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sabato 24 dicembre 2011

2084: il ministero della salute olistica

Sposto appena il lembo del lenzuolo per guardare in faccia ciascuno di quegli uomini riuniti al mio capezzale. Tutti vestiti di bianco ma non come lo erano i medici di una volta, loro avevano una specie di tunica, candida, liscia e stirata. C'era caldo ed umido, la combinazione peggiore per chi non è in perfetta forma, ti senti soffocare anche se respiri benissimo ed io benissimo non respiravo.

"Io lo sottoporrei a tre sedute di consapevolezza secondo Amher" disse uno ma l'altro non sembrava d'accordo: "Meglio la melanina con vitamine di Bidella". Ma che dici, si agitò il terzo: "bastano due cicli a distanza di una settimana di bicarbonato di potassio, secondo Moncisini", esclamò il terzo. "Ahh, ricordo quando erano perseguitati dalla medicina!" e gli altri sghignazzarono. "Ricordi il giorno della consegna delle chiavi del ministero a Moncisini?!" ed un'altra fragorosa e sguaiata risata risuonò nella stanza...

Non erano agitati, stavano discutendo meccanicamente senza osservarsi a vicenda, avevano le mani in tasca e parlavano tra di loro guardando me, ero io il soggetto da curare, uno dei tanti, ogni mattina le stesse frasi: erano quelle del protocollo di comportamento in sanatorio redatto dal ministero.
"Guarda che le cure di Amher sono state ufficializzate in Guatemala", disse il primo al quale rispose l'altro "beh, se è per questo Bidella è stato acclamato al congresso mondiale in Nigeria" ed il terzo "anche Moncisini ha ricevuto una standing ovation a New York"...confabulavano, ricordavano eclatanti successi e guarigioni miracolose: "Hai visto l'ultimo video pubblicato per il ministero? Era un linfoma, guarito al 100%", si riferiva all'ennesima testimonianza di guarigione dovuta ad una delle tante cure alternative ed io stavo ad ascoltare assorbito più dai rumori del reparto e dalla musica orientale trasmessa in filodiffusione che da loro.
Voi penserete: "ma non ti conviene ascoltare bene? Capire cosa stanno decidendo? Sei tu il malato!" Rispondo che io la decisione l'ho già presa. Appartengo da tempo ad un gruppo di allopatici che si ribella in ogni modo all'incudine del nuovo corso della medicina. Non sono fortunato, ho semplicemente studiato. Ho trovato i libri di mio nonno medico scampati alla distruzione delle opere blasfeme che spiegano come queste medicine che blaterano di continuo tutti questi con il camice bianco sono truffe, non fanno nulla. Sono diventate uno strumento di controllo e soprattutto un'arma economica straordinaria. Sono state sviluppate e diffuse per non spendere più soldi con il malato che è solo un ramo secco della società. Hanno fatto in modo di convincere la gente che curarsi con nulla è meglio che curarsi con le medicine e così ormai si muore giovani, si crolla con una polmonite, le famiglie sono piene di storpi e handicappati che verranno soppressi. La nuova società ha bisogno di braccia forti non di pesi morti. Ti convincono di poter curare tutto ma in realtà non curano nulla e quando si muore per la più banale delle malattie la colpa è del cittadino che non ha eseguito bene gli ordini del ministero: la famiglia paga una multa, disobbedire al ministero è un reato.

Tutto ebbe inizio quando il vecchio ministero della salute fallì per le troppe spese, era il ministero con più uscite di tutto il governo ed azzerarne le perdite sarebbe stata la salvezza della nazione, salvezza politica, non di certo sociale. Così dopo la globalizzazione, il nuovo piano di "riduzione del disagio pubblico" puntò tutto sulla sanità. Senza curare la massa avrebbero ottenuto due risultati: zero spese e selezione naturale, solo i più forti sarebbero sopravvissuti. L'unico elemento importante era quello di vendere questa riforma come rivoluzionaria, trasformare la medicina in superstizione primitiva e le pseudoscienze in reale beneficio per la società. In fondo la gente ne era contenta. In breve tempo sparirono gli ospedali, gli interventi chirurgici e le farmacie. Le "medicine" venivano cedute direttamente dagli uffici del ministero (che si accertava che si trattasse sempre e solo di medicine che non curavano) ed il marketing di governo raccontava delle vittorie scientifiche inesistenti e dei benefici sul popolo che in realtà soffriva e si ammalava come mai era successo. Il ministero della salute olistica dirigeva un tentacolare sistema di informazione, plagio e controllo della popolazione. Dai suoi uffici uscivano i bollettini sulla salute pubblica, le disposizioni in materia sanitaria ed i protocolli da attivare in tutti i luoghi di cura. Da lui dipendeva anche il ministero dell'informazione che aveva  soprattutto il compito di divulgare le "pubblicazioni scientifiche" che erano quasi tutte inventate di sana pianta con la comparsa, ogni tanto, di "casi clinici" con testimonianze di guarigioni eclatanti e miracolose che in realtà erano delle scene recitate. Un altro compito di questo ministero era quello di di inventare mensilmente un nuovo "nemico" che aveva lo scopo di tenere la popolazione in uno stato costante di paura, incertezza e sfiducia. Le vecchie medicine scientifiche erano state "distrutte" prima di tutto commercialmente e poi materialmente. I comunicati stampa rivelavano incredibili effetti collaterali dei farmaci, gli antibiotici causavano la demenza, i vaccini facevano impazzire e l'insulina rendeva deboli. Parallelamente l'arsenico ultradiluito guariva tutto, l'agopuntura era un toccasana e gli impacchi di ricotta "evacuavano" i tumori.

Gli storici (quelli della vecchia era) facevano nascere il fenomeno attuale tutto attorno agli inizi del secolo quando sulla rete web si diffusero le teorie del complotto, ci accorgemmo troppo tardi che il complotto era proprio quello di far credere che tutto fosse un complotto. Massico Mazzummo era ministro dell'informazione da quei tempi. Ha raggiunto la veneranda età attuale perchè non ha mai rinunciato alle medicine che si fa preparare di nascosto dai suoi scagnozzi vendendo senza scrupoli persino i suoi parenti più stretti che si "curarono" con le medicine del ministero convinti che avessero effetti benefici quando lui viveva di antibiotici ed antitrombotici quotidiani per curare l'ipertensione da stress e l'ulcera per la quale soffriva cronicamente da anni. Diffondere paura, incertezza, sfiducia. Questo era il suo compito e lo aveva portato avanti senza alcun ostacolo.

Io lasciavo parlare quei tre goffi individui vestiti di bianco, avrei di certo dovuto sopportare qualche fastidio (già mi avevano costretto a tre sedute di elettroagopuntura) e mostrare di crederci e di esserne contento. Usavano un metodo tanto semplice quanto efficace. Qualsiasi ammalato di qualsiasi malattia doveva curarsi a casa. Se le condizioni peggioravano (e per le malattie vere peggioravano sempre) avveniva il ricovero nei sanatori gestiti direttamente dal ministero olistico. Qui resti ricoverato per due-tre giorni nei quali ti sottopongono a terapie senza alcun effetto e dopo quei giorni ti fanno compilare un questionario. Le domande sono poche e precise ma c'è sempre quella che chiede se ti senti meglio: chi si permette di "sentirsi peggio" è finito. Chi si sente peggio ha sempre colpa: ha fatto male la cura, non ci ha creduto fino in fondo, ha poca apertura mentale. In questo caso si viene trasferiti immediatamente al centro recupero Namasté dove di te non si saprà più nulla, ufficialmente sei impegnato in un cammino di conoscenza e transazione animica, in pratica scompari per sempre.
Così non esiste questionario che neghi i benefici dei sanatori. Stanno tutti meglio, per la grande soddisfazione del ministro, delle statistiche e degli annunci di fine anno.
I DMD (Domestic Monitor Devices) controllano le calorie assunte quotidianamente da ogni cittadino. Da quando la carenza di scorte alimentari, risorse e petrolio è diventata il primo problema mondiale, gli abitanti delle nazioni civilizzate sono monitorati in tutto ciò che consumano e la crisi economica non fa sconti a nessuno: consumare poco, spendere pochissimo, servizi pubblici praticamente inesistenti. Non è strano quindi che siano stabiliti dei limiti all'alimentazione, all'attività fisica ed agli acquisti di generi di prima necessità. Vietato fare ginnastica o consumare più calorie del limite di 1000 al giorno stabilito, chi si trovasse in sovrappeso viene assegnato al programma di recupero basato sulla meditazione e sullo Yoga. Il ministero della salute olistica, nato ormai da qualche decennio, stabilisce le tabelle di alimentazione, diagnosi e cura della persona. Lo staff ministeriale, composto dai cosiddetti "ricercatori indipendenti", decide quale sia la cura più adeguata ed efficace per ogni problema che dovesse colpire il cittadino. I "ricercatori" del ministero, più che indipendenti (è un termine volutamente generico in quanto non vi è altro modo per definirli), sono degli assoluti incompetenti. Non hanno alcun titolo di studio, sono lì perchè assegnati dal politico di loro conoscenza o dal parente influente. Il titolo di studio non possono averlo perchè l'università non esiste più, eliminata sempre per motivi economici ed ora sostituita dai corsi istituiti dallo stesso ministero e tra di loro vi erano i vecchi "indovini" i "maghi", quelli che un tempo leggevano la mano e facevano l'oroscopo e che progressivamente, con la trasformazione dell'astrologia in "scienza emerita" erano stati innalzati al ruolo di veri e propri professionisti della diagnosi. A dire il vero tutto cominciò attorno al 2012, quando persino gli enti governativi davano dignità di professionisti a persone che fino a qualche anno prima erano solo degli imbonitori. Con la loro trasformazione in "ricercatori", fare l'astrologo era considerato un lavoro nobile, quasi da prescelti.
Gli astrologi diventano professionisti per lo stato, succede nel 2011

Il ricercatore comunque non aveva bisogno di essere competente: il ministero ordinava, egli eseguiva. In ospedale al posto dei vecchi medici c'erano loro, si occupavano delle diagnosi, le terapie e della selezione dei pazienti, quelli più gravi che rischiavano di morire entro poche ore venivano rifiutati e rispediti al mittente con la scusa che erano troppo intossicati dalle scie chimiche per sperare in un effetto delle medicine d'urgenza (come i fiori di Bach) e morendo, come ho detto prima, venivano accusati di non aver ben eseguito le cure imposte. I ricercatori si occupavano anche di compilare l'oroscopo del giorno che era trasmesso nei monitor domestici ogni tre ore e mezza. Il limite più grave ed evidente era rappresentato dal fatto che ognuno aveva la sua idea, chi curava con l'omeopatia, chi con gli aghi o le erbe e chi con i magneti ma questo non aveva importanza, l'efficacia sarebbe stata la stessa, certificata da un video sul canale governativo e dal questionario di soddisfazione, non c'era altro. Tutti i sanatori di una regione facevano capo al "centro di risveglio delle coscienze", un grande ufficio nel quale si decideva quali trattamenti fossero accettabili all'interno dei sanatori.

In caso di malattia i cittadini quindi non trovano più i vecchi ospedali come li conoscevano i nostri bisnonni,  il governo centrale dimostrò che erano dominati dalle aziende farmaceutiche diffondendo dei documenti "segreti" su internet in modo che la popolazione si facesse un'immagine del tutto negativa di chi produceva i farmaci (a quei tempi le aziende le chiamavano Big Pharma, come un'unica entità malefica). Al contrario veniva diffusa un'immagine positiva, felice e leggera di tutte le altre pratiche, quelle economiche e che non curavano nessuno. Fu proibita la produzione di farmaci tranne in un'unica industria a scopo sperimentale (ma che in realtà li produceva per i capi di governo ed i loro famigliari) ed i dossier sanitari di ogni cittadino erano conservati nel server globale aggiornato quotidianamente tramite i DMD. Si realizzava così il "corpo olistico" nel quale, secondo il ministero, ogni uomo era parte di un grande pensiero universale, una cellula di un corpo unico. Ufficialmente non ci si ammalava più ma si credeva di essere malati. Per ogni problema esisteva la soluzione, il ministero non prevedeva malattie inguaribili ma da tutte si guariva in maniera veloce, semplice ed economica nel 98% dei casi, il sanatorio in fondo accompagnava verso la morte chi era ammalato, non si guariva soffrendo, come una volta, ma si moriva felici, era questo l'obiettivo dei sanatori che avevano soppiantato quelli che una volta chiamavano ospedali.

Nel lontano inizio di secolo infatti si dimostrò che i troppi errori in corsia, i costi dei farmaci e della strumentazione chirurgica rendevano gli ospedali dei luoghi di perdizione, delle voragini economiche e delle inutili voci di spesa. Come dimostrato da numerosi studi scientifici (condotti dai ricercatori indipendenti dell'istituto olistico nazionale) curarsi con la medicina non conveniva (economicamente). I vecchi farmaci consentivano una sopravvivenza prolungata ma poco sana e mentre l'aspettativa di vita era arrivata alla soglia dei 102 anni erano sempre di più le persone che si ammalavano di tumore, alzheimer e morbo di Parkinson. Era diventato praticamente obbligatorio assumere farmaci chimici per vivere.
Una situazione insostenibile insomma, un incubo per il potere che non riusciva a sopportare il peso di una popolazione sempre più vecchia, non produttiva e debole e che doveva essere eliminato con tutte le forze. L'impegno del ministero e del consiglio superiore è stato enorme. I medici, accusati tutti per le loro collusioni, sono stati mobilitati nelle officine medicinali nazionali nelle quali sorvegliano la produzione di quelli che una volta erano i medicinali (ufficialmente per sperimentazione e ricerca), gli infermieri ed il resto del personale sanitario è stato mobilitato nei nuovi sanatori.

Da quando il ministero ha introdotto la nuova figura professionale del maestro naturopata (obbligatorio il corso nazionale) ed il cittadino ha la possibilità di effettuare le proprie cure a domicilio quando non sono talmente gravi da richiedere il ricovero in sanatorio per morire, le spese sono diventate minime, le malattie ufficialmente non esistono più ed anche la morte è un evento naturale, accettato, come dev'essere. Sono poche le segnalazioni di malattia che, come ci dicono i maestri naturopati, provengono dai rari casi di conflitto irrisolto. Davanti a questa evenienza il ministero ricovera gli sfortunati sottoponendoli a dolci sedute di magnetoterapia o floriterapia con cristalloterapia nei bambini.

L'aspettativa di vita, scesa a 54 anni, deve scendere ancora, di almeno due anni. Alla società servono persone giovani, forti, in forma, capaci di produrre, lavorare, agire. Per questo tutti gli sforzi sono concentrati sul rafforzamento del plesso solare con il ciclo di Reiki che ormai è obbligatorio a sei mesi dalla nascita in tutti i dipartimenti. Il vecchio paradigma di dover vivere a lungo è stato per anni l'illusorio punto di arrivo di una scienza decrepita e chiusa di mente. Oggi ci siamo risvegliati (grazie al ministero) e vivere non vuol dire farlo a lungo ma farlo bene. Il punto di forza del ministero è la giovane età media della popolazione. "Siamo tutti giovani e forti!" urlano ad ogni convention. Naturalmente non si accenna al fatto che la popolazione è così "giovane e forte" perchè si muore facilmente ed i malati non hanno alcuna possibilità di far parte della società. Ogni individuo ricoverato nei sanatori viene dimesso con la sua scheda sulla quale campeggia il timbro GUARITO.

Resistono nonostante tutto delle sacche di protesta ed io sarei un dissidente.
Guidate nel nostro paese dall'ex medico Revonesi, premiato con il cosiddetto premio Nobel della vecchia e corrotta era, è sostenuto da poche persone e secondo il ministero, che lo contrasta e lo boicotta con ogni mezzo, basa tutto il suo successo sulla disinformazione cercando di diffondere voci false e manipolate. Revonesi ha scoperto le false pubblicazioni scientifiche dello staff ministeriale, ha raccontato di come si manipolano le statistiche e da chi fosse gestita la salute nel nostro paese, per questo il ministero gli ha dichiarato guerra ed una nota del ministro su di lui dice:
"secondo lui bisognerebbe rimettere in vigore la preistorica usanza della vaccinazione, curarsi con medicine chimiche (come se non sapesse che sono velenose) ed abbandonare i metodi attuali, a suo dire inutili ed inefficaci che sarebbero stati introdotti per esclusivi motivi economici e di controllo sociale: diminuire la popolazione mondiale. Addirittura, secondo questo ciarlatano, curare con i metodi naturali del nostro ministero, sarebbe come non curare e quindi far morire prima il cittadino con lo scopo di mantenere in vita solo i più forti e giovani, riducendo i pesi morti e diminuendo le spese sanitarie, una sorta di ridicolo ed incredibile complotto mondiale, noi esisteremmo per uniformare la cittadinanza, rendere l'individuo schiavo del potere, non curare i malati così da eliminarli perchè sarebbero pesi inutili per la società. Sono teoremi da becero complottismo, stupidi rigurgiti di ideologia preistorica. Oggi viviamo bene, in salute e con pochi soldi e le statistiche più moderne pubbliche e consultabili dicono che il 99% dei ricoverati nei nostri sanatori guarisce ed è soddisfatto. Mentre le testimonianze video di guarigione ormai non si contano più, i nostri avi vivevano malati, spendevano milioni e ricorrevano a droghe pur di non soffrire ed alla fine morivano lo stesso." (La medicina olistica, nuovi interventi a favore della popolazione. A.F. 2080. Biblioteca ministeriale.)
Ecco le vergognose e scellerate ideologie di questi reietti della società di cui io faccio parte. Naturalmente ogni manifesto complottista, ogni loro cenno di ribellione sarà spento anche a costo di usare la violenza. Come sarà premiato ogni contributo utile a rivelare l'esistenza di un centro di chirurgia o di terapia "allopatica". Ogni mese, sul Manifesto di fratellanza sovranazionale, la lista dei ciarlatani, sono i "dissidenti", quelli che al mercato nero si procurano medicine (molte delle quali scadute, rubate dai depositi di stoccaggio e distruzione) e chi le prescrive, in genere ex medici o loro parenti non iscritti al partito. L'ultima pagina è dedicata alle rievocazioni delle sconfitte dei nemici del popolo: un medico che si opponeva all'omeopatia che fu condannato per attentato alla salute pubblica, un giornalista che denunciò uno dei guaritori oggi acclamati ed un ragazzo sorpreso a dare alla sua ragazza una compressa antibiotica in sanatorio dove lei era ricoverata per una grave peritonite. In tutti si dimostrò una collusione, furono trovate ingenti somme di denaro presso le loro abitazioni ma tutti, in fondo, sapevano che quei soldi erano stati messi lì da qualche informatore del governo olistico per incastrare i dissidenti.

Il logo del ministero della salute olistica
I mezzi di comunicazione e la stampa indirizzano il pensiero verso un'unica direzione: "Pensate che mentre noi ci curiamo con metodi dolci ed inoffensivi, questa gente si procura al mercato nero droghe come gli antibiotici (che i nostri avi usavano per combattere le infezioni prima della scoperta delle capsule di argento colloidale), alcuni di loro curano i tumori con metodi primitivi e tossici come la terribile chemioterapia (pensate, Revonesi racconta di aver curato alcuni bambini con la chemioterapia mentre è stato dimostrato cercando su internet che questi avevano fatto uso di frullati di frutta, vitamine ed omeopatia, la guarigione quindi è dovuta alle cure scientifiche, non alla chemioterapia)." (TGM edizione serale dell 11.12.2083)

Il ministero diffonde anche statistiche e risultati ottenuti e da questi non si ha alcun dubbio, la popolazione è soddisfatta.
Le epidemie di influenza hanno avuto benefici immensi con l'omeopatia, sono milioni gli utilizzatori soddisfatti e le vendite aumentano periodicamente. Il reparto di oncologia della capitale ha una percentuale di successo del 99% nella cura dei tumori ed è specializzato nei noti clisteri di caffè preceduti, quando serve, da qualche innocua seduta di Zapper. La protezione dalle scie chimiche è inoltre assicurata dall'acquedotto comunale che, come tutti sanno, fornisce erogazione tramite le proprie condotte di alga spirulina in diluizione omeopatica, basta cercare su internet i numerosi successi scientifici internazionali. Non tema chi inizialmente peggiora: è un tipico fenomeno di disintossicazione. Per approfondimenti consigliamo il testo "Guarire semplicemente e senza farmaci"  della casa editrice nazionale, scritto dall'eminente naturopata Antonio F. Bombini, già premiato con la Legion d'oro per aver venduto oltre 10 quintali di magnesio come rimedio efficacissimo per l'AIDS. Per chi fosse interessato al curriculum vitae dell'esimio ricercatore indipendente, basta cercare su Google.
Poi il lavaggio del cervello. Si ergono monumenti a veri e propri imbecilli e si demoliscono le menti eccelse, l'ignoranza è forza e si fa di tutto per rendere la popolazione ottusa, obnubilata e senza capacità di reazione.
Per chi segue l'oncologia, nell'edizione di domani del telegiornale nazionale sarà trasmessa l'intervista al professor Moncisini, leader mondiale delle terapie al bicarbonato di potassio, reduce dall'acclamato congresso vietnamita dedicato ai nuovi ritrovati antietà, parlerà dei suoi successi e del reparto che dirige con devozione. Basti pensare che il 99% dei pazienti che viene dimesso dal reparto ha un'ottima qualità di vita, nessun effetto collaterale ed un umore eccezionale a soli tre giorni dalla fine dei cicli. Per chi come Revonesi chiede di esaminare le cartelle cliniche di queste persone, richiesta vergognosa e che invade la privacy del cittadino, il ministero ha preparato un video che sarà condiviso nella sua pagina di Facebook nel quale mostrerà le testimonianze di guarigione. E' incredibile come questi arroganti, ex galoppini di Big Pharma, diffamino i nostri benefattori, neghino persino le video-testimonianze e pretendano pure la prova, come se non fosse già una prova il fatto che milioni di malati al mondo dichiarano di sentirsi meglio. Per loro comunque vita breve, già condannato per comportamento antiscientifico ed attentato all'umanità il ciarlatano che sosteneva di poter addirittura prevenire la poliomielite con un vaccino (incredibile, come si può pretendere di curare una malattia con lo stesso agente che lo causa?), è latitante ma la sua cattura è vicina.
Ma dopo un comunicato che sporca l'immagine dei dissidenti, un altro che esalta i "nuovi terapeuti", fantomatici congressi (mai esistiti), premi creati dallo stesso ministero, tutto svolto sotto l'attento controllo ed organizzazione dei vertici di governo.
Successo anche del congresso mondiale di guarigione vibrazionale. La cura Amher e quella Bidella sono state al centro dell'attenzione perchè, con le loro percentuali di successi, garantiscono gioia e felicità. Per questo motivo saranno introdotte a partire dal prossimo anno a livello nazionale. I corsi di preparazione per naturopati abilitati alle cure olistiche (della durata di 10 giorni) partiranno domani con l'inaugurazione del presidente della società mondiale di naturopatia e medicina vibrazionale il gran maestro Piliscioti e si svolgeranno nell'istituto di diagnosi e cura amheriano, reparto "Conflitto delle rane" con esempi pratici e teorici di terapia. Nel vicino reparto "Conflitto del boccone da mandare giù" invece, si svolgerà l'ormai consueta seduta di ipnosi regressiva per la liberazione dai parassiti cerebrali e l'accettazione del verbo dell'amore universale.

Per altri particolari, i cittadini sono invitati a seguire il notiziario del ministero olistico in onda giornalmente sul vostro DMD.
Io so che domani finalmente uscirò dal sanatorio. Dovrò compilare il questionario di soddisfazione dove sarò costretto a dire di stare meglio e spero che a quel punto i dolori della mia appendicite non saranno insopportabili, ho già l'appuntamento con due amici che mi accompagneranno fino a casa del medico che mi opererà. Hanno già procurato gli antibiotici (tramite un amico, ex medico, che lavora alle officine sperimentali governative) e l'anestesista ha tutto l'occorrente per addormentarmi. Sarà un bel sonno, so che mi cureranno e sopravviverò, in ogni caso non mi farò prendere in giro nè diventerò cavia per questi folli aguzzini del governo.
Mentre i miei due compagni di stanza rantolano (e credo che uno ne avrà per pochissimo e prima di morire sarà dimesso come guarito) i tre camici bianchi nel frattempo sono già andati via. Non sono arrivati nemmeno ad una conclusione e come accade sempre sarà il capoclinica che alla fine deciderà il da farsi. Già conosco la sua decisione: due sedute di pranoterapia accompagnate da prescrizione di fiori di Bach da assumere a casa sotto una piramide energetica. La ricetta è una fotocopia valida per tutti. Però è firmata personalmente, come prescritto dal ministero. Lancio un'occhiata al giornale della salute:
Ricordiamo infine che tutti i cittadini sono invitati (pena riduzione della razione alimentare settimanale) a presentarsi alle sedute di iridologia per stabilire quali tra loro saranno inviati al fronte militare in occasione delle esercitazioni annuali obbligatorie. A questi cittadini sarà fornito gratuitamente un ciclo di agopuntura energizzante in maniera da affrontare con forza, coraggio ed amor patrio i duri impegni della guerra prossima a venire.
Mentre guadagno l'uscita e sento la febbre aumentare, sorrido al portiere cercando di mantenere una stazione eretta, il dolore comincia ad essere davvero forte e leggo la scritta sulla targhetta alle sue spalle;

Il nostro governo ci vuole bene.
Amore e luce a tutti.
Namasté

Alla prossima.

Note: liberamente tratto da "1984" di G. Orwell (1948).
I fatti ed i personaggi sono quasi di fantasia e vi sono pochissimi riferimenti a persone reali.
...e per chi volesse prenderla a ridere:




Buone feste a tutti!

SDG

lunedì 19 dicembre 2011

Pantellini, Pauling et al: vitamine, limonate e cancro

C'è una lunga tradizione riguardante l'uso di antiossidanti, vitamine ed in particolare vitamina C per la cura del cancro. Due nomi su tutti, l'italiano Pantellini ed il due volte premio Nobel per la chimica (1954) e la pace (1962) Pauling.
Gianfrancesco Valsè Pantellini nasce in provincia di Firenze nel 1917.
Chimico, racconta che un suo conoscente affetto da tumore gastrico, gli aveva chiesto come attenuare i dolori che lo facevano soffrire. Pantellini gli consigliò delle limonate zuccherate con del bicarbonato di sodio. Qualche mese dopo rivide questa persona in perfetta salute e scoprì che per sbaglio il bicarbonato di sodio era stato sostituito con il bicarbonato di potassio. Da quel momento si dedicò allo studio di questa sostanza arrivando a dichiarare qualche anno dopo di aver scoperto la causa del cancro e la sua cura, proprio un sale del potassio. Creò così dopo vari esperimenti l'ascorbato di potassio (bicarbonato di potassio ed acido ascorbico) che diventò ufficialmente la sua "cura" che, secondo quanto egli affermava, riusciva a guarire i tumori.
L'ascorbato di potassio è un agente antiossidante (molto potente) ed il suo effetto terapeutico sarebbe avvenuto proprio perchè i tumori secondo Pantellini erano causati da "stress ossidativo". La percentuale di guarigione secondo il chimico fiorentino sarebbe stata del 100% nei casi iniziali e solo di poco più bassa in quelli avanzati.
Affermava di aver curato centinaia di persone con tipi diversi di tumore ed ha fondato un'associazione che prende il suo nome: "Fondazione Pantellini".
Morì nel 1999.

Partiamo dalla parte teorica.
Che l'origine dei tumori possa essere dovuta anche a stress ossidativo (cioè ad un'eccessiva "ossidazione" delle cellule, risultato delle normali reazioni chimiche che permettono alla stessa di sopravvivere e riprodursi) è un'ipotesi accettata dalla scienza. Si parla di "stress" ossidativo perchè la normale ossidazione dei tessuti è in ogni caso un meccanismo fisiologico ed utile ad alcuni processi che ci riguardano ma che comporta produzione di sostanze (ad esempio i radicali liberi) che possono a lungo andare risultare dannosi alla cellula stessa.
L'ossidazione in eccesso dei tessuti dell'organismo (dovuta ad agenti dannosi, a squilibri metabolici, all'avanzare dell'età e ad altri meccanismi) produce un danno tossico che colpisce proprio le strutture fondamentali per la sopravvivenza cellulare (come le proteine) e tra queste anche il DNA. Il danno al DNA da radicali liberi (che sono sostanze che vengono prodotte proprio per ossidazione delle cellule) può essere talmente potente da determinare alterazioni genetiche e quindi, teoricamente, anche dei tumori. Naturalmente questo non è un concetto assoluto e che vale per tutti i tipi di tumore (per esempio quelli che hanno una base genetica congenita non hanno bisogno dello stress ossidativo per svilupparsi).
Il fatto stesso che l'uomo sopravviva ed invecchi è un rischio per la produzione continua di sostanze ossidanti e quindi per la possibilità di danni alla cellula e nello stesso tempo l'uomo invecchia (tra le altre cose) per la presenza di continua ossidazione dei tessuti, sembra quasi (o meglio è proprio) un "programma" che decide "quando" dobbiamo cessare il nostro ciclo vitale.
Non per nulla il cancro è definita una malattia "degenerativa", è proprio la "degenerazione" della normale funzione della cellula che permette la sua trasformazione maligna. Per questo motivo gli agenti antiossidanti sono stati studiati abbondantemente come "protettori" cellulari.
L'ascorbato di potassio è, come detto, un potente agente antiossidante. Neutralizza cioè (porta in equilibrio) un eventuale ambiente "ossidante" (quindi dannoso) eccessivo nella cellula, tramite un'azione "riducente" (l'insieme di queste reazioni, scatenate da enzimi, sono chiamate di red-ox ovvero di ossido-riduzione).

In linea teorica quindi l'ipotesi di Pantellini non sarebbe sbagliata. Se riuscissimo a mantenere costantemente un ambiente cellulare libero da eccessi di ossidazione potremmo migliorare la qualità di vita ed il benessere. Diverso il discorso della "cura del cancro": se il danno genetico è stato già provocato, ripararlo equilibrando l'ambiente cellulare è praticamente impossibile (con i mezzi di oggi). Sfavorire la crescita del tumore agendo proprio sulle sue cause è uno degli scopi della ricerca scientifica: "riparare" i geni difettosi, diminuire la possibilità dei danni al DNA o rendere l'ambiente nel quale prolifera il tumore sfavorevole alla cellula neoplastica. Da decenni la scienza prima e le pseudoscienze dopo, hanno studiato per esempio un modo di "alcalinizzare" il nostro organismo per ottenere una sorta di protezione da svariate malattie, tumori compresi., questo perchè il tumore prolifera in ambiente acido e lo mantiene così con svariati meccanismi. In teoria è semplice, in pratica no. Il concetto di "alcalinizzazione" dell'organismo infatti non è così immediato come sembra. Il nostro corpo ha dei sistemi che tamponano l'eventuale eccesso di alcalinità o acidità del sangue, in caso contrario saremmo destinati a morire in poche ore. Per mezzo della respirazione e dei reni infatti, qualsiasi variazione del pH del sangue (il valore di acidità o basicità del sangue che per essere fisiologico deve mantenersi in un range ristrettissimo) in un senso o nell'altro (quindi in senso acido o basico) viene immediatamente corretta. E' un sistema perfetto, automatico e fondamentale, in caso contrario basterebbe ingerire un succo di frutta per morire. Il pH normale del sangue umano è 7,4 con scarsissime variazioni verso l'acidità o la basicità. Stesso principio per i meccanismi di ossidazione, in teoria banali da contrastare, nella pratica molto complicati da applicare soprattutto farlo dove ci servirebbe.

Questo è il principale punto debole della teoria di Pantellini e di tutte quelle simili che puntano alla protezione della cellula.
In realtà, proprio perchè la sua idea non è del tutto errata, negli anni sono stati tanti i tentativi di migliorare le attuali terapie anticancro tramite un supporto antiossidante.
Le stesse vitamine (in particolare l'acido ascorbico ovvero la vitamina C) hanno potere antiossidante e sono state utilizzate come supporto di protocolli chemioterapici (con risultati discordanti) ed anche oggi sono studiate come "chemioterapici" in quanto in vitro ed in alcuni studi in vivo hanno mostrato un'attività antitumorale diretta.
Abbiamo spesso discusso di come un esperimento che dimostri un certo risultato in vitro (cioè "in provetta"), possa poi dimostrarsi assolutamente inefficace "in vivo" (cioè sull'animale e successivamente sull'uomo) o come spesso il problema sia legato al dosaggio (che per esempio potrebbe risultare troppo tossico per quello che procurerebbe anche beneficio) o alla via di somministrazione. Per fare un esempio pratico l'alcol è un agente citotossico (uccide cioè le cellule) ma il suo uso in vivo non solo causa morte cellulare e spesso induce trasformazione tumorale ma le dosi necessarie a procurare un eventuale effetto "positivo" (cioè di cura per i tumori) sono praticamente sempre letali per l'essere umano.

Nel caso degli antiossidanti gli esperimenti continuano da anni, sia da soli che associati ai prodotti in uso attualmente.

Da notare che la maggioranza degli agenti antiossidanti sono presenti nella nostra normale alimentazione soprattutto quella a base di frutta e verdura. Negli agrumi, nel kiwi, in alcune verdure, vi sono sostanze che hanno proprio questa azione.
Si è visto che in diversi esperimenti proprio gli antiossidanti presenti nell'alimentazione hanno un ruolo antineoplastico, in special modo quelli della frutta (per esempio in quelli contenuti nei lamponi o in quelli del mirtillo o del ribes).
Ma in generale gli antiossidanti sono implicati in un'enorme serie di patologie proprio perchè l'ossidazione è un meccanismo fisiologico talmente basilare per la nostra sopravvivenza che un suo squilibrio è stato ipotizzato come causa di moltissime malattie di tipo degenerativo (oltre al cancro anche il Parkinson, l'Alzheimer, alcune forme di vasculopatia e l'artrite). Per questo motivo l'uso di antiossidanti è consigliato nelle prevenzione di parecchi stati patologici.

In realtà Pantellini non pubblicò mai i suoi "risultati" in riviste scientifiche e non ha mai fornito dati statistici o documenti che attestassero la reale efficacia del suo metodo. Unici riscontri qualche testimonianza personale, affermazioni riportate sul sito internet della fondazione Pantellini ed aneddoti.
Curiosa l'idea dell'origine del cancro del chimico fiorentino:
Io sono certo che l'insorgenza tumorale sia dovuta al riemergere di una struttura evolutiva della materia vivente, avvenuta qualche milione di anni fa, e che ciò si ripeta, oggi, quando i geni autoregolatori della chimica cellulare sono inattivati nel loro chimismo enzimatico per uno stress di qualsiasi natura.
Dal complicato pensiero di Pantellini sembra di capire che per lui i tumori siano una sorta di "ricordo" arcaico ormai cancellato da parte del nostro organismo che in caso di "insulto" di vario tipo causa la nascita della cellula tumorale. L'ipotesi, pur se affascinante, non è mai stata dimostrata.
Per lo stesso meccanismo mentale di Pantellini, altri studiosi (per esempio il premio Nobel Linus Pauling) hanno teorizzato l'uso di antiossidanti (vitamina C, in particolare) per la cura del cancro. Un altro dei limiti di questa teoria è che il nostro organismo trattiene solo le quote utili alle sue funzioni ed espelle gli eccessi di vitamina introdotta. Inoltre una buona parte delle vitamine assunte viene metabolizzata o utilizzata nei vari processi dell'organismo. L'emivita della vitamina C nel nostro organismo (cioè il tempo nel quale la sostanza dimezza la sua quantità nel sangue) è di circa 30 minuti: troppo pochi probabilmente per esplicare qualsiasi effetto terapeutico soprattutto in una malattia come il cancro.


Linus Pauling teorizzò che bisognasse somministrare alte dosi di questa vitamina per avere un effetto antineoplastico.
Affermò di aver paragonato 100 pazienti con tumore che avevano assunto vitamina C endovena (e poi per via orale per il "mantenimento") con 1000 pazienti in un gruppo di controllo che invece non assumevano la vitamina.
Il suo "studio" concluse che vi era un effetto anticancro, i 100 pazienti a suo dire erano sopravvissuti almeno quattro volte di più e molti erano guariti.
Pauling ebbe molte critiche sia sul piano teorico che su quello sperimentale, la maggioranza dei 1000 pazienti del gruppo di controllo non erano adatti ad un paragone (molti malati terminali, pazienti che non effettuavano alcuna terapia, differenze d'età marcate ed altro) tanto che il suo studio fu definito inattendibile.
C'è da dire che leggendo i lavori di Pauling relativi all'uso di massicce dosi di vitamine, si scorgono parecchi frammenti "curiosi" come quelli relativi alla possibilità di curare centinaia di malattie, all'estrema sicurezza nel fare queste affermazioni senza alcun dato sperimentale o statistico e dell'aria da "genio incompreso" che traspare dalle sue parole. Questo non lo aiutò di certo a diffondere la sua idea e nemmeno a non morire di cancro, in tarda età.

Fu la Mayo Clinic che decise di sperimentare seriamente l'effetto della vitamina C sui tumori, creando tre studi di confronto con il placebo ed in doppio cieco (quindi molto più attendibli degli studi di Pauling) nei quali non vi fu alcun effetto della presunta terapia. Ma non fu considerata una prova "finale" in quanto Pauling prevedeva la somministrazione endovenosa della vitamina mentre gli studi la somministrarono oralmente. In effetti, come vedremo dopo, la differenza di concentrazione di acido ascorbico cambia notevolmente secondo il tipo di assunzione (orale o endovenosa). L'assunzione orale provoca una concentrazione molto bassa di principio attivo e quello che diventerebbe "utile" per arrivare al cancro sarebbe una minima parte che non avrebbe oltretutto alcun significato antiossidante.
Per questo motivo l'utilizzo di vitamina C per via endovenosa cominciò a prendere il sopravvento su quello per via orale. Successivamente fu il gruppo di Riordan che provò la vitamina C endovena su 24 pazienti con tumore ma nessuno di loro ebbe risultati interessanti.
I risultati di altri studi furono discordanti: da un iniziale ottimismo si finì per ottenere risultati molto modesti e spesso fallimentari.

Per questo motivo lentamente l'interesse per l'uso diretto della vitamina come agente chemioterapico svanì. Altri studi comunque si susseguirono, alcuni puntarono su altre vitamine, altri studiavano varie vie di somministrazione o tipi diversi di tumore. Non vi furono mai risultati eclatanti ed anzi spesso emergeva un'inutilità di fondo delle vitamine nella cura ed addirittura nella prevenzione dei tumori e nel 1985 uno studio mostrò che un dosaggio di 10 grammi al giorno di vitamina C in pazienti con tumore non trattati con altri farmaci avevano avuto una risposta paragonabile al placebo, in pratica la vitamina C non aveva alcun effetto antitumorale. Il miraggio delle vitamine quali panacee per molti mali tendeva quindi a sgonfiarsi.
Negli ultimi anni sono apparsi alcuni studi (anche di buon livello) che riproponevano l'idea di somministrare la vitamina C endovena e non oralmente perchè fu ritenuto a quel punto inutile sperimentare la via di somministrazione orale che in confronto a quella endovenosa si era già dimostrata assolutamente inefficace.
Tanto per capirci, il massimo dosaggio tollerabile oralmente (18 grammi al giorno), produce un picco di acido ascorbico nel plasma sanguigno di 220 mmol/litro. La stessa dose somministrata endovena, produce un picco ben 25 volte maggiore. 50-100 grammi di acido ascorbico somministrati endovena, producono un picco di circa 14.000 mmol/litro. Una quantità assolutamente differente da quella raggiunta dalla via orale.
Per questo motivo negli ultimi anni si sta "riscoprendo" lo studio di questa vitamina nella cura delle patologie neoplastiche.
Sono proprio Neil ed Hugh Riordan con il loro gruppo che hanno proseguito gli studi sull'uso dell'acido ascorbico come chemioterapico ed oggi sono loro che hanno effettuato più ricerche su questa sostanza. Assieme ai loro collaboratori hanno fondato la "Riordan Clinic", struttura privata che si dedica allo studio dell'acido ascorbico. Dal 1990 almeno, inizialmente con risultati scadenti, poi contrastanti, poi incoraggianti, oggi lo studio dell'acido ascorbico endovena per la cura del cancro sta vivendo una nuova "primavera" ma non senza polemiche e spesso proprio per l'atteggiamento poco "scientifico" del gruppo della clinica Riordan. Da un iniziale interesse nei confronti del lavoro della clinica, molti studiosi sono passati al sospetto: quegli studi non erano attendibili.

Qualche collega di Hugh Riordan (che era un medico a tutti gli effetti inserito nel mondo accademico statunitense) ha infatti notato che i presunti effetti positivi dei protocolli di Riordan non sono così chiari. Pazienti dati per "guariti" che poi morivano dopo pochi giorni, guarigioni "certificate" da riscontri soggettivi dello stesso Riordan, tumori rimossi chirurgicamente e storie simili, tanto che per la  maggioranza della classe medica statunitense gli studi di Riordan equivalgono a ciarlatanerie a tutti gli effetti.
In questo studio ad esempio vengono descritti due casi di tumore ovarico sottoposti a chemioterapia ed aggiunta di acido ascorbico. Il miglioramento della malattia è stato considerato come dimostrazione positiva dell'effetto della vitamina C (senza alcun riscontro che lo dimostrasse e senza evidenza di un effetto "aggiuntivo" per merito della vitamina).
Altri studi giungono a simili conclusioni e ciò contribuì a far definire quantomeno "scorrette" (quando non palesemente manipolate) le ricerche del gruppo americano.

La diffidenza nei confronti di Riordan raggiunse il massimo quando per "certificare" gli effetti positivi su un malato di tumore mammario con metastasi ossee egli somministrò alte dosi di vitamina C endovena e descrisse come la paziente dopo tanto tempo partecipò incredibilmente ad un pizza party, "dimostrando" così di stare bene e descrivendo in questo modo il suo "esperimento" come un successo sfociato nella guarigione della donna: il party era l'unica "prova" di efficacia delle sue cure. Questo passo falso fece calare definitivamente sul gruppo Riordan il velo della ciarlataneria.

Riordan ammise comunque il decesso successivo della donna che lui descrisse come dovuto a "cause naturali". Per questo motivo (l'assoluta inconsistenza delle sue conclusioni e la scorrettezza dei metodi) e per il suo atteggiamento che contrastava i controlli sui suoi studi, il medico viene allontanato dagli ospedali nei quali lavorava come "indesiderato" ma continuava a provare le sue idee negli altri che lo ospitavano. Alla sua morte gli studi furono proseguiti dal suo gruppo (nel quale lavora il figlio).
Nonostante tutto l'efficacia dell'acido ascorbico e delle vitamine nei confronti del cancro continua ad essere testata. Ad oggi non si può dare alcun giudizio finale anche se le evidenze sembrano mostrare che se un effetto esiste non è certo di tipo chemioterapico, non si arriverebbe cioè a curare il cancro ma al massimo a sostenere le terapie oggi esistenti.
L'idea di sostenere le terapie standard con alte dosi di antiossidanti non è comunque assurda come non è sbagliato concentrare l'alimentazione su cibi che contengono grosse quantità di vitamina C ed antiossidanti, senza per questo pensare di poter "curare" un cancro in questo modo.
Anche per questo motivo molti centri clinici sperimentano l'acido ascorbico in associazione ai chemioterapici o in sostegno dell'intera terapia antineoplastica. Purtroppo anche questa ipotesi inizia a vacillare: la capacità "protettiva" della vitamina C nei confronti delle cellule non sa distinguere tra le cellule sane e quelle malate e si è visto che l'apporto di questa vitamina in concomitanza di protocolli chemioterapici non solo non apporta benefici ma addirittura rende meno efficaci le cure mediche per un motivo anche abbastanza banale: il ruolo protettivo antiossidante nei confronti della cellula sana si esplicherebbe anche nei confronti della cellula neoplastica con un'azione direttamente favorevole al suo sviluppo. In poche parole nel tentativo di distruggere la cellula del cancro la si rafforza.
Ad oggi quindi l'uso di vitamine ad alte dosi come cura del cancro è considerata pseudoscienza. Di fronte ad una limitata tossicità, il vero rischio delle "megadosi" di vitamine per curare il cancro è quello dell'abbandono delle cure provate. L'argomento lo conosciamo bene e di fatti di cronaca che raccontano tragedie causate dall'ignoranza ne troviamo tanti. Come quello relativo a Noah Maxin, bambino di 11 anni affetto da leucemia i cui genitori si rifiutarono di sottoporlo alla chemioterapia prevista(alcuni anni dopo un iniziale ciclo di pochi mesi che aveva causato la remissione della neoplasia) affidandolo ad un naturopata. Il caso finì in tribunale e la famiglia vinse il processo ottenendo il permesso di sottoporre il piccolo a cure alternative tra le quali le megadosi vitaminiche. Il bambino morì pochi mesi dopo, quattro, nei quali il tumore si era riaffacciato. I genitori, negli ultimi giorni di vita cercarono di rimediare tornando alla chemioterapia, ma era ormai troppo tardi.

Per quanto riguarda l'utilizzo delle vitamine (in particolare sfruttando il loro potere antiossidante) per prevenire altre malattie, gli studi più recenti evidenziano non solo un'assoluta mancanza di effetto preventivo ma per alcune vitamine addirittura un aumento della mortalità. Questo ultimo dato, che sembra scioccante, qualcuno lo spiega col fatto che i più assidui consumatori di vitamine, possono essere persone che hanno già malattie o che hanno uno stile di vita disordinato (fumatori, alcolisti) e che pensano di migliorarlo con l'uso di vitamine (abbiamo già discusso del cosiddetto "effetto airbag", sentirsi protetti, in questo caso dalle vitamine e per questo permettersi comportamenti errati o rischiosi).
In generale l'assunzione di vitamina è utile solo quando vi è una carenza ed è chiaro che la maggioranza di effetti benefici pubblicizzati o vantati sono solo giochi di marketing e pubblicità ingannevole.

Gli studi non si fermano comunque, staremo a vedere.

Alla prossima.

sabato 10 dicembre 2011

Wakefield: altre prove della truffa.

La storia di Andrew Wakefield, per chi segue questo blog, è ben conosciuta. Chi fosse ancora ignaro dei danni e delle paure che ha indotto questa persona può rileggere un mio vecchio articolo. Per molti questo nome non dice nulla ma è lui il protagonista di una delle più scandalose frodi scientifiche degli ultimi anni che poi è diventata la bandiera (in malafede) di ciarlatani, imbroglioni ed avvoltoi.

Riassumo in breve.
Negli ultimi anni esiste una sindrome che ha catalizzato l'attenzione degli scienziati, dei media e purtroppo anche dei ciarlatani, si chiama autismo.
Come per molte altre problematiche mediche sono ancora tanti gli aspetti poco chiari sulle origini, la progressione e la cura di questa patologia e vista la sua diffusione sono altrettanti anche gli studi che la riguardano. Se navigate su internet si troveranno alcune notizie ma molte di più sono quelle incontrollate, terroristiche e disinformanti. Quasi tutte quelle disinformanti hanno due scopi precisi: convogliare gli autistici verso cure non scientifiche, mai provate, inutili e spesso pericolose e trovare una "colpa", una causa precisa dell'autismo in modo da ottenere risarcimenti e sostegni economici che, se utili a ripagare le famiglie dai lorosforzi economici a favore dei figli, da questo punto di vista non sono dovuti (e qui si aprirebbe un dibattito: non sarebbe meglio e più corretto sostenere economicamente le famiglie coinvolte nel problema senza cercare "scappatoie" che non hanno alcuna base reale?).
Per questo scopo sarebbe stato inutile trovare dei "colpevoli" nell'inquinamento o nello smog (ipotesi sostenute da alcune ricerche) o nel problema genetico (che è sicuramente alla base della maggioranza dei disturbi dello spettro autistico), molto più redditizio (ed il termine non è scritto a caso) dare la colpa a qualcosa di più "oggettivo", reale e fisico: i vaccini.
Per la maggioranza dei siti di disinformazione (e di molti antivaccinisti), l'autismo è provocato dai vaccini e notizia a margine, la maggioranza di coloro che sostengono questa ipotesi, che allo stato delle cose è poco più di una leggenda metropolitana, fornisce anche una cura: a pagamento ma assolutamente inutile.
L'ipotesi è talmente diffusa che per molti è un dato di fatto, una certezza.
E' tanto diffusa che cominciano ad essere comuni le sentenze di tribunale che assegnano un risarcimento perchè un caso di autismo è stato associato alla vaccinazione.
Chi cerca notizie reali quindi si stupirà sapendo che in realtà non esiste un solo dato, uno studio o un'evidenza che appoggino questa teoria in modo certo o almeno convincente. Al contrario esistono parecchie evidenze e molti studi ben fatti che questa ipotesi la smentiscono, a volte anche in maniera drastica.

Ma quando ha avuto inizio la storia? Cosa ha dato inizio all'allarmante teoria?

Andrew Wakefield, medico, pubblica nel 1998 su Lancet (forse la rivista medica più importante e prestigiosa al mondo) uno studio che avrebbe notato come in bambini con disordini neurologici dello sviluppo (non solo autismo quindi) si fossero riscontrate anomalie intestinali. La ricerca concludeva che queste anomalie potevano derivare da fattori "esterni", ambientali.

Si trattava di una ricerca piuttosto interessante ma che certamente non portava a nulla di conclusivo e soprattutto non discuteva in maniera approfondita di un eventuale collegamento tra l'insorgenza dell'autismo e la vaccinazione contro il morbillo (trivalente: morbillo, parotite, rosolia), cosa che invece veniva ribadita ad ogni conferenza stampa ed ogni intervista dallo stesso Wakefield.
Il medico inglese continuava a trascinare l'attenzione su qualcosa che non era stato dimostrato quindi, né da lui né da altri: la vaccinazione MPR causava l'autismo.
Fu questo il messaggio che arrivò (non casualmente, come vedremo) alla stampa inglese e poi mondiale.
Wakefield divenne così un paladino degli antivaccinisti, il terrore si sparse in tutte le famiglie con bambini piccoli, il tasso di vaccinazione crollò inesorabilmente e con esso aumentarono i casi di morbillo con conseguente aumento anche di quelli letali. Un dramma.
Qualcosa però non andò nel verso giusto (per Wakefield): qualcuno (anche interno al suo staff) mise in dubbio quei risultati e la stessa correttezza dello studio. La ricerca era stata fatta male e con metodi discutibili anche dal punto di vista etico (fece dei prelievi di sangue a dei bambini pagandoli con una piccola somma durante la festa del compleanno del figlio), i dati non erano così evidenti come diceva Wakefield (per esempio non era vero che alcuni bambini dello studio svilupparono autismo poco dopo la vaccinazione, altri ancora non erano nemmeno autistici pur essendo stati definiti tali), e vi era il sospetto di pesanti falsificazioni dei risultati (quei bambini non avevano alcun segno di malattia intestinale come emerso dalle analisi che furono poi modificate da Wakefield).


Insomma un vero pasticcio che diventò ancora più pesante quando un collaboratore del medico inglese rivelò che i dati erano davvero diversi prima di passare per le mani dell'autore principale dello studio. Colpo di grazia la scoperta di un sostanzioso finanziamento da parte di un avvocato che si occupava di cause di risarcimento per molte famiglie di bambini autistici: non essendoci prove per ottenere questi risarcimenti serviva uno studio scientifico sul quale appoggiarsi e Wakefield lo fornì.
Sono tantissimi altri gli elementi che contribuirono a scoprire la truffa.
Lo scandalo fu enorme ma i danni ormai compiuti. Tutta la solfa della vaccinazione come causa di autismo è iniziata proprio così, con uno studio truffa smentito e diventato simbolo di mistificazione.
E' bene ricordare come altri scienziati cercarono di riprodurre i risultati di Wakefield senza riuscirci, nessuno da quel giorno è riuscito a trovare qualsiasi elemento che possa far ipotizzare che la vaccinazione possa essere tra le cause dell'autismo. Per tutto questo da trionfo della scienza, tutto si trasformò in un patetico spettacolo di truffa spudorata.

I co-autori dello studio rinnegarono la ricerca ritirando i propri nomi ufficialmente, la rivista Lancet (caso rarissimo) ritrattò lo studio, Wakefield fu radiato dall'ordine dei medici inglese ed oggi è un "simbolo del male".
Lui continua a proclamarsi innocente vittima di un complotto e vive scrivendo libri e tenendo conferenze.

La storia ufficiale è finita così. Gradualmente e non senza difficoltà le famiglie inglesi hanno ripreso a vaccinare i propri figli anche se resistono sacche di antivaccinismo. In Italia la situazione è lievemente differente, l'eco dell'avventura dell'ex medico inglese è stata debole e le pesanti manovre disinformative degli antivaccinisti ruotano tutte sull'interesse economico, principalmente per la vendita di cure inutili e per ottenere risarcimenti che non avrebbero motivo di esistere (discorso diverso quelli per i rarissimi ed eventuali effetti collaterali della vaccinazione).

Anche se la storia è conclusa (ma l'amarezza rimane) può interessare qualche aggiornamento sulla vicenda che rende ancora più evidente la scorrettezza del ricercatore inglese.
Tra le varie falsificazioni compiute, Wakefield ne fece una davvero grossolana. Sostenne che i bambini autistici tra i vari disturbi avessero una particolare anomalia intestinale, una sorta di infiammazione cronica. In realtà questa ipotesi non è mai stata dimostrata anche se è noto che gli autistici possono sviluppare disturbi intestinali per cause varie, non per ultima la tendenza ad irregolarità alimentari, intestinali e coesistenza di altre patologie.
Come si dice, ripetendo tante volte una bugia, questa sembra una verità e così nacque una "nuova malattia": la sindrome dell'intestino permeabile (leaky gut syndrome), termine letteralmente inventato e malattia ancora mai provata in maniera certa.

Wakefield sostenne che i bambini che parteciparono al suo studio erano tutti affetti da una sorta di "colite", un'infiammazione intestinale e questo lo "certificò" fornendo i risultati di alcuni esami (molto invasivi, delle biopsie di varie parti dell'intestino), nacque così l'enterocolite autistica, ulteriore patologia mai dimostrata nè riscontrata negli individui autistici in maniera significativa. Un suo collaboratore ricordava però che i risultati di quegli esami non erano così drammatici come riferì Wakefield, quest'ultimo confermava i suoi referti: quei bambini soffrivano di problemi intestinali.
Nessuno riuscì mai a vedere gli originali e quindi non ci fu mai un responso definitivo a questa diatriba.
Ci pensa Brian Deer, un giornalista scientifico inglese, colui che ha smascherato i trucchi di Wakefield a ritrovare questi documenti e vedere scritto nero su bianco che Wakefield manipolò completamente i risultati delle biopsie intestinali è un pugno allo stomaco. Le biopsie furono studiate e classificate da uno dei collaboratori dell'ex medico inglese, Amar Dhillon (inserito come co-autore dello studio e poi dissociatosi dallo stesso).

Scrive il medico inglese nel suo studio:
All 12 children had intestinal abnormalities, ranging from lymphoid nodular hyperplasia to aphthoid ulceration. Histology showed patchy chronic inflammation in the colon in 11 children and reactive ileal lymphoid hyperplasia in seven, but no granulomas.

(trad.): Tutti e 12 i bambini avevano anomalie intestinali, da un'iperplasia nodulare linfoide ad un'ulcerazione aftoide. L'esame istologico mostra infiammazione cronica del colon in 11 bambini ed in sette un'iperplasia linfoide ileale reattiva, in nessun caso granulomatosi.
Ma nei documenti si legge un'altra verità.
In 11 dei 12 bambini coinvolti nello studio non vi era alcuna anomalia intestinale. Nessuna biopsia (tranne appunto in una che mostrava alcune anomalie, non gravi oltretutto) effettuata da Wakefield mostrava patologie, anormalità o segni di sofferenza intestinale particolare.
Brian Deer ricostruisce nel suo sito la tabella che il collaboratore di Wakefield compilò studiando quelle biopsie (che conferma che non vi erano particolari anomalie intestinali).
Sono mostrati anche alcuni referti originali compilati personalmente dal collaboratore di Wakefield nei quali si vede come in quelle biopsie (sono classificate con un punteggio) non vi sia alcuna colite né patologia intestinale degna di nota. Andrew Wakefield revisionò e manipolò i risultati di quei referti classificandoli come patologici in quanto questa conclusione confermava e rafforzava la sua ipotesi.

Uno dei referti dei bambini sottoposti a biopsia per lo studio di Wakefield, risultato normale, classificato come patologico
A questo punto sorge un altro dubbio: i collaboratori di Wakefield che prepararono con lui tutto il lavoro non si sono accorti del "trucco": come mai?
Perché si sono dissociati dallo studio solo dopo che lo scandalo diventò pubblico?
Tutta la vicenda quindi è ancora da svelare.

Ora Wakefield (che continua a professarsi innocente) ha un'altra evidenza (e bella grande) da contraddire e gli antivaccinisti, come fanno spesso, ignoreranno quest'ulteriore vergogna per concentrare l'attenzione su particolari insignificanti, sull'aggredire violentemente chi spiega dov'è la verità, sullo strumentalizzare senza ritegno le storie dei loro figli esponendoli come "malati" irrecuperabili e senza riflettere, nemmeno per un attimo, che le prime vittime di truffe come questa e dei venditori di illusioni sono loro, anzi, i loro figli. Fortunatamente solo in pochi continuano ad ascoltarli.

Alla prossima.


Fonti:
- Respectful Insolence

lunedì 5 dicembre 2011

Lorenzo's oil, l'olio della speranza

Vi racconterò una storia che forse qualcuno di voi già conosce.

L'adrenoleucodistrofia (ALD) è una malattia genetica neurologica di "recente" identificazione. Solo nel 1923 due scienziati riuscirono a ricostruire ed identificarne i sintomi inquadrandoli in un'unica entità anche se successivamente si scoprirono diverse varianti. La malattia è caratterizzata dalla progressiva distruzione della mielina, una sostanza che ricopre la maggioranza dei tessuti nervosi dell'organismo e che aiuta e "dirige" la propagazione degli impulsi nervosi.
La distruzione di questa sostanza causa quindi l'impossibilità da parte dei tessuti nervosi di condurre gli impulsi e farli giungere dove dovrebbero, causando una progressiva disabilità che porta a gravissime conseguenze (cecità, mutismo, paralisi) anche letali.
La malattia è incurabile. Esistono dei rimedi che migliorano la sintomatologia, che procurano sollievo temporaneo ma il danno alla mielina, avendo origine genetica, non è riparabile.
Il difetto genetico porta ad un errore nel metabolismo dei cosiddetti acidi grassi a catena molto lunga (VLCFA, ovvero Very Long Chain Fat Acids) che normalmente si svolge in organuli presenti nelle nostre cellule chiamati perossisomi nei quali avvengono le reazioni che degradano questa classe di acidi grassi e che nel caso della malattia sono malfunzionanti. Il mancato metabolismo dei VLCFA porta ad un loro accumulo nell'organismo che a sua volta causa la distruzione progressiva della mielina descritta.
Come detto la malattia oggi è incurabile e naturalmente lo era negli anni '80 quando nacque un bambino, Lorenzo Odone, affetto dalla terribile malattia.
I primi sintomi di ALD arrivarono già in tenerà età (com'è tipico) e la preoccupazione dei genitori del bimbo, Augusto Odone e Michaela Murphy, divenne disperazione quando gli fu comunicata la diagnosi. I disturbi del loro bambino, già gravi, erano destinati a peggiorare e condurlo in breve tempo alla morte.
Non credo esista amore più forte di quello che può provare un genitore per il proprio figlio ed è vero che si darebbe la vita pur di risolvere un suo problema e la vicenda della famiglia Odone lo dimostra e fa riflettere per alcuni risvolti della storia.
Augusto e Michaela non si scoraggiarono.
Consultati diversi specialisti che davano sempre lo stesso responso, decisero di dedicarsi in maniera totale al problema.
Augusto iniziò un pellegrinaggio da un'università all'altra (la famiglia viveva negli Stati Uniti per lavoro), consultò la letteratura scientifica, gli studi, le ricerche più attendibili.
Arrivò ad organizzare con mezzi propri persino dei meeting nei quali gli specialisti più accreditati potessero scambiarsi opinioni ed ipotesi ma c'era un macigno insormontabile: come risolvere una malattia di origine genetica? Impossibile.
Ero scioccato, terrorizzato, era come una sentenza di morte. Così chiesi al medico che aveva fatto la diagnosi se potevo leggere gli studi scientifici che parlavano della malattia, mi rispose: "...non preoccuparti, non li capiresti".
Eppure Augusto non si arrese. Continuò a studiare la malattia, a cercare e girare per gli ospedali e le università e basti pensare ad un'epoca, gli anni '80, nella quale le ricerche bibliografiche e di letteratura non erano così semplici da fare, oggi era di internet con un click si può raggiungere qualsiasi istituzione medica, in quegli anni bisognava recarsi personalmente nelle varie biblioteche.
Augusto così iniziò a farsi un'idea precisa delle cause, dei sintomi, delle ricerche in corso e delle cure disponibili per fermare la terribile sofferenza del figlio. Alla fine della sua ricerca ebbe un'idea che gli scaturì da una semplice osservazione: quei grassi che si accumulavano nell'organismo del figlio erano distrutti dall'acido oleico, un componente del comune olio d'oliva e questo quindi poteva, se non guarire, almeno migliorare la malattia del figlio.
Che un profano (la famiglia Odone non aveva alcuna preparazione medica) avesse trovato un modo di curare una malattia grave e soprattutto di origine genetica, fece storcere il naso a parecchie persone. I medici ai quali Augusto chiedeva pareri erano scettici, alcuni anche pensantemente avversi ad una cura tanto semplice quanto inusuale e mai ipotizzata da un'istituzione scientifica, ma Augusto ancora di più non si arrendeva.
Dopo vari tentativi con diversi specialisti neurologi, il signor Odone si rivolse ad uno dei più importanti studiosi della materia dell'epoca, Hugo Moser, pediatra e neurologo di origine svizzera che lavorava alla Harvard University, incontro fatale e segnato dal destino visto che proprio il professor Moser aveva inventato nel 1981 l'eame del sangue che diagnosticava la malattia, fino a quell'anno ipotizzata solo in base ai sintomi: fu proprio il test inventato da Moser che aveva fatto la diagnosi su Lorenzo.
Moser non si mostrò particolarmente stupito dalle idee di Augusto Odone, uomo aperto di mente e talmente noto da non aver particolari "obblighi" nei confronti del mondo accademico, incoraggiò Augusto e lo aiutò a sviluppare e perfezionare la sua idea dell'olio curativo ma lo mise in guardia perchè l'assenza di sperimentazioni e di prove sulla sua efficacia non permettevano un impiego sicuro sui malati, gli effetti però sembravano esserci:
"L'olio di Lorenzo diminuiva gli acidi grassi come nessun altro rimedio che si usava in medicina, siamo stati davvero stupidi a non tenerne conto"
Moser prese a cuore la vicenda di Lorenzo e propose alla famiglia del ragazzo di provare una terapia immunosoppressiva (che diminuisce la reazione immunitaria del corpo umano) che aveva portato ad alcuni miglioramenti in un gruppo di malati studiati nel suo istituto.
Augusto non accettò ed anzi questo episodio diventò origine di attrito ed incomprensione tra i due, tanto da costringere la famiglia Odone ad interrompere la collaborazione con lo studioso americano.

Moser allora fece una proposta: chiese ad Augusto un aiuto per organizzare un congresso che trattava proprio di adrenoleucodistrofia, sarebbero stati ospitati importanti esperti ed Augusto avrebbe potuto presentare la sua idea confrontandosi con gli scienziati più accreditati del momento. Quando uno di quegli scienziati presentò la sua relazione che ipotizzava l'uso di acido oleico per migliorare i sintomi della malattia, Augusto ebbe un sussulto, si stavano avvicinando alla sua stessa ipotesi, forse era la strada giusta.
Dopo qualche mese gli studi sull'integrazione di acido oleico nei malati di ALD si moltiplicarono. Molti esperimenti in laboratorio mostravano che quest'olio, in "vitro" (cioè "in provetta") diminuiva effettivamente la quota di VLCFA nel sangue di malati di ALD.
Augusto aveva un'idea simile ma con una piccola differenza: assieme all'acido oleico doveva essere utilizzato l'acido erucico, derivato dall'olio di colza.


Gli studi proseguirono ma Augusto non aveva tempo di aspettarne i risultati: suo figlio peggiorava visibilmente.
Decise così di iniziare questa integrazione.
Quell'olio così prese proprio il nome del ragazzo, Lorenzo, l'olio di Lorenzo. Tutta questa determinazione servì  qualcosa: alcune delle capacità ormai perdute ebbero un lievissimo miglioramento, Lorenzo si esprimeva con il battito delle palpebre e questo era il suo unico contatto con il mondo esterno e quando sembrava che questa sua possibilità fosse giunta ormai alla fine perchè così era successo a tutte le altre persone colpite dalla malattie, con sorpresa si scoprì che per anni rimase integra permettendo a Lorenzo di interagire con il mondo intorno a lui.

Non guarì (sarebbe stato troppo, probabilmente, anche per le speranze di Augusto) ma la progressione dei sintomi rallentò notevolmente. Lorenzo non aveva futuro, per la scienza, la medicina e per le conoscenze dell'epoca non poteva sperare in nulla ma la speranza che suo padre gli costruì gli consentì di avere un presente.
Dalla vicenda fu tratto anche un bellissimo film nominato persino ai Golden Globe ed agli Academy Awards.
Il film termina con Lorenzo che recupera alcune sue funzioni e specifica che la storia non è finita, servono ancora tante ricerche.
La vicenda reale invece non ha un lieto fine, non è un film purtroppo ma è sicuramente rappresentativa.
Lorenzo morì qualche anno dopo per una complicanza dovuta proprio alla sua malattia. Augusto ha creato una fondazione (Progetto Mielina) che si occupa proprio della malattia che colpì il figlio ed ha ottenuto la laurea in medicina ad honorem dall'università di Stirling.
La malattia in genere ha un decorso rapido ed ingravescente, la maggioranza degli individui colpiti non superano l'adolescenza o i venti anni d'età nella migliore delle ipotesi, Lorenzo ha resistito fino a 30 anni.

Gli studi come detto proseguirono e qualcosa si ottenne. Per quanto riguarda il miglioramento dei sintomi della malattia conclamata si è giunti alla conclusione che non vi è particolare risultato, nessun miglioramento significativo in nessuno stadio della malattia. C'è però una piccola vittoria. Parecchi studi (alcuni condotti anche dallo stesso Augusto Odone tramite la sua fondazione) hanno dimostrato che in uno stadio della malattia molto precoce, quello che ancora non vede comparire nessun sintomo (ma diagnosticabile tramite appositi esami), un'integrazione con l'olio di Lorenzo ha un effetto significativo nel ritardare la comparsa di quei sintomi tanto temuti. Oggi quell'olio è in vendita ed è sostenuto dalla fondazione del papà di Lorenzo.

Attualmente la terapia è sintomatica ma vi sono buoni risultati con il trapianto di midollo (che però necessita di difficili ricerche di compatibilità tra donatore e ricevente) e si sta studiando la terapia genica con risultati  promettenti .
C'è poco da commentare e lascio ad ognuno di voi le considerazioni che vorrete, di sicuro la storia di Lorenzo è un monito per tutti ed un bell'esempio di determinazione ed amore.

Alla prossima.

martedì 29 novembre 2011

Varicella party

La vecchia saggezza popolare...
Quando non esistevano i vaccini i bambini si ammalavano di tante malattie dette "esantematiche" (perchè provocano un'eruzione cutanea più o meno vasta chiamata "esantèma"). Alcune di queste malattie hanno un decorso generalmente benigno: pur presentando sintomi che talvolta sono "preoccupanti" (febbre alta, tosse, agitazione, sonnolenza...) guariscono in breve tempo. Quando alcune di queste colpiscono un adulto hanno invece un decorso più grave. Intendiamoci, anche la malattia più banale può complicarsi e diventare pericolosa e persino mortale ma nel caso di patologie come la varicella o il morbillo è l'adulto a correre rischi maggiori rispetto al bambino.
Questo lo avevano notato in nostri nonni e così non era infrequente che, non avendo armi di protezione efficaci nei confronti di queste malattie, appariva più "conveniente" ammalarsi da bambini che da adulti (anche perchè l'adulto lavorava e rappresentava spesso l'unica fonte di sostentamento e non lavorare perchè malati era un grave problema).
Le mamme così, se sapevano di un bambino malato di varicella, portavano i loro figli a casa di quest'ultimo provando a farlo contagiare.
Ahhh, l'antica saggezza popolare.
Eravamo in anni di fame ed in Italia di gravissimo analfabetismo e povertà.
Poi vennero i vaccini e così quelle malattie che costringevano i bambini a stare male e che provocavano qualche complicanza, si ridussero drasticamente.
Ma la saggezza popolare non tramonta mai, nemmeno quando appare stupida e pericolosa. Così negli Stati Uniti c'è chi organizza i "Chicken Pox Party" ovvero le feste alla varicella.
Vuoi trovare un party vicino casa tua?
Vuoi portare tuo figlio ad un bel contagio organizzato?
Semplice, contattaci e ti forniremo il recapito giusto.

...e se troppo lontano?
Se non puoi raggiungere queste allegre festicciole?
Niente male, ti spediamo il virus a casa. Basta inviare un "lecca-lecca" usato dal bambino malato o un fazzolettino sporco, darlo al malcapitato figlio ed il gioco è fatto.
Ma mi raccomando, visto che è proibito dalla legge spedire per posta dei virus e visto che chiunque potrebbe rimanerne contagiato anche con gravissime conseguenze sulla salute (personale e pubblica), non dirlo a nessuno, imballaggio anonimo e niente scritte strane.
Naturalmente la notizia deve essere sparsa nel miglior modo possibile e così ecco apparire l'allegro gruppo su Facebook, un po' di foto di bambini con la varicella ed un'immagine festosa e colorata: "Cerca un varicella party vicino a te".


Il gruppo oiginale, dopo le polemiche scatenate, è stato eliminato ma ne nascono in continuazione. Per questi genitori è un rischio trascurabile il fatto che la varicella possa produrre in rari casi gravi infezioni cutanee, encefaliti e persino la morte. La complicanza più importante e grave della varicella è la polmonite. A questi rischi si aggiungono quelli dell'incredibile idea della spedizione via posta di oggetti contaminati. La varicella è una malattia caratterizzata da elevata contagiosità, i "pacchi" potrebbero rompersi o essere aperti da persone estranee e da adulti. In questi ultimi (se non immunizzati) la varicella può avere un decorso molto più preoccupante e grave di quella che colpisce i bambini e l'iniziativa quindi (oltre a violare la legge) vìola anche il buon senso ed offende l'intelligenza comune. Il pericolo è ancora più elevato nei confronti dei neonati e dei soggetti immunocompromessi.

Anche i media americani si sono preoccupati della vicenda (più degli invii per posta che del "party") e ne hanno parlato ripetutamente.



Qualcuno potrebbe pensare ad una "americanata" perchè qui da noi saremo strani ma non fino a questo punto ed invece posso dire che anche l'Italia è piena di diversamente intelligenti, come questo genio seguace della Nuova Medicina Germanica, la folle pratica alternativa che tra le altre cose afferma che i batteri non sarebbero "nemici" ma amici del nostro organismo. Cosa fa allora un genio per esprimere il suo talento intellettuale? Fa una bella raccolta di batteri strisciando la mano nei paletti della metropolitana ed arrivato a casa le mette in bocca.



Perchè lui non ha paura.
Io sì. Di lui.

Alla prossima.

martedì 22 novembre 2011

Il vaccino, il gioco e la candela

[aggiornato dopo la pubblicazione iniziale]

Un vaccino è un farmaco che mediante vari meccanimi conferisce immunità, quindi protezione, più o meno efficace nei confronti di un agente patogeno, in parole povere serve a proteggere un individuo da malattie mortali o potenzialmente pericolose, di fronte a scarsi o nulli effetti collaterali. La vaccinazione inoltre protegge la comunità: più individui ad essa appartenenti sono vaccinati più bassa è la possibilità di diffondere la malattia che anzi può anche essere eradicata completamente all'interno di quel gruppo (si chiama immunità di gregge); chi non si vaccina quindi, mette in pericolo non solo la propria salute ma anche quella della comunità che frequenta.

I vaccini sono stati una delle invenzioni più geniali dell'umanità e probabilmente la loro introduzione è tra i responsabili dell'aumento dell'età media dell'uomo, del benessere diffuso delle nazioni ricche e della riduzione in numero di veri e propri drammi umani.
Attaccare il vaccino quindi, accusandolo di chissà quali tragedie o rischi è strumentale, stupido e spesso significa ignoranza o malafede di chi lo fa, basterebbe ascoltare i racconti dei nostri nonni per rendersi conto dell'importanza di questa pratica. Messi da parte i deliri degli antivaccinisti (che per quanto mi riguarda ho abbondantemente discusso), stavolta discuterò di un vaccino di "ultima generazione".
Alcuni vaccini non sono per tutti, per esempio quello anti influenzale è consigliato solo per certe categorie a rischio. L'influenza non è una malattia letale (anzi, è quasi sempre banale) ma può esserlo per alcuni individui (sì, ci sono persone morte per le conseguenze di una "banale" influenza, circa 8000 ogni anno in Italia) ed è a loro che si consiglia una protezione che per altri sarebbe eccessiva. Questo vale per tutti i farmaci: vanno presi quando servono.
Ma i vaccini servono tutti? Alcuni potrebbero essere abbandonati presto, come quello per la poliomielite che se ancora è tra quelli che si fanno è perchè esistono zone nelle quali la malattia è presente e fa vittime ma il loro uso comincia ad essere in discussione proprio per l'eradicazione della malattia in molte parti del mondo. C'è un altro vaccino che serve a difendersi da una malattia potenzialmente mortale.

Si tratta di una delle ultime scoperte in campo immunologico. In questo blog si parla di medicine alternative ma quando posso esprimo il mio parere anche su quelle "standard" e visto che spesso si è discusso di vaccini, questo argomento non è del tutto fuori tema.
Capisco che la mia conclusione possa suonare "scioccante" per qualcuno ma va letta come sempre per quello che è: la mia opinione.
Chi avesse argomenti contrari è libero di esporli portando dati scientifici da confrontare.
Sto parlando della vaccinazione anti-HPV, pubblicizzata pure come vaccinazione contro il cancro del collo dell'utero. Primo grosso errore: la vaccinazione anti-HPV previene il virus HPV, non il cancro del collo uterino.
Cerco intanto di riassumere qualche nozione scusandomi per l'inevitabile lunghezza del post, leggetelo con calma, ho cercato di essere comprensibile e lineare. Mi farò perdonare con un prossimo articolo brevissimo e "leggero".

Esiste un tumore che per anni ha mietuto milioni di vittime nel mondo. Tra le donne, perchè questo tumore è quello del collo uterino, per la precisione ed in termini tecnici, il cervicocarcinoma (o carcinoma della cervice uterina).
Questo tipo di malattia era talmente diffuso che rappresentava una delle prime cause di morte per le persone di sesso femminile.
Poi la svolta. Uno scienziato di origine greca, Georgios Papanicolau, scopre che con un semplice test, si sarebbe potuto prevenire questo tumore identificandolo nelle sue fasi iniziali e quindi distruggerlo in tempo. La scoperta fu tanto banale quanto geniale ed il test prese il nome del suo scopritore, test di Papanicolau o Pap-Test.

Fu una rivoluzione.
In pochissimi anni i casi di tumore del collo dell'utero subirono un tracollo verticale. Da vero e proprio terrore di tutte le donne, con il tempo il tumore cominciò a diventare meno frequente, poi raro, fino ad oggi, quando rappresenta uno dei tumori femminili con meno incidenza (nel 2006 circa il 5% dei tumori femminili) e più curabili (oltre il 60% di sopravvivenza a 5 anni). Il rischio di morire per tumore della cervice uterina (sinonimi di cervice uterina sono portio uterina e collo dell'utero, quest'ultimo meno corretto) è dello 0,8 per mille.

In Italia circa 3500 casi (dalle fasi iniziali a quelle più gravi) ogni anno.
Attorno al 1990, l'analisi di centinaia di migliaia di campioni di tumore del collo dell'utero scoprì un dato interessante: praticamente tutti i tumori vedevano la presenza di un virus, quello del Papilloma umano (HPV= Human Papilloma Virus), lo stesso che provoca per esempio le verruche della pelle.
Questo fece concludere che il virus HPV fosse la causa (nel 99,7%) del tumore del collo uterino.
Anche questa fu una rivoluzione: scoprire la causa di un tumore è un passo da gigante per la medicina.
Non tutti i "ceppi" (i tipi, cioè, nel caso dell'HPV sono decine) di HPV (che vengono identificati con un numero) possono causare tumori maligni e così si studiarono quelli più pericolosi.
Ceppi ad alto rischio di malignità sono per esempio i ceppi 16, 18, 31, 33, 35  (ma c'è evidenza che solo il 16 sia sempre e sicuramente cancerogeno) ma anche altri hanno un certo rischio di causare tumore maligno (come il 45, il 51, il 52, ed altri). Tanti altri ceppi di HPV sono considerati innocui.
La maggioranza dei tumori del collo uterino in fase iniziale o poco avanzata regrediscono spontaneamente, quelli più avanzati invece non regrediscono quasi mai.
Riuscire quindi a scoprire un tumore in fase molto iniziale con il Pap-test e poi capire che tipo di HPV lo ha causato può essere fondamentale. In base a questi dati il medico può decidere di asportare il tumore superficialmente, di essere molto più aggressivo asportando anche tutto l'utero o di assumere una condotta di attesa (con controlli serrati) nella speranza che tutto regredisca (speranza come detto giustificata).

Se ci sono dubbi esistono altri esami (colposcopia, per esempio) che possono identificare e permettere di curare alcuni tumori.
Con tutti questi mezzi il tumore al collo dell'utero avanzato è diventato una rarità, colpisce ancora, ma quasi sempre persone molto anziane che non si sottopongono a controlli o più giovani che non hanno mai fatto un controllo ginecologico o un Pap-Test.
Mai come in questo caso la prevenzione è fondamentale e lo ha dimostrato.

Poi la nuova scoperta (e torniamo all'argomento iniziale). Un vaccino contro l'HPV. Immunizzandoci nei confronti del virus che causa il tumore potremmo avere una protezione ancora più efficace. Non per niente questo vaccino è pubblicizzato come "vaccino contro il tumore" anche se in realtà lo è contro il virus che lo causa. Il vaccino in questione è quindi preventivo (previene la malattia) non terapeutico (non cura cioè la malattia) anche se si sta studiando un tipo di vaccino che sembra avere capacità curative.

Per avere effetto c'è (o meglio c'era) un requisito fondamentale: è inutile vaccinarsi se si è già entrati in contatto con il virus. Questo vuol dire che visto che il virus si trasmette per via sessuale è bene vaccinarsi prima dell'inizio della vita sessuale. E' stata scelta l'età di 12 anni. Ma ultimamente la casa farmaceutica sta estendendo l'indicazione alla vaccinazione anche a donne di età superiore, fino ai 40 anni ed oltre, questo perchè sembrerebbe esserci l'evidenza (che a me "così evidente" non risulta dai dati consultati in letteratura) che vi sia anche una certa protezione per lesioni da HPV anche in donne che sono già venute a contatto con il virus durante la loro vita.
Le linee guida ministeriali consigliano la vaccinazione all'età di 12 anni e molte regioni hanno offerto a prezzi accettabili o addirittura gratuitamente la vaccinazione a tutti gli individui di sesso femminile di questa età. L'obiettivo sarebbe quello di vaccinare quanta più popolazione simile cercando di diminuire se non azzerare, il rischio di trasmissione del virus e quindi il rischio di contrarre il tumore del collo dell'utero.

Nei mesi successivi alla sua commercializzazione l'eco dell'introduzione di questo farmaco fu accompagnata dai soliti stupidi proclami allarmistici (morti da vaccino, effetti collaterali tremendi...). Naturalmente come spesso capita, i proclami allarmistici non avevano nessuna ragione di esistere, gli effetti collaterali registrati dopo questa vaccinazione non sono stati più numerosi di quelli conosciuti per altri vaccini e non si sono avuti effetti collaterali particolarmente gravi o allarmanti. Sia i documenti delle aziende produttrici che i dati a disposizione degli enti di controllo internazionali non hanno mai mostrato un'incidenza di effetti collaterali particolarmente preoccupante.
Tutte le notizie di effetti terribili ed invalidanti superiori a quelli previsti per il farmaco sono stati diffusi da siti inattendibili e da gente senza alcun titolo per parlare di medicina.
Chi si è vaccinata o ha fatto vaccinare le proprie figlie può stare quindi più che tranquilla: non corre alcun rischio particolare ed ha molte meno possibilità di altre donne di contrarre un'infezione da HPV e quindi potenzialmente una malattia altamente rischiosa. Il rischio di effetti collaterali è stato calcolato come 0,1% ed in più il 98%  degli effetti collaterali sono banali (irritazione, prurito, arrossamenti locali...).

Ma la vaccinazione anti-HPV di massa è utile? Vaccinare quante più dodicenni fosse possibile è una scelta logica?
Il gioco vale la candela insomma?

No, a quanto pare.
Il vaccino non protegge contro tutti i ceppi pericolosi (che causano il cancro) dell'HPV. La prima formulazione protegge nei confronti dei ceppi 16 e 18, l'ultima, quadrivalente, ai primi due ha aggiunto i ceppi 6 ed 11.
Questo vuol dire che se si è immunizzati contro i ceppi più frequenti di HPV non lo si è per nulla nei confronti di tutti gli altri (anche se sembra diminuita con la vaccinazione l'incidenza di lesioni da virus HPV di altri ceppi per i quali non si è stati vaccinati).
Non solo.
Proprio l'assenza di protezione nei confronti di altri ceppi pericolosi del virus, rende consigliabile in ogni caso l'effettuazione periodica del Pap-test.
Ciò significa che nelle abitudini delle donne il Pap-test deve rimanere un esame da effettuare a prescindere dalla vaccinazione e visto che se una donna effettua gli esami previsti per lo screening, la possibilità di arrivare ad avere un tumore del collo dell'utero in fase avanzata ed incurabile è praticamente nulla, il vantaggio della vaccinazione a questo punto è minimo, bassissimo.
Questa non è solo una considerazione logica ma è basata anche sugli studi che hanno mostrato che questo vaccino valesse la pena di esistere.
Il primo studio effettuato (chiamato FUTURE I), ha analizzato 2723 donne vaccinate e 2732 che hanno ricevuto un placebo (studio in doppio cieco).
Il vaccino è stato efficace nel 100% dei casi (nessuna delle donne vaccinate ha contratto un'infezione da HPV o una lesione tumorale), non per tutti i tipi di HPV ma possiamo considerarlo praticamente efficace in un numero altissimo di casi.
Ma si rileva che nel gruppo che ha eseguito il placebo, su 2732 donne solo 60 hanno avuto una lesione da HPV (di qualsiasi grado, dal più lieve al più grave). Se volessi fare l'avvocato del diavolo potrei avanzare l'ipotesi che su in 60 donne (su oltre 2000) che hanno sviluppato lesioni precancerose, solo poche di loro (10-11?) correrebbero il rischio di sviluppare un tumore e questo succederebbe solo se le stesse non si sottoponessero a controlli nel tempo.
Troppo complicato?

Provo allora a spiegare brevemente lo sviluppo del tumore del collo dell'utero.
Le lesioni da tumore cervicale, (non invasivi, quindi ancora superficiali) si identificano con la sigla CIN (=Cervical Intraepitelial Neoplasia) e secondo il grado di diffusione nei tessuti (e quindi di gravità) si dividono in tre classi, CIN I, CIN II e CIN III.

La CIN I è il grado meno grave, richiede controlli ma non viene effettuata alcuna terapia particolare. La CIN II è un grado intermedio, c'è chi preferisce "distruggere" la lesione per precauzione e chi invece preferisce un atteggiamento meno aggressivo tenendo una condotta di attesa vigile con controlli continui. La CIN III è il grado di tumore del collo dell'utero (superficiale) più grave. In questo caso è necessaria la terapia. Si asporta la lesione con un intervento che si chiama "conizzazione". Oltre questi "gradi" di tumore si parla del pericoloso tumore invasivo che però ha tutta un'altra evoluzione che non interessa ai fini di questo articolo.

La CIN I e II spesso regrediscono spontaneamente (in rari casi progrediscono), per questo è bene effettuare controlli frequenti. La CIN III tende a progredire. La progressione eventuale delle forme CIN I e II è molto lenta, anni, spesso decenni. Non per niente, come detto, ai giorni nostri (e questa è una vittoria della medicina preventiva) i tumori dell collo uterino si diagnosticano spessissimo in donne che non hanno mai effettuato un controllo o che lo fanno molto raramente. Un Pap-test ogni 2 anni è più che sufficiente a controllare il proprio stato di salute.
I dati dello studio FUTURE I sono tantissimi ma per semplificare consideriamo il conteggio dei casi di lesioni tumorali causate da qualsiasi ceppo di HPV anche quelli per i quali il vaccino non protegge direttamente (perchè nello studio c'è anche l'analisi per lesioni causate da ciascun ceppo virale), abbiamo così su circa 2720 donne:

CIN I:  277 casi nel gruppo trattato con vaccino, 363 in quello trattato con placebo.
CIN II: 102 casi nel gruppo trattato con vaccino, 116 in quello trattato con placebo.
CIN III:  29  casi nel gruppo trattato con vaccino, 72 in quello trattato con placebo.

Mi sembra abbastanza evidente che pur se sicuramente efficace ed utile non si possa parlare di "sconfitta" del tumore del collo dell'utero. L'analisi statistica sembra dare ragione a questo aspetto della vicenda.

Se è vero che il vaccino è efficace praticamente nel 100% dei casi, non si può dire che la sua efficacia significhi la sconfitta della malattia, si tratta della sottile differenza tra efficacia ed efficienza. Una conferma in questo senso specifico proviene da altri dati, quelli complicati e numerosi del rapporto  (cfr pag 66, table 36) che la casa produttrice ha fornito alla FDA (l'organismo che negli USA approva i farmaci) in uno dei protocolli sperimentati per esempio, si legge:

5301 casi di individui vaccinati:
0 hanno contratto CIN II
0 CIN III
0 Carcinoma in situ
0 Cancro invasivo

Su 5258 casi di individui che hanno assunto placebo:
15 hanno contratto CIN II
15 CIN III
1 Carcinoma in situ
0 Cancro invasivo

Ricordo che la CIN II non è considerata incurabile (se è per questo non lo è nemmeno la CIN III) nè cancro avanzato.
Non emergono comunque particolari effetti collaterali o eventi avversi gravi in maniera significativa e gli effetti collaterali sono stati simili tra il gruppo vaccinato e quello placebo. Come si vede quindi efficacia altissima ma convenienza (e sappiamo che la vaccinazione ha un significato economico e sociale elevatissimo, molte vaccinazioni hanno più significato sociale che sanitario) molto limitata.
I dati che abbiamo visto riguardano le infezioni da HPV "pericolose" (quelle causate dai ceppi oncogeni) mentre se si analizzano i risultati della vaccinazione su tutti i tipi di infezione (quindi da HPV di qualsiasi ceppo), l'efficacia scende fino al 20% (dal rapporto FDA, pag 18). Questo aspetto è relativamente "eclatante" visto che il vaccino protegge ufficialmente solo dai ceppi dichiarati quindi non va contro le indicazioni del farmaco nè avrebbe dovuto garantire una protezione maggiore.

Con questi dati è chiaro che una donna, seppur vaccinata, non può sentirsi assolutamente protetta e deve necessariamente continuare ad effettuare i programmi di controllo e screening.
Vi è anzi il pericolo che donne vaccinate, sentendosi protette dalla vaccinazione, sottostimino il pericolo e abbandonino i controlli diventando potenzialmente a rischio (si chiama "effetto airbag", la sensazione di sentirsi protetti).
Che il vaccino sia efficace questo è fuor di dubbio, chi si vaccina ha un rischio praticamente nullo di essere infettato dal virus, ultimamente si è scoperto che la sua efficacia proviene da diversi effetti, non solo quelli legati all'immunità che procura la vaccinazione ma anche da effetti che agiscono direttamente sulla cellula tumorale distruggendola. Non è questo quindi che è in discussione ma se valga la pena vaccinare la popolazione in massa per una patologia prevenibile in maniera molto più economica, senza alcun rischio e disponibilissima (nei paesi sufficientemente civilizzati).

Certamente possono essere identificate delle categorie particolari anche in questo caso. Donne che hanno frequenti rapporti sessuali con partner diversi (il rischio di contrarre infezione da HPV e di un prolungamento della sua azione "oncogenica" in questo caso è più elevato), donne che hanno rapporti con partner affetti da infezione HPV o con gravi immunodeficienze. Queste donne sono molto più a rischio delle altre ed il gioco, nel loro caso, potrebbe valere il vaccino. Un'altra categoria può essere quella di chi ha familiarità (diretta, quindi madre o sorella) per "displasia" del collo dell'utero, anche se la familiarità per questo tipo di tumore aumenta di pochissimo il rischio e non sembra uno dei fattori più importanti da osservare nella prevenzione della malattia. Si tratta quindi di categorie "a rischio" molto aleatorie se non indeterminabili. Altro caso nel quale la vaccinazione a tappeto potrebbe essere utile è quello relativo ai paesi in via di sviluppo (centro africani, India, per esempio) nei quali il cancro cervicale è ancora un killer che fa paura ed i programmi di prevenzione e screening praticamente non esistono. Si sa per esempio che nei paesi nei quali è diffuso il Pap-test la riduzione di mortalità per cancro cervicale è altissima (in Islanda l'80% della popolazione femminile è coperta dallo screening e la mortalità da cancro cervicale si è ridotta dell'80% in 20 anni), in quelli con copertura bassa la mortalità è ancora elevata (in Norvegia solo il 3% della popolazione femminile è coperta dallo screening e la mortalità si è ridotta del 10%). Ancora, esistono alcuni paesi (asiatici in particolare) nei quali la mortalità per tumori genitali maschili è elevata (in Italia il tumore del pene non raggiunge un'incidenza dell'1%, in certi paesi è del 10%).

In tutti gli altri casi, se una donna esegue con diligenza i dovuti controlli (visita ginecologica ogni anno con Pap-test ed eventuale colposcopia) può essere sufficientemente sicura di identificare eventuali lesioni pericolose che restano nella stragrande maggioranza dei casi curabilissime senza alcuna conseguenza particolare. C'è da notare poi che oggi è possibile (praticamente in qualsiasi struttura sanitaria) la "tipizzazione" del virus. In pratica se ad un individuo viene diagnosticata una lesione da HPV (la più tipica sono i "condilomi") esiste la possibilità di scoprire da quale ceppo del virus è stata causata, comportandosi di conseguenza (con attesa e controlli in caso di ceppo "non pericoloso", con più aggressività in caso di ceppo oncogeno).

Nelle ultime settimane inoltre, le indicazioni per la vaccinazione anti-HPV sono state estese per i tumori di altre parti dell'apparato genitale femminile e per quello maschile, per poi includere anche i tumori ad ano, faringe, laringe (tutti tumori che possono avere l'HPV come causa). Uno studio recente pubblicato su Lancet propone qualche numero proprio a proposito dell'infezione da HPV nell'uomo (l'incidenza di infezione da qualsiasi ceppo di HPV è del 38,4 per mille ogni mese) rendendo dei dati disponibili per studiare se possa essere conveniente vaccinare anche gli uomini .
Prima di scrivere questo articolo ho comunque partecipato ad un incontro organizzato dall'azienda produttrice del farmaco, così da ascoltare "l'altra campana" e porre eventuali domande. Anche dopo l'incontro non ho cambiato idea, i dati forniti sono stati quelli che già conoscevo ed alla mia obiezione (dallo studio FUTURE I emergeva che donne già venute a contatto con il virus e vaccinate, non erano protette da lesioni pretumorali più di donne non vaccinate) l'azienda ha risposto che "non le risulta questo dato", strano visto che lo studio era finanziato proprio dalla stessa azienda. Ho partecipato anche ad un corso di aggiornamento dove si è discusso proprio di questo argomento e di fronte alle mie perplessità (che ho discusso informalmente con un gruppo di colleghi, una ricercatrice che si occupa di HPV ed un cattedratico straniero che ha parlato della vaccinazione) l'unico argomento (molto debole e fallace) che alla fine è stato contrapposto dai miei interlocutori è stato: "se non fa male perchè dovrei rifiutare la vaccinazione?". La ricercatrice, biologa e virologa, alla fine della discussione mi ha dato ragione.
Lo sottolinea anche l'AIFA (Agenzia italiana del farmaco): a proposito di tumore del collo uterino il Pap test resta lo strumento principale di prevenzione.
Ecco quindi che considero questa vaccinazione fondamentalmente eccessiva (in un individuo che segue le previste procedure di controllo della salute) se non dispendiosa dal punto di vista socio sanitario.
Da segnalare che la televisione svizzera ha realizzato un servizio sul vaccino anti-HPV, in generale mediocre, pecca per il taglio poco "giornalistico e molto sensazionalistico" condito da musiche angoscianti e thriller che in certi contesti non sono proprio consigliabili e fondamentalmente in alcuni punti (per esempio quello relativo all'"efficacia del 20%") è poco accurato ed interpreta male di dati disponibili.

Si tratta di un argomento dibattuto (anche animatamente) nel mio ambiente e le voci "scettiche" sono in minoranza, in questo contesto (qui nel blog intendo) mi sono limitato a fornire un'idea generale e divulgativa della vicenda ma la discussione prosegue in altri contesti, quelli scientifici nei quali altri aspetti molto più complicati e poco comprensibili ai non addetti ai lavori, possono spiegare i particolari della vicenda. Il dibattito nella comunità scientifica è ancora aperto ma se c'è un punto sul quale quasi tutti convergono è che la voce che questo sia un vaccino "contro il cancro" non è scientifica ma esclusivamente commerciale: pubblicità. E' corretto invece affermare che si tratta di un'ottima scoperta, un'eccellente protezione contro il virus e che non sono evidenti particolari effetti collaterali.

In casi come questo quindi la parola prevenzione assume un significato decisivo, tra vaccino ed educazione sanitaria propendo decisamente per la seconda. Se c'è invece un messaggio che sarebbe importante diffondere potrebbe essere legato alla scarsa (per non dire nulla) abitudine dei maschi di sottoporsi a controlli di tipo andrologico. Mentre la donna per abitudine e cultura si reca spesso dal ginecologo, l'uomo lo fa molto più raramente e spesso solo quando presenta sintomi gravi o molto fastidiosi.
Ricordo che anche per l'uomo un controllo agli organi genitali (che non è per nulla fastidioso nè doloroso) protegge egli stesso e la/le sua/sue partner da malattie potenzialmente mortali.

...se qualcuno quindi vuole combattere con i fatti il condizionamento delle cause farmaceutiche cominci prenotando una visita al consultorio o all'ospedale più vicino, in cinque minuti, al costo di un ticket (anche gratis nelle regioni che offrono il servizio di screening gratuito) non troppo elevato e con un esame indolore, semplice ed effettuabile praticamente dovunque, si può prevenire il tumore. Persino se arriviamo in ritardo (meglio di no, si rischia di arrivare troppo in ritardo...) abbiamo tante armi che oggi rendono il tumore del collo dell'utero, diagnosticato in tempo, assolutamente curabile.

Ne vale la pena.

Alla prossima.

Aggiornamento.

Questo articolo è datato. Nel frattempo sono usciti nuovi studi che esaminano la sicurezza e l'efficacia di questo vaccino, ne sono usciti alcuni che ne analizzano il bilancio costi/benefici, la convenienza economica e le nuove formulazioni del vaccino proteggono da più ceppi del virus.
Questo non ha modificato integralmente la mia opinione, anche se attualmente l'ho rivista in senso molto più "morbido". Qui un commento che chiarisce meglio perché ho cambiato parzialmente opinione:

1) Oggi il vaccino anti-HPV protegge da 9 ceppi e non più dai 2 iniziali, quindi copre molti più casi di potenziale tumore.
2) Sono usciti studi che valutano il vantaggio "economico" di questa vaccinazione. Sembra ci sia, anche se sembra evidente che il vantaggio è relativo al prezzo della vaccinazione, dove costa poco conviene, dove è cara no. Da noi è carissima.
3) Dove hanno fatto una buona percentuale di vaccinazioni i casi di displasia della portio (lesione pre tumorale) sono crollati clamorosamente.

Alla luce di questi nuovi dati, direi che potremmo essere sulla buona strada per ottenere una vaccinazione conveniente ma fino a quando il vaccino costerà centinaia di euro (fino a 700 euro per ciclo completo) spenderei gli stessi soldi per convincere le donne ad eseguire il Pap-test (al limite la tipizzazione virale), procedura economica, indolore, semplicissima, senza effetti collaterali ed efficace.