno i meccanismi che scatenavano un'infezione, figuriamoci la cura. L'autore del testo consiglia di far odorare alla malata dei sali di canfora perchè ha notato che la donna accenna dei sorrisi quando li odora e quindi deduce possa valicare la soglia della vita con un animo più sereno.
Sembra storia primitiva vero?

L'eclampsia

E' una patologia particolarmente grave tipica (ed esclusiva) della gravidanza. Non approfondisco ma il sintomo principale di questo problema è l'ipertensione (cioè la pressione arteriosa elevata). Oggi, esclusi alcuni casi particolarmente gravi o non trattati, si ha quasi sempre un esito favorevole della patologia grazie ai farmaci a diposizione che permettono di salvare la donna gravida ed il bambino che ha in grembo, in ogni caso, anche oggi, la malattia resta insidiosissima. Leggiamo come risolvevano (cercavano di risolvere) questo importante problema i medici di un secolo e mezzo fa.

La terapia si basava quasi tutta sul cloroformio (come sedativo) ed i salassi (il prelievo di sangue).
Ma come curavamo l'ipertensione nel 1871?
E' presto detto:
...si eseguirà un abbondante salasso [...] si agirà in seguito sugli intestini con purganti di olio di ricino e [...] si potrà mettere la donna sotto l'influenza del tartaro emetico [una sostanza che provoca nausea]. Saranno utili bagni tiepidi prolungati, le punture sulle zone edematose e le moschettature [dei tagli eseguiti sulle parti del corpo rigonfie per la ritenzione idrica].
Il salasso (che ai tempi era una cura praticamente per qualsiasi malattia e derivava dal concetto arcaico di "disintossicazione" e di "estrazione del male dal corpo") veniva eseguito con delle piccole lame o con le sanguisughe poste sulla nuca (per 3-4 ore) o sul torace. Si estraeva poco più di mezzo litro di sangue e fino ad un litro nei paesi anglosassoni.
Ancora più sorprendenti le pagine dedicate alla "mania puerperale". Nei casi gravi di eclampsia si assiste anche a convulsioni e disturbi visivi e neurologici. Non conoscendo la fisiologia, per i nostri avi questi casi erano da relegare a "follia".
"Più tipica delle classi agiate, era caratterizzata da attacchi isterici" (che oggi sappiamo trattarsi di convulsioni molto gravi), insonnia, cefalea (che oggi sappiamo dovuta all'ipertensione).
La paziente può essere allegra o melancolica, cantante e parlante, senza riposo oppure ostinatamente taciturna o sospettosa di tutti, immaginando ingiurie ed offese da parte del marito e degli amici. Canta spesso a piena gola canzoni o stornelli che niuno le aveva mai udito cantare. Spesso usa un linguaggio osceno. Quelle che furono caste divengono provocatricci [sic], la pelle è scolorata, pallida la faccia, il ventre molle.
Oggi sappiamo che queste povere donne non erano "folli" ma si trovavano in piena crisi eclamptica, una delle complicanze più temibili della gravidanza che se non prontamente trattata può condurre persino a morte.
Una cosa che mi ha colpito in maniera particolare è che quando si presentava un caso difficile che rischiava di far morire una donna, l'autore ricorda spessissimo di aver consultato un noto professore di una città vicina o un luminare di un altro ospedale della zona. Visti i collegamenti dell'epoca (sia stradali che nelle comunicazioni, certo non esisteva internet) si capisce nel testo che questi "aiuti" esterni arrivavano dopo ore ed ore dalla chiamata iniziale tanto da poter continuare a svolgere qualsiasi altra attività e permettere persino dei "bagni rilassanti ripetuti" per dare sollievo alla donna che probabilmente era in fin di vita.
I luminari accorsi su chiamata poi, effettuavano quasi sempre manovre inventate da essi stessi, improvvisate, provate al momento, erano considerati quasi degli dei e potevano permettersi di tutto. In questi casi il fallimento era quasi scontato (e nel libro si parla di tentativo infruttuoso o andato male) e questo era il risultato della inesistenza della medicina scientifica: era quasi tutto improvvisato.
Incredibile la spiegazione di una delle cause di morte in puerperio (cioè dopo il parto). Oggi, evento rarissimo, un decesso ha sempre cause spiegabili e non per forza legate alla gravidanza, a quei tempi tra le ipotesi vi era "l'esaurimento delle forze per causa nervosa", in pratica si credeva possibile una morte per "stanchezza eccessiva da parto" (ma probabilmente si trattava di complicanze del parto oggi conosciute).
Tralascio i capitoli relativi alle emorragie (si attendeva la morte della donna senza in pratica fare nulla se non tentativi inutili di risoluzione, non esistevano neanche le trasfusioni di sangue) o al taglio cesareo (l'anestesia era effettuata con il cloroformio ed il taglio con un "coltello panciuto ed affilato", sterilizzato per ebollizione in acqua).
Chiudo con una nota più leggera, volete sapere come avreste preparato il letto di un neonato nel 1871?
Il suo letto deve essere grande e profondo [...] il fondo di esso sarà di foglie di granturco o di foglie di zoster marino: la lana o il crino devono essere proscritti, come sostanze che si impregnano di orina ed esalano un cattivo odore.
Insomma un viaggio che può sembrare assurdo e da incubo quando in realtà era vita quotidiana dei nostri non lontani antenati. Pensiamoci quando leggiamo di medicina "ancora non progredita" o di "saggezza della medicina di un tempo".

Alla prossima.

lunedì 17 settembre 2012

MedDeliri: Ma vai a...te e l'igienismo

Se vi facessi leggere certi messaggi che mi arrivano in posta elettronica restereste allibiti: tra improbabili guaritori con i poteri più incredibili a strani personaggi che cercano di insultarmi ma sono talmente ignoranti che anche capire l'insulto diventa difficile, non scherzo, il campionario dei seguaci dell'alternativo è davvero singolare. Si va dalla persona chiaramente disturbata al professionista, come l'ultimo, un giovane avvocato con tanto di sito internazionale, curriculum importante, foto in giacca e cravatta che prima mi scrive con tanto di cordialità e formalismi chiedendomi un parere su una cura alternativa ed alla mia risposta che si tratta di sciocchezze vere e proprie ha una sorta di crisi isterica riempiendomi di "insulti" dei più banali, come quello che sarei "pagato da Big Pharma", che dico bugie e che "sono pagato per il mio lavoro" (beh, in effetti...) e che se poche persone governano su milioni è colpa di gente come me (omioddio...) con tanto di riferimenti a Berlusconi ed Emilio Fede (mancava solo l'accusa di essere un rettiliano), da lasciarmi senza parole e questa è (sarebbe) una persona colta, titolata e, presumo, con un certo quoziente intellettivo, ma assolutamente deprimente.

Nei messaggi che ricevo però, molte volte ci sono riferimenti a malattie gravi e vere e proprie ciarlatanerie e quindi per rispetto e per evitare pubblicità a questi tristi personaggi spesso evito del tutto di parlarne.
Pochi giorni fa però sono capitato sulla pagina di un "naturopata igienista", no, non è un addetto alle pulizie dei bagni con metodi naturali, è una persona senza alcun titolo né esperienza che tiene conferenze alle quali vanno tante persone che abboccano come sardine alle sue sparate. Lo seguo da tempo perché prima o poi parlerò di lui e se finora non l'ho fatto è per non regalargli un palco che lui cerca disperatamente, ma quello che ho letto merita di essere riportato.

In poche parole questa persona consiglia di mangiare solo frutta, semi e verdure, meglio crude e con i suoi consigli si arriverebbe non solo a stare meglio ma anche a guarire da malattie gravi, naturalmente si tratta di scemenze di una persona in cerca di gonzi.
Ha un sito internet ed è abbastanza noto nell'ambiente, è autoreferenziale, scrive "tesine" che diffonde dal suo sito e divulga la pratica dell'igienismo, un delirio misto tra vegetarianesimo e veganesimo e corbellerie, ma io il suo nome qui non lo scrivo, chi segue questi argomenti avrà capito di chi parlo.
Il "naturopata" improvvisato riceve tante lettere, alcune chiaramente false, quasi sempre strane e deliranti, ma quella che ho trovato ultimamente le supera tutte. Il povero uomo che si è affidato alle mani del naturopata seguendone i consigli ha tentato per mesi di sistemare la situazione in famiglia: un padre forte fumatore e bevitore che preferisce le abbondanti grigliate di carne alle verdurine, una madre che va matta per le uova e caffè a tutto spiano. Altro che fufu e durian, "gustosi" alimenti vegani proposti dal guru de noiantri, a casa del povero signore tutti si strafogano, soprattutto dopo un passeggero e funereo periodo di "igienismo".
La conclusione della storia è amara e triste, il povero figlio, ancora a casa dei genitori nonostante l'età, si arrende e si sfoga con il suo profeta. In fondo questo è il ritratto della persona tipo che cade vittima di questi "esperti" incompetenti.
Fantastica poi la figura del padre, 74enne che fuma come un turco e che mi ricorda il padre del personaggio di Verdone nel film "Un sacco bello".

Ecco il testo integrale della lettera (che è stata pubblicata sul sito del "naturopata"), ci sono momenti che sembrano la sceneggiatura di un film. Il nome del guru è oscurato, non merita nemmeno di essere nominato:

===

"Ciao V**** [il naturopata, ndr.]. E' finita. L'esperimento in famiglia è definitivamente tramontato. Mia madre è tornata
all'antico. Nel frigo ricompaiono i cimiteri, i formaggi, le uova (verso cui essa prova una sorta di venerazione). Mio padre non ha mai smesso d'altra parte di consumare forme intere di parmigiano.
Per premio compensativo, un mese fa, gli è venuto l'Herpes Zoster, prontamente decapitato con medicine prescritte e scrupolosamente assunte.

TRENTA SIGARETTE, MEZZO LITRO, GAZZOSE, E CENTRIFUGA SOSTITUITA DA UNA MACCHINA PER IL CAFFE’-ESPRESSO

A 74 anni, mio padre fuma sportivamente 30 Austin al giorno, roba da fare invidia a un giovane irrequieto. Beve mezzo litro al giorno tra pranzo e cena, per non parlare delle bibite gassate di cui, in vecchiaia, pare essersi innamorato. Cosa credi che la centrifuga da me comprata in aprile, giri a ritmo continuo? E' li abbandonata, perfino da me, dopo essere stata scalzata dalla macchina espresso da bar, che spara a tutte le ore caffè e cappucci odorosissimi, da favola per chi ne è drogato.
PER REAZIONE, ORA MANGIO ANCHE I FRUTTI MENO ENTUSIASMANTI

In questo gioco demoralizzante, io sono preso in pieno. Ma, più cibi animali compaiono a tavola
e più li schivo, con una determinazione fino a poco tempo fa sconosciuta, quando qualche defaillance me la permettevo. Ora non mi frega più se la frutta estiva non mi entusiasma. Imparo a mangiare persino le detestate pesche, e scopro una fantastica uva pugliese dagli enormi acini carnosi e saporitissimi.

PRENDERO’ I FICHI A CASSETTE

Persino le odiate prugne mangio, e con avidità. In attesa ovviamente che arrivi l'autunno, con la sua frutta fantastica, dai fichi che già mi estasiarono lo scorso anno. Appena caleranno un po' di prezzo, li prenderò non a etti ma a cassette.
PIU’ CADAVERI MAGNANO E PIU’ AGGRESSIVI DIVENTANO

Tornando ai miei, l'Herpes di mio padre mi preoccupa: e se avesse una recidiva? E' possibile? Con mia madre è ormai scontro continuo. Da quando ha ricominciato a ingoiare cibi animali è diventata
ancor più aggressiva di sempre. Sto meditando, a oltre 40 anni, di uscire di casa, di un buco in affitto, ma lontano da lei.

DUE ANNI DI INSEGNAMENTI LETTERALMENTE BUTTATI VIA

La frutta a casa è confinata di nuovo in un piccolo vassoio di plastica, tre susine e una mela rinsecchita, se non porto io ogni tanto qualche rifornimento di freschezza, restano lì malinconiche a languire per giorni. Dopo tutte le cose lette di V**** V****** [il naturopata, ndr], in 2 anni esatti, non posso non essere pessimista. Questo ritorno trionfale dei miei genitori, dei loro tetrapack gonfi, dei gelati a chili, delle lattine di birra, e delle ciambelle materne allo zucchero e alle uova, un giorno sì e l'altro pure, non rappresenta affatto per me una iniezione di serenità.
MI HANNO MANDATO A QUEL PAESE

Non ti chiedo di rispondere, ma solo di constatare il mio totale fallimento contro le brutte abitudini dei genitori. Mio padre, quando gli dico che lo Zoster non si cura con cicche e parmigiano, mi invita a pensare alla mia obesità. Mia madre, quando le dico che vegetarismo non è soltanto un piatto di zucchine cotte, mi apostrofa con “Ma vai a farinculo te e l'igienismo”. Certo certo, io ci vado a farinculo, ma ride bene chi ride ultimo.


STO DIGIUNANDO LA SERA

Io faccio a modo mio. La strada del verde, una volta intrapresa, difficilmente si lascia. Non potrei mai immaginarmi un V**** [il naturopata, ndr] che si mette a magiare kebab, a bere Sprite o Gatorade. Anzi, ho ricominciato con i digiuni serali, dopo aver imparato da te, che non solo non fanno male, ma danno riposo agli organi.

QUALCHE CHILO DEVE ANDARSENE PER FORZA

Tu comprenderai bene la mia situazione particolare di grande obeso, da sempre in lotta con i chili.
Molte cose che leggo nelle tue tesine devo per forza adattarle al mio stato. Dove tu consigli la crema d'avena per i vegani giù di peso, io al contrario non la posso prendere. Ma di roba da mangiare ce n'è in natura anche per i grassoni.
DALLE NOSTRE PARTI FIORISCE IL VEGANISMO AFRO-ASIATICO

Per finire, visto che tu ad ogni tesina inserisci quasi ogni volta nuove piante e nuovi frutti, che io regolarmente ti invidio perché non si trovano qui, mi accontento di fare le mie piccole scoperte. La costa abruzzese pullula di extracomunitari. Ha la più alta percentuale italiana di prostitute, di nigeriani e di extracomunitari per 1000 abitanti. Va da sé che è tutto un fiorire di negozietti etnici, dove un amante dei cibi esotici come me, si perde, e dove ogni volta che può, va a lasciare i canonici 50 sacchi per riportare a casa delizie dal mondo arabo-mediorientale, cinese-vietnamita
e dell’Africa nera.

NON DEMONIZZIAMO I PRODOTTI CINESI, CON STRAORDINARI CAVOLI E GUSTOSI FUNGHI SECCHI

E' un paradiso anche per i vegani. Non demonizziamo i prodotti cinesi. Se si fa un po’ di attenzione (io ormai compro cineserie da 10 anni), si trovano anche cibi puliti, perfettamente conservati e soprattutto vegani, come ad esempio il buonissimo cavolo cinese, che oltretutto costa una fesseria. Ma anche i funghi secchi, una busta da un kilo per 1 euro e 50, magari un po' coriacei, ma saporitissimi.

CI SONO PERSINO I SEMI DI BAOBAB

Ma le novità più importanti, etniche e vegane, vengono da un negozio ampio e generoso di Martinsicuro, gestito da padre e figlio pakistani. Vende ovviamente roba indiana e pakistana (che è lo stesso), ma anche un’ottima scelta di cibi africani. Vi ho trovato cibi davvero strani, come i semi di baobab, con cui nel Senegal preparano con semplice acqua una bevanda freschissima e vegana
dal vago aroma di limone.

I KAKI SECCHI E IL MITICO DURIAN

I kaki secchi mi piacciono da matti. Non posso dimenticare che, nell'ottobre di due anni fa, una cura di kaki risolse la mia psoriasi in modo definitivo. Ma io sogno sempre i frutti del Sud-Est Asiatico, primo fra tutti il durian!

FUFU, GARI E MANIOCA

Dai cinesi trovo infine il fufu, ed anche il fantastico gari, variante gustosa ricavata dalla macinazione
della manioca e del plantain, cotta in un sugo di pomodori freschi cotto per pochissimi minuti, molto lungo ed acquoso. Una sorta di polenta, molto più gustosa e salutare dell'insulso e inflazionatissimo mais. Inoltre basta davvero due minuti di cottura, a fuoco medio e si ottiene un cibo naturale esaltante e perfettamente vegano. Ahimè, queste cose le posso cucinare solo
quando mia madre non c'è. Raramente, quindi.
C***** da Ascoli Piceno.

===

Credo sia un manifesto di vita vera. Un tentativo mal riuscito di trasformare due poveri anziani, che si godono la vita, in automi alternativi ed un po' fricchettoni per seguire le sciocchezze apprese in rete da un incompetente autonominatosi "esperto". Immaginare la scena di questa famiglia è uno spettacolo, esilarante, ma anche un bel po' triste e credo che tutto si possa racchiudere nella mitica frase della mitica mamma di chi ha scritto la lettera, che è quella che direi a tutti i guaritori, ciarlatani ed alternativi di questo mondo:
A' naturopata, ma vai a...te e l'igienismo!

Alla prossima.

lunedì 10 settembre 2012

La diluizione progressiva dell'omeopatia

Usare un fallimento della medicina per giustificare l'omeopatia equivale a pensare ai tappeti volanti per evitare gli incidenti automobilistici (cit.).
Sarà la lenta consapevolezza della gente o l'evidente controsenso di questa disciplina ormai superata, ma nel mondo sono sempre di più i segnali che dimostrano lo scricchiolìo dell'omeopatia. Negli anni questa pratica è passata da "capriccio" di certi ambienti particolari e di nicchia ad una larga commercializzazione che si è diffusa soprattutto grazie a campagne pubblicitarie e disinformazione creata ad arte. Oggi l'omeopatia si avvia al tramonto. L'evidente mancanza di plausibilità medica, scientifica e logica (dopo ben 200 anni dalla sua creazione), la sta riducendo a quello che è in realtà, vera e propria fede superstiziosa per i pochi che ancora ci credono. D'altronde persino in paesi come l'Inghilterra o la Francia, grandi consumatori di prodotti omeopatici, da qualche anno si assiste ad un calo vertiginoso delle vendite (il mercato omeopatico in Inghilterra ormai è ridottissimo) con conseguente perdita economica delle aziende produttrici, la contea scozzese del Lotian sta ridiscutendo il rimborso degli omeopatici.
Nel frattempo, in Spagna, le università di Barcelona e Valencia cancellano i master di omeopatia per mancanza di basi scientifiche.

Così tra una chiusura di storiche farmacie omeopatiche (all'estero, mentre in Italia non esiste farmacia che possa vivere con la sola vendita di omeopatia), risarcimenti per pubblicità ingannevole e smentite dagli studi, continua il declino inesorabile di questa pratica, pure in università che da anni offrivano corsi di omeopatia, ora sospesi per le poche richieste. Persino la statistica è spietata: in Norvegia, su oltre 50.000 persone, si è assistito ad un declino delle visite dagli omeopati ed in 10 anni si è passati da un già scarso 4,3% ad uno striminzito 1,3%, questo anche per rispondere ai "milioni di utilizzatori di omeopatia" che vanno sbandierando senza sosta gli omeofanatici. Nel Regno Unito ormai i corsi di omeopatia sono tenuti in università private assieme a quelli di "Facebook e Twitter, cosa sono?" oppure "UFO e complottismo" e "Cori natalizi".

L'elenco di corsi della Weymouth University inglese. Omeopatia, UFO e pittura ad acquerello.

Ci pensino le università italiane quando offrono bizzarri quanto deserti corsi di omeopatia per rimpinguare le casse o usano strutture pubbliche per esperimenti che sanno più di alchimia che di scienza.
Di questo si sono accorte anche le aziende che l'omeopatia la rimborsavano in UK.

Il BUPA (British United Provident Association) è una società privata che nel Regno Unito si occupa di assicurazioni sanitarie (principalmente nel mondo del lavoro), seconda solo al servizio sanitario nazionale. La società ha annunciato di aver sospeso i rimborsi dei trattamenti omeopatici.
Lo ha dichiarato ufficialmente dalle pagine del sito aziendale: l'omeopatia non è più coperta dall'assicurazione, assieme ad altre pratiche sciamaniche come la reflessologia (studio e cura delle malattie tramite la "mappa dei piedi" e l'aromaterapia (terapia a base di profumi vari) in buona compagnia quindi per diventare, speriamo per sempre, una vecchia credenza del passato.


Proprio il lato "commerciale" dell'omeopatia (visto che quello scientifico non ha più molti argomenti da trattare) è in fermento: come si fa a "regolamentare" un fenomeno paranormale?
Bisogna trovare delle scappatoie.
Di fronte al fatto che un granulo omeopatico oltre la dodicesima diluizione (e consideriamo che la diluizione considerata "ideale" e più diffusa in omeopatia è la trentesima o 30CH) sia solo zucchero, molte aziende cercano di correre ai ripari o non potrebbero più vendere i loro prodotti. Come evitare di incorrere a multe e sanzioni per pubblicità ingannevole senza però "scoprirsi" e rivelare il trucco?
Una delle aziende inglesi (la Helios) ha pensato ad un espediente (che a me sembra un'ulteriore presa in giro). Invece di far approvare per la vendita i propri prodotti come farmaci, li commercializzerà come dolciumi, caramelle, ovvero quello che sono in realtà.
If necessary we could revise the manufacturing method, the labelling of the bottles and kit box to present them as non-medicines and non-homeopathic and market them as 'confectionery' 
-(trad.)- Se necessario rivedremo il metodo di produzione, l'etichettatura dei flaconi e le confezioni di vendita per presentarli non come medicinali o omeopatici e vendendoli come dolciumi.
Sì, finalmente qualcuno dice le cose come stanno: i granuli omeopatici sono caramelle, è il momento di dichiararlo ufficialmente, così chi è ancora convinto che si possano usare per curare malattie o vuole spendere i suoi soldi a questo scopo, almeno sa cosa sta comprando, questa è vera libertà.
Gli omeopati potrebbero rispondere a questo punto con i soliti slogan preconfezionati, come quello che serviva a rispondere alla dichiarazione dei medici britannici che definiva l'omeopatia "stregoneria":
C’è una mancanza di informazione da parte di questi medici che parlano di qualcosa che non conoscono o di cui non hanno approfondito niente. Perché se solo facessero una ricerca su internet, su quella che è la letteratura scientifica, vedrebbero che di prove ce ne sono tante. Bisogna solo cercarle. Certo è che non c’è peggior sordo chi non vuol sentire!”. (A. Ronchi, presidente FIAMO).

Capito? Cari medici, se non riuscite a capire perchè una caramella di zucchero dovrebbe curare le malattie, non discutete di fisica o chimica, sono idee sorpassate, cercate su internet la letteratura, è tutto lì.
Insomma, l'omeopatia comincia a scricchiolare e dopo il "boom" commerciale degli anni 90 le vendite ed il successo popolare sono in caduta libera. Basti pensare che solo per il fatto di aver dichiarato in passato di credere all'omeopatia, il nuovo ministro della salute britannico è diventato bersaglio di feroci prese in giro, quasi un tormentone, "un ministro della salute che crede all'omeopatia è come un ministro delle finanze che crede ai soldi che crescono sugli alberi...", "il ministro della magia", queste sono le frasi più "soft" rivolte al neoeletto Jeremy Hunt.
Ma non è finita qui.
In seguito alle pressanti esigenze sia delle società mediche che dei comitati scientifici nazionali, sempre in Gran Bretagna, molte industrie omeopatiche hanno difficoltà a fare fronte alle richieste di chiarezza da parte degli scienziati e dei consumatori.
La MHRA (agenzia inglese che regolamenta la produzione e la vendita dei farmaci in Inghilterra), ha definito in maniera chiara alcune regole: se i prodotti omeopatici vogliono essere venduti come farmaci devono essere sottoposti alle stesse prove e controlli dei farmaci tradizionali. Questo ha naturalmente creato il panico in molte industrie omeopatiche, è impossibile infatti dimostrare (senza barare) che un prodotto omeopatico abbia azioni superiori al placebo (prodotto inerte, come zucchero o amido) e sorgerebbero altri problemi, come fare a capire, ad esempio, se una caramella omeopatica è stata preparata bene o meno, perché 1 grammo di zucchero resta 1 grammo di zucchero, a prescindere dai nomi esotici affibbiati dagli omeopati e così da qualche mese nel paese anglosassone la regolamentazione dell'omeopatia è in grande fermento perché in effetti regolamentare un rito magico è piuttosto imbarazzante, anche dal punto di vista strettamente commerciale. Potrebbero succedere cose come quella accaduta nel 2007 durante l'audizione della commissione della scienza e tecnologia del parlamento inglese, davvero esilaranti.
Il componente della commissione Lord Broers chiede ad una rappresentante della società inglese di omeopatia:

"É possibile distinguere tra loro i farmaci omeopatici dopo la loro diluizione? C'è un modo qualsiasi di distinguerne uno da un altro?"

Risponde l'omeopata (domanda 538):

"Dall'etichetta".

E con questo, mi sembra, possiamo chiudere.
:)

Alla prossima.

Aggiornamento: Notizia dell'ultim'ora. Nonostante i "milioni di utilizzatori" di omeopatia in Italia, nonostante "un mercato in costante crescita", nonostante "1 italiano su tre utilizza omeopatia", gli omeopati piangono miseria. Il nuovo decreto sulla registrazione dei prodotti omeopatici prevederebbe una "tassa" di 1000 euro annuali (una miseria per un'azienda farmaceutica...) per ogni prodotto omeopatico registrato.
Gli omeopati non ci stanno: "Il fatturato delle aziende omeopatiche in Italia non supera i 180 mln.".
Insomma, se bisogna fare pubblicità ecco che tutti comprano omepatici, quando si tratta di pagare ecco che le industrie sono povere e senza soldi.
Ahh, omeopati...

Tanto per capire che i "milioni di utilizzatori" italiani sono solo uno slogan ai fini di marketing, basta leggere la segmentazione del mercato farmaceutico in Italia. Le vendite di omeopatici, oltre a rappresentare una fetta piccolissima del mercato farmaceutico, sono in forte calo, sono meno venduti dei prodotti per l'igiene personale e di bellezza. Neanche gli argomenti deboli danno ragione agli omeopati, mannaggia...anche se è piacevole sapere che ci sono più italiani puliti e profumati che omeofanatici.

Aggiornamento 2015: Anche i dati del 2014 danno l'omeopatia in costante calo (-2,4% rispetto all'anno precedente) e venduta pochissimo (0,8% del venduto in farmacia).

[aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]

lunedì 3 settembre 2012

Aloe e cancro: cosa c'è di vero?

L'aloe è una "pianta grassa" molto comune e che cresce sia spontaneamente che in coltivazioni specializzate, della quale esistono decine di specie. Usata come pianta ornamentale e come rimedio popolare per alcuni disturbi passeggeri, negli ultimi anni è diventata un rimedio molto ricercato negli ambienti alternativi per le sue presunte proprietà curative per malattie gravi, tra le quali il cancro. Le proprietà dell'aloe erano conosciute già nell'antichità, sono documentati gli usi come cicatrizzante in epoca romana e greca e come lassativo in epoca medievale.
La notorietà come rimedio anticancro è stata aiutata dalla pubblicazione di un libretto scritto da un frate, tale padre Romano Zago, brasiliano, che descrive nel suo testo proprietà miracolose di una delle specie di aloe, l'arborescens, la quale sarebbe capace di guarire tumori anche in fase avanzata, in breve tempo e senza particolari effetti collaterali. Non è difficile immaginare che, le affermazioni fatte nel libro di Padre Zago (che ho letto) sono piuttosto esagerate ed inattendibili: guarigioni quasi immediate dal cancro dopo bevute di estratti di aloe assolutamente non credibili, nel testo non è riportato alcun dato statistico né sono mostrati referti o numeri da studiare, sembra un romanzo e forse lo è. Altri libri di medicina alternativa parlano di effetti dell'aloe vera, altra specie della pianta. D'altra parte c'è da dire che è già da tempo che si studiano gli effetti di alcuni componenti di questo vegetale che hanno mostrato sperimentalmente la capacità di inibire le cellule neoplastiche di alcuni tipi di tumore, l'attenzione degli sperimentatori si è quindi concentrata sui meccanismi che permettevano questo risultato.

Chissà per quale motivo la "fama" di antitumorale è diffusa in Italia ma molto poco in altri paesi nei quali la pianta è utilizzata, sempre nella medicina popolare, ancora come cicatrizzante e lassativo e proprio con quest'ultima indicazione l'aloe è in vendita nelle farmacie come farmaco da banco sotto forma di estratti in sciroppo o succo e ne esistono decine di tipi e marchi differenti. La proprietà cicatrizzante sembra essere dovuta all'azione di stimolo nei confronti dei vasi sanguigni che così velocizzerebbe i normali processi di riparazione della cute, anche se in realtà queste sono poco più che ipotesi visto che gli studi non hanno confermato del tutto questa possibilità: uno studio inglese ha misurato la capacità dell'aloe nel migliorare le complicanze dermatologiche della radioterapia e non ha notato alcun effetto benefico particolare. Le proprietà lassative sono dovute soprattutto alla presenza di antrachinoni, sostanze irritanti per l'intestino. Altri effetti studiati sono quello "ipoglicemizzante" (che abbassa il valore di zucchero nel sangue) ed antimicotico (che combatte le infezioni da funghi). Estratti di aloe sono contenuti in molti cosmetici e prodotti ad uso casalingo e possono avere un blando effetto antibatterico, antivirale e disinfettante.

La tossicità della sostanza è scarsa, la dose letale per le cavie (di aloe vera) è di 200 mg per chilo, nell'uomo quindi, un effetto tossico sarebbe possibile solo per dosaggi elevatissimi, anche se non è da sottovalutare il potenziale effetto negativo del suo potere lassativo (perdita di sali, disidratazione). In alcune nazioni (Inghilterra e Germania ad esempio) esistono formulazioni di aloe in fiale da iniettare ed in questo caso sono stati segnalati effetti collaterali molto gravi e persino qualche caso letale.
Altri effetti negativi segnalati sono il danno riproduttivo (nelle cavie maschio), quello teratogeno (cioè che causa malformazioni nel feto) ed abortivo (sempre in cavie) soprattutto per le formulazioni per via orale, gli effetti collaterali più gravi (fino a casi di morte) sono stati segnalati, come detto, solo per le formulazioni endovenose.

Gli effetti sulle cellule cancerose, anche se interessanti, sono contrastanti a volte anche notevolmente ma sicuramente aprono qualche speranza.
L'aloe emodina (una degli antrachinoni contenuti nella pianta) ha mostrato di ridurre i tumori in cavie ed in vitro ma sembra essere pericolosa perchè se "stimolata" dalla luce solare o da altre radiazioni, è capace di favorire tumori cutanei, un'altra delle sostanze contenute (l'aloina A), ha causato tumori nelle cavie e per questo motivo la FDA ha chiesto la sua rimozione dagli integratori in vendita. Sembra comunque che l'effetto antitumorale della sostanza (soprattutto nei confronti dei tumori intestinali) abbia come costante parallela un effetto dannoso (di stimolo del tumore, benigno o maligno) a livello cutaneo ed in altre cellule. Non sono pochi gli esperimenti che hanno sottolineato questo dato.


Le proprietà immunostimolanti, antiossidanti ed antiproliferative dell'aloe comunque, hanno fatto ipotizzare un suo reale potenziale anticancro (non per forza curativo ma almeno preventivo) e per questo motivo negli ultimi anni gli studi su queste proprietà si sono moltiplicati a dismisura, anche se proprio il sospetto di gravi effetti negativi ha sempre fatto consigliare molta cautela nelle conclusioni, l'interesse è rivolto soprattutto proprio al suo contenuto di antrachinoni.

In cellule in vitro è stato dimostrato un ruolo immunostimolante, sia per azione su alcune cellule immunitarie che per lo stimolo di alcuni enzimi essenziali nel processo di morte cellulare (le cosiddette caspasi) ed esiste anche uno studio sull'uomo che ha associato l'aloe alla chemioterapia, dimostrando un possibile ruolo nel miglioramento dei risultati della terapia e della sopravvivenza dei soggetti trattati. Già nel 2000 uno studio è stato effettuato anche presso l'università di Padova, analizzava la capacità dell'aloe-emodina di inibire la crescita tumorale (su tumori specifici, i neuroectodermici) in cavie. Gli studi in vitro sono incoraggianti (ne esiste anche uno su cellule leucemiche che ha dato risultati positivi), è vero che sono tantissime le sostanze capaci di eliminare o rallentare le cellule cancerose in laboratorio e quindi non si può che parlare di risultati ancora molto preliminari,  ma la buona notizia è che è stato scoperto anche il meccanismo d'azione che sembra legato all'azione degli antrachinoni contenuti nell'aloe, altro fattore positivo è che non sembra esserci un particolare pericolo di tossicità per l'uomo. C'è però un altro dato che consiglia di non esagerare con l'entusiasmo nei confronti di questa sostanza: sembra che l'uso di aloe, contrasti direttamente l'effetto "apoptotico" (cioè che induce la morte cellulare) della chemioterapia (in particolare della doxorubicina e del paclitaxel), consentendo alle cellule neoplastiche danneggiate dai farmaci di rigenerarsi. Inoltre è stato ipotizzato (ed in parte confermato) un ruolo favorente nei confronti dei tumori del colon. Le conclusioni contrastanti di diversi studi hanno quindi limitato notevolmente l'idea di un uso routinario nella cura delle malattie neoplastiche e per questo motivo bisognerà probabilmente aspettare l'isolamento di un derivato dell'aloe da provare sull'uomo quando si avranno sufficienti certezze sulla sua efficacia e sicurezza, cosa che attualmente non esiste.
In questa vicenda c'è anche un particolare "interessante" e che risponde al tormentone che vorrebbe i "rimedi naturali" non brevettabili (chissà perché) e le autorità mediche ed accademiche compatte nel nasconderne le proprietà.
L'università di Padova ha brevettato i derivati dell'aloe (in particolare l'emodina) proprio per l'utilizzo in oncologia. Il brevetto è stato depositato nel maggio 2001 in collaborazione con una società finanziaria, le spese del mantenimento di questa procedura sono state sostenute dall'università e dall'associazione italiana leucemie, AIL (sez. Veneto). Nel 2007 l'università ha bloccato il finanziamento di tali spese mantenendo (pag. 40-44) però la convenzione con l'AIL e con un fondo di beneficienza privato, i due enti ad oggi coprono questi costi.
Ricordatevi di questo esempio quando vi parleranno di "non brevettabilità" dei rimedi naturali e di "boicottaggio" di certe cure da parte del mondo scientifico.

Non bisogna comunque credere all'"elisir" che cura il cancro, non è sicuramente bevendo un bicchiere di aloe che possiamo sconfiggere questa brutta malattia, ma se riuscissimo a sfruttare le capacità benefiche del suo contenuto potremmo avere qualche beneficio.

Bisognerà approfondire l'argomento e non cedere al facile entusiasmo ma nella storia dell'"aloe anticancro" una base promettente esiste.
Questo naturalmente ha attirato orde di avvoltoi (già lo fanno quando la "cura" è implausibile...) e così esiste un commercio molto florido di prodotti a base di aloe. Integratori, frullati, estratti, vendita on line. Tra mezze parole e promesse sussurrate, questi prodotti sono venduti come "anticancro" quando ancora siamo ben lontani dal definirli curativi e sicuri. Esistono anche conventi ed associazioni religiose note per la preparazione di "frullati" di aloe. In genere, le preparazioni "artigianali" hanno una ricetta ben precisa. Il frullato di aloe è diluito in miele o in alcol e deve essere conservato al riparo da luce e calore. I preparati in vendita come integratori in genere contengono pochissimo principio attivo che quasi sempre ha perso ogni sua proprietà benefica (la sostanza è altamente sensibile alla luce, al calore ed agli sbalzi di temperatura e si degrada molto velocemente perdendo quasi tutte le sue qualità), in questo modo è davvero molto improbabile che un preparato "commerciale" possa avere effetti curativi almeno vicini a quelli notati in laboratorio. In ogni caso occhi sempre aperti, sia agli sviluppi futuri ma anche a chi pensa a guadagnare qualche soldo approfittando della malattia, ad oggi, chi vende "estratti di aloe" per curare il cancro, è solo un ciarlatano.

Alla prossima.