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giovedì 24 febbraio 2011

Quello che i ciarlatani non dicono… (II parte)

Abbiamo visto nella prima parte dell'articolo come il ciarlatano estrapoli un numero, una frase dal contesto per darci la SUA verità. È una verità finta, fragile, ma viene ripetuta tante di quelle volte che finisce per diventare una "falsità credibile". Non conta nemmeno una tipica contraddizione di fondo: quando conviene, la scienza viene presa in considerazione quando smentisce i ciarlatani è sporca e corrotta.

Vi è un altro tormentone nelle discussioni sulle terapie alternative per il cancro che ricorre puntualmente.
È l'affermazione "solo il 5% degli oncologi farebbe la chemio": se non la vogliono fare nemmeno loro, perché la propongono agli altri? Ed anche qui un riferimento bibliografico che a volte è questo (è un .pdf di più di un megabyte), altre volte questo. Il primo è un dossier spedito al senato australiano da un'associazione privata di medicine alternative. Il fatto che promuova terapie come quella di Hamer o come l'agopuntura e che tra le cause del cancro inserisca la mancanza d'amore e la poca tendenza a sorridere può dirla lunga sulla sua scientificità. La seconda fonte è quella reale e si tratta di uno studio, non medico ma socio-economico o ancora più precisamente etico. Spiegare nei particolari lo studio è complicato (la stessa ricerca è particolarmente ingarbugliata e strettamente statistica) ma non è certo quella fatta intendere la conclusione effettiva.

Lo studio tendeva ad analizzare se fosse etico, corretto ed accettabile proporre terapie sperimentali per il tumore al polmone con probabilità di inefficacia per effettuare studi clinici, si discute infatti di "correttezza" di "consenso informato", cita il codice di Nuremberg e la dichiarazione di Helsinki a proposito di sperimentazione umana; non è né uno studio clinico né entra nel merito dell'efficacia della chemioterapia. È stato preso un campione (molto ridotto) di medici di varia formazione ed è stato somministrato un questionario e poi di seguito sono stati immaginati tre scenari: vari tipi di tumore trattati in modo differente. Le varie possibilità (sono tante) prevedevano diverse scelte: alcune terapie chiaramente inaffidabili, altre più efficaci ed altre ancora mai utilizzate, sperimentali. Vi era anche la possibilità di non effettuare nessuna terapia.

Quel 5% (a volte 5,4%) riportato spesso dai ciarlatani presumo sia (è l'unica parte del testo dove lo si può trovare) al primo questionario dato ai medici, lo scenario I, nel quale si ipotizzava la diagnosi di un adenocarcinoma del lobo superiore destro del bronco (confermato dall'esame istologico) poco differenziato e senza altri sintomi a parte l'affaticamento. La ricerca di metastasi in altre parti del corpo era negativa, vi erano linfonodi mediastinici (vicini ai polmoni quindi) invece positivi.

A quel punto ai medici veniva chiesto come volessero essere trattati:
- il 61% ha scelto radioterapia immediata
- il 22% nessuna terapia immediata
- il 5,4% chemioterapia da sola o in associazione ad altre terapie.

Quel 5,4% dovrebbe essere la pietra dello scandalo.


Ora, a parte l'esiguità del campione e la debolezza dello studio (è un questionario), un tumore di quel tipo ha come terapia più efficace ed utilizzata la chirurgia seguita dalla radioterapia. La chemio si utilizza soprattutto quando vi sono metastasi o a scopo palliativo o ancora quando si desidera diminuire le dimensioni del tumore in vista di intervento. È normalissimo che quasi nessun medico scegliesse di sottoporsi alla chemio, è la cura meno efficace per quel tipo di tumore.
Banalizzando, è come se affermassi che nessun pilota usa l'aereo per viaggiare perché in un sondaggio avrebbero risposto così, non specificando però che la domanda chiedeva quale fosse il mezzo preferito per recarsi da Roma a Città del Vaticano.
Trucchi, bisogna sempre diffidare dalle affermazioni drastiche.

Lo studio concludeva che la maggioranza dei medici di alcuni gruppi (non tutti quindi) avrebbero evitato di sottoporsi a terapie non consolidate, non conosciute come efficaci tra le quali alcune che prevedevano anche somministrazione di chemioterapici. Le risposte sono state differenti per gruppi di medici di specialità diverse.
Tutto questo è ben diverso dall'affermare che tutti gli oncologi rifiutano tutti i tipi di chemio per tutti i tipi di tumori. Questo è semplicemente falso.

La ricerca infatti (che ripeto non aveva intenzioni "cliniche") conclude che sembrerebbe chiaro che sottoporre pazienti a terapie sperimentali delle quali non conosciamo l'efficacia non sarebbe propriamente etico e quindi potrebbe essere utile utilizzare proprio questo metodo per stabilire fino a che punto si possa "sperimentare" una nuova terapia..
Che c'entra quindi l'efficacia o l'accettazione della chemioterapia con tutto questo? Lo studio concluderebbe allora che i medici si sottoporrebbero a radioterapia volentieri? No, si è studiato un altro aspetto del trattamento dei tumori che non ha nulla a che vedere con l'efficacia delle terapie.

Lo studio aveva chiaramente un altro scopo, infatti ha anche stimolato dei commenti su questo argomento proprio in sede scientifica, pubblicati in letteratura ed ha ispirato altri studi simili. Gli stessi autori hanno poi approfondito inviando nuovamente dei questionari ma solo ai medici che avevano risposto al questionario iniziale (in questo caso il 64% ha accettato l'ipotetica chemioterapia ma per un altro tipo di tumore).

Il campione analizzato inoltre era come detto (79 medici!) molto piccolo.
Stiamo parlando comunque del 1986, è una ricerca sorpassata, le cure per il tumore polmonare erano diverse e le possibilità analizzate erano incomparabili con le terapie disponibili oggi ma non in assoluto. Attualmente infatti la terapia del tumore polmonare (che dipende da svariati fattori, dal tipo di tumore, sede, estensione, presenza o meno di metastasi, eccetera) prevede soprattutto la chirurgia, mentre la chemio soprattutto negli stadi iniziali è addirittura controindicata: per ironia della sorte quindi, nonostante lo studio datato, a quella stessa domanda probabilmente anche oggi avremmo quelle risposte.

Ma al solito il significato dello studio è stato travisato (manipolato) per trarne le conclusioni più comode.
Tanto per essere completi, nel 1991 è uscito un altro studio con caratteristiche simili nel quale sono state raccolte le risposte di un gruppo di oncologi, un questionario chiedeva se per ogni tipo di tumore avessero accettato la chemioterapia per loro e per le loro mogli. Anche questo è uno studio indicativo, non clinico e serve solo a dare indicazioni generiche.
Le risposte anche qui sono state prevedibili. Per i tumori "curabili" con la chemio sono tantissimi i SI, per quelli dove era preferibile un altro trattamento prevalgono i NO.
Così per i linfomi ed i mielomi (che rispondono bene alla chemio) il 94% degli oncologi avrebbe accettato la chemio per loro o per i loro cari, mentre per il tumore al colon operabile o per il melanoma metastatizzato le percentuali di accettazione sono bassissime (11 e 8% rispettivamente).
Questo studio i ciarlatani lo riportano? No.

Le cose prendono un'altra forma se si leggono per quello che sono.
Tutti questi concetti servono a ben poco nella discussione dell'efficacia delle medicine alternative: pure ammettendo l'assoluta inefficacia di un trattamento standard questo non valida e non fornisce più appigli ad una medicina alternativa che deve dimostrare la sua efficacia indipendentemente da quella della medicina.
Questa è una trappola classica di chi partecipa alle discussioni sulle medicine alternative. A corto di argomenti, il difensore dell'"olistico" e della "pozione magica" vi trascinerà impercettibilmente negli argomenti che ho trattato: la chemioterapia, gli errori medici, la tossicità.
Come dire, se non puoi vincere, distruggi il nemico.

Quando il sostenitore dell'alternativo è con le spalle al muro inizia a discutere di chemioterapia. Scorretto. Non ha senso discutere di chemioterapia per i motivi che ho elencato: non è LA cura per i tumori, è efficace in maniera diversa secondo il tipo di tumore, la sua efficacia non ha nulla a che vedere con l'eventuale efficacia di un altro metodo.

Questi trucchi logici e di manipolazione della verità possono far barcollare chiunque. Non è così scontato che si vada ad approfondire un argomento ed anche quando si ha la voglia di farlo spesso esistono difficoltà tecniche, termini incomprensibili, la voglia di abbandonarsi ad una facile illusione piuttosto che ad una difficile realtà.
Può cedere chiunque.

Sillogismi e conclusioni affrettate traggono sempre in inganno.
In tutti i campi della medicina (e della scienza) c'è chi distrugge senza motivo e senza competenze.
Si troveranno una marea di "certezze" consolidate che poi si rivelano bufale, manipolazioni o strumentalizzazioni in malafede.
Una delle cose più sconvolgenti a proposito di cure alternative sono le "testimonianze" di efficacia. Sconvolgenti per chi le legge ma anche per chi come me le studia per capirne la veridicità.
Non ho mai trovato una testimonianza di guarigione tramite una cura alternativa che non lasciasse spazio a dubbi, perplessità sul caso e sul suo svolgimento. C'è sempre qualcosa di "poco chiaro", di sfuggente (come quando esce fuori la nuova sconvolgente foto di un UFO che poi si rivela un oggetto piccolissimo e sfuocato... che non prova nulla e tutto viene rimandato alla prossima prova definitiva) ma ancora più stupefacente è scoprire che queste testimonianze non dimostrano nulla, non hanno nessuna forma di guarigioni reali e molto spesso basta andare un po' più a fondo per scoprire manipolazioni, veri e propri trucchi da baraccone e falsificazioni molto grezze.
Il cancro. È la malattia che vede la maggioranza dei ciarlatani affollarsi attorno a chi ne soffre.

Nel mondo dei ciarlatani le attenzioni si concentrano sul cancro per un semplice motivo: di cancro si soffre e si muore e nessuno di noi vorrebbe mai averne a che fare. Siamo terrorizzati dall'idea di un cancro.

Davanti all'incredibile prospettiva della "cura miracolosa" anche la mente più solida può vacillare.
Dal cancro allla chemioterapia il passo è breve.

Disprezzata, maledetta e dipinta come il vero male, più del cancro. Sulla chemio si dice tutto ed il contrario di tutto e su internet ne parlano persone senza nessun titolo, senza esperienza, che non hanno mai curato un malato, eppure emettono sentenze, rompono le speranze, illudono.
Quali e quante affermazioni false (o strumentali) sulla chemioterapia leggiamo nei "canali alternativi"?
Troppe.

La chemioterapia fa paura già da nome... chemio... chimico... non è come quei rimedi alternativi "dolci" e naturali. Quelli sono "estratti dalla natura", non come la chemio.
Eppure pochissimi sanno che tra i chemioterapici esistono molti farmaci che provengono direttamente dalla natura: la vinblastina, la vincristina, la vinorelbina che derivano dalla pervinca (un arbusto), il taxolo che deriva da un albero (il tasso): sono tutti chemioterapici prodotti a partire da piante comuni presenti in natura.

Ultimamente si sente più spesso del solito un'affermazione: i chemioterapici sono cancerogeni.
Come possiamo curare il cancro con qualcosa che fa venire il cancro?
Domanda lecita ma che deriva, anche qui, da mancata conoscenza dei fatti. Dall'inevitabile ignoranza di chi questi argomenti non li conosce.
La chemioterapia ha un unico scopo: uccidere le cellule cancerose. Per bloccare la replicazione delle cellule tumorali tra le varie possibilità c'è quella di agire sul suo DNA. I chemioterapici hanno una particolare predilezione per le cellule neoplastiche (che sono quelle che si riproducono più velocemente) ma come detto non sono innocui per le cellule normali. Così, colpito il DNA della cellula cancerosa, è possibile che anche il DNA di una cellula normale venga danneggiato. È una possibilità, visto che non avviene immancabilmente ma può succedere e se viene modificato il DNA di una cellula normale possono aversi effetti di tipo tumorale, esattamente come quelli provocati dalle radiazioni o da certi composti chimici. Anche la radioterapia è "cancerogena" eppure serve a curare il cancro.
Non è un "mistero", è scritto pure nelle schede tecniche dei farmaci perché il meccanismo è proprio quello e per legge tutto ciò che può essere tumorale deve essere indicato.
L'alternativa è non fare nulla.
Certo, fa scalpore dire che curiamo il cancro con una cosa che potrebbe far venire il cancro, esattamente come se ipotizzassimo di uccidere i batteri dannosi con un farmaco che uccide anche i batteri "amici" ed eppure è proprio così e succede per i diffusissimi antibiotici che colpiscono tutti i batteri, con predilezione per quelli dannosi ma che possono danneggiare anche quelli a noi utili, in medicina tutto è un bilancio rischi benefici e nel caso delle neoplasie oltretutto non ci sono altre alternative valide.

Oppure, visto che la chemio può far venire il cancro, non la usiamo più.
Bene. Pensate sia una conquista?
Lo chiediamo a chi è guarito dal cancro? Ai sopravvissuti alle leucemie ed ai linfomi e ad altri tumori?
Vediamo cosa ne pensano?

Che la chemioterapia sia pesante è vero, pesantissima a volte altre molto meno, non fa neanche perdere i capelli. Che possa essere inefficace è vero (basta leggere gli studi scientifici) ma qualsiasi farmaco può essere inefficace anche per malanni banali e se avessimo scoperto la cura efficace contro il cancro non saremo qui a discutere probabilmente.
La chemioterapia è una cura molto potente e tossica. Colpisce le cellule tumorali ma è proprio qui il suo limite: le cellule tumorali non sono cellule estranee al nostro corpo, sono cellule nostre, anormali certo, ma fanno parte di noi.
Per colpire le cellule anormali quindi, la chemio è costretta a colpire quelle normali. Con pochi e precisi limiti. Per esempio la chemio è molto attiva nei confronti di cellule che hanno una velocità di riproduzione elevata, proprio come le cellule tumorali (incidentalmente è per questo che per esempio cadono i capelli in corso di chemioterapia, le cellule che li compongono sono tra quelle che hanno maggiore velocità di rinnovamento nel nostro organismo).
Per questo la chemio, potentissima, è spesso ricca di effetti collaterali.

Nella cura per il cancro esistono diversi protocolli che vengono personalizzati secondo il tipo di tumore, alcuni prevedono chemioterapia, altri no. In alcuni si hanno ottime speranze di riuscita anche grazie alla chemio in altri di speranze ce ne sono pochissime.
Fa star male sapere che per alcune forme di tumore non ci sono praticamente cure ma è così e lo è per tutti: medici, proprietari di multinazionali farmaceutiche, miliardari, papi e presidenti. Non è quindi un problema di cure segrete o complotti è un problema di conoscenza alla quale evidentemente dobbiamo ancora arrivare.
È anche vero che se non esistesse la chemioterapia, alcune neoplasie mieterebbero vittime a non finire. In certi casi infatti la terapia è solo chemioterapica. Non si può usare la chirurgia per le neoplasie del sangue (come le leucemie) ad esempio.

Sui tumori "solidi" la chemio può essere devastante (per il tumore) o totalmente inutile. Se esistono tumori solidi guariti solo grazie alla chemioterapia? Certo.
A volte i risultati sono strabilianti.
Sui tumori del sangue la storia è diversa, non solo i risultati sono eccezionali ma nel tempo le percentuali di guarigione (di guarigione, non sopravvivenza) sono aumentate in maniera vertiginosa! Ed in questi casi il merito è solo della chemioterapia. Cosa facciamo allora, buttiamo via tutto perché qualcuno dice che anche l'aglio al forno cura il cancro?
Che la chemio non sia LA cura per il cancro l'ho ripetuto fino allo sfinimento. È uno dei metodi a disposizione che in alcuni casi da solo in molti altri di supporto ad altre terapie, aumenta le possibilità di successo. Eppure i ciarlatani della medicina battono questo tasto, la "cura per il cancro" è la chemioterapia: non è vero.

Dire che la chemioterapia è inefficace in ogni caso è una bugia bella e buona.

Faccio un altro esempio per capire anzi, userò lo stesso metodo che usano molti ciarlatani, solo che loro lo pubblicano nel sito di ufologia, questi medici lo hanno pubblicato in una rivista scientifica.
Per rendere l'effetto più evidente utilizzerò un caso "disperato" di quelli tosti, giusto per non giocare sulle "interpretazioni".
Analizziamo una "testimonianza di guarigione" da parte della chemioterapia.

Si tratta di un caso di carcinoma polmonare inoperabile. Quindi un caso gravissimo.
Un uomo di 62 anni con tumore polmonare esteso ai bronchi con metastasi alla pleura, al mediastino ed ai linfonodi, il paziente aveva anche un'insufficienza renale. Questa è la TAC polmonare, le frecce rosse indicano una massa chiara e ramificata: è il tumore (l'immagine TAC è come una "fetta" del torace: in basso al centro una vertebra, davanti in corrispondenza di una depressione quel rettangolino chiaro è una "fetta" dello sterno), in particolare le metastasi ai linfonodi (sul lavoro originale altre immagini).


Al momento dell'intervento si rinuncia, la situazione è drammatica e non è possibile asportare il tumore.
Esiste una sola possibilità: tentare con la chemioterapia a ridurre le dimensioni del tumore e poi operare. Difficile, molto difficile ma si prova.

Quattordici cicli di chemioterapia, ben tollerati con scarsi effetti collaterali.

Alla fine dei cicli nuovo controllo TAC, eccolo:<



Avete visto bene. Scomparso.
Ricordate la TAC di prima? Ebbene, il tumore è stato curato. Completamente. Dalla chemioterapia. La maledetta, tossica, velenosa, chemioterapia.
Il paziente è stato poi operato per esame istologico e per controllo intraoperatorio. Confermata la natura della lesione.
Immaginate se un caso come questo lo avesse presentato un guaritore qualsiasi. Non si sarebbe gridato al miracolo o si sarebbero formati comitati spontanei e gruppi su Facebook?
Ecco la prova che questo portentoso farmaco funziona: si chiama chemioterapia.

Non è sempre così, questo è solo un esempio di come vengono distorti i fatti da chi per ignoranza o malafede non vuole rendere nota la realtà.
Naturalmente questo caso è stato documentato, impostato e pubblicato in una rivista scientifica e non al congresso internazionale anticellulite (come fa Tullio Simoncini) così io medico se cerco informazioni su quel chemioterapico per quella terapia ho un caso su cui basarmi e non devo andare dall'estetista per sapere come curare i miei pazienti.
Ecco, questi sono fatti non chiacchiere.
Si tratta di un'eventualità fortunata (anche molto), certamente, ma serva a chi pensa che la chemio sia solo un sadico passatempo di medici cattivi.
Lo stesso fenomeno (ripeto che mi riferisco a guarigioni "eclatanti", giusto per mostrare gli effetti potenti della chemio, nei tumori solidi la chemio non ha scopo curativo diretto) avviene in tanti altri tipi di tumore come è successo in tumori del colon con metastasi al fegato inoperabili, gravi tumori ginecologici (associata alla radioterapia), allo stomaco o per aggressivi sarcomi alle tube con metastasi, o all'utero e persino per tumori molto rari e con poca esperienza terapeutica (per esempio la remissione completa di un tumore della ghiandola lacrimale). Non va sempre così ma vite umane risparmiate ne abbiamo tante. Ne vale la pena o no? Negli anni inoltre i protocolli chemioterapici si sono personalizzati, raffinati, perfezionati. Si provano continuamente nuovi metodi di somministrazione rosicchiando "vita" alla malattia anche poche settimane (ad esempio "localizzati", direttamente sul tumore, come in questo caso, è uno studio in doppio cieco paragonato al placebo, 3 mesi in più di sopravvivenza).

Nel caso di uno dei tumori oggi più curabili (quello del testicolo) in circa 60 anni (dagli anni 50), la terapia chirurgica è rimasta praticamente invariata mentre la chemioterapia si è perfezionata e così si è passati da una sopravvivenza (a cinque anni) del 60% circa ad una attuale del 90% circa. Un guadagno di 30 vite su 100 è poco? Nei linfomi si è passati da circa il 30% di sopravvivenza a cinque anni della metà degli anni 60 all'80% di oggi!

E se qualcuno pensa sia poco, quanto sarebbe quantificabile un guadagno di vite per giustificare una terapia in medicina?
E se non esistono alternative migliori, cosa propongono quelli che criticano la chemioterapia?
Queste sono domande alle quali non risponde nessuno dei critici che parleranno solo delle sconfitte con termini catastrofisti e terroristici: fallimento della medicina, medicina assassina, terapie velenose.

Lo scopo principale della chemioterapia quindi non è quello di "guarire" un tumore: in genere il suo uso serve a facilitare o l'asportazione chirurgica della neoplasia (quindi a farlo diminuire di dimensioni o estensione in vista dell'intervento) o per diminuire il rischio di metastasi o recidive dopo un intervento. Si chiamano "protocolli adiuvanti" o "neoadiuvanti". Se la chemio riduce le dimensioni di un tumore anche solo del 20%, la sua rimozione sarà più semplice, la sua disseminazione meno violenta e così via, come è successo in questo tumore allo stomaco (2 cm di diametro) che prima sottoposto a chemioterapia è stato operato: all'esame istologico nessuna traccia di malattia residua, completamente curato. Ecco l'aspetto delle cellule (al microscopio, esame istologico), prima e dopo la chemioterapia:

Campione istologico, cellule di adenocarcinoma gastrico, prima della chemioterapia
Copyright ©2010 Wang et al; licensee BioMed Central Ltd.
Campione istologico, cellule normali, dopo la chemioterapia
Copyright ©2010 Wang et al; licensee BioMed Central Ltd.

Per farmi capire ancora meglio: in caso di metastasi al peritoneo (è una "membrana che ricopre gli organi addominali), spesso si assiste ad una "disseminazione" vastissima. Solo a guardarla si ha idea della tragicità della situazione. Si vedono centinaia di piccoli noduli di 4-6 millimetri che coprono l'intero peritoneo.
In questo caso non hai nessuna possibilità di "rimuovere" con la chirurgia i noduli, è praticamente impossibile, oggi hai poche chances: la chemioterapia è una di queste.
Può riuscire (e ci riesce spesso) a far scomparire la maggioranza delle lesioni, le riduce di volume, ne blocca la crescita. In questo caso avremo perlomento allungato l'aspettativa di vita della persona e diminuito le sue sofferenze.
È poco?
Per me no.
Assieme alla chemio esistono altre armi ed ultimamente la ricerca si sta aprendo a nuove forme di cura.
Un altro caso che può spiegare come anche le cure standard hanno risultati incredibili è questo: una donna con un melanoma che sviluppa successivamente metastasi al retto, alla vescica, ai linfonodi ascellari, alle ossa ed in altri tessuti morbidi. Un caso praticamente disperato. Ma con l'intervento chirurgico, la radioterapia, la chemioterapia e l'uso di un vaccino sperimentale (che sta dando buoni risultati soprattutto nel melanoma) si ha la remissione totale della malattia. Dal momento della comparsa delle metastasi, dopo più di quattro anni non vi è nessuna traccia del tumore. Remissione totale.
Questi risultati "sconvolgenti" della medicina arrivano nei siti "alternativi"? Mai. E non sono casi singoli o rari.

I risultati quotidiani non fanno notizia (proprio perché "abituali") ne della cura per il cancro emergono solo gli insuccessi.
Bisognerebbe gioire per questi progressi, ammirare chi li ottiene, felicitarsi con i pazienti che ce la fanno, sostenere la ricerca e gli studi, incoraggiare chi si cura e chi cura, incoraggiare, non distruggere. Essere fieri del fatto che l'uomo riesca a sconfiggere una malattia terribile, mortale, detta ancora "inguaribile", invece no, i ciarlatani spargono il panico, demoralizzano, spezzano i sogni.
Parlare di "cura del cancro" in generale è sbagliato. Sarebbe come parlare di "cura delle infezioni". Di infezioni ne esistono centinaia ed ognuna è causata da un agente patogeno (virus, batterio, fungo...). Non esiste LA cura delle infezioni ma le infezioni si curano in qualche modo (antivirali, antibiotici, antimicotici...). Se io dicessi che la cura per le infezioni è l'antibiotico sbaglierei. Un antibiotico (quale? Di quale famiglia? Con che azione?) è la cura per una o alcune infezioni, un altro curerà altre infezioni e per altre ancora saranno inefficaci gli antibiotici e serviranno degli antimicotici o dei batteriostatici e così via.
Chi vi propina dunque la falsa "cura per il cancro" sta semplicemente prendendovi in giro.
Come si cura il tumore al collo dell'utero non si cura quello al colon e come si cura quello ai polmoni non si cura il melanoma.
L'importante è fare qualcosa.
Vedremo qualche altro esempio nella terza parte dell'articolo.

Alla prossima.

Grazie a D.S.

venerdì 18 febbraio 2011

Un (vero) complotto ambientale

Se si cerca qualche informazione in rete sui segreti che governi e potenti ci nasconderebbero ci si imbatterà praticamente sempre su enormi sciocchezze. Che l'opinione pubblica possa venire manipolata tramite l'informazione "ufficiale" non è certo un mistero ma un complotto storico ha bisogno di prove per dimostrarsi vero.
Quali sono i complotti "governativi" più gettonati? Quello sugli UFO, sull'11 settembre e quello sulle medicine alternative. Questi argomenti, venduti come ormai "dimostrati" sono basati su illazioni, sospetti e scorrettezze. Non esiste una sola prova che degli alieni abbiano visitato il nostro pianeta, non esiste una prova che l'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre 2001 non sia andato come visto da tutti, non esistono prove che vi sia una cura "nascosta" nei confronti di gravi malattie.
Se una sola di queste ipotesi venisse verificata e dichiarata reale saremmo tutti a guadagnarci per amore della verità, della storia e della giustizia ed anche per interesse personale nel caso della medicina. Il problema è che il "complottista" (colui cioè che crede a questi complotti nascosti) vede chiunque non la pensa come lui, come un nemico, un "disinformatore" (magari pagato da chi il complotto l'ha compiuto) e non esita ad aggredirlo anche violentemente.
Eppure queste teorie sono vendute come verità. Vendute appunto, non è un caso, visto che chi le diffonde non è proprio disinteressato. Di queste "affascinanti" storie ne fa un commercio, un mercato, si crea una clientela affezionata che a sua volta contribuisce a diffondere il messaggio di marketing.
Naturalmente chi vende questi argomenti non si occuperà di problemi reali o di complotti che sono più che un sospetto. Non vedrete mai un sito "alternativo" occuparsi seriamente di inquinamento o di difesa dei diritti umani, non si venderanno DVD sulla distruzione di intere foreste o su ciò che comportano i reati nei confronti dell'ambiente. Nonostante i "guru" del complotto si presentino come "difensori della verità" alla fine si rivelano dei "commercianti del complotto", prodotto che qualche soldino lo fa guadagnare, rispetto a "noiosi" argomenti da tribuna cittadina. Vuoi mettere i "cerchi nel grano" con la povertà di certe zone del mondo? Vuoi paragonare la "diffusione di malattie tramite i vaccini" con chi non ha nemmeno l'acqua da bere? Un adolescente in fase di allucinazione ormonale sarà più attratto dagli "uomini in nero" che impiantano chip sottopelle per controllarci la mente o dai bambini di sei anni costretti a cucire i palloni che rotolano nei nostri grassi campi di calcio ultrasponsorizzati?
Devo dire che probabilmente questo articolo attirerà anche nel mio blog meno indignazione rispetto a quelli che raccontano di stupidi truffatori che dicono di guarire le malattie o furbi imbonitori che falsificano le cartelle, è così, è umano.
Ma visto che i sedicenti "ricercatori della verità" si occupano delle loro verità che non hanno nessun nesso con la realtà, oggi voglio farvi vedere come si discute di un complotto vero, reale. Non vendo nulla, nè DVD nè cappellini e quindi posso permettermi di parlare dei veri complotti, quelli che non hanno mercato, che non attirano esaltati in cerca di misteri e che sono suffragati da prove, non da indizi.

Un fatto che si compie sotto la luce del Sole, che non è frutto di sospetti ed indizi ma di prove, dimostrazioni, misure scientifiche e conseguenze reali. Un complotto vero. Non attira frotte di giovani in crisi rivoluzionaria, certo, ma denuncia uno scempio che riguarda tutti noi.

Oggi voglio raccontarvi di una vera sciagura provocata dall'uomo. Una di quelle che uccide lentamente e che non fa notizia, che è dimostrabile, dimostrata e risaputa ma che nessuno diffonde. Può essere definito come un complotto, gli ingredienti ci sono tutti: la multinazionale, il menefreghismo, tante famiglie e storie di sofferenza, solo che il finale di questa storia, pur non essendo del tutto lieto, ha avuto almeno un risarcimento.
Un complotto in un blog che parla di medicina? Sì, perchè la prima volta che osservai le conseguenze di questo complotto lo feci come medico.

Qui la storia si incrocia con quella dei vaccini. Ricordate la lotta serrata contro il mercurio contenuto nei vaccini? Il Thiomersal (o Tiomersale, è il derivato del mercurio, etilmercurio, contenuto in alcuni vaccini), è stato spacciato per anni come capace di provocare gravi malattie. La maggioranza dei critici ha accusato, senza averne alcuna prova, questa sostanza (e quindi indirettamente i vaccini) di causare patologie come l'autismo. L'accusa, gravissima, nonostante continui a diffondersi soprattutto in internet, non ha avuto conferme scientifiche ed anzi gli studi in proposito l'hanno smentita ma anche la semplice considerazione che il Thiomersal non ha nulla a che vedere con il mercurio più tossico (che è rappresentato da un'altra molecola, il metilmercurio) essendo metabolizzato ed espulso velocemente dal corpo umano ed alla fine tutto porta a confermare che il mercurio dei vaccini non rappresenta attualmente un "pericolo".

Il metilmercurio al contrario è un prodotto dalla pericolosità accertata.
Il fatto meno conosciuto è che questa sostanza è presente nel nostro organismo costantemente in quanto la assorbiamo dall'ambiente in molti modi.
L'assorbimento di mercurio è possibile in tutte le zone del nostro pianeta (tranne in quelle assolutamente incontaminate, rarissime), quindi anche nel nostro paese.
Esiste una zona nel sud dell'Italia nella Sicilia sud orientale, è chiamata "triangolo" perchè è delimitata da tre paesi, Augusta, Melilli e Priolo. Ci troviamo nei pressi di Siracusa, una zona ad altissima concentrazione industriale e definita già dal 1990 "zona ad alto rischio ambientale".
La presenza di numerose industrie in quella zona, è caratterizzata da un'emissione altissima di inquinanti ambientali e si tratta di emissioni che ricadono direttamente sopra le teste delle persone, che vengono inalate, ingerite ed assunte tramite l'acqua e l'alimentazione. I nuclei abitati in quella zona sono vicinissimi e nemmeno tanto piccoli. L'aria malsana si avverte anche passando in auto dalle strade di quelle zone e recandosi in autostrada da Catania a Siracusa o Ragusa. Non si parla solo di mercurio ma anche di altre sostanze: cadmio, cromo, piombo, arsenico e vari metalli pesanti.
In alcune alghe rinvenute nei fondali dell'area sono stati rilevati livelli di zinco altissimi e pericolosi
L'inizio della conversione industriale di una delle tante zone costiere d'Italia si colloca poco dopo la II guerra mondiale, nel 1949 vi fu la nascita di una raffineria di petrolio.
La costa marina interessata dal fenomeno è (era) una delle più belle d'Italia. Il mare pulitissimo, la ricca flora e fauna, le spiagge, unite al clima incredibilmente piacevole, era potenzialmente un paradiso terrestre. Lo può capire chi conosce i litorali di quella zona a meridione: spiagge incantevoli che sembrano disegnate con lo scopo di far sognare chi ama il mare.
Tutto questo oggi non esiste più, restano ancora fruibili i territori ancora più a sud nei quali sono state costituite anche delle riserve naturalistiche e che rappresentano ancora dei piccoli gioielli ambientali e paesaggistici. L'arrivo di grandi industrie ha cancellato tutto il resto e se le spiagge sono ormai discariche, l'acqua marina è un misto di inquinanti, idrocarburi, batteri e sostanze velenose.

L'arrivo delle industrie fu salutato con allegria anche dagli abitanti della zona: migliaia di posti di lavoro, agglomerati urbani che consentivano di raggiungere comodamente il luogo e la sicurezza di investimenti continui.
La situazione si capovolse e la bella notizia dell'arrivo di nuove prospettive lavorative si scontrò con l'evidenza che qualcosa non andava per il verso giusto.
Una regione marina basa la propria economia e la propria vita sulle risorse del mare e la presenza delle industrie ha intaccato proprio quelle in quanto una fonte sicura e stavolta davvero tossica di mercurio è il pesce.
Apriamo una parentesi per capire quanto può essere tossico il mercurio e quali sono i limiti attualmente concessi.
La FDA considera accettabile e priva di rischi un'ingestione di pesce che contenga al massimo 1 ppm (1 parte per milione) di mercurio, equivalente a circa 200 grammi a settimana. Praticamente tutti i pesci sono contaminati dal mercurio ma più in alto si sale nella piramide alimentare più questo inquinamento è consistente e preoccupante. I grandi pesci (tonno, pesce spada, squali) in confronto ai piccoli (pesce azzurro, crostacei) sono un serbatoio incredibile di mercurio tossico.

Secondo Mike Bolgers, tossicologo della FDA, ogni anno sono immessi in atmosfera fino a 6000 tonnellate di mercurio per normale rilascio naturale dalla crosta terrestre ed altre 3000 da attività umane (industrie, scarichi...).
Il mercurio libero viene poi trasformato dai batteri naturalmente presenti sulla Terra nel suo composto attivo (e tossico) metilmercurio. In questa forma si dissolve nell'acqua e viene assorbito dagli abitanti del mare. Un pesce che si nutre di un altro pesce oltre alla sua quota corporea di mercurio assorbe pure quella della sua preda accumulandone le dosi, oltretutto i pesci di taglia grossa vivono mediamente di più ed hanno così "più tempo" per accumulare i composti tossici. Il metilmercurio si metabolizza in un lungo periodo di tempo, anni, tanto che si pensa che un pesce possa solo aumentare la sua quota di mercurio senza mai diminuirla.
La cottura non degrada e non scompone il mercurio. Le analisi del pesce in zone considerare non contaminate ha spesso riscontrato livelli di metilmercurio superiori al limite di 1 ppm.

Bisogna comunque considerare che il limite fissato dalla FDA (di 1ppm) non è tossico, è ampiamente sicuro ed è quindi una precauzione in più quando si definiscono i limiti di tossicità del mercurio. Per capire meglio si possono ricordare due drammatici episodi di intossicazione da parte di questo metallo, uno avvenuto a Minamata e l'altro a Nigata, in Giappone. In ambedue i casi furono tantissimi gli intossicati dal metallo perchè avevano mangiato per mesi del pesce contaminato e diverse persone morirono. Le analisi nelle due zone trovarono un contenuto in mercurio nel pesce da 9 a 24 ppm ed in un paio di casi di 40 ppm. Questo per dimostrare che in ogni caso per diventare pericolosa l'assunzione dev'essere prolungata ed in quantità assai superiori ai limiti fissati per sicurezza.

Sappiamo che la concentrazione di mercurio in un essere umano non esposto a fonti di inquinamento può essere stimata con un controllo sanguigno o del capello (quest'ultimo meno attendibile), in questi casi la quantità media è di 8 ppm e 2 ppm rispettivamente. Nei casi giapponesi gli esami davano risultati di 200 ppm e 50 ppm dopo mesi (anni, a volte) di esposizione.
Questo vuol dire (riferendosi sempre a situazioni di normalità, non di inquinamento industriale o da mercurio) che in linea generale il pesce si può mangiare tranquillamente ma senza eccedere e che in particolari situazioni (gravidanza, allattamento) è bene controllare l'assunzione settimanale. Sembra che un quantitativo di 350 grammi al massimo, ogni settimana, sia sicuro. Se possibile preferire i pesci di piccola taglia (pesce azzurro). Cento grammi di tonno in scatola contengono in media 0,2 mg di mercurio, ciò vuol dire che una scatoletta di tonno a settimana è una quantità ampiamente sicura.

Questo vale per la popolazione normale quanto per le donne in gravidanza. Il metilmercurio attraversa la placenta e raggiunge il feto accumulandosi anche nei suoi tessuti con effetto tossico (soprattutto neurotossico) accertato.

Questo per quanto riguarda la situazione normale.
Non dovunque è così. In aree industrializzate la quantità di inquinamento in generale e di mercurio in particolare non è per nulla "controllata" o accettabile. Non è solo il mercurio ad essere assorbito tramite l'aria, l'alimentazione e l'acqua ma tutta una serie di inquinanti dannosi e spesso letteralmente velenosi. Idrocarburi, pesticidi, solventi, prodotti chimici, c'è tutta una serie di sostanze che non dovrebbero superare un limite imposto dalle direttive ma che in certe zone lo superano impunemente. Il limite superato non è un'anomalia amministrativa o un'inceppo burocratico è un vero e proprio avvelenamento dell'ambiente che oltre a colpire flora e fauna fa vittime immediate o potenziali anche fra gli uomini.
Perchè non si protesta? Per due motivi fondamentali: poca gente conosce i rischi legati all'inquinamento, pochi conoscono il livello di inquinamento delle zone di residenza e spesso questi rischi sono legati alla presenza di industrie che assicurano lavoro e sostentamento delle famiglie che vi abitano attorno. Protestare contro queste industrie quindi potrebbe significare la perdita della propria fonte di reddito.
Tutto questo finchè gli effetti dell'avvelenamento non diventano visibili e fonte di sofferenza.

Ma torniamo al triangolo industriale siciliano.
Lo sviluppo industriale avanzò inesorabilmente vi fu anche l'illusione di un nuovo "eden" quando si annunciarono trivellazioni al largo in quanto erano state rilevate falde petrolifere da sfruttare. Così tra fabbriche, industrie di produzione di vernici, solventi e colle, raffinerie petrolifere e tutto l'indotto conseguente, la zona industriale siracusana diventò un'area vastissima (ancora oggi esistente) e sempre attiva.
Gli incidenti non mancavano: intossicati, qualche morto sul lavoro, continue corse in ambulanza che però venivano viste come "normali" conseguenze della presenza dell'agglomerato industriale.
Ma qualcosa non sembrò più una conseguenza "normale" ed accettabile. Si notò, prima da parte di medici degli ospedali della zona e poi anche da parte di medici in province vicine, che il tasso di malformazioni di neonati provenienti da quelle zone era più alto del normale. Le autorità promisero un intervento mentre i rappresentanti delle industrie rassicuravano la popolazione invitando alla calma in quanto tutte le precauzioni del caso erano già attivate da tempo e non vi era pericolo reale di inquinamento pericoloso.
Ma chi vedeva la nascita di quei bambini, l'aumento delle interruzioni di gravidanza, degli aborti spontanei non la pensava allo stesso modo. Fu così che furono presentati i primi esposti e successivamente iniziarono le inchieste della magistratura che ordinò degli studi anche sui neonati e sulle donne che avevano partorito in quegli anni.
A volte può trattarsi di una coincidenza, un errore di interpretazione, come dico spesso una conseguenza temporale non sempre è "causale", bisogna studiarla ed analizzarla attentamente e facendo così emerse quello che nessuno voleva credere.
La media di malformazioni nel triangolo dell'inquinamento nel decennio 1980-89 fu dell'1,9% contro una media nazionale dell'1,5% e locale (Italia del sud) dell'1,1%. Nel decennio successivo un aumento ancora più preoccupante, la media di nati malformati fu del 3,1% contro una media nazionale sostanzialmente invariata, il picco evidenziato nel 2000 (il 6% dei bambini nati nella zona era malformato) rappresentava il triplo del limite considerato normale dall'OMS. Metalli pesanti oltre ai valori soglia sono stati rinvenuti anche nel latte materno.
Strabiliante.

In aumento anche i tumori e le malattie respiratorie.
Furono così intentate delle azioni civili con l'obiettivo di risarcire le famiglie che avevano subìto le conseguenze più gravi di quell'inquinamento. Le indagini scoprirono che non vi era nessun errore e che in effetti non solo i livelli di contaminazione erano più elevati dei limiti previsti e lo erano stati per anni senza che nessuno prendesse provvedimenti ma che anche le malformazioni e le morti fetali inspiegabili avevano un nesso molto probabile con la contaminazione ambientale. Si seppe pure che nonostante le autorità fossero a conoscenza dei rischi non fu preso nessun provvedimento efficace almeno per limitare i danni (per esempio il monitoraggio continuo delle emissioni o la depurazione degli scarichi).

Nel 2006 la Syndiam, ex Enichem ed ancora prima Montedison, procede al risarcimento delle vittime da inquinamento. L'evidenza e le prove erano schiaccianti e non fu possibile evitare la condanna dopo le indagini che hanno condotto alla cosiddetta "operazione mare rosso" e che si è conclusa con l'appello alla corte di giustizia europea che ha confermato la condanna e l'obbligo del risarcimento. Per la giustizia la colpa dell'inquinamento ricade tutta sull'impianto cloro-soda gestito dalla Montedison fino agli anni 80, il quale rilasciava in mare tutti gli scarichi (tutti...) senza alcun trattamento preventivo o depurativo. per la sentenza la Montedison era consapevole del danno che stava compiendo. In seguito sono stati adottati alcuni accorgimenti (demercurizzazione delle acque) che hanno ridotto fortemente l'inquinamento ma il danno era già compiuto. Inoltre non è del tutto evitato il rischio: esistono molte aree anche estese della zona che sono ancora a rischio elevato e che mostrano la presenza di alterazioni ambientali. E' comune infatti (e superiore a quella di altre zone del paese) la pesca di pesci con evidenti malformazioni (quindi con alterazioni genetiche). Qui alcune foto.




Attualmente la situazione è lievemente migliorata anche se la massiccia presenza di industrie non consente letteralmente di tirare un sospiro di sollievo. Nel 2006 un incendio in una raffineria ha causato l'immissione in atmosfera di 1917 microgrammi su metro cubo d’aria di idrocarburi (quando il limite massimo è di 220 microgrammi) e questi incidenti continuano ad avvenire. Non è completa l'opera di bonifica dei siti inquinati, c'è chi continua a pescare nelle zone di mare interdette, c'è chi fa il bagno dove c'è il divieto di balneazione e molte industrie continuano a non fornire i dati delle loro emissioni con monitoraggio continuo.
Insomma, la situazione, seppur meno drammatica è ancora grave ed ancora i tassi di incidenza dei tumori e delle malformazioni sono più altri rispetto ad altre zone della penisola.
Cominciai ad interessarmi a questa vicenda quando notai che tanti (la maggioranza) dei casi di malformazione che diagnosticavo avevano la stessa provenienza e la stessa cosa fu notata dai miei colleghi. Inizialmente pensai ad una coincidenza, quando un giorno ho assistito alla nascita di un bambino con una gravissima malformazione letale. Anche se quest'ultimo caso poteva non dipendere dalla zona di provenienza i suoi genitori abitavano proprio in uno di quei paesi.
Le mie successive "indagini" mi fecero scoprire l'intera vicenda: erano numeri scritti nero su bianco, le malformazioni umane provenienti dal triangolo industriale erano statisticamente e significativamente maggiori di quelle che provenivano da altre zone dell'isola e dell'Italia.
Sappiamo quindi che in quella zona c'è un inquinamento ambientale causato da aziende presenti ed attive. Sappiamo che questo inquinamento ha causato danni, decessi e malattie, sappiamo che riducendo le emissioni e bonificando i siti inquinati potremmo riportare tutto a livelli accettabili, perchè non rimediamo? Se queste industrie inquinano senza far nulla per diminuire l'impatto ambientale e renderlo almeno accettabile, perchè sono ancora lì?
Questo è un complotto o no?
Portare alla luce del sole questi drammi è cercare la verità o no?
Lo sanno gli abitanti della zona, i governanti, gli industriali. In questi casi bisognerebbe provvedere subito, all'istante per porre fine ad una strage silenziosa, evidente e pubblica. Perchè oltre alle parole non si fa nulla?
Perchè si copre tutto con le urla su problemi nazionali che problemi non sono e si fanno manifestazioni su temi assolutamente inconsistenti?
Ecco quindi una storia che non tutti conoscono. In questo caso studi, evidenze e statistiche hanno supportato il sospetto trasformandolo in fatto, quando invece i sospetti, nonostante gli studi, anni di ricerche, i riflettori puntati addosso, non si trasformano mai in realtà restano teorie, ipotesi.
Purtroppo la storia del "triangolo della morte" non è l'unica in Italia, altre zone sono ad altissimo rischio ambientale ed hanno lasciato (e lasciano!) sulla pelle di chi è nato e vive attorno alle industrie gravissime ferite e dolori immensi. Taranto, alcune zone della Campania, della Lombardia e di altre regioni italiane fanno registrare un tasso di malformazioni neonatali e di morti da tumore molto più alto che nel resto d'Italia. Nel tarantino i livelli di diossina riscontrate nei molluschi allevati in quella zona sono superiori ai limiti consentiti per quasi il 70% in più. Quel pescato finisce nelle tavole di tutti gli italiani e le diossine sono tra i composti più tossici che possano inquinare l'ambiente. La cosa più impressionante è il fatto che questi dati sono ufficiali, conosciuti dagli enti preposti al controllo, dagli amministratori cittadini e dalla stessa popolazione senza che si muova foglia e tutti viene osservato con un distacco preoccupante
Spesso è la paura di perdere il lavoro che rende incapaci di ribellione chi abita in quelle zone ma altre volte è l'ignoranza che cancella l'istinto di sopravvivenza: nessun lavoro e nessuna industria può toglierci la salute che è un diritto inviolabile e sacro.

Questa storia poi, dimostra che davanti all'evidenza non è possibile nascondersi, nemmeno se sei una multinazionale potentissima e ti chiami Montedison e nemmeno se dai da mangiare a centinaia di migliaia di persone (i lavoratori del luogo). Nessun risarcimento potrà ripagare i sacrifici fatti da quelle famiglie e probabilmente ci sarebbe altro da fare ma almeno si sappia che nessuno è sicuro di farla franca. Ah, i venditori di DVD sugli UFO e sul bicarbonato per curare il cancro, i cosiddetti "ricercatori della verità" non realizzeranno un commercio altrettanto florido su questi temi. Non vendono. Per questo continueranno ad occuparsi di cerchi nel grano e pranoterapia, questi sì che sono argomenti decisivi per aiutare la popolazione.
Forse il "nuovo ordine mondiale" è proprio questo, distrarre la popolazione dai temi più gravi e reali inducendoli a credere alle fandonie.

Alla prossima.

lunedì 14 febbraio 2011

MedBunker a Lugano: bella serata

Sabato 12 febbraio si è tenuta la conferenza che avevo annunciato. E' stato un bell'incontro ed una piacevolissima serata.
L'organizzazione del CICAP Ticino è stata...svizzera, perfetta.
L'affetto e la gentilezza degli organizzatori, del pubblico e degli amici intervenuti una sorpresa indimenticabile.
Sono arrivato a Lugano dopo un viaggio di 6 ore un po' stanco ma sentire che in tanti aspettavano le tue parole mi ha sicuramente incoraggiato. L'emozione era tanta, è stata la mia prima apparizione "pubblica", ma è durata poco (l'emozione, non l'apparizione pubblica, che è durata quasi due ore).

foto by Rodri
Ho commentato una serie di diapositive che hanno illustrato prima alcune teorie di medicina alternativa con un occhio agli errori della ricerca medica, poi un cenno a terapie diffuse come il Reiki, i fiori di Bach o l'agopuntura ed infine l'omeopatia che, come pratica alternativa più diffusa al mondo, meritava uno spazio specifico.
Per mostrare come in realtà l'omeopatia sia una affascinante ma eterea illusione ho creato per la gioia dei grandi bevitori presenti in sala un liquore omeopatico diluendo una goccia di liquore (offerto da un prontissimo e gentile Tarcisio Bee) in 30 bicchieri con circa 99 gocce d'acqua ciascuno (ad occhio, non era un esperimento scientifico) ed è stato l'affrettarsi di alcuni bambini nel consumare l'inebriante cocktail a dimostrarne l'assoluta assenza di effetti.
Nel frattempo Paolo Attivissimo, moderatore della serata e "vecchio saggio" del web ha voluto compiere il gesto finale.
Un suicidio omeopatico in piena regola: ha ingurgitato un intero flacone di sonnifero omeopatico. C'è stato un intoppo tecnico però, dopo qualche minuto una mia diapositiva mostrava come per gli omeopati il granulo non vada masticato ma sciolto, sotto la lingua se possibile.
Nonostante l'allarme della platea Paolo ha ingurgitato un altro flacone (il primo da 9 il secondo da 30 CH).
Per chi sperava in un crollo dal vivo, Paolo è rimasto sveglio fino a notte tarda facendoci compagnia anche a cena. Su di lui quindi, l'omeopatia non ha avuto alcun effetto: coincidenza?

Il convegno è proseguito con una parte più "pratica". Ho illustrato come facciano molti alternativi a far credere nell'efficacia delle loro pratiche anche con documenti e referti all'apparenza eclatanti.
Lastre scambiate, pubblicazioni scientifiche che dal titolo altisonante lasciavano trasparire un effetto completo della terapia alternativa che poi si rivelava molto meno brillante ed anzi mostrava un importante effetto delle cure mediche e fotomontaggi. Una fiera dell'illusione, spesso però con esiti drammatici. In esclusiva per la serata ho illustrato anche qualche anticipazione del dossier Di Bella ormai in preparazione da mesi. Ho presentato anche l'ennesima lastra "miracolosa" di Tullio Simoncini, caso di prossima pubblicazione.

© Andrea Tedeschi
Il pubblico ha poi partecipato con alcune domande (anche interessanti) che sono arrivate anche dalla stampa presente in sala.
Una serie di video della serata sono su You Tube.

Ora vado che devo finire di distruggere l'incredibile cioccolato svizzero multi aromatico offerto da un magnifico Rodri, perfetto e gentilissimo in tutto sia per me che per la mia famiglia e capace di capire, non so come (telepatia, probabilmente) che il mio telefonino era in panne e non sapevo come contattarlo per un passaggio alla stazione.
Ah, Lugano per quello che ho visto è molto carina, pure la temperatura era piacevole.

Un ringraziamento va agli organizzatori ed a chi ha collaborato alla buona riuscita della serata (inutile fare nomi, dimenticherei qualcuno, un grazie va a tutti), al CICAP Ticino, al pubblico intervenuto.
Una serie di video è disponibile su You Tube in undici parti.

Alla prossima.

giovedì 10 febbraio 2011

Aggiornamenti e notizie

Il ciucciatore

Tra le varie segnalazioni che ricevo a proposito di guaritori e ciarlatani, questa è tra le più incredibili. Un guaritore molto particolare. E' stato chiamato "il ciucciatore" e sarebbe colui che risolve i problemi al seno succhiandolo. Sbigottiti di tutto il mondo, ecco il nuovo "furbastro" tra noi.




Qui c'è anche l'articolo con  il video del giornale (Varese News) che ha contattato il guaritore ora fermato dalla polizia (e che ha promesso di "non farlo più"). Senza parole.
Malfattore o marpione?


Scherzi a parte, la notizia è davvero sorprendente e dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che non c'è alcun limite alla spregiudicatezza umana.

Eventi avversi del vaccino H1N1.

Per avere un'idea reale e realistica dell'entità di eventi avversi legati ad un farmaco, il modo migliore è studiarlo "sul campo". E' impossibile infatti, in fase sperimentale, possedere un campione tale da poter essere assolutamente certi dell'assenza di eventi avversi gravi di un farmaco.
Quante polemiche abbiamo letto (la maggioranza pretestuose) sul vaccino antiinfluenzale somministrato l'anno scorso?
Ora abbiamo un campione molto attendibile, quello cinese che, vista la popolazione vaccinata rappresenta un attendibile "studio" statistico sugli eventi avversi del vaccino che ha scatenato tante discussioni.
Su 89.600.000 dosi somministrate, si sono avuti 8067 eventi avversi (90 su 1 milione di dosi), di questi 6552 (73.1 ogni milione di dosi) sono stati classificati come eventi legati direttamente al vaccino (gli altri non sono collegati con certezza alla vaccinazione).
1083 eventi sono stati classificati come rari e gravi dei quali 1050 sono state reazioni allergiche.
11 casi sono state sindromi di Guillain-Barrè cioè 0.1 ogni milione di dosi.
La percentuale di eventi neurologici legati alla vaccinazione è assolutamente trascurabile quindi, tanto da rappresentare una frequenza di insorgenza della sindrome inferiore a quella che si registra statisticamente in Cina in condizioni normali.
Questi risultati sono una valida risposta da dare a chi parla di eventi avversi eccezionalmente elevati legati alla vaccinazione anti influenzale.

Dottoressa miracolosa.

Lei è una dottoressa, medico, dal viso sorridente e simpatico, come appare nell'home page del suo sito, in un video è presentata come "medico, omeopata e grafologa". Ascoltandola dal vivo la simpatia ed il sorriso sembra siano meno marcati.
Pensa che le malattie dipendano da uno stato psicologico, dal vissuto del paziente e le risolve proprio sistemando quei conflitti creati da anni di problemi o da singoli traumi. C'è qualcosa di "hameriano" (Hamer è l'ex medico tedesco che sostiene che tutti i tipi di cancro sono causati da "conflitti irrisolti") in queste teorie. La dottoressa parla di "malattia-metafora" cioè del fatto che ogni malattia rappresenti altro, uno stato di coscienza alterato, un trauma irrisolto.
Che alcune malattie possano essere influenzate dallo stato psicologico è concetto ben studiato dalla scienza. Che "tutte" le malattie derivino da stati d'animo o da traumi psicologici è una sciocchezza assolutamente infondata. Resto allibito ogni volta che qualcuno diffonde una teoria mai dimostrata e la porta avanti pretendendo di aver ragione e di curare la gente con la sua idea senza nemmeno prendersi la briga di dimostrarla. Mi vedo nei panni della dottoressa a svegliarmi una mattina e pensare che una mia paziente sia malata di tumore perchè, ad esempio, da piccola è caduta dalla bicicletta: la tratterei di conseguenza e non mi curerei di cercare conferme scientifiche o ragionevolmente certe della mia teoria. Se questo è normale, ditemelo voi.
Ma tra le tante assurdità propagandate dalla dottoressa, quelle più singolari sono elencate nei "casi" terapeutici descritti sempre nel sito. Ne elenco un paio:
dopo aver letto i suoi libri ho risolto un problema all'anulare della mano destra: in pratica come cercavo di piegarlo mi faceva molto male [...] dopo aver collegato il fatto che l'anulare sta a simboleggiare il rapporto o il legame affettivo ho capito che ero io a non riuscire a piegarmi e allo stesso tempo non riuscivo a piegare la persona con la quale convivevo al rapporto che desideravo [...] o avuto il coraggio di dire alla persona ciò che pensavo e mi sono liberato del dolore e di una storia che ormai non andava più bene.
sono riuscita a far passare a mio marito un problema che aveva sull'unghia dell'alluce (gli ho parlato di abbandono, e lui ha scoperto che era da più di vent'anni con questa unghia che cresceva staccata e di colore giallo scuro e dolente e circa vent'anni fa gli era morto il papà) da quando ne abbiamo parlato l'unghia ha ricominciato a crescere. bene...
Malattie di diversi tipi curabili con un pianto o con una risata:
Ad agosto ho litigato con la mia nonna (la mia miglior amica,la mia guida..) e il comportamento scorretto dei miei zii non mi faceva veder bene in chiaro le cose.
ahahhaha..una risata..un pianto..e ancora una risata.
L'occhio ha ripreso il suo normale funzionamento.

Ma se la dottoressa è riuscita a guarire anche un'unghia incarnita, sa fare di meglio con il "rito della madonnina":
Le ho riferito di accusare dolore e bruciore durante i rapporti sessuali. Lei mia ha suggerito di introdurre la madonna in vagina. Io le ho subito detto che non ci sarei riuscita. [...] mentre eseguivo il rito della madonnina, la parola sessualità mi rimbombava. Quello che ha funzionato è stato tutto nelle sue parole, che mi hanno fatto riflettere per due giorni. In breve stamattina giorno 12 agosto ho fatto l’Amore con mio marito e non ho sentito dolore

Uno degli argomenti che la dottoressa tratta con più frequenza è la sessualità e dire che gli argomenti con i quali viene trattato questo tema sono piuttosto "curiosi" è riduttivo.
Per questo motivo mi sembra più chiarificatore sentire dalla viva voce della Mereu cosa ne pensa della sessualità, molti lettori maschi scopriranno così di avere "l'arma" e di essere esclusivamente "degli inseminatori". Potrei scrivere la facile battuta di aver trovato questo video "disarmante", ma guardate con i vostri occhi e poi mi direte:






Cosa abbia subìto dagli uomini questa signora è un mistero ma sapere che dice di "curare" la gente e soprattutto che ha una sezione del sito dedicata alla cura dei bambini mi fa venire i brividi. Questo è un altro video che ben delinea il pensiero della dott.ssa Mereu. In questi mesi di blog ho imparato a non stupirmi più di nulla ma non è facile...

Montagnier, Magnetti ed il Sole.
Ricevo una segnalazione a proposito di un commento su "La Stampa" versione on line che, a firma di un medico omeopata, Alberto Magnetti (che gestisce una rubrica sull'omeopatia), ricordava come recentemente uno studio vantava le proprietà anticancro di un cocktail omeopatico.
Avevo già trattato l'argomento e lo studio in questione qualche mese fa. Definire "studio" quell'insieme di tabelle è piuttosto esagerato ma ho illustrato brevemente al dott. Magnetti alcuni dei tanti e macroscopici difetti della ricerca in questione.
Magnetti risponde (in maniera piuttosto evasiva, rispondendo filosoficamente ad obiezioni molto oggettive) ma da un errore (spero) di distrazione nasce una battuta inconsapevolmente "leggendaria" che non posso fare a meno di riportare.

In un impeto di maledizione secolare il dott. Magnetti mi scrive:
Sappiate che i paradigmi cambiano e non rimangono eterni. Non siate così certi che il sole gira intorno alla terra. Un giorno potrebbe bussare alla vostra porta un Montagnier qualsiasi che vi dimostra il contrario e allora tutte le vostre sicurezze si scioglierebbero come neve al sole.
Rispondo io raccogliendo il fenomenale invito e sfidando la proverbiale mancanza di ironia degli omeopati:
Dovrebbe aggiornarsi dottor Magnetti, è la Terra che gira attorno al Sole e non il contrario e lo si sa da un bel po', non c'è bisogno di "un Montagnier qualsiasi" che bussi alla mia porta per dimostrarlo, lo ha fatto qualcun altro da un bel po'.
Evidentemente l'omeopatia rende tutti fermi al 1810, non solo in campo medico.
:D

Saluti.
Se domani passasse da casa mia Montagnier (qualsiasi, non per forza lui) vestito da sacerdote del tempio che agitando un libro sacro urla "è la Terra che gira intorno al Sole, è la Terra!!", giuro che mi ritiro a vita privata...

Successivamente Magnetti risponde al mio messaggio che la sua era un'affermazione ironica.

Nel frattempo, la Boiron ha bloccato l'accesso alla pagina del corso on line per omeopati certificati. Fortunatamente Paperino, Fantozzi, Darth Vader ed Indiana Jones oltre ad innumerevoli lettori ed internauti si sono diplomati, ma una caparbia blogger, Rosa, ha scritto alla Boiron Italia che si è messa in moto ed ha contattato la filiale americana inducendola a bloccare il test. Ci sarebbe da domandarsi il motivo di questa decisione, visto che qualche omeopata ha definito il "diploma" una carta senza alcun valore se non quello pubblicitario.
Panico omeopatico? Il terrore corre sul granulo? Coincidenza?
Unica certezza comunque è che il test on line è bloccato, chiuso, kaputt.

Intanto Paolino Paperino specialista Boiron in omeopatia c'è diventato, alla faccia di Gastone Paperone.

Alla prossima ed a sabato per chi ci sarà.

Grazie a: N., P.L. e G.

sabato 5 febbraio 2011

Ci vediamo a Lugano?

Il 12 febbraio 2011 sarò a Lugano per una conferenza organizzata dal CICAP Ticino che mi ha gentilmente invitato a discutere dei miti delle medicine alternative.
Un'ottima occasione per stringerci la mano e conoscerci o per rivederci se ci siamo già conosciuti.
Parlerò dei principali miti legati alle medicine alternative, del perchè certi studi sembrano rivoluzionari ma non lo sono, spiegherò cos'è l'omeopatia, la percezione errata che abbiamo dei "rimedi naturali" e dei trucchi utilizzati dai guaritori che abbiamo imparato a conoscere in questi anni.
Ammetto che chi legge abitualmente questo blog saprà a memoria quasi tutto ma volete mettere il piacere di conoscerci personalmente?
Presenterò anche una piccola (e molto ridotta) anteprima dell'analisi che ho fatto dei casi relativi alla "terapia Di Bella", argomento molto atteso e che è di prossima trattazione.

E' in pratica la mia prima "uscita pubblica" e per questo non posso che ringraziare l'intero staff del CICAP Ticino che mi ha gentilmente invitato e che organizza tutto.
La conferenza si terrà presso l'Hotel Pestalozzi di Lugano (Piazza Indipendenza 9) dalle ore 20.00 e naturalmente ci sarà spazio per un piccolo dibattito.
Se vorrete esserci pensateci in tempo.
Ci sarà anche lo spazio per un sano divertimento in quanto offrirò abbondanti bicchieri di un buon liquore omeopatico a tutti che potrà essere gustato a litri senza effetti collaterali. Vi garantisco che anche chi dovrà guidare non avrà alcun problema con l'alcol test.
;)

Nel frattempo segnalo che oggi è la giornata nella quale in Inghilterra e poi in tante altre nazioni del mondo, si svolge la campagna There's nothing in it (Non c'è niente dentro), curata da un'associazione britannica nata per informare il pubblico sulle proprietà dell'omeopatia, diffondendo scienza e divulgazione. In tante piazze, gruppi di manifestanti tenteranno (senza riuscirci, incredibilmente) un suicidio omeopatico ingurgitando interi flaconi di granuli. Da noi niente manifestazioni di piazza ma una campagna di informazione e conoscenza.


La campagna italiana è curata da Query e Oggi Scienza, due dei rari portali che si occupano di spiegare la scienza a chi ha sete di conoscere senza annoiarsi.

Ci vediamo.

martedì 1 febbraio 2011

La mente, il cancro, il misterioso effetto placebo e le guarigioni inspiegabili

Ripropongo un articolo che ho trovato in rete e che parla di ciò che può succedere quando siamo spinti dalla forza di volontà e dalla forza d'animo a reagire con forza ad un problema anche grave.
L'articolo ha bisogno di pochi commenti.

a cura di Salvo Catania, tratto da qui.

Può una persona guarire da asma, ipertensione, malattie cardiache semplicemente assumendo acqua fresca o pillole di zucchero?
Sostanze con azione farmacologia, ad esempio un sonnifero, hanno l’effetto sull’organismo anche se somministrate all’insaputa della persona.
Ma paradossalmente vale l’inverso: sostanze inerti, inattive, cioè prive di azione farmacologia, talvolta hanno effetto terapeutico, se vengono presentati al paziente come efficaci.
Nella mia vita professionale ho un esempio illuminante accaduto circa 30 anni fa, che mi ha insegnato che il solo fatto di sottoporsi a qualsiasi terapia giova ai pazienti. Decidere di recarsi dal medico di fiducia, essere rassicurati, essere visitati (importante il “contatto”), ottenere una prescrizione, tranquillizza il paziente, ne riduce lo stress, l’ansia e ne rafforza la capacità di guarigione.
Luigi era il paziente “mascotte” del reparto di chirurgia generale dove lavoravo come assistente chirurgo. Ricoverato da mesi, curato e coccolato dai medici e dal personale. Ma nonostante ciò la sua vita era un vero inferno.
Affetto da una arteriopatia obliterante degli arti inferiori, trascorreva notte e giorno insonne, seduto sul letto, tormentato da dolori terribili e resistenti a qualsiasi trattamento. Tutti noi medici del reparto, affiancati dai consulenti neurologi e terapisti del dolore, ci eravamo impegnati invano a lenire le sue sofferenze per questa malattia che nel giro di due anni si era aggravata al punto da rendere necessaria l’amputazione di entrambe le gambe.
A Luigi venivano praticate terapie a tutte le ore e lui le sopportava senza mai fare storie. Con una eccezione però: la “maledetta puntura delle 16”, quella che irritava evidentemente i glutei di Luigi aggiungendo nuove sofferenze. Luigi aveva espresso più volte il desiderio di “saltare” la terapia delle 16 e con il senno del poi, trattandosi di uno dei tanti ricostituenti che con gli anni si sono dimostrati assolutamente inutili, tuttora non riesco a liberarmi di un certo senso di colpa nei confronti di Luigi al quale noi medici avevamo imposto, pur in buona fede, una sofferenza inutile. Ricorderò sempre quella sera di guardia in ospedale proprio la vigilia di Natale: una infermiera mi informa che Luigi a causa di un trasferimento in radiologia per un esame diagnostico, aveva saltato la famigerata puntura delle 16 e che non se la sentiva di proporla ad un paziente già insonne, come sempre del resto...
Sono andato io allora a proporla, presentandola come un nuovo miracoloso sedativo, un po’ doloroso, ma molto efficace (una vitamina iniettabile).
Da quel giorno Luigi non potè più fare a meno del “sedativo…quello forte“, che ebbe un effetto veramente miracoloso per più di un anno, sino a che un collega, zelante…. “per ragioni etiche”(sic!), pensò bene di svelare lo stratagemma, col risultato di rompere definitivamente il giocattolo, che aveva tenuto in vita il nostro paziente. Luigi morì qualche mese dopo tra atroci dolori, nonostante il ricorso generoso alla morfina.
Luigi era stato ingannato da me con “un placebo”, che si usava prescrivere soprattutto per chi lamentava disturbi per i quali non si trovava alcun riscontro fisiologico, o per chi soffriva d’ansia e depressione. Il placebo quindi può essere considerato un farmaco “finto” per “compiacere”, accontentare il paziente.
La parola placebo infatti deriva dal latino placere e significa piacere, accontentare e nella sua accezione immediata suona quasi a scherno.
In realtà sussiste una interpretazione più profonda che rifacendosi al Salmo 114 (placebo domine in regione vivorum ) associa il placebo alla vita.
La definizione medica viene riportata per la prima volta nel Quincey’s Lexicon del 1787, dove l’effetto placebo viene definito come “medicamento usato più per piacere che giovare al malato “.
Ma non è solo sui malati immaginari ,”accontentati” dai medici con la somministrazione di pillole di zucchero che agisce l’effetto placebo: esso può provocare il cambiamento di alcuni parametri biologici e fisiologici nell’organismo. Ciò è stato dimostrato da numerosi studi.
Quando nella sperimentazione di un nuovo farmaco se ne vuole controllare l’efficacia, questo viene confrontato con un placebo (amido o zucchero ) e se i risultati sono significativamente diversi da quest’ultimo, il farmaco viene promosso come efficace.
Nei dettagli, quando si fa una sperimentazione, vengono somministrati prodotti uguali nell’"aspetto" a più gruppi di pazienti omogenei, in genere 3 gruppi:

-un gruppo di pazienti che non riceve alcun tipo di trattamento, e per questo viene chiamato gruppo di controllo.
-un gruppo di pazienti che riceve il trattamento vero.
-un gruppo di pazienti che riceve un trattamento con solo placebo identico nell’aspetto al prodotto vero, tranne per l’assenza del principio farmacologicamente attivo.

Ovviamente trattandosi di una sperimentazione “cieca”, nessun paziente di entrambi i campioni deve sapere se sta assumendo il farmaco o il placebo.
Non solo, neanche i medici sperimentatori devono conoscere il contenuto dei prodotti perché potrebbero involontariamente suggestionare il paziente.
Questa cautela nella sperimentazione chiamata “double-blind control” o “doppio cieco” è considerata l’unica strada percorribile per valutare correttamente i risultati di un esperimento in medicina, in psicologia ed in parapsicologia .
Questa è la critica che spesso viene fatta alla medicina alternativa quando si rifiuta di sottoporsi ad un simile controllo.
E’ a tutti chiaro che la valutazione dei risultati, anche di una sperimentazione rigorosamente imparziale, non è sempre immediata ed attendibile, perché inevitabilmente occorre tener conto del fatto che qualunque sperimentatore possiede una sua psiche che può in qualche modo influire sulla valutazione dei risultati.
E’ stato ampiamente dimostrato che le aspettative, i preconcetti o semplicemente determinate informazioni che lo sperimentatore possiede, possano condurlo a fraintendimenti dei dati osservati.
Dicevamo che l’effetto placebo è veramente sorprendente!
Nelle sperimentazioni “a doppio-cieco” ad esempio, a dimostrazione che ricevere una terapia anche se finta è già terapeutico, il gruppo trattato con placebo presenta quasi sempre un un miglioramento rispetto al gruppo di controllo che non riceve alcun trattamento: in media addirittura il 30 per cento. Di questo bisogna tenerne conto quando si valuta l’efficacia dei trattamenti non convenzionali come la pranoterapia, l’omeopatia, e altre novità New Age.


Una pillola “finta” può ridurre i dolori cronici, l’asma, l’ipertensione, l’angina pectoris..
Somministrando una bevanda analcolica, dicendo invece che si tratta di alcool, si può provocare una leggera sensazione di ebbrezza .
Provate, io l’ho fatto, ad offrire una birra analcolica di marca sconosciuta ad un bevitore abituale di birra e prestate ascolto agli esilaranti commenti. di quest’ultimo….!!!
Chi assume placebo può avere addirittura effetti collaterali (effetto nocebo).
Anche il nocebo è un fenomeno molto importante nella pratica clinica oncologica. Gli oncologi ed i medici in generale, ne dovrebbero tener conto soprattutto quando “mettono le mani avanti “ nell’enfatizzare gli effetti collaterali dei farmaci antineoplastici che chiaramente non si possono nascondere anche per ragioni di ordine medico legale. Ma occorre tener presente che uno stato mentale orientato ossessivamente in modo negativo verso la malattia o il farmaco impiegato, può spiegare la diversità degli effetti che si registrano da paziente a paziente.
Uno studio comparso sul Word Journal of Surgery (J:W:L: Fielding,3:390,1983) racconta di un gruppo di pazienti affetto da carcinoma dello stomaco a cui era stata somministrata solo una soluzione fisiologica (acqua !!!!!) invece del farmaco specifico. I malati, convinti di essere sottoposti a chemioterapia, presentarono in un terzo dei casi una vistosa caduta dei capelli, uno degli effetti collaterali meno bene tollerati dai pazienti oncologici in trattamento con i farmaci antitumorali e che in misura variabile incide da un minimo dell’1% ad un massimo del 50-60% dei casi trattati. E se questa variabilità di incidenza di effetti collaterali dipendesse oltre che dal paziente anche “dalla entità” di nocebo somministrata dal medico prescrittore?
Volenti o nolenti, il placebo, ma anche il nocebo, ci costringe a riesaminare le nostre conoscenze rimettendo al centro dell’indagine scientifica, l’uomo nella sua interezza e globalità.
Mente e corpo interagiscono in modo complesso, a livelli diversi, per realizzare quelle specialissime condizioni di attivazione che permettono l’accesso ad un meccanismo di autoguarigione.
La suggestione da sola non basta a spiegare l’effetto placebo. La pietra miliare nell’indagine scientifica dell’effetto placebo è sicuramente quella riportata dalla rivista The Lancet (D.Levine et al. 2-23,654,1978): per la prima volta gli effetti sorprendenti del placebo venivano ricollegati ad uno specifico assetto dei neurotrasmettitori cerebrali, le molecole deputate alla trasmissione delle informazioni dentro e fuori il cervello. In quello studio venivano presi in considerazione due gruppi di pazienti affetti da forte mal di denti.
Al primo gruppo fu somministrato un placebo e, come atteso, si verificò una riduzione significativa del dolore, Anche il secondo gruppo ricevette il placebo, ma mischiato al naxolone, un antagonista recettoriale delle endorfine, cioè in grado di bloccare la liberazione di endorfine, che sono neurotrasmettitori deputati in particolar modo a innalzare la soglia del dolore e indurre quindi uno stato di analgesia (assenza del dolore ).
In questo gruppo di malati l’effetto placebo risultò sorprendentemente ridotto a dimostrazione di come il placebo agisse, almeno in parte attraverso la liberazione di endorfine.
La contemporanea somministrazione di un antagonista specifico, il naxolone, ne aveva bloccato la liberazione.
Studi successivi (Gracely, Nature, 1983) hanno documentato che l’effetto placebo dipende dalla liberazione di endorfine, ma non esclusivamente e che comunque la risposta analgesica ottenuta in corso di ipnosi è del tutto svincolata dalla eventuale liberazione di endorfine, considerato che la somministrazione di naxolone, in corso di ipnosi, non la inibisce affatto (E. Goldestein et al. in Proceeding of the National Accademy of Sciences, 95:2041,1975).
Qualunque sia il meccanismo sotteso all’effetto placebo, e sicuramente si tratta di un meccanismo alquanto complesso, questo può indubbiamente costituire un substrato neurobiologico che presiede alle “guarigioni impossibili “, che come ricorda Lewis Thomas costituiscono “l’ipotesi tenue cui aggrapparsi con forza nella ricerca di una cura “.
Del resto se esiste una “guarigione spontanea“ inspiegabile deve altresì esistere una biologia della guarigione spontanea.
Ed è sulle tracce di questa che vogliamo metterci per individuare quei meccanismi che presiedono all’innesco e alla attivazione del GUARITORE INTERNO così ben delineato nel libro “la MENTE e il CANCRO” (ed. Frontiera 2000) di Mariano Bizzarri.
Ho conosciuto Mariano Bizzarri ad una cena a Milano organizzata dall’Associazione Attivecomeprima il 18 gennaio del 2000 .
Seduto di fonte a lui, che si mostrava affascinato (almeno così…mi ha lasciato credere !) dal mio resoconto su un viaggio nel deserto del Tenerè, io impaziente non resistevo alla tentazione di sfogliare e di “sbirciare” dentro le prime pagine del Suo libro appena pubblicato e che merita senz’altro di essere letto.
Mariano Bizzarri nei suoi libri, senza cedere alla tentazione di facili scivolamenti nella medicina alternativa, rimane saldamente ancorato alla medicina scientifica. Parla di guarigioni miracolose delle verruche con l’ipnosi e l’autoipnosi, ma fa riferimento sistematicamente a riviste prestigiose e studi rigorosissimi della medicina convenzionale. Trattandosi di un medico oncologo dal curriculum impressionante, cerca di dare una spiegazione scientifica al placebo, allo stress e alla reazione all’evento stressante, alla ciclicità e ai bioritmi, all’influenza dei fattori cognitivi e affettivi per l’insorgenza e il decorso delle malattie organiche ivi compreso il cancro.
Nel suo libro la MENTE e il CANCRO Mariano Bizzarri racconta l’esempio più classico di placebo meglio documentato e convincente della letteratura e cioè quello molto noto come il “caso dell’amabile signor Wright”.
Non esiste medico che non abbia avuto notizia o personalmente constatato di un paziente ammalato di cancro e guarito nonostante tutto, a dispetto della gravità del suo stato e della mancanza di esaurienti spiegazioni mediche.
Il caso dell’amabile signor Wright, documentato dallo psicoimmunologo Bruno Kopfler nel 1952 costituisce una testimonianza esemplare. Il signor Wright era affetto da linfoma, una neoplasia maligna che interessa i linfociti T, cellule specializzate del sistema immunitario, e che tende a localizzarsi a livello delle stazioni linfonodali dando luogo a sviluppo di masse spesso imponenti. Dopo avere sperimentato con risultati scarsi o nulli le terapie convenzionali, i medici si erano resi conto che al paziente restava ben poco da vivere. Le masse a livello dei linfonodi superficiali avevano raggiunto le dimensioni di una arancia, le metastasi avevano attaccato numerosi organi vitali, in particolare il polmone.
Le cure dei sanitari si limitavano ormai al minimo, in attesa della inevitabile fine. Ma il signor Wright di morire non aveva affatto voglia. Aveva letto di un nuovo farmaco sperimentale, il Krebiozen, ed era fermamente intenzionato a provarlo. Il Krebiozen risultò ben presto privo di qualsiasi efficacia, ma nel frattempo si era diffusa la voce che potesse assicurare guarigioni miracolose. Wright tanto fece che riuscì a convincere il medico di reparto a includere il suo nome nella lista degli ammalati sottoposti a sperimentazione con il nuovo preparato. il sanitario gli iniettò il farmaco un venerdì sera e se ne andò a casa.
Di ritorno il lunedì mattina, si aspettava di trovare il paziente già morto, date le precarie condizioni in cui lo aveva lasciato. Quale non fu la sorpresa nel vederlo a spasso nel corridoio conversando amabilmente con infermieri e portantini. Le masse superficiali si erano ridotte del cinquanta per cento e la respirazione non era più affannosa. Dopo 10 giorni dalla prima somministrazione del preparato “miracoloso” il paziente non presentava più alcun segno visibile di malattia e potè essere dimesso con la diagnosi di “remissione completa”. Il placebo aveva funzionato!
Purtroppo di lì a poco cominciarono a comparire sulla stampa i servizi sull’inefficacia del Krebiozen e Wright fu tra i primi a leggerli.
In capo a due mesi si ripresentò in ospedale con i classici segni della ricaduta. Il medico pensò di sfruttare a quel punto l’effetto placebo, convinto com’era che nel caso della spettacolare remissione fosse in gioco un qualche fattore che avesse poca attinenza con la biochimica e molta invece con la testa del paziente (=la fede nel farmaco). Informò quindi il signor Wright che sarebbe stato sottoposto a una nuova sperimentazione con un nuovo derivato del Krebiozen, rinforzato e più potente.
Il signor Wright, persona di indole docile, acconsentì. Dopo avere messo in atto un elaborato cerimoniale, facendo aspettare il paziente per lunghi giorni in ansiosa attesa, il medico gli somministrò un sostituto inattivo del Krebiozen, cioè un placebo. Entro pochi giorni dall’iniezione le masse linfonodali cominciarono a regredire e il versamento pleurico a scomparire.
Wright era stato restituito di nuovo alla vita. Lasciò l’ospedale e per i mesi successivi godette di ottima salute. Questa nuova tregua si interruppe drammaticamente quando l’American Cancer Association diede l’annuncio ufficiale: il Krebiozen era del tutto privo di efficacia nel trattamento del cancro.
A distanza di pochissimi giorni dalla lettura di quel comunicato il signor Wright ricomparve in ospedale con il corpo disseminato di tumefazioni.
Come ebbe a dire il medico curante “ la sua fede era perduta, l’ultima speranza svanita “.
Il paziente morì due giorni dopo…
Di fatto la fede e la speranza, due parole chiave nella biologia delle guarigioni straordinarie e inspiegabili, crollarono all’annuncio dell’American Cancer Association e il signor Wright non aveva più trovato nulla, né fuori, né dentro di sé cui aggrapparsi.
Quel suo stato mentale, così speciale, che lo aveva portato ad attivare non si sa bene quali energie e quali segrete risorse, era stato innescato e mantenuto in attività da una suggestione effimera (LA FEDE nel farmaco!) ed era perciò destinato a dissolversi con il dissolversi della suggestione stessa.
Tuttavia l’esempio molto noto è indicativo di come una credenza, una fede, un forte convincimento, un fatto mentale, induca trasformazioni tali nella mente e nel corpo da attivare potenti ed efficaci difese contro una malattia considerata inguaribile.

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Alla prossima.